Accordo Fiat-Chrysler: Daimler esce dal capitale della Casa americana
L’accordo tra Fiat e Chrysler si avvia nella fase conclusiva, in vista del termine del 30 aprile fissato dal Presidente USA Barack Obama. Dopo il raggiungimento dell’intesa con i potenti sindacati americani e canadesi, giunge un’altra buona notizia per le due Case automobilistiche. Infatti, la tedesca Daimler AG, ancora detentrice del 19,9% del capitale di Chrysler, ha ufficialmente rinunciato alla sua quota, già in precedenza valutata pari a zero.
Altresì, il gruppo di Stoccarda si è impegnato verso l’ex partner anche in altri aspetti che ancora legavano le due Case, nonostante il divorzio risalga al 2007. Daimler ha deciso di condonare i prestiti concessi in passato a Chrysler, i quali ammontavano a 1,5 miliardi di dollari. Sempre in base all’accordo, la casa tedesca verserà nei prossimi tre anni anche 200 milioni di dollari nel piano pensionistico della Casa di Auburn Hills. Inoltre, con questa intesa, nel secondo trimestre i profitti pre-imposte di Daimler AG subiranno una riduzione pari a 700 milioni di dollari.
Fonte autoblog
Accordo Fiat-Chrysler: l'UAW ratifica l'intesa e riceverà il 55% delle azioni
I rappresentanti del sindacato americano UAW (United Auto Workers) hanno ratificato ieri in maniera unanime l’intesa con Fiat che prevede un taglio del costo del lavoro e delle retribuzioni per i propri rappresentati. In cambio di questa concessione, l’UAW riceverà il 55% della proprietà di Chrysler LLC ed un seggio in consiglio d’amministrazione per un rappresentante del fondo per le cure sanitarie dei lavoratori in pensione.
Dato oramai per certo che Fiat raggiungerà il 35% della proprietà, il rimanente 10% sarà spartito tra il governo USA e i creditori privati del gruppo, banche ed hedge funds. Le votazioni dell’UAW, attualmente in corso in tutto il paese, si concluderanno domani, e tutti gli analisti esprimono la propria fiducia verso una ratifica senza intoppi.
Fonte Leftlane
Accordo Fiat-Chrysler: Marchionne non esclude la bancarotta
«Se fossi uno scommettitore, punterei i miei soldi sulla bancarotta». Secondo quanto riferisce Ken Lewenza, presidente del Canadian Auto Workers (Caw), Sergio Marchionne non mostrerebbe alcuno stupore nel caso venisse applicato il Chapter 11 (legge sull’amministrazione controllata in vista del fallimento) nei confronti di Chrysler. E la frase riportata in precedenza lo dimostra.
Questa procedura, in ogni caso, non avrebbe nessuna ripercussione sulle trattative. Che sono quasi giunte al termine. Nonostante lo “scoglio” residuo sia il più acuminato: convincere i quattro grandi creditori (JPMorgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley) ad una radicale ristrutturazione del debito.
Dagli attuali 6.9 miliardi si passerebbe a 2, con il 10% del totale azionario assegnato al governo. Il ricorso all’amministrazione controllata sarebbe obbligato nel caso i piccoli creditori rifiutino il piano. La suddivisione delle quote azionarie sarebbe pertanto la seguente: 55% al sindacato dei lavoratori, 35% a Fiat ed il restante 10% diviso fra governo e creditori.
Fonte Repubblica
Accordo Fiat-Chrysler: è arrivata l'intesa
L’accordo tra Fiat e Chrysler, secondo le anticipazioni appena pubblicate dal Corriere della Sera, è stato raggiunto. Il quotidiano cita proprie fonti certe che confermano come anche le ultime difficoltà sarebbero state superate. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare durante la conferenza stampa del presidente degli Stati Uniti Barack Obama intorno alle 18 italiane. Obama si era detto ieri ottimista sull’intesa che, secondo alcune fonti vicine alla trattativa, potrebbe anche passare attraverso la bancarotta controllata, definita comunque “un passaggio rapido”.
Fonte Autoblog
Accordo Fiat-Chrysler, gli aggiornamenti in vista dell'annuncio: Auburn Hills verso 1-2 mesi di bancarotta pilotata
Indipendentemente dall’accordo con Fiat, Chrysler avrebbe deciso di chiedere comunque la protezione dai creditori ricorrendo al Chapter 11 della legislazione fallimentare americana, che regola l’amministrazione controllata. Secondo Bloomberg, che cita “un funzionario dell’amministrazione Obama”, a far scattare il ricorso alla procedura fallimentare sarebbe stata la mancata adesione da parte di alcuni piccoli creditori. Secondo una fonte dell’amministrazione USA la bancarotta pilotata potrebbe durare uno o due mesi.
Fonte autoblog
Ragà ma che succede? Non ci sto capendo piu niente :asd) :asd) :asd)