nuove tasse - dicembre 2011

D'accordo sul vostro modo di risparmiare....pero'....c'e'un pero'....
Tutto cio'che acquistate verra'rincarato e ritoccato dall'iva che arrivera'al 23%,la benzina la si sta'gia'pagando piu'cara.In pratica per chi non lo avesse ancora capito:entrando in qualsiasi negozio,supermercato ecc.dal momento che metti mano alla tasca e paghi qualcosa stai pagando tasse.L'unico sistema per non pagare nulla e'non avere nulla,niente auto,niente casa ne bere ne mangiare,niente di niente..nemmeno una gomma in bocca,nulla di nulla,manco i vestiti addosso,tipo tarzan insomma :asd)
Giusto per sdrammatizzare e chiarire,ecco....
 
lo sappiamo che la situazione è questa, e la conseguenza è la compressione dei consumi, quindi se andiamo avanti così è la fine
 
:asd)
 

Allegati

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dotty":2j3nhk1v ha detto:
lo sappiamo che la situazione è questa, e la conseguenza è la compressione dei consumi, quindi se andiamo avanti così è la fine

la fine non saprei ( :tiè) ), di certo se uno ha cento euro in meno in tasca...può spendere cento euro meno...
meno spese meno consumi...e promettono aumento del lavoro? mahh se uno non consuma-----paga meno tasse---quindi le aumenteranno ancora giusto :baby) mmm

Anch'io prendo la 14esima...(impiegato tecnico) a luglio. e la 13esima a dicembre. Ferie d'agosto e ferie invernali (strana coincidenza :lol: ).
Ma alla fine (per come me l'avevano spiegata) trattengono una quota al mese...e te li danno in quei momenti li...se non le hai ma ti danno i soldi distribuiti..almeno te li gestisci tu...
 
autoren":3et3n7ik ha detto:

Permettimi Autoren, ma non direi proprio.

Il problema della situazione italiana non è l'euro anche se è molto comodo dire che la colpa è essere passati all'euro mentre era meglio la lira. La lira non era assolutamente meglio, anzi molto molto peggio come moneta. Il problema è stato il voler approfittare del passaggio all'euro da parte di tanti nell'aumentare i prezzi, senza che nel frattempo ci fosse un relativo aumento degli stipendi e questo vuol dire aver diminuito il potere di acquisto delle persone.
Ma pensate che con la lira sarebbe stato meglio? Assolutamente il contrario; assolutamente il contario perchè la lira non è mai stata una moneta forte (e lo dimostra anche il valore al cambio fissato per un euro ai suoi tempi rispetto a quello per esempio del franco e del marco, e le fluttuazioni che aveva la lira rispetto alle altre monete) ed è spesso stata soggetta a svalutazioni nel cosrso dei precedenti decenni. E con i casini dell'economia mondiale che ci sono stati dal 2000 ad oggi siamo proprio sicuri che con la lira saremmo riusciti a sopravvivere come economia? Direi proprio di no. Con i problemi dell'economia una moneta come la lira penso che ci avrebbe portato al tracollo, con una situazione non molto diversa da quella dell'Argentina nel periodo in cui di fatto fallì (2001 se non vado mi ricordo male, giusto?) e dove la gente di certo in quel periodo non se la passava proprio benissimo e forse ancora adesso hanno più di una traccia a livello economico sociale di quel periodo.

Ad oggi, se avessimo la lira, penso che saremmo in situazioni del tipo che con mezzo stipendio si campa una settimana a causa della fluttazione dei prezzi e dell'economia, cosa che invece l'euro ha scongiurato proprio perchè essendo una moneta forte è riuscita a dare una stabilità all'economia dell'Europa. Si dice: beh una moneta debole aiuterebbe le esportazioni; ma cosa esporti se 0praticamente non ci sono più grosse aziende che lavorano nel nostro Paese e la produzione è sosprattutto all'estero (di fatto oramai di aziende grosse che producono in Italia ne sono rimaste poche rispetto a molti anni fa)?
Con una moneta come la lira (che mica era una moneta forte come il franco svizzero o altre monete europee di Paesi che non sono voluti passare all'euro, ma che economicamente erano e sono messi anche molto meglio dell'Italia...) la situazione sarebbe peggiore di quella attuale.

Adesso ultimamente va un po' di moda dire che senza l'euro si stava meglio e che tutti i problemi sono dovuti all'euro, ma direi proprio che non è così.

Ricordiamoci che nel 1992 l'Italia con la nostra cara lira rischiava di fallire (e si usavano ancora le vecchie monetine, mica l'Euro) e il pericolo è stato scongiurato grazie a essere riusciti a entrare in Europa (tanto che ai tempi fu messa una patrimoniale del 6 per mille sui conti correnti proprio per risanare le finanze del Paese in modo da riuscire a non chiudere baracca e burattini già una ventina di anni fa e per riuscire a entrare in Europa il Paese http://www.ilgiornale.it/interni/amato_ ... comments=1 9.

Ribadisco che il problema dell'euro per l'Italia è un falso problema, il problema è stato nel come sono state fatto a suo tempo le conversioni dei prezzi euro-lira e da come volta per volta si hanno gli aumenti progressivi dei prezzi, oltre al fatto che il Paese ha realmente bisogno di riforme.

Ma, sicuramente, sono dell'idea che con la lira, il maialino sarebbe non sono magro ma proprio asfittico.
 
l'avevo messo per scherzare :OK) ,non ho mai sentito nessuno parlare bene dell'euro però..perchè appunto se ne sono approfittati
 
:asd) non mi sono mai interessato di politica e ne capisco poco,so solo che ci inc.. sempre :asd),mungono sempre le solite vacche
 
denny1977":uq1v0gxu ha detto:
ma cosa esporti se 0praticamente non ci sono più grosse aziende che lavorano nel nostro Paese e la produzione è sosprattutto all'estero (di fatto oramai di aziende grosse che producono in Italia ne sono rimaste poche rispetto a molti anni fa)?


Qui sbagli.
La maggior parte delle aziende italiane, rispetto alla media mondiale, è media/piccola/piccolissima.
Quelle che vendono un prodotto finito, relativamente poche.

Nei vari distretti, molte sono/erano le aziende che lavorano/vano per grandi gruppi francesi/americani/tedeschi.
Fidati, io ne so qualcosa. ;)

Con la rivalutazione dell'euro sul dollaro, ad esempio, abbiamo sistematicamente perso il mercato statunitense nel giro di pochi mesi.

Eccessiva debolezza e frammentazione delle aziendole?
Certo. :nod)

Ma a conti fatti, la moneta unica ha favorito in primis l'economia tedesca.
Avevamo un vantaggio competitivo dato dal cambio, di colpo ci siamo ritrovati con le mani legate. :OK)
 
nessuno ricorda i bombardamenti mediatici di metà anni '90 dove ogni santo giorno c'era la prima notizia "in Borsa la lira perde sul Marco"? cosa c'è di diverso da oggi? quello che dice mav, cioè l'euro forte sul dollaro ha tagliato le esportazioni. poi fino a 1 mese fa nessuno sapeva cos'era lo spread, ora pare il termometro che ci dice se stiamo per finire nel baratro o no.. :ka)

e intanto fioccano le manovre correttive, proposte e controproposte che ancor prima di essere discusse in pubblico finiscono nei titoloni del giorno alimentando paura e incertezza..
 
però raccontiamola tutta sta storia delle valute

noialtri italiani, quando c'era la lira, ervamo molto abituati a fare i furbi: mi aumentano i costi? bene, io aumento il prezzo di vendita (=inflazione), tanto chi se ne frega, c'è la scala mobile (cioè l'adeguamento automatico degli stipendi di tutti i dipendenti) e la gente avrà sempre soldi abbastanza per comprare
poi, se da noi il pane arrivava a costare 1000 lire al kg mentre in germania (in base al cambio col marco) costava 600 lire al kg e quindi il nostro pane non era più competitivo sui mercati internazionali, si faceva una bella svalutazione competitiva della lira che riportava tutto in pari*

così, per decenni, ci siamo abituati ad una gestione inflattiva dell'economia da parte di tutti (tutti: governo, sindacati, imprese, lavoratori, ecc. ecc.), dove non fregava niente a nessuno della produttività

ora che abbiamo la stessa moneta dei tedeschi e di tutto il resto dell'europa, il giocattolo a cui siamo stati abituati per tantissimo tempo non funziona più: se a fronte di un aumento dei costi io scarico tutto sui prezzi, finisce che vado fuori mercato perchè non posso più fare una svalutazione competitiva

il punto principale su cui lavorare, secondo me, sta nella nostra testa: gli aumenti di costo non si scaricano a piè pari sul prezzo, si lavora in primis per aumentare la produttività in modo da riassorbire i costi maggiori senza perdere margini di guadagno, si scarica sul prezzo solo quello che proprio non si riesce a recuperare dalla produttività
ma questo modo di operare è molto più difficile rispetto alla nostra vecchia abitudine, richiede un impegno serio sia dalla parte imprenditoriale che dalla parte lavoratrice - che però in italia non si vede


* però a fare le svalutazioni ci facevamo una figura di merda e comunque avevamo dei limiti imposti dal sistema monetario europeo; difatti nel 1992 la speculazione se ne rese conto e ci massacrò (la lira, ad un cambio di 800 contro il marco, era fortemente sopravvalutata) in maniera talmente violenta che fummo costretti ad uscire dal sistema monetario europeo (e il cambio contro il marco superò di brutto le 1200 lire); ma all'epoca sui cambi eravamo in una posizione indifendibile
 
infatti ora si parla di defoult con tassi del 7% mentre in passato avevamo titoli di stato con rendimenti a due cifre e non ci importava, tanto per pagare gli interessi stampavamo moneta fresca :elio)
 
Diabolik":1womnu1t ha detto:
il punto principale su cui lavorare, secondo me, sta nella nostra testa: gli aumenti di costo non si scaricano a piè pari sul prezzo, si lavora in primis per aumentare la produttività in modo da riassorbire i costi maggiori senza perdere margini di guadagno, si scarica sul prezzo solo quello che proprio non si riesce a recuperare dalla produttività
ma questo modo di operare è molto più difficile rispetto alla nostra vecchia abitudine, richiede un impegno serio sia dalla parte imprenditoriale che dalla parte lavoratrice - che però in italia non si vede

Detta così sembra un po semplice... una ditta ha dei costi, questi costi devono essere recuperati in sede di vendita del prodotto (salvo ditte con margini di guadagno enormi che possono permettersi di limare il guadagno stesso). certo aumentiamo la produzione e abbattiamo i costi fissi, ma non è così semplice... non è automatico che se io produco di più il mercato mi va ad assorbire questa maggior produzione. saremmo tutti miliardari. soprattutto in un periodo come questo in cui la domanda subirà sicuramente un rallentamento. la domanda rallenta, ho meno mercato e produco di più per mantenere invariato il prezzo di vendita? rischia talvolta di ritorcersi contro questa cosa. aumenti l'invenduto quindi le spese di produzione.

ipotizziamo un fornaio che oggi vende 100 panini, a questo fornaio aumentano le spese, dovrebbe vendere 110 panini per mantenere i prezzi di vendita identici e non rimetterci dei soldi. come fa dato che il suo mercato di riferimento (il quartiere) da domani mangerà solo 90 panini per risparmiare? il fornaio mica è *****, se ci fosse stata la possibilità avrebbe aumentato la produzione già ieri se fosse così semplice guadagnare.

in taluni casi l'alternativa all'aumentare i prezzi è chiudere. e se si chiude si crea altra disoccupazione, quindi altre spese e minori entrate per lo stato. senza considerare l'ennesimo abbattimento della domanda di panini causa perdita di lavoro da parte degli acquirenti.

dotty":1womnu1t ha detto:
infatti ora si parla di defoult con tassi del 7% mentre in passato avevamo titoli di stato con rendimenti a due cifre e non ci importava, tanto per pagare gli interessi stampavamo moneta fresca :elio)

eh si, questo giochino l'abbiamo fatto per molti anni finchè la banca centrale era OBBLIGATA ad acquisatre TUTTI i titoli di stato invenduti. penso fino alla prima metà degli anni '80. lo stato si indebitava, tanto obbligava la banca a stampare moneta e dunque a svalutare. svalutando toglieva valore ai soldi in banca agli italiani. di fatto era una tassa occulta.
 
rdieci":3pgdj08l ha detto:
Detta così sembra un po semplice... una ditta ha dei costi, questi costi devono essere recuperati in sede di vendita del prodotto (salvo ditte con margini di guadagno enormi che possono permettersi di limare il guadagno stesso). certo aumentiamo la produzione e abbattiamo i costi fissi, ma non è così semplice... non è automatico che se io produco di più il mercato mi va ad assorbire questa maggior produzione. saremmo tutti miliardari. soprattutto in un periodo come questo in cui la domanda subirà sicuramente un rallentamento. la domanda rallenta, ho meno mercato e produco di più per mantenere invariato il prezzo di vendita? rischia talvolta di ritorcersi contro questa cosa. aumenti l'invenduto quindi le spese di produzione.

ipotizziamo un fornaio che oggi vende 100 panini, a questo fornaio aumentano le spese, dovrebbe vendere 110 panini per mantenere i prezzi di vendita identici e non rimetterci dei soldi. come fa dato che il suo mercato di riferimento (il quartiere) da domani mangerà solo 90 panini per risparmiare? il fornaio mica è *****, se ci fosse stata la possibilità avrebbe aumentato la produzione già ieri se fosse così semplice guadagnare.

in taluni casi l'alternativa all'aumentare i prezzi è chiudere. e se si chiude si crea altra disoccupazione, quindi altre spese e minori entrate per lo stato. senza considerare l'ennesimo abbattimento della domanda di panini causa perdita di lavoro da parte degli acquirenti.
aumentare la produttività non vuol dire necessariamente aumentare la produzione: la produttività è quanto riesco a produrre per unità di costo (almeno per l'industria; per la finanza è diverso)
se produrre 100 mi costa 100 e vendo a 120 ho un margine di 20
se per produrre 100 il costo mi diventa 110, posso aumentare la mia produttività (110 non saranno mai solo costi fissi o solo costi di materia prima) e riportare il costo a 100, così posso continuare a vendere a 120 ed avere il mio margine di 20

noialtri in italia invece siamo abituati a pensare semplicemente che se i costi diventano 110, si vende a 130 e basta; peccato che in quasi tutto il resto del mondo invece sono abituati a sbattersi per evitare che il costo maggiore si riversi tutto sul prezzo, così se riescono ad aumentare un po' la produttività magari riescono ad arrivare a 105 e poi vendono a 125 -> morale della favola il prodotto italiano va fuori mercato, oppure l'azienda italiana comprime i margini di guadagno e va fuori mercato per mancanza di capitale da investire
 
dimentichi che l'economia non è formata da sole ditte produttrici che poossono fare (non sempre) quel agionamento. ci son tante attività che non lo possono fare, li le spese son spese, non puoi farci nulla.

tra l'altro mi viene questa considerazione:

l'aumento della produttività abbattendo i costi per mantenere i prezzi bassi è ciò che ci ha portati oggi a poterci permettere cose impensabili fino a qualche decennio fa. col tempo i beni di lusso son sempre (o quasi) diventati beni di massa. bene. ma l'aumento della produttività è anche ciò che ha portato alla necessità di molta meno manodopera alle aziende di quasi ogni settore. basti pensare che un supermercato ti vende la roba a meno, si, ma serve una città e da da lavorare a 30 persone. prima del supermercato per servire l'intera città servivano 30 botteghe con 3 lavoratori ciascuna (quindi 90)... siamo così sicuri che sia meglio oggi?

si è meglio se riesco a creare un'attività che riassorbe i lavoratori, altrimenti avrò si la merce che costa meno, ma più gente a spasso.

stesso discorso sulle catene di montaggio.

quindi talvolta la maggior produttività porta benefici si al titolare della ditta, ma lascia a piedi chi lavora
 
prendendo per vero che nel resto del mondo si sbattano per ridurre le spese sul prodotto c'è da dire che nel resto del mondo non hanno le tasse che abbiamo noi... a parità di spese per loro è più semplice intervenire sui costi. e lo dico con rassegnazione.

nel mondo va forte il made in italy inteso come eccellenza, come beni di lusso. questi sono prodotti che l'italia può esportare e farseli pagare salatissimi. le ditte che li producono hanno enormi % di ricarico rispetto alle spese sostenute e dunque reggono l'urto. il problema che tutto il resto della produzione. l'italia non è competitiva per nulla.
 
lorenzino":3clhr7e8 ha detto:
io ho il bollo dopo la tredicesima e l'assicurazione dopo la quattordicesima :angel)
e beato te, io avevo il premio di produzione prima dell ' assicurazione, ma che ora nn danno a ""causa della crisi"" e della malgestione, mica x colpa dei lavoratori... quindi nn mi ripiana piu :member) :splat) mi e' solo rimasta la tredicesima prima del bollo che fortuna!!! (ironico)
 
rdieci":2pxi35uz ha detto:
dimentichi...
non dimentico, lo so che c'è chi lavora principalmente su costi della materia prima (principalmente, mai del tutto); il problema sono i tantissimi che potrebbero lavorare sulla struttura costi ma non lo fanno, perchè è una roba che richiede molta più fatica che alzare il prezzo e basta

d'altronde, è l'aumento di produttività che ci ha portato al benessere moderno, altrimenti saremmo ancora tutti ad arare campi con la vanga e pascolare le pecore
è vero che un aumento di produttività molto spesso porta ad una diminuzione dell'occupazione in quella determinata industria, ma più produttività vuol dire più ricchezza e più possibilità di inventare lavori non direttamente produttivi; ad esempio:
- al giorno d'oggi possiamo permetterci di avere sportivi professionisti pagati (che non producono niente per la paga che prendono)
- al giorno d'oggi possiamo permetterci di avere un'industria dei servizi ben sviluppata (che di suo non produce niente o quasi, ma facilita e supporta la produzione di chi produce)
- in generale al giorno d'oggi possiamo permetterci un sacco di lavori non producono niente (niente del tutto o che producono ma solo in maniera indiretta)

100 anni fa, con la produttività molto più bassa, eravamo tutti agricoltori o operai ed eravamo anche poveri; i posti di lavoro persi in agricoltura ad esempio sono diventati tanti posti in aziende di servizi o posti in ufficio in generale, pagati molto meglio rispetto ad un agricoltore "di fatica"
se si resta con la mentalità del "non posso modernizzare perchè cancello dei posti di lavoro", non andremo mai da nessuna parte; la modernizzazione sana è sempre stata capace, a fronte della cancellazione immediata di alcuni posti di lavoro, di inventare altri posti di lavoro in settori diversi/nuovi spesso anche meglio retribuiti
 
infatti ho detto che è positivo se si riesce a riassorbire i lavoratori. altrimenti si ci trova con 3 ipermiliardari e 6 miliardi di straccioni.

per il resto ho semplicemente detto che non sempre è fattibile quel che dici tu, in alcuni casi hai ragione, in altri no.

ipotizziamo un idraulico che già lavora bene con costi oculati. a questo idraulico salgono le tasse, sale la benzina per andare dai clienti, salgono ovviamente i costi in "acquisti" dato che il suo fornitore è nella stessa situazione. come fa ad aumentare la produttività? sulla carta è tutto facile, la realtà è molto più variegata

edit: dimenticavo che nell'ipotetico caso l'idraulico avrà contestualmente un calo della clientela quindi potenziali minor entrate.
 
esatto.

l'importante è arrivare preparati:

è impensabile pensare che nel 2020 ci saranno operai a montare le automobili, quindi è necessario _oggi_ formare persone sulla costruzione di robot industriali. altrimenti avremo chiusure in italia e fabbriche robotizzate all'estero.

non c'è alternativa, l'operaio non specializzato è una figura che andrà a scomparire, possiamo solo scegliere se essere noi a produrre ed esportare i robot che sostituiranno le persone o se subiremo da attori passivi nella crisi delle industrie pesanti.

queste cose vanno però pianificate da oggi. è inutile che andiamo avanti a lotte sindacali per lo status quo, chi paga sti operai? pantalone come al solito? prima o poi i soldi finiranno e poi?

è ora di iniziare a mettere un limite all'ingresso nel settore. altro che scuole professionale come vuole la confindustria!!! abbassi il costo oggi (e rallenti i consumi oggi) ma domani?

e queste cose in realtà si sapevano dagli anni settanta....
 
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