Esperto giapponese, impossibili previsioni
TOKYO - Un terremoto come quello che ha colpito l'Abruzzo è "impossibile" da prevedere, anche in un Paese come Giappone che ha sviluppato sofisticate tecniche di rilevazione. E' l'opinione di Naoshi Hirata, professore e componente dell'ufficio di direzione dell'Earthquake Research Institute dell'Università di Tokyo, secondo cui "l'intensità delle scosse preliminari, quando sono troppo basse, rende pressoché impossibile dire quando un evento sismico si può verificare".
Margini di ragionevole previsione, spiega Hirata conversando con l'ANSA, sono possibili quando il terremoto "é almeno di 7-7,5 gradi della scala Richter" perché le onde preparatorie sono più facilmente interpretabili, non come quello abruzzese di "appena" 5,8. Ad esempio, il terremoto di Niigata (città a 400 chilometri a nordovest di Tokyo), avvenuto a luglio 2007, è stato un "evento che ha colpo di sorpresa" malgrado la scossa fosse di magnitudo 6,8.
"Sappiamo - continua il professore, tornando alla situazione del Giappone, che situato alla congiunzione di quattro placche tettoniche registra il 20% delle scosse telluriche più violente al mondo all'anno - che nell'area del Kanto (la grande piana di Tokyo, ndr), sulla base della lunga serie statistica accumulata, c'é la probabilità maggiore al 70% che si avveri un fortissimo terremoto nei prossimi 30 anni". Sempre nel Kanto, però, "ci sono scosse ogni 10 minuti, ma di piccola intensità che non permettono un'identificazione chiara".
Tra le diverse regione del Paese, c'é quella di Tokai (prefettura di Ibaraki, nord di Tokyo) "dove con sofisticati strumenti si possono misurare gli spostamenti" di oggetti e riferimenti al millimetro e fare delle previsioni. Il Giappone, dove gli edifici sono ammodernati o costruiti con ferree norme antisismiche, ha messo in opera da ottobre 2007 un nuovo sistema di prevenzione con il posizionamento di otto sismometri nella zona di Tokai, che ha un ruolo chiave nello studio dell'attività sismica nipponica, nove altri rilevatori per i terremoti e quattro per gli tsunami, per la ricezione delle onde anomale che seguono le scosse telluriche. Il sistema si basa sulla differenza di tempo tra l'arrivo delle onde primarie (P) e secondarie (S) per prevedere il grado e l'intensità di un terremoto.
Nei piani dell'Agenzia meteorologica nazionale (competente sui terremoti), il sistema dovrebbe essere in grado di diramare l'allerta ai cittadini entro 10-20 secondi dai primi tremori che precedono la scossa principale, facendo scattare l'allarme generale in tutti i mezzi di informazione come radio, tv e telefoni cellulari. Fino ad ora l'allerta ha collezionato diversi fallimenti sul campo e qualche segnale incoraggiante. "E' comunque un servizio molto utile", conclude Hirata, sul quale lavorare ancora.