mav, concordo solo parzialmente: quando c'era Agnelli, la proprietà era lui e bisognava stare a sentirlo, perchè su certe cose (compresa l'annessione della provincia minore) aveva solo lui l'ultima parola
ora la proprietà è spezzettata nella famiglia, che tra l'altro detiene una quota di controllo ma non maggioritaria: questo fa si che si debba pensare alla proprietà (secondo me) più come ad un set di investitori che guardano al ritorno dell'investimento (leggi valore del corso azionario e dividendo) e se ne fregano abbastanza del resto (diversamente dai Quandt, per esempio); pertanto marpionne, da buon a.d. anglosassone, ragiona molto (e lo si vede anche dall'intervista) in termini di creazione di valore per l'azionista, fottendosene del resto: ma proprio per questo è lui che prende le decisioni perchè a lui le decisioni sono delegate (con marginale intervento di montezuccolo che si compiace di starsene nella sua isoletta di maranello)
il problema è che ad uno così, cose come
"l'Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. ci sono molte marche di automobili, e tra esse l'Alfa occupa un posto a parte. e' una specie di malattia, l'entusiasmo per un mezzo di trasporto. E' un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizioni. I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica. Si tratta di sensazioni, di passione, tutte cose che hanno a che fare più col cuore che con il cervello. Naturalmente alcuni di questi elementi sono semplicemente meccanici, e pertanto sono abbastanza facili da identificare. Sono concetti che nascono dall'attività delle corse, nelle quali l'eccellenza è indispensabile"
non entrano proprio nella testa, vanno al di là dei suoi schemi mentali: questa sopra, in termini anglosassoni "moderni", sarebbe la "vision" e la "mission" aziendale per Alfa Romeo, ma per essere comprese richiedono una formazione culturale molto diversa da quella del sergio
ora la proprietà è spezzettata nella famiglia, che tra l'altro detiene una quota di controllo ma non maggioritaria: questo fa si che si debba pensare alla proprietà (secondo me) più come ad un set di investitori che guardano al ritorno dell'investimento (leggi valore del corso azionario e dividendo) e se ne fregano abbastanza del resto (diversamente dai Quandt, per esempio); pertanto marpionne, da buon a.d. anglosassone, ragiona molto (e lo si vede anche dall'intervista) in termini di creazione di valore per l'azionista, fottendosene del resto: ma proprio per questo è lui che prende le decisioni perchè a lui le decisioni sono delegate (con marginale intervento di montezuccolo che si compiace di starsene nella sua isoletta di maranello)
il problema è che ad uno così, cose come
"l'Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. ci sono molte marche di automobili, e tra esse l'Alfa occupa un posto a parte. e' una specie di malattia, l'entusiasmo per un mezzo di trasporto. E' un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizioni. I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica. Si tratta di sensazioni, di passione, tutte cose che hanno a che fare più col cuore che con il cervello. Naturalmente alcuni di questi elementi sono semplicemente meccanici, e pertanto sono abbastanza facili da identificare. Sono concetti che nascono dall'attività delle corse, nelle quali l'eccellenza è indispensabile"
non entrano proprio nella testa, vanno al di là dei suoi schemi mentali: questa sopra, in termini anglosassoni "moderni", sarebbe la "vision" e la "mission" aziendale per Alfa Romeo, ma per essere comprese richiedono una formazione culturale molto diversa da quella del sergio