Accordo Fiat-Chrysler: l'UAW intende cedere presto il suo 55%
Il sindacato americano United Auto Workers, entrato in possesso del 55% di Chrysler lo scorso 30 aprile, ha dichiarato oggi che presto inizierà a lavorare sulla cessione della propria quota azionaria. L’operazione “avverrà non appena saremo in grado di farlo”, ha dichiarato il presidente dell’unione.
L’UAW, lo ricordiamo, con l’accordo raggiunto tra le parti lo scorso giovedì è entrato in possesso del 55% dell’azionariato, ma tale quota non ha garantito l’accesso del sindacato al consiglio d’amministrazione. Fiat, al contrario, con il suo 20%, detiene tre seggi su nove, e quindi la maggioranza relativa dello stesso cda, con la possibilità di accrescere ulteriormente la propria influenza in seno ad esso.
Secondo Reuters infatti, Sergio Marchionne è destinato a ricoprire un ruolo sempre più centrale anche nei confronti di Chrysler, che attualmente è anche -in piccola parte- nelle mani dei governi statunitense (8%) e canadese (2%). Il riassetto proprietario di Auburn Hills potrebbe avvenire prima del previsto.
Fonte autoblog
Fiat e USA: da salvata a salvatrice
13 marzo 2000: viene firmato l’accordo tra Fiat Auto e General Motors. La Casa di Detroit entrò in possesso del 20% delle azioni del Lingotto; allo stesso tempo, il gruppo di Torino ricevette circa il 5% del capitale di GM. Il rispettivo scambio di pacchetti azionari servì per far nascere le due joint-venture “Fiat GM Powertrain” e “Fiat GM Purchasing”, finalizzate ad un abbattimento dei costi di progettazione e forniture per entrambi i gruppi automobilistici. Questo accordo fu benvenuto nell’ambiente finanziario perché, secondo gli analisti, Fiat si era assicurata così un futuro più certo: “l’America aveva salvato l’industria automobilistica italiana”, gridò qualcuno.
Poi, sappiamo tutti come andò: Fiat Auto, alcuni mesi dopo la sigla dell’intesa con GM, entrò in una grave crisi, una delle più forti che abbia mai colpito il Lingotto nel secondo dopoguerra. Quasi tutti davano la Fiat per spacciata e la famiglia Agnelli ormai propensa a cedere il settore auto, anche perché poteva essere esercitato un diritto di opzione per cedere il restante 80% a General Motors, tra il 24 gennaio 2004 e il 23 luglio 2009. Ma il matrimonio siglato qualche anno prima con gli americani cominciò a scricchiolare: nel 2003, GM decise di non sottoscrivere l’aumento di capitale di Fiat, riducendo così il proprio pacchetto azionario al 10%. Ma la clausola contenuta nell’accordo si rivelerà, poi, “un asso nella manica” per Fiat. Grazie all’abilità di Sergio Marchionne, il 14 febbraio 2005 Fiat riesce a “divorziare” da GM, ottenendo tra l’altro la restituzione della quota del 10%, lo scioglimento delle joint-venture e 1,55 miliardi di euro come controvalore del put.
30 aprile 2009: viene firmato l’accordo tra Fiat e Chrysler. La Casa torinese entra in possesso del 20% del gruppo di Auburn Hills - che in seguito salirà al 35% - in cambio di piattaforme e tecnologie utili a Chrysler per poter sviluppare auto a basso impatto ambientale, come espressamente chiesto dalla Casa Bianca per poter ottenere il prestito federale. E così, questa volta la situazione si è capovolta ed i ruoli si sono invertiti: “Fiat salva l’industria automobilistica americana”, dovremmo esclamare noi italiani. Ma non solo direttamente: infatti, se dovesse andare in porto anche il “Piano Opel” - negli ultimi giorni allargatosi all’acquisto anche di Saab e Vauxhall - ne beneficerebbe pure la General Motors, perché Fiat rileverebbe tutte le attività di GM Europe, filiale europea dell’ormai ex colosso di Detroit.
Al di là di tutti gli aspetti, qual è l’unica cosa che accomuna l’intesa con Chrysler e l’accordo siglato quasi dieci anni fa con GM? Per ogni appassionato di auto che si rispetti, la risposta è una sola: Alfa Romeo. Questa volta sembra l’occasione giusta per la Casa del Biscione: un ritorno dell’alto di gamma alla trazione posteriore per riallacciarsi alla propria tradizione e affrontare al meglio il ritorno sul mercato “a stelle e strisce”.
Molti si stanno chiedendo come farà Marchionne a trovare il giusto mix per quello che sarà un gruppo automobilistico da 80 miliardi di fatturato e una produzione mondiale di 6/7 milioni di veicoli all’anno. Un nuovo colosso composto da diversi brands: Fiat, Abarth, Lancia, Alfa Romeo, Chrysler, Dodge, Jeep, Opel/Vauxhall e Saab e i veicoli commerciali. Il Presidente Luca Cordero di Montezemolo, alcune settimane fa, ha annunciato che Fiat continuerà a cooperare con altri partner, ricoprendo un ruolo da protagonista.
Se in futuro nascerà il colosso Fiat, molto probabilmente sarà questo lo scenario a cui assisteremo: Fiat e Opel riprenderanno il discorso interrotto qualche anno fa e che portò allo sviluppo dei motori diesel MultiJet, della Grande Punto e dell’attuale Corsa. Della stessa partita saranno Lancia e Saab, le quali potrebbero ritornare allo sviluppo congiunto dell’alto di gamma, come quando negli anni ‘80 dettero vita alla Thema e alla 9000, grandi berline capaci di scalfire lo strapotere delle tedesche nel segmento E. Invece, Alfa Romeo beneficerà del know-how di Chrysler e Dodge nelle auto a trazione posteriore.
In questo grande scacchiere, potranno entrare in gioco anche le partnership che Fiat ha in piedi con Tata e PSA. La Casa indiana potrebbe fornire il supporto per le auto low cost del Lingotto, molto probabilmente griffate con il riesumato marchio Autobianchi; Jaguar e Land Rover sarebbero ideali, rispettivamente, per lo sviluppo di auto di lusso e per una joint-venture con Jeep. Un ruolo importante lo rivestirebbe anche PSA, con cui Fiat è alleata da più di trent’anni nel campo dei veicoli commerciali.
Potrebbe essere realizzata una variante Dodge del Fiat Ducato per sostituire il van Sprinter, realizzato ai tempi di DaimlerChrysler. Inoltre, anche Opel si includerebbe nella sinergia, qualora il matrimonio con Fiat incontrasse problemi con Renault e Nissan con cui realizza i veicoli Movano e Vivaro. Al momento, tutte queste ipotesi restano delle mere supposizioni. Solo il tempo dirà se Fiat diventerà uno dei più grandi gruppi automobilistici mondiali.
Fonte MitoAlfaRomeo.com
Accordo Fiat-Chrysler: ecco i modelli Alfa Romeo e Fiat che sbarcheranno negli USA
Grazie ai documenti che Chrysler ha consegnato ai tribunali statunitensi per avviare le pratiche di procedura fallimentare controllata secondo le norme di “Chapter 11″, sono stati scoperti i modelli Alfa Romeo e Fiat che a breve sbarcheranno negli Stati Uniti. Robert Manzo, Executive Director di Capstone Advisory Group, ha dichiarato ufficialmente che le Fiat 500, Panda, Grande Punto e le Alfa Romeo MiTo e Milano saranno le prime auto del Lingotto che verranno assemblate negli USA e rimetteranno in sesto le finanze di Chrysler.
Se MiTo, Milano e 500 sin da subito sono state indicate come vetture ideali per lo sbarco americano, una grande novità è rappresentata dalla decisione di esportare oltreoceano anche Grande Punto e Panda, anche se quest’ultima dovrebbe essere griffata con il brand Jeep e quindi disponibile solo nelle versioni 4×4, come anticipammo qualche giorno fa. Tom LaSorda, co-presidente dimissionario di Chrysler, ha aggiunto che verrà sviluppata una futura Chrysler basata sulla piattaforma C-Evo di Fiat.
Ma non finisce qui. Infatti, nelle documentazioni presentate alla Corte vengono menzionati anche motori e cambi che verranno costruiti in America: i propulsori prossimi al debutto sono il 1.4 T-Jet a quattro cilindri e il nuovo diesel 3.0 V6, mentre è prevista l’adozione del nuovo cambio sequenziale a doppia frizione DDC in sostituzione del cambio automatico Getrag, utilizzato attualmente su quasi tutte le vetture Chrysler.
Fonte Autoblog.com
Ragazzi in quest'ultimo articolo, si parla di V6 diesel prossimo al debutto, ma si parla del V6 JTDM secondo voi? Tra l'altro costruito in America? :scratch) :scratch) :scratch)