...6 giugno 2008, venerdì sera. Campo di calcetto di Villeneuve (AO).
Stiamo giocando da più di mezz'ora, il campo è piccolo ma il dinamismo è assoluto, totale, costante, nonostante ci siano ad affrontarsi due squadre assolutamente amatoriali, formate da amici di vecchia data che da anni giocano assieme.
Mi sento in forma. Quell'inverno non avevo mai trascurato la mia preparazione, tanto che la settimana prima avevo lanciato la sfida ai 10km, percorsi di buon ritmo. Così mi godevo la partita, cercando di dare il mio contributo fatto di tanta corsa, sacrificio e qualche tecnicismo semplice ma efficace.
Si alza un pallone dalla nostra metà campo, io mi involo verso la porta avversaria, cercando di recuperare quella sfera bianca senza farmi anticipare dal mio amico che correva appena poco vicino. Salto ed aggancio il pallone con il piede sinistro. Ora sono in aria con entrambe le gambe lontane dal suolo. Il mio pensiero va alla mossa successiva e mi dico: "non appena tocco terra - questione di meno di un secondo - lascio il pallone al piede destro e tiro perché sono in ottima posizione", così finalmente atterro.
Gli istanti successivi sono di puro dolore e di terrore.
Due rumori sordi dalla mia gamba, due rami che si spezzano, tutta la strada che avevo percorso che mi scorreva davanti senza la possibilità di fermarla. Le lacrime che scendevano dal mio viso e bagnavano il sintetico, con i miei amici affianco che si chiedevano cosa fosse successo. Io mi chiedevo solo perché facesse così male!
La gamba mi sembrava spezzata, urlavo, la tenevo con entrambe le mani ma il dolore non cessava! Piangevo e non mi accorgevo che non avevo ancora spiccicato una parola...
Sono passati più di 4 mesi dal giorno in cui ruppi 2 legamenti del mio ginocchio destro. Il collaterale mediale (interno) ed il famoso crociato anteriore.
Più di 4 mesi lontano dal calcetto (appuntamento per me spesso bi-settimanale) e dalla corsa (appuntamento anche tri-settimanale). 4 mesi a regime alimentare giustamente controllato, ma sempre di inattività. Ricordo ancora che a Luglio provai una corsa che, dopo meno di 200m., mi provocò un dolore lancinante. La risonanza fu a fine luglio, l'esito non era affatto chiaro. Ci vollero altri mesi per avere un dottore della mutua a disposizione, così l'ortopedico mi vide il 2 ottobre: "Tu hai fatto l'emplain, hai rotto entrambe i legamenti!".
Ora ho il legamento rotto e non appena finirò i lavori dal dentista consulterò un ortopedico cash 'n' carry. La mia previsione è di operare in primavera, anche se un mese di inattività TOTALE mi spaventa parecchio. Ed i 6 mesi di recupero successivi mi danno il colpo di grazia.
Comunque oggi mi sentivo di fare una cosa. Ritornare a correre. Sentivo la gamba molto migliorata, anche se è inevitabile avere la sensazione di camminare con un'asta di legno al posto del ginocchio.
Così ho ripreso l'"attrezzatura".
La maglia della tuta era riposta assieme ad un asciugamano, mentre i pantaloncini erano rimasti in una sacca. Fortunatamente puliti...
Un'emozione non da poco riprendere in mano le mie Puma Cat training III, nuovissimo modello all'acquisto, ora, immagino, vetusto! Bianche, con il Puma contornato di blu, ancora belle come quando le riposi a giugno.
Per i calzini, corti, mi sono rivolto al cassetto apposito, che ne ha sputato un paio nuovo (l'avrò usato una volta).
Il sapore di quello che facevo mi lasciava il miele in bocca. Stavo salendo in macchina per ritornare alla mia vita. Che gioia!
Così...
...missione compiuta! Mi sento... felice. Per questa cazzata. 2,5 miseri km. Sotto una pioggierella bastarda, sull'erba (bastarda anch'essa). Sono l'uomo più felice del mondo ora! E' andato tutto benissimo, i primi cento, duecento metri ho sentito una leggera punta di dolore, l'inattività. Con la concentrazione al massimo, per evitare ogni movimento inopportuno, per imparare nuovamente a correre, ogni passo era una falcata di libertà, di forza, di volontà. Il dolore è sparito dopo poco più di 500m., sostituito dalle risposte del resto del mio corpo: i polpacci, la schiena, le braccia, il torace. Ho cercato di mantenermi più armonioso possibile, coordinato, bello, pulito. Dopo 2km mi sentivo bene, ho aumentato sensibilmente la falcata, il ritmo era già alto! Altro che corsetta! Onestamente di più, però, non potevo chiedere. Questo è il compromesso tra il massimo sforzo e la massima prudenza. Fare di meno mi avrebbe lasciato un senso di incompiuto, andare oltre era troppo rischioso. La sfida è rinnovata alla prossima settimana. Per il week-end ritorno in acqua in piscina (come sabato scorso)! In barba ai miei 'detrattori'...
Stiamo giocando da più di mezz'ora, il campo è piccolo ma il dinamismo è assoluto, totale, costante, nonostante ci siano ad affrontarsi due squadre assolutamente amatoriali, formate da amici di vecchia data che da anni giocano assieme.
Mi sento in forma. Quell'inverno non avevo mai trascurato la mia preparazione, tanto che la settimana prima avevo lanciato la sfida ai 10km, percorsi di buon ritmo. Così mi godevo la partita, cercando di dare il mio contributo fatto di tanta corsa, sacrificio e qualche tecnicismo semplice ma efficace.
Si alza un pallone dalla nostra metà campo, io mi involo verso la porta avversaria, cercando di recuperare quella sfera bianca senza farmi anticipare dal mio amico che correva appena poco vicino. Salto ed aggancio il pallone con il piede sinistro. Ora sono in aria con entrambe le gambe lontane dal suolo. Il mio pensiero va alla mossa successiva e mi dico: "non appena tocco terra - questione di meno di un secondo - lascio il pallone al piede destro e tiro perché sono in ottima posizione", così finalmente atterro.
Gli istanti successivi sono di puro dolore e di terrore.
Due rumori sordi dalla mia gamba, due rami che si spezzano, tutta la strada che avevo percorso che mi scorreva davanti senza la possibilità di fermarla. Le lacrime che scendevano dal mio viso e bagnavano il sintetico, con i miei amici affianco che si chiedevano cosa fosse successo. Io mi chiedevo solo perché facesse così male!
La gamba mi sembrava spezzata, urlavo, la tenevo con entrambe le mani ma il dolore non cessava! Piangevo e non mi accorgevo che non avevo ancora spiccicato una parola...
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Sono passati più di 4 mesi dal giorno in cui ruppi 2 legamenti del mio ginocchio destro. Il collaterale mediale (interno) ed il famoso crociato anteriore.
Più di 4 mesi lontano dal calcetto (appuntamento per me spesso bi-settimanale) e dalla corsa (appuntamento anche tri-settimanale). 4 mesi a regime alimentare giustamente controllato, ma sempre di inattività. Ricordo ancora che a Luglio provai una corsa che, dopo meno di 200m., mi provocò un dolore lancinante. La risonanza fu a fine luglio, l'esito non era affatto chiaro. Ci vollero altri mesi per avere un dottore della mutua a disposizione, così l'ortopedico mi vide il 2 ottobre: "Tu hai fatto l'emplain, hai rotto entrambe i legamenti!".
Ora ho il legamento rotto e non appena finirò i lavori dal dentista consulterò un ortopedico cash 'n' carry. La mia previsione è di operare in primavera, anche se un mese di inattività TOTALE mi spaventa parecchio. Ed i 6 mesi di recupero successivi mi danno il colpo di grazia.
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Comunque oggi mi sentivo di fare una cosa. Ritornare a correre. Sentivo la gamba molto migliorata, anche se è inevitabile avere la sensazione di camminare con un'asta di legno al posto del ginocchio.
Così ho ripreso l'"attrezzatura".
La maglia della tuta era riposta assieme ad un asciugamano, mentre i pantaloncini erano rimasti in una sacca. Fortunatamente puliti...
Un'emozione non da poco riprendere in mano le mie Puma Cat training III, nuovissimo modello all'acquisto, ora, immagino, vetusto! Bianche, con il Puma contornato di blu, ancora belle come quando le riposi a giugno.
Per i calzini, corti, mi sono rivolto al cassetto apposito, che ne ha sputato un paio nuovo (l'avrò usato una volta).
Il sapore di quello che facevo mi lasciava il miele in bocca. Stavo salendo in macchina per ritornare alla mia vita. Che gioia!
Così...
...missione compiuta! Mi sento... felice. Per questa cazzata. 2,5 miseri km. Sotto una pioggierella bastarda, sull'erba (bastarda anch'essa). Sono l'uomo più felice del mondo ora! E' andato tutto benissimo, i primi cento, duecento metri ho sentito una leggera punta di dolore, l'inattività. Con la concentrazione al massimo, per evitare ogni movimento inopportuno, per imparare nuovamente a correre, ogni passo era una falcata di libertà, di forza, di volontà. Il dolore è sparito dopo poco più di 500m., sostituito dalle risposte del resto del mio corpo: i polpacci, la schiena, le braccia, il torace. Ho cercato di mantenermi più armonioso possibile, coordinato, bello, pulito. Dopo 2km mi sentivo bene, ho aumentato sensibilmente la falcata, il ritmo era già alto! Altro che corsetta! Onestamente di più, però, non potevo chiedere. Questo è il compromesso tra il massimo sforzo e la massima prudenza. Fare di meno mi avrebbe lasciato un senso di incompiuto, andare oltre era troppo rischioso. La sfida è rinnovata alla prossima settimana. Per il week-end ritorno in acqua in piscina (come sabato scorso)! In barba ai miei 'detrattori'...