bt":qx4fi3n6 ha detto:
Il punto di vista di un inglese può servire a farci capire (a chi non se ne è ancora accorto, perlomeno) che l'Alfa non esiste più. E che c'è la probabilità che questo sia un processo irreversibile.
Sono d'accordo, ma l'esperienza insegna che gli inglesi han sempre da dire, fare e brigare, su tutto e tutti, ma i primi a perdere l'automobile nazionale son stati loro..... per quel che producevano, poi.... forse meglio avrebbero fatto a pensare prima in casa loro, e poi in casa altrui. Noi italiani siamo sempre bravi a vedere l'erba + verde nel giardino nel vicino, gli altri invece nel giardino del vicino ci sputano e noi glielo permettiamo.....
L'eccellenza tecnica Alfa c'è stata fino a che l'azienda è stata gestita in modo...... AZIENDALE corretto. Cioè come una impresa manifatturiera che, dal suo prodotto offerto, trae il profitto. Allorché l'azienda diventa terreno di scontro politico, origine di clientele varie ed eventuali, luogo dove il prodotto fatto conta niente per errori o miopia strategica, non c'è più un modo aziendale corretto.
Non dobbiamo cadere nella tendenza a "semplificare" le cose, modello politica degli ultimi anni (bianco/nero, destra/sinistra, tuttogiusto/tuttosbagliato). Leggo a giro roba che non tiene conto della "profondità" degli anni, che son di 12 mesi e 365 giorni. E' vero che parlare del passato fa venire la vision di un appiattimento manco che un decennio fosse durato 10 minuti, ma non è così.
Se è vero, come è vero, che gli anni dal 1974 al 1986 (12) hanno rappresentato una parabola discendente di prodotto - considerando anche il contesto sociale italiano che non era propriamente idilliaco - è anche vero che nel 1986 anno di cessione a un soggetto privato che prometteva fuoco e fiamme e decideva del proprio destino (la Finmeccanica no) il prodotto di segmento E bello che pronto c'era. Valido o meno valido per la tradizione, la 164 è stata tutto tranne che un insuccesso, segno che forse forse pur partendo da basi vincolanti quell'Alfa autonoma sapeva creare roba vendibile e di segmento elevato. Adesso, è arcinoto cosa possa pensare io di certuni prodotti che non ho mai posseduto - la miglior dimostrazione di cosa uno preferisce o meno, il resto son ciance - come la 164, ma pur non essendo un'eccellenza tecnica non era un cesso. Così come non penso proprio che chi in casa aveva dei prodotti come la Maestro, la Montego, o doveva chiedere alla Honda le macchine da ricarrozzare (e se le comprava pure, per orgoglio nazionale) o si è presa in casa la Nissan che gli ha impiantato uno stabilimento (non è forse come e peggio del progetto Arna? La bluebird non se la ricorda nessuno ed era forse un masterpiece estetico?) possa venirsene fuori sparando sentenze....
Ancora in merito all'eccellenza tecnica: il residuo di competenza, voglia e capacità di lavorare, che c'era in Alfa allorché venne regalata portava a progetti che non han mai visto la luce, ma non per questo non esistevano. La ciancia dei cassetti vuoti propagandata da chi aveva interesse a dire della provincia povera lasciamola credere a quei cretini che vogliono credere gli asini volino. Le jeep su base Alfasud/Arna c'erano, così come le testate ad alimentazione lamellare. C'erano già le evoluzioni del 6 cilindri, sovralimentato. Non c'erano i soldi, e va bene, mangiati da progetti dissennati (come la partecipazione in Formula 1, per me inutile e deleteria, come l'Arna, che aveva un barlume di logicità ma non per un'azienda come l'Alfa del tempo, difatti la si fece per aver il plesso APOMI2 che De Mita voleva da 10 anni prima....). Ma se è negativo, esecrabile, giudicabile, quel periodo andrebbe detto (e va detto!) di peggio del "dopo". Una gestione quasi ventennale all'ombra di un gruppo che faceva utili, che aveva possibilità economiche di rilancio o di miglioramento dell'Alfa, che ha invece ben visto di ridurla (tranne una enclave temporale limitata) a un marchio senza arte ne parte, destinato a quelli che si eccitano con poco e che forse sono incapaci di vedere "al di là".
Il divario dai tedeschi oggi è INDECENTEMENTE VASTO né si colmerà, per "n" motivi, il primo dei quali è la scelta aziendale. Il divario coi tedeschi comunque c'è sempre stato, possiamo dire che prima era "su alcuni aspetti", adesso è conclamato nel complesso del prodotto così come era nella metà degli anni '90 (dove l'Alfa IRI non c'entrava nulla).
Avendo una certa età ricordo bene le doti stradali di prodotti come le Audi E degli anni '70 E degli anni '80, comprese le Audi 80 tonde di grande successo commerciale: non andavano una mazza, non avevano una guidabilità degna di questo nome, ed erano superiori nel solo aspetto "carrozzeria". Le stesse BMW erano superiori, in carrozzeria, già negli anni '70 (come "tenuta al tempo" e "finizione interna"). Ricordiamoci, ancora, che auto come la 520i di fine anni '80 era un qualcosa di asfittico su strada, che per farla viaggiare come poteva viaggiare una 164 T.Spark (già un prodotto "imbastardito") ti dovevi prendere un 525i....
Enormi critiche esistevano anche negli anni "rampanti" dell'Alfa Romeo, non bisogna esser così partigiani da negarlo o far finta di niente. La gente smadonnava in aramaico per la finitura esigua di una Giulia, definita inadeguata al prezzo, per la scarsa tenuta acqua delle vetture in cui pioveva spesso e volentieri, perché marcivano, perché questo e perché quell'altro.
Erano però vetture caratteristiche, con dei plus ineguagliati, ma non certo oggetti perfetti e comprati da tutti.
Quando noi italiani non abbiamo + fornito vetture sul mercato, ovviamente il cliente si è trovato a dover comperare vetture che erano sul mercato, offerte da altri costruttori.