Felix7":3s8n8a1i ha detto:Te li dico io i problemi quali sono:
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Totale l'adesione allo sciopero di 8 ore alla Fiat
LAVORO | Pomigliano – I lavoratori della Fiat Auto di Pomigliano d'Arco hanno aderito, nella loro totalità, allo sciopero unitario di 8 ore proclamato dalle Organizzazioni Sindacali della categoria metalmeccanica della CGIL, CISL, UIL e FISMIC .Il progetto della Direzione Aziendale di localizzare all'esterno del perimetro dello stabilimento le attività del nuovo polo della logistica applicata al WCL, a cui sono destinati 316 lavoratori non trova d'accordo i Sindacati, la R.S.U. ed i lavoratori .Il mancato confronto sindacale in merito a tale progetto e le risposta negative alle richieste essenziali avanzate da tutte le Organizzazioni Sindacali e dalle RSU desta notevole preoccupazione tra il Sindacato ed i dipendenti.
I lavoratori, aderendo nella totalità allo sciopero hanno dimostrato determinazione e compattezza a sostegno della vertenza e dei suoi contenuti. E' necessario,dopo la giornata di lotta di oggi, che la Fiat si confronti nel merito delle questioni per giungere ad una soluzione positiva della vertenza per riprendere ,con maggiore lena, il cammino produttivo insieme al rispetto dei diritti dei lavoratori dello Stabilimento di Pomigliano d'Arco. Le condizioni vi sono è necessario saggezza, buonsenso e lungimiranza.
Autore: Raffaele Pirozzi -
da "il Mattino" 12/04/08
Pomigliano.
Picchetti montati all’alba su tutti i varchi del grande stabilimento automobilistico, svincoli bloccati, un perimetro industriale di dieci chilometri controllato dagli operai e dai dirigenti sindacali di tutte le sigle: Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl, Cobas, Slai Cobas, Cub.
Il primo sciopero «a tutto tondo» dell’era Sergio Marchionne, il primo blocco totale delle produzioni nel gruppo Fiat-auto si è consumato ieri a Pomigliano D’Arco, terra di fabbriche e di duri conflitti sociali.
Otto ore di protesta per impedire il trasferimento di 316 dipendenti dai capannoni dello stabilimento all’Interporto di Nola. Lavoratori «ribelli», sindacalizzati o maldisposti alla subordinazione, che secondo l’azienda potranno rendersi molto più utili a partire dal prossimo 5 maggio nella movimentazione dei materiali e delle auto, all’interno dello scalo-merci ferroviario situato a tredici chilometri dall’impianto Alfa Romeo.
Un progetto che, a giudizio di chi si oppone, significa una cosa sola: tagli ai posti di lavoro.
La rabbia è alimentata dal fatto che Pomigliano è l’unica fabbrica del gruppo a non avere un ruolo definito nel futuro assetto aziendale.
I sindacati per Pomigliano, e quindi per Napoli, chiedono nuove missioni produttive, nuovi modelli di auto che potrebbero garantire sviluppo e occupazione, o almeno tutelare gli organici esistenti: 5mila dipendenti Fiat, 3mila dell’indotto interno di primo e secondo livello e altri 6mila nell’indotto satellite distribuito tra Napoli e Caserta.
«Appena tre giorni fa è stato siglato l’accordo-salvezza per Termini Imerese - commenta il leader della Fiom Gianni Rinaldini -: 600 milioni di investimenti per i quali contribuirà anche la Regione Sicilia. Qui, invece, 120 milioni per la "Nuova Pomigliano" e di questi oltre 70 sarebbero stati già spesi».
Ma sul fronte delle relazioni sindacali la situazione è di quelle tesissime. Ieri pomeriggio, mentre era in corso lo sciopero, è saltato il confronto sulla nuova logistica, «centro di eccellenza» secondo la Fiat, «luogo di confino» per i sindacati.
I dirigenti Fiat non si sono presentati al tavolo. I delegati dell’Unione Industriali sono stati incaricati dalla casa torinese di spiegare ai sindacati i motivi della mancata partecipazione e ciò che la Fiat intende fare ma dopo dieci minuti i sindacalisti hanno abbandonato il tavolo. «Il picchettaggio è stato durissimo per cui i nostri non sono nemmeno potuti uscire dalla fabbrica», spiegano da Torino. Ma la replica delle organizzazioni sindacali è stata assai polemica.
«La verità - replica Massimo Brancato della Fiom - è che il piano Marchionne per la Nuova Pomigliano è stato un mezzo flop su tutti i fronti, che Pomigliano è l’unico impianto Fiat che non conosce ancora il suo futuro. La verità è che vogliono avere mano libera togliendo di mezzo il sindacato, le tutele, la concertazione, il confronto istituzionale». «. «La Fiat - conclude Michele Liberti (Fim) - non vuole il dialogo».
In boocca al lupo ragazzi! :sic)
azz ragazzi mi spiace!