Del Piero, l'orgoglio Juve
Il capitano bianconero: "Lo scudetto degli onesti? Mi sento offeso. Il titolo non me lo toglieranno dal cuore e dai muscoli. Rispetto chi è partito, ma ritroveremo presto la gloria"
Alessandro Del Piero, simbolo Juve. Tanopress
Alessandro Del Piero, simbolo Juve. Tanopress
MILANO, 10 agosto 2006 - "Achille" Del Piero è tornato, abbronzatissimo. E’ sbarcato ieri dagli Stati Uniti. "Con una serenità disarmante" - assicura - pronto a restituire alla Juve gloria e orgoglio, convinto che l’Inter abbia sul petto uno scudetto altrui.
"Agamennone" Capello se l’è data a gambe al primo scricchiolio della nave, altri l’hanno seguito, Ibrahimovic è appena sbarcato, Ale, il capitano, resta; al penultimo anno di contratto, quello più utile alle fughe. Non sono i tribunali a determinare i veri cambiamenti, ma le scelte degli uomini: Del Piero, che ha conquistato il mondo, si rimpicciolisce in B per amore; Achille diventa Orfeo che scende negli inferi per riportare su Euridice, anche se ancora non si spiega perché abbiano sprofondato così tanto la sua amata. Il presidente Cobolli Gigli spera nel ripescaggio. Comunque vada, il popolo juventino ha già una certezza: sarà guidata da Alessandro Del Piero, un capitano, un uomo di serie A.
Del Piero, quanto è stato difficile decidere?
Nella mia testa non era tutto ben chiaro, anche se la volontà di continuare era forte e l’ho dimostrato un anno fa, restando anche se avevo opinioni diverse dall’allenatore. Ascoltai il cuore. A Mondiale vinto, dopo i fatti degli ultimi tre mesi, ho capito che la Juve, come ha detto Nedved, ha bisogno di giocatori importanti, rappresentativi, per risalire. Lo meritano la famiglia Agnelli che mi ha sempre voluto bene, la tradizione della società, i tifosi che mi amano e i nuovi dirigenti, che sono diversi, e mi hanno fatto subito sentire al centro di un progetto importante. Dovevo restare".
Senza Calciopoli, Del Piero poteva andarsene?
"Assolutamente sì. Ho sempre vissuto il calcio con passione, amore, entusiasmo. Quando ho potuto realizzare queste condizioni alla Juve e ho sentito fiducia, non ho mai pensato di andar via. Gli ultimi due anni per me sono stati difficili. Dai primi contatti con la nuova dirigenza ho intuito però che posso tornare a giocare il calcio per come lo amo".
Tanti sono partiti, Tardelli dice: "Non chiamateli traditori".
"Rispetto le loro scelte. Capisco chi vuole inseguire una Champions che non ha mai vinto. O anche uno scudetto, visto che a Cannavaro e Zambrotta hanno tolto gli ultimi due... E’ vero, io ho vinto tutto. Ma non creda che sia facile rinunciare a una lotta scudetto o alla vetrina di Champions. Ci tengo ancora parecchio. La mia è stata una scelta pesante, difficile. Molto".
Forse, da capitano, fa ancora in tempo a trattenere qualcuno: Trezeguet...
"Non è il mio lavoro, non voglio interferire con la società. E poi non sono informatissimo, sono rimasto una settimana su un’isola senza telefono: splendido... Posso solo avere speranza: abbiamo bisogno di giocatori forti per ricostruire. Ma la rosa è ottima. Sono contento che rimangano Buffon e Nedved. Io non parto con amarezza. Il Mondiale mi ha lasciato una serenità disarmante, ha chiuso un cerchio, è stato il lieto fine del mio colossal, ma ora ne giro un altro. I tifosi devono avere la mia serenità e la mia fiducia".
Ricorda come la osannarono a Bari, all’ultima giornata del campionato scorso, quando si festeggiò lo scudetto poi revocato?
"Un ricordo magnifico, per tutto il secondo tempo cantarono il mio nome, esultarono quando entrai e non a caso feci gol. Hanno capito il mio attaccamento alla maglia, di cui vado orgoglioso, sanno che ho sempre dato tutto anche quando non la beccavo mai..."
Quello scudetto ora è sulle maglie dell’Inter. Cannavaro ha detto che lo considera roba sua.
"Giusto. Perché ce lo siamo meritati sul campo senza episodi scuri, tipo quel presunto rigore su Ronaldo. Sono stanco di sentir parlare dello scudetto degli onesti, sono giudizi che offendono noi giocatori che ci siamo fatti un mazzo così. Comunque al di là degli almanacchi, non li toglieranno mai dai miei muscoli e dal mio cuore".
Vederlo sul petto di Vieira, è una beffa?
"No, mi fa simpatia. Patrick, campione d’Europa e del mondo, capitano dell’Arsenal, si presentò da noi con grande umiltà".
Lei è partito col Milan quasi in B e lo ritrova in Champions.
"Ripeto: non sono aggiornatissimo. Quando avrò letto e ascoltato bene, giudicherò. Ora parlo come se fossi al bar e mi chiedo: perché tanta differenza tra prima e seconda sentenza? Perché c’è uniformità solo per la Juve, che ha avuto uno sconticino mentre per squadre come Lazio e Fiorentina c’è un netto cambiamento di valutazione? Passare dalla A alla B non è come passare da 30 a 17 punti di penalizzazione".
Il presidente Cobolli Gigli spera ancora nel ripescaggio in A.
"Anche nel processo per doping cambiarono le verità nei nostri confronti. Allora dissi: "Ho fiducia nella giustizia", lo ribadisco. Ma vedo difformità di giudizio che per ora non mi spiego".
Ha già parlato con Deschamps?
"Sì. Era un ottimo compagno, sarà un ottimo allenatore: le persone non cambiano. Al Monaco ha fatto cose importanti".
Tudor ha detto: "Con Capello c’era clima di terrore, ora in allenamento si può anche sorridere".
"Ha ragione, l’allegria e l’entusiasmo aiutano a lavorare. Con equilibrio: non si possono raccontare sempre le barzellette né ssere sempre seri. E non ci si può comportare con un giocatore di 30 anni come con quello di 18".
Altro da aggiungere su Capello?
"No. Per lui parla la sua storia".
Per chi tiferà in Barcellona-Real Madrid?
"Per i 4 ex juventini in campo".
Restare alla Juve vuol dire anche restare con Pessotto.
"Non voglio passare per santo. Se sono andato a trovarlo di nascosto è perché me lo sentivo. Sarà bello lavorare con lui".
Con Pessotto in serie A.
"Prima. A metà stagione Gianluca sarà già con noi".
Se lo ricorda il suo unico gol in serie B?
Padova-Ternana 5-0, io segno il quarto".
Giusto: 22-11-92, segnò anche il suo amico Di Livio, che scese in C con la Fiorentina per amore di maglia. Come lei.
"Angelo viveva il calcio col cuore, come piace a me. Un esempio".
Totti sta decidendo se lasciare la Nazionale.
"Io non ci penso minimamente. La Nazionale mi ha dato una gioia immensa e mi ha sempre fatto giocare. Finché mi chiamano, vado. Il prossimo Europeo è un mio obiettivo".
Ha sentito Moggi?
"No. Ma l’ho visto sollevato di spirito. E umanamente mi fa piacere, prima era proprio a terra".
Moggi ha detto di aver chiamato molti campioni del mondo, non è strano che non abbia telefonato al capitano della Juve?
"Non serve una telefonata per confermarmi la sua stima".
Del Piero, e un figlio?
"Per ora nessuna novità".
A gennaio lei ci diceva: "So già l’anno in cui smetterò, ma prima devono realizzarsi un paio di cose".
"Una si è realizzata. Ma questi tre mesi hanno cambiato le cose. Quell’anno può spostarsi, non so se prima o dopo, non so dove. Deciderà la testa".
Ultimo messaggio agli juventini in spiaggia?
"Sono tornato sereno, ma non appagato. Ho tanta voglia di combattere. Serve fiducia, amore per la bandiera. Con l’appoggio della Famiglia e la nuova dirigenza ritroveremo presto l’orgoglio e la gloria".