"Essere considerati italiani - ha detto Marchionne - nel business non aiuta. Nonostante tutto ciò, di fronte all'evidenza dei fatti, siamo tutti in attesa del miracolo". Ancora "speriamo che qualche costruttore straniero venga ad investire nel nostro Paese e a risollevarne le sorti. Forse perché nella nostra storia abbiamo subito più di un'invasione e ogni volta ci siamo illusi di aver trovato il salvatore". Marchionne ha spiegato quindi: "negli ultimi 8 anni e mezzo ho cercato costantemente, in ogni modo, di coinvolgere un partner nelle nostre attività in Italia, non ho avuto successo. Dichiaro - ha aggiunto - il mio completo fallimento. Non c'è nessuno che voglia accollarsi anche una sola delle zavorre italiane". Ma le zavorre ha chiarito non sono i lavoratori, ma il sistema Italia. "Dobbiamo ricordarci che abbiamo davanti - ha detto Marchionne - un'Italia che è ancora tutta da ricostruire. Non ci sono ricette segrete se vogliamo lasciare ai nostri figli un futuro che sia all'altezza delle nostre aspettative di crescita industriale, sociale e civile. Niente che si chiami volontà, impegno e lavoro".
"A volte mi pare che fare business in questo paese sia una fatica di Sisifo. "Ci mettiamo il massimo dell'impegno per scalare la montagna di difficoltà e di problemi che chi gestisce un'azienda in Italia si trova di fronte, ma quando stiamo per raggiungere la cima, ci sono sempre nuove forze e nuovi pesi per trascinarci verso il basso. E ogni volta dobbiamo ricominciare tutto da capo". Marchionne ha deplorato che "siamo il paese in cui sulle imprese gravano le tasse più alte d'Europa, la giustizia più lenta, l'elettricità e il gas più cari, la burocrazie più contorta" oltre a "infrastrutture che sono tra le peggiori d'Europa, pratiche per l'export tra le più difficili, un costo del credito tra i più elevati, la piaga della corruzione. E siamo ovviamente gli ultimi per produttività". Soffermandosi sull'operato del premier Mario Monti, Marchionne ha affermato che "è stato capace di ricreare un clima di fiducia verso il nostro paese e a riguadagnare la credibilità internazionale. E' riuscito a convincere i suoi colleghi europei ad appoggiarsi alla Bce, ad avviare importanti riforme strutturali e a scongiurare il rischio di default".
Si può essere anti-Fiat quanto si vuole, e in parte a ragione, ma sulla parte in grassetto c'è poco da discutere.
Fare impresa in questo paese NON CONVIENE.
Fatevene una ragione