ma tanto per capire di che personaggino si stava parlando, ecco un estratto della pagina wiki sul nostro simpatico geometra.
buona lettura...
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Flavio Briatore è nato a Verzuolo, in provincia di Cuneo il 12 aprile 1950, da insegnanti di scuola elementare. Diplomatosi come geometra, lavora come istruttore di sci e gestore di ristoranti. Arriva ad aprirne uno suo, iniziando di fatto la sua carriera imprenditoriale. Battezzò il locale con il suo stesso soprannome, "Tribüla",[2] ma il ristorante dovette chiudere per debiti.
Dopo aver fatto il piazzista di polizze assicurative a Saluzzo e dintorni, esordì nel mondo dell'imprenditoria a Cuneo, collaborando con un finanziere locale e costruttore edile, Attilio Dutto, che aveva rilevato la Paramatti Vernici, azienda già di proprietà di Michele Sindona. Il 21 marzo del 1979, Attilio Dutto venne assassinato a Cuneo con una bomba collegata all'accensione della sua auto (l'omicidio fece un grosso scalpore nella tranquilla cittadina piemontese); la verità sul caso non fu mai accertata. Questo è l'atto ufficiale che segna l'ascesa di Flavio Briatore che di fatto mette in opera tutto quello che aveva imparato dall'amico defunto.[1]
Cavalcando l'onda della fortuna, si trasferì a Milano, dove iniziò a frequentare l'ambiente della Borsa. In questo contesto conobbe Achille Caproni (Caproni Aeroplani) e divenne consulente della CGI (Compagnia Generale Industriale), la sua holding. Poco dopo, la Paramatti, acquistata nel frattempo da Caproni su consiglio dello stesso Briatore, ebbe un "crac" ed il pacchetto azionario dell'impresa fu venduto alla statale Efim. Diverse società del gruppo fallirono, gli operai finirono in cassa integrazione e banche e creditori rimasero con un buco di 14 miliardi di lire.
Briatore fu in seguito condannato per bancarotta in primo grado ad un anno e sei mesi dal Tribunale di Bergamo[3] e a tre anni dal Tribunale di Milano.[2] Nell'indagine di Milano fu accusato di essere a capo di quello che i giudici chiamarono il Gruppo di Milano, uso ad agganciare clienti facoltosi per truffarli. L'attività si interruppe con una serie di arresti, un'inchiesta giudiziaria ed un paio di processi che coinvolsero tra gli altri anche l'amico Emilio Fede, assolto per insufficienza di prove.[1] A cadere nella rete furono alcuni nomi noti, tra cui l'imprenditore Teofilo Sanson, il cantante Pupo, l'armatore Sergio Leone, l'ex vicepresidente di Confindustria Renato Buoncristiani e l'ex presidente di Confagricoltura Giandomenico Serra. Briatore non fece un solo giorno di carcere poiché si rifugiò per tempo a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, per poi tornare in Italia dopo un'amnistia.[2]
In seguito, grazie all'amicizia con Luciano Benetton, nonostante la latitanza, aprì alle Isole Vergini qualche franchising Benetton, e fece rapidamente carriera nel gruppo dirigente dell'azienda di Ponzano Veneto.[1]
All'inizio degli anni novanta venne nominato direttore sportivo della scuderia Benetton di Formula 1, creata nel 1986 da Davide Paolini e Peter Collins sulle ceneri della Toleman. Nella stagione 1994 e nella stagione 1995 vinse il mondiale con Michael Schumacher, da lui fortemente voluto al volante come pilota.