Mi si perdonerà se dico la mia, senza aver letto ottomila papier di robe scritte un tantinello OT, sulla questione oggetto del topic.
Diciamo subito che l'accordo veniva dato già per "fatto" parecchi giorni fa, così come già mi era stato dato per fatto quello per Opel quand'ancora manco si cianciava della questione Fiat interessata ad Opel.
L'accordo in se è buono, soprattutto per Marchionne (e dico Marchionne disgiungendolo un attimo da Fiat), anche perchè è chiaro che volere o volare sarà lui, questo "homo novus", che guiderà un eventuale colosso (con tutte le tessere al proprio posto) di 5/6 milioni di veicoli all'anno.
Che poi ciò sia stato possibile a scapito di interventi in garanzia dei clienti o di prodotti di Pomigliano scadenti, od ancora di prodotti a marchio premium che di premium han solo il prezzo, questo ovviamente nessuno avrà voglia di dirlo adesso che vedo tutta la politica sale sul carro del vincitore (forse si dimenticano di quando han mollato - giustamente, peraltro - la Fiat nella merda anni fa).
L'accordo è cosa buona per gli italiani che esportano la loro tecnologia (anche se non così avanzata come la ignorante stampa ciancia, stante che molta roba esprimibile dal CRF ammuffisce proprio al CRF e non per scelta del CRF) iniettandola in un gruppo che pure Daimler Benz aveva lasciato nella bratta, evidentemente facendosi i suoi conti.
Quindi un gruppo che da solo non avrebbe avuto modo di campare quel tanto (avendo i target che ha) si annette una VERA provincia debole (altro che le cazzate dette da Agnelli sull'Alfa nel 1987) col placet degli americani, che ultimamente se la stan facendo un po' tanto addosso, compreso il loro primo cittadino Obama (persona che gode della mia massima stima, a scanso di equivoci).
Volendola vedere da italiano e da Alfista, la cosa mi tange solo SE l'apertura (per la rete, che è quanto Marchionne va cercando, Opel mica se la compra per gli stabilimenti, bensì per la rete - pensiamo all'Inghilterra, dove Vauhxall non è propriamente una scartina) a mercati che possono "tirare il prodotto" significa un incremento della qualità e della tecnica dei prodotti premium: dico premium, perchè come prodotto generalista a marchio Fiat onestamente va tutto molto bene come è adesso.
Che gli americani comprino o meno le 500 o le Alfa Romeo dipenderà sia dal grado di bontà del prodotto, che qualitativo, sia dalla COERENZA positiva che il prodotto potrà avere: per Fiat, quindi, un'affidabilità che negli anni '70 Fiat non aveva, e che si ricorderà (se non si ricorda lo dico io adesso) aveva portato Torino a venirsene via con la coda fra le gambe.... per Alfa una unicità di prodotto, italiano e di spessore tecnologico, originale e prestazionale simile a nessun altro e competitivo con roba di costo e blasone ben maggiore, che Alfa ha avuto negli USA fin a tutti gli anni '80, lasciandolo perdere con la 164 (che difatti fu l'ultimo modello esportato).
Se Torino quindi inizierà a vedere gli USA non solo come "la terra della Chrysler che ci siamo annessa" o "il mercato dove basta dire italiani e ci strapagano anche la rumenta" non solo potrà venire qualcosa di buono da oltreoceano, ma forse forse anche per noialtri.
Si potrà obiettare che anche quando non vi era l'impegno di iniettare uomini, capitali e tecnologia in un gruppo americano che non è propriamente "un brand" i brand produttori di specialties son stati fatti annacquare. E difatti questo è il rischio. Quà si gioca veramente non tanto la credibilità di Marchionne, che il suo mestiere di uomo di finanza lo sa fare ed anche bene. Bensì la "qualità" in senso di prodotto, di scelte, uomini filosofia e strategia, dalla progettazione all'assistenza, dello stesso.
Perchè per un'Alfa un domani identica alla Chrysler "so una sega" o per una Lancia basata sulla Insignia ci sarà sicuramente chi dalle parti di Monaco e Stoccarda si frega le mani, vedendo come certi livelli di prodotto (e clientela relativa) rimangono di loro appannaggio e ancor più sicuri.
Una persona "di pregio" americana, sia imprenditore o professionista, non è così imbecille da rinunciare a una "exotic car" come BMW per andare su una vettura italiana, la cui assistenza viene fatta dalla officina Chrysler a due isolati, dove portano a far assistenza i suoi dipendenti od operai...
Sulla questione del mercato USA intasato di SUV ed altre vetture "inutili" (da noi) ma tanto vendute colà, il rischio che Fiat non deve correre (ci è rimasta già fregata quà e dovrebbe aver imparato) è di imporre certi prodotti, pretendendo che "il mercato" cambi secondo i loro gusti.
Se l'USA continua a drenare SUV, sarà compito di Fiat produrre a marchio che gli pare i SUV, magari facendone tesoro ed ottenendo a costo ridotto dei SUV che dovessero ancora tirare pure di quà.
Conoscendo un po' la mentalità Fiat, espressa da U. Agnelli buonanima quando la Stilo divenne un flop - ovvero da subito - " il mercato non l'ha capita ", bhè, il rischio mi pare ci sia.
Ad ogni modo la partita è molto interessante, e giustamente Marchionne dice che di cappelle non ne vanno fatte. Non dubito minimamente che egli ne sia consapevole, e capace di gestire i risvolti finanziari delle operazioni e del progetto. Mi rimangono purtroppo forti dubbi a che il suo modus operandi che, per Alfa, ha dato quel che ha dato (e darà quel che darà) sia confacente alla bisogna.
Diciamo subito che l'accordo veniva dato già per "fatto" parecchi giorni fa, così come già mi era stato dato per fatto quello per Opel quand'ancora manco si cianciava della questione Fiat interessata ad Opel.
L'accordo in se è buono, soprattutto per Marchionne (e dico Marchionne disgiungendolo un attimo da Fiat), anche perchè è chiaro che volere o volare sarà lui, questo "homo novus", che guiderà un eventuale colosso (con tutte le tessere al proprio posto) di 5/6 milioni di veicoli all'anno.
Che poi ciò sia stato possibile a scapito di interventi in garanzia dei clienti o di prodotti di Pomigliano scadenti, od ancora di prodotti a marchio premium che di premium han solo il prezzo, questo ovviamente nessuno avrà voglia di dirlo adesso che vedo tutta la politica sale sul carro del vincitore (forse si dimenticano di quando han mollato - giustamente, peraltro - la Fiat nella merda anni fa).
L'accordo è cosa buona per gli italiani che esportano la loro tecnologia (anche se non così avanzata come la ignorante stampa ciancia, stante che molta roba esprimibile dal CRF ammuffisce proprio al CRF e non per scelta del CRF) iniettandola in un gruppo che pure Daimler Benz aveva lasciato nella bratta, evidentemente facendosi i suoi conti.
Quindi un gruppo che da solo non avrebbe avuto modo di campare quel tanto (avendo i target che ha) si annette una VERA provincia debole (altro che le cazzate dette da Agnelli sull'Alfa nel 1987) col placet degli americani, che ultimamente se la stan facendo un po' tanto addosso, compreso il loro primo cittadino Obama (persona che gode della mia massima stima, a scanso di equivoci).
Volendola vedere da italiano e da Alfista, la cosa mi tange solo SE l'apertura (per la rete, che è quanto Marchionne va cercando, Opel mica se la compra per gli stabilimenti, bensì per la rete - pensiamo all'Inghilterra, dove Vauhxall non è propriamente una scartina) a mercati che possono "tirare il prodotto" significa un incremento della qualità e della tecnica dei prodotti premium: dico premium, perchè come prodotto generalista a marchio Fiat onestamente va tutto molto bene come è adesso.
Che gli americani comprino o meno le 500 o le Alfa Romeo dipenderà sia dal grado di bontà del prodotto, che qualitativo, sia dalla COERENZA positiva che il prodotto potrà avere: per Fiat, quindi, un'affidabilità che negli anni '70 Fiat non aveva, e che si ricorderà (se non si ricorda lo dico io adesso) aveva portato Torino a venirsene via con la coda fra le gambe.... per Alfa una unicità di prodotto, italiano e di spessore tecnologico, originale e prestazionale simile a nessun altro e competitivo con roba di costo e blasone ben maggiore, che Alfa ha avuto negli USA fin a tutti gli anni '80, lasciandolo perdere con la 164 (che difatti fu l'ultimo modello esportato).
Se Torino quindi inizierà a vedere gli USA non solo come "la terra della Chrysler che ci siamo annessa" o "il mercato dove basta dire italiani e ci strapagano anche la rumenta" non solo potrà venire qualcosa di buono da oltreoceano, ma forse forse anche per noialtri.
Si potrà obiettare che anche quando non vi era l'impegno di iniettare uomini, capitali e tecnologia in un gruppo americano che non è propriamente "un brand" i brand produttori di specialties son stati fatti annacquare. E difatti questo è il rischio. Quà si gioca veramente non tanto la credibilità di Marchionne, che il suo mestiere di uomo di finanza lo sa fare ed anche bene. Bensì la "qualità" in senso di prodotto, di scelte, uomini filosofia e strategia, dalla progettazione all'assistenza, dello stesso.
Perchè per un'Alfa un domani identica alla Chrysler "so una sega" o per una Lancia basata sulla Insignia ci sarà sicuramente chi dalle parti di Monaco e Stoccarda si frega le mani, vedendo come certi livelli di prodotto (e clientela relativa) rimangono di loro appannaggio e ancor più sicuri.
Una persona "di pregio" americana, sia imprenditore o professionista, non è così imbecille da rinunciare a una "exotic car" come BMW per andare su una vettura italiana, la cui assistenza viene fatta dalla officina Chrysler a due isolati, dove portano a far assistenza i suoi dipendenti od operai...
Sulla questione del mercato USA intasato di SUV ed altre vetture "inutili" (da noi) ma tanto vendute colà, il rischio che Fiat non deve correre (ci è rimasta già fregata quà e dovrebbe aver imparato) è di imporre certi prodotti, pretendendo che "il mercato" cambi secondo i loro gusti.
Se l'USA continua a drenare SUV, sarà compito di Fiat produrre a marchio che gli pare i SUV, magari facendone tesoro ed ottenendo a costo ridotto dei SUV che dovessero ancora tirare pure di quà.
Conoscendo un po' la mentalità Fiat, espressa da U. Agnelli buonanima quando la Stilo divenne un flop - ovvero da subito - " il mercato non l'ha capita ", bhè, il rischio mi pare ci sia.
Ad ogni modo la partita è molto interessante, e giustamente Marchionne dice che di cappelle non ne vanno fatte. Non dubito minimamente che egli ne sia consapevole, e capace di gestire i risvolti finanziari delle operazioni e del progetto. Mi rimangono purtroppo forti dubbi a che il suo modus operandi che, per Alfa, ha dato quel che ha dato (e darà quel che darà) sia confacente alla bisogna.