Finalmente un'analisi veritiera,distaccata e ben argomentata (IMHO) sul design della 149,che ho trovato in rete e riporto:
La rete non perdona: le prime immagini dell’Alfa 149 Milano (ammesso che questo sia il suo nome definitivo, noi francamente ci auguriamo di no) sono in questi giorni “scappate” sulla rete, e diffuse su siti, blog e forum nazionali ed internazionali. Non sappiamo se e quanto questa “manovra” sia stata architettata ad arte, o quanto sia effettivamente sfuggito di mano alla “macchina” di comunicazione della Casa milanese: sta di fatto che oggi conosciamo qualcosa di più della futura media del Biscione, sostituta della 147, che nonostante l’età è ancora ottima dal punto di vista stilistico e dinamico. Di seguito, qualche considerazione su quanto emerge dalle immagini non ufficiali.
Conoscendo l’origine della piattaforma (il pianale modulare Fiat Bravo, di origine Stilo), e alcuni dettagli più o meno rivelati dalla rete e da riviste specializzate, oltre che dagli scatti dei muletti impegnati nelle prove, l’aspetto generale della 149 era più o meno già noto: lo dimostrano le ricostruzioni (ad esempio, quella di OmniAuto.it), e anche alcune interpretazioni, sia pur di fantasia, dei nostri lettori. L’intenzione appare evidente: partendo dalle linee guida del nuovo corso stilistico Alfa Romeo, che si basa sugli stilemi della 8C Competizione, creare una vettura hatchback di classe media. Le immagini confermano queste premesse, anche se le vetture fotografate, forse con un cellulare, sono tutte bianche, un colore molto alla moda e che ricorda, ad esempio, le storiche Giulia, ma non così accattivante come i toni di rosso Alfa Romeo.
L’applicazione degli stilemi 8C ad una vettura di circa 4 metri e 30 e alta circa 1 metro e mezzo risulta, nel frontale, di migliore effetto rispetto alla MiTo: gli spazi sono più ampi, i fari più distanti, l’effetto di “verticalità” (o di “caduta” verso il basso) è meno accentuato. I fari non sono ovoidali con cornice e quasi simmetrici, come nell’Alfa più compatta, ma leggermente triangolari e più affusolati, pur riprendendo il motivo degli elementi circolari interni; i led singoli, come già più o meno era noto, sono disposti nel fianco interno del gruppo ottico, a costituire la nuova “firma” della vettura. Il cofano presenta alcune pieghe principali: quelle centrali, che non corrispondono ad un vero “rialzo” ma sono piuttosto due nervature non troppo accentuate e convergenti nello scudo anteriore, e il sollevamento in corrispondenza dei fari, a simulare i parafanghi 8C. Lo scudo anteriore presenta alcune novità importanti, dal punto di vista stilistico: pur conservando la “cometa” dietro allo stemma Alfa Romeo (che sembra rimanere immutato), è molto ampio, costituito da una cornice cromata con grandi listelli interni orizzontali, e soprattutto “incastonato” in un vano triangolare ancora più grande: la forma è simile allo scudo dell’attuale GT, sebbene il suo andamento sia generalmente più verticale. Le vere prese d’aria si trovano, comunque, nella zona inferiore: a fianco dello scudo partono due ali che chiudono verso il basso, ma che sono ulteriormente ripartite in quattro “zone” dalle cornici inferiori dello scudo; in basso, ai lati, è presente un accenno di spoiler quasi a spigolo vivo. L’impressione, dalle immagini, è quella di un muso complessivamente verticale, tondeggiante e con uno sbalzo importante rispetto all’asse anteriore, ma con gli elementi ben disposti tra loro.
La fiancata riprende alcuni elementi della Fiat Bravo da cui la 149 deriva, a cominciare dalla linea superiore della finestratura, che è contornata da un elemento cromato; la portiera posteriore ha l’ormai classica maniglia nascosta alla “De’ Silva”, sporgente verso la coda rispetto al profilo della portiera; quest’ultima, tuttavia, è molto ampia, e dista un poco dal parafango: l’effetto di vettura “a tre porte” sembra meno evidente rispetto alle progenitrici 147 e 156. L’andamento “allungato” verso la coda dei finestrini laterali alleggerisce il montante posteriore, che non è “importante” come, ad esempio, quello della Golf. L’intera fiancata ha poi una nervatura, che rimane più in alto rispetto alla maniglia, e che si accentua in corrispondenza dei parafanghi, con un “rientro” della lamiera che ricorda un poco certe soluzioni della BMW Serie 1 e di altre vetture della categoria (ad esempio, la Subaru Impreza 2 volumi).
Questa stessa superficie concava (che si ritrovava in parte nelle Alfa GTV - Spider e nella 146) è presente anche nella “fascia” centrale del portellone, che è complessivamente un poco inclinato, e che contiene al centro lo stemma Alfa Romeo e in parte i gruppi ottici, a metà strada tra le “gemme” orizzontali di De’ Silva e gli elementi circolari sporgenti della MiTo. Il padiglione è sfuggente e arrotondato (anche se in maniera minore rispetto alla 147) e termina con uno spoiler; il lunotto mantiene la forma un poco a V (altra “invenzione” di De’ Silva), e si conclude su un lieve sbalzo di coda, con qualche richiamo alla Brera. Lo scudo paraurti, secondo uno schema molto comune, si chiude sotto i gruppi ottici con una linea curva, mentre la targa è spostata in basso, nella parte sporgente dello scudo che conserva il colore della carrozzeria; a fianco della targa, i consueti catarifrangenti orizzontali; in basso, un “estrattore” nero, da cui emerge -almeno nella versione fotografata- un solo tubo di scarico a sinistra.
Gli interni, infine, adottano soluzioni “evolute” rispetto a quelle presenti nella MiTo, e, a differenza della Delta, non tradiscono troppo nel design la provenienza Bravo; colpisce soprattutto l’elemento centrale di finitura a sviluppo orizzontale, che presumibilmente sarà disponibile con diverse colorazioni e vari trattamenti di superficie.
In sostanza, una media moderna, con l’aspetto da sportiva “da famiglia”, che può confrontarsi dal punto di vista stilistico con la produzione europea di questa categoria. L’impressione, a caldo, è che l’origine Fiat Bravo sia più percepibile, almeno a livello di volumi e andamento complessivo, di quanto non fosse l’origine “torinese” della 147; mancano anche quai richiami “nascosti” alla storia del marchio in dettagli e proporzioni (pensiamo, ad esempio, al frontale “Villa d’Este” della prima 147). C’è anche da sottolineare come ormai tutte le berline medie hanno una linea dinamica, con profilo a cuneo, padiglione rastremato, ruote grandi e fianchi larghi e “muscolosi”, per cui risulta oggi più difficile realizzare una concorrente dalle linee ancora più sportive, mantenendo una certa attenzione a costi e condivisione di piattaforme. Attendiamo, dunque, l’effetto dal vivo, soprattutto con le finiture previste dai vari allestimenti e le differenti colorazioni.
Fonte:Virtualcar