COM’E’ Dal produttore al consumatore: presentata come prototipo indipendente da Giorgetto Giugiaro al Salone di Ginevra 2002, la concept Brera si appresta a varcare la soglia delle concessionarie dal prossimo mese. L’idea iniziale, una interpretazione libera di Giugiaro del tema sportivo del Biscione, è stata sposata in toto da Alfa Romeo e ha avuto soltanto qualche ritocco, qualche spigolo più tagliente, per diventare l’Alfa Brera di produzione.
PARENTI SERPENTI Un bel pezzo di stile, ma non si capisce che cosa abbia fatto di così male la Alfa GT, che si sovrappone nel range di prezzo, per meritare una sorellona così scomoda. D’accordo, la GT ha una abitabilità differente e dalla Brera deriverà a primavera 2006 la nuova Spider e, in seguito, una piccola Maserati, ma perché non investire in un progetto più atteso e redditivo come quello della Kamal, la SUV compatta presentata a Ginevra 2003?
FACCIA DI FAMIGLIA Le linee tese delle ultimissime Alfa Romeo sulla Brera tagliano nettamente il frontale e le fiancate, ma si ammorbidiscono quando si avvicinano alla coda, larga e arrotondata. I tagli delle luci e le pieghe della carrozzeria sono unici, come lo stile delle Alfa, le uniche che non stimolano i soliti commenti amarcord. Decisamente piacevole l’effetto del tetto in cristallo panoramico, prolungamento naturale del parabrezza, soprattutto con i colori chiari. E il più scontato argento è il colore che dona di più alla Brera, trés chic.
CINTURA VERA Il frontale ha uno sbalzo un poco esagerato, un grande naso obbligato da un passo corto (252cm) su una lunghezza massima da berlina (441cm). Alla base della Brera c’è l’ottimo telaio della 159, con un passo più corto di 18 centimetri e 24 centimetri in meno di lunghezza massima. Come la 159, anche la Brera ha il frontale delimitato ai lati da spigoli vivi che danno origine alla piega che percorre tutto il perimetro della linea di cintura.
EFFETTO PAGURO Vista di lato, la Brera ha un abitacolo un po’ piccolo, limitato in coda da un grande montante: forse un poco più allungato all’indietro avrebbe dato più slancio alla fiancata e limitato l’effetto Paguro della coda imponente. E la coda è il pezzo forte della Brera, con luci tagliate magistralmente e il lunotto pentagonale con al punta rivolta verso il basso. Una linea così pulita e personale che la scritta Brera, composta nel carattere delle vecchie Alfa, dà quasi fastidio, come un moscerino sul vetro. E poi, non ce n’è bisogno: la Brera è un pezzo unico.
DUE + DUE (BORSE) L’abitacolo della Brera è sportivo, tagliato su misura, con i due sedili posteriori ben conformati ma che non offrono spazio per le gambe nemmeno se chi guida è alto 1 e 60 e regola il sedile come un rallista. Due posti di fortuna, mentre più sfruttabile è il bagagliaio che mette a disposizione 300 litri e lo spazio per la sacca da golf (parametro ormai imprescindibile per tutte le Case…) in configurazione 2+2, ampliabile fino a 610 litri se si abbassano i sedili posteriori. Ad alimentare il bagagliaio pensa un portellone che si apre però fino alle luci, lasciando la soglia di carico piuttosto alta, e la sacca da golf pesa…
TRE BOCCHE Lo stile dell’abitacolo ricorda quello della 159, anzi è proprio il medesimo. La plancia è quella della 159, con le tre belle bocchettone per la climatizzazione al centro, sopra i tre strumentini di servizio, tutto annegato in una finitura alluminio molto sportiva. Alla consolle, riuscita e funzionale, si affianca il cruscottone con le due palpebre che ricorda, anch’esso, le Alfa del passato con due grandi strumenti circolari e un visore digitale di servizio al centro. I sedili sono più sportivi, rivestiti in tessuto, Texalfa o pelle pieno fiore Frau.
TRE MOTORI Due sono a benzina, il più "piccolo" dei quali è il 2.2 JTS che spinge pure la 159. La sua potenza massima è di 185 cv a 6.500 giri, con un picco di coppia pari a 230 Nm a 4.500 giri. Abbinato a un cambio manuale a 6 marce e alla trazione anteriore, porta la Brera a 100 km/h in 8,6 secondi e le fa toccare eventualmente i 222 km/h, con una percorrenza media di 10,6 km/l. Al livello superiorie s’incontra il V6 3.2 da 260 cv e 322 Nm, ottenuti rispettivamente a 6.200 e 4.500 giri. Qui il cambio è sempre manuale a sei marce ma in questo caso la trazione è integrale e favorisce lo scatto da 0 a 100 in 6,8 secondi. La velocità di punta e il consumo medio salgono: la prima è di 240 km/h e il secondo dato parla di di 8,7 km/l. Per completare il gruppo è prevista anche un’alternativa a gasolio, il 2.4 Multijet con potenza portata a 200 cavalli, in arrivo in seguito.
BRERA E SKY VIEW Due allestimenti, di cui già il base ha davvero tutto, con di serie cerchi in lega, climatizzatore automatico bizona, chiave elettronica, controllo elettronico dell stabilità VDC, sensori di parcheggio posteriori, sintolettore CD e uno stuolo di airbag, compreso quello per le ginocchia del conducente. La Brera Sky View offre ovviamente in più il tetto in cristallo e, tra le altre cose, i sensori pioggia e crepuscolare e i proiettori bi-xenon. Il lancio vero e proprio, dopo la preview di dicembre 2005 è previsto per gennaio 2006, con prezzi da 34.000 a 45.000 euro.
COME VA Lo stile dell’abitacolo della Brera è molto riuscito, molto Alfa, dalla bella consolle rivestita in alluminio, ai grandi strumenti, ben disegnati nella grafica e ben leggibili indipendentemente dalla posizione del volante, ampiamente regolabile in altezza e in profondità. Il sedile è troppo alto per una sportiva, dalla linea così compatta che invita a infilarcisi dentro e a calzarla come una canoa. I più alti potrebbero incontrare anche qualche problema di abitabilità, specie con l’allestimento Sky View.
NEBBIA FITTA Gusto sportivo a parte, le regolazioni di volante e sedile consentono una posizione ergonomicamente corretta e comoda anche nei viaggi. Facendo scorrere all’indietro la tendina del tetto panoramico la sorpresa è che il cristallo non è trasparente ma acidato e quindi il panorama non si vede per nulla, si guadagna soltanto una maggiore luminosità dell’abitacolo. Avrei preferito un bel tetto trasparente: a proteggere dai raggi solari troppo violenti e dal caldo dell’irraggiamento pensa già la tendina.
SI RICONOSCE AL TOCCO La Brera, come la 159, offre una piacevole sensazione di qualità, con un bel rivestimento morbido e pesante per la plancia che nella sua opacità ricorda la verniciatura polverosa della plancia delle GTA Junior che si battevano in pista. L’alluminio che ricopre il volante è un poco grezzo sui bordi ma trasmette, come quello applicato sulla consolle centrale, la gradevole sensazione termica dell’alluminio vero. Anche i comandi secondari o principali trasmettono una sensazione di qualità che non ha nulla da invidiare alla produzione tedesca.
MR. FANTASTIC Sportiva, ma con un comfort adatto ad accompagnare gli ospiti anche per ore di guida. La Brera è un po’ gommosa, con la scocca ben isolata dalle ruote, pochi fruscii aerodinamici e la voce del padrone che si fa sentire all’interno dell’abitacolo, un piacere per molti, un fastidio per alcuni. La gommatura si sente nell’isolamento della scocca, negli innesti del cambio, quasi ammortizzati, e nel comportamento su strada. Il telaio è eccellente come quello di mamma 159, ma le reazioni sembrano sempre un poco smorzate da un effetto ammorbidente che le stempera.
DUEMILADUE Il motore JTS a iniezione diretta stechiometrica di benzina mi aveva già favorevolmente impressionato durante la prova della 159, tra i migliori motori a benzina nella sua categoria. Sulla Brera non sfigura di certo, molto docile ai bassi e bassissimi regimi con una bella voce piena da vera Alfa, ma con un bel caratterino sportivo che si rivela sopra i 4000/4500 giri fino ai 7000 del taglio del limitatore. Un bel motore con cui andare a passeggio nel traffico senza troppa fatica ma che dà le sue belle soddisfazioni quando ci si mette in testa di fare i cattivi.
TREMILADUE Prima di infilarsi nell’abitacolo della Brera 3.2, è necessario un minimo lavaggio del cervello per non pensare che il V6 non è l’ottimo V6 Alfa ma un General Motors che spingeva Holden australiane. Una lode va agli ingegneri Alfa per essere riusciti ad avvicinarsi molto alla voce (splendida) del V6 Alfa. Alla guida la Brera 3.2 si sente più pesante e meno agile (effetto trazione integrale) rispetto alla 2.2 JTS. Nostalgia affettiva a parte, il 3.2 è comunque un bel motorone, con una bella spinta ai bassi regimi ma che potrebbe avere qualche cavallo in più per far fronte alla concorrenza.
IL PAESE DEL BALOCCO Avendo a disposizione la pista Fiat di prova di Balocco, un piccolo Nurburgring da otto chilometri che riproduce tutte le condizioni stradali, con la 3.2 posso mettere alla prova le qualità del telaio. I sistemi elettronici di sicurezza li metto subito a riposo, anche se il loro intervento è molto sportivo, soltanto quando davvero si esagera e il sistema non può sapere se il pilota è in grado di riprendere in mano la situazione. In realtà l’ASR ha vita facile sulla Brera, alla sicurezza pensa il telaio. Si entra a fuoco nelle curve tutte differenti di Balocco con la Brera sempre sotto controllo, con un piacevole effetto di coda che tende a chiudere e a recuperare staccate tirate all’ultimo, aiutando a inserirsi in corda con grande facilità e con il pedale dell’acceleratore a fondo.
STRAPAZZARE CON CAUTELA Si sente l’effetto gommoso, come se le gomme avessero deriva (impossibile date le calzature) ma non fa mai perdere il controllo della situazione e rende le reazioni più morbide e facili da gestire. I freni, pensati per un lavoro stradale, accusano un poco il colpo messi alla frusta in pista ma, anche con il pedale che arriva al tappetino, mi tengono sempre in strada, avvisandomi per tempo che nelle frenate successive è meglio essere più saggi e prudenti. Il cambio a sei marce sopporta bene lo strapazzo pistaiolo, con cambiate veloci se lo si tratta con polso fermo e deciso.