Venendo ad Alfa, anche se siamo OT egualmente, io ho avuto modo di conoscere entrambi i progettisti, nonchè di avere molte informazioni su quanto Busso (deceduto non molto tempo fa) diceva: sia a mezzo dello squisito figlio Fiorenzo, già ing. Alfa in Alfasud, sia della sempre precisa Elvira Ruocco, già archivio storico vivente ora pensionata.
Chirico l'ho conosciuto dopo aver letto il suo libro, libro che consiglio. Ma a 35 anni suonati, ed avendone sia sentite sia vissute, ed avendo un minimo di conoscenza di come le OPINIONI siano personali mentre i fatti son quelli incontrovertibili e devono essere FISSI, mi posso fare una idea su cosa sia "un fatto" o su cosa sia "una opinione".
E' chiaro che un neofita, uno che gliene frega poco, o che crede a tutto quanto legge magari in buona fede vivaddio, legge e "crede".
Ma riflettendoci, alla tua domanda caro yugs hai risposto da solo. In più io ci posso mettere tutte le conoscenze che ho anche a livello personale mio e di prima mano mia, di uno che le mani sulle Alfetta ce le ha messe, che le conosce, che ci si è spaccato le mani e tirato sontuosissime e roboanti madonne.
Alfa aveva sicuramente la necessità di soddisfare esigenze di miglior comportamento su strada. Non disgiunte dal fatto che certa clientela mugugnasse anche di cose come abitabilità etc., che onestamente erano secondarie sia per l'Alfista tipo, sia per i progettisti dell'azienda. E difatti la storia oggi ci insegna che alla fine è + di successo ed ambito un prodotto raffinato in cui stai magari "stretto" (leggi le BMW e la Mini) che non delle robe ipergrosse e prodotte tanto al chilo (per esempio le Picasso).
I problemi legati all'adozione del transaxle non furono pochi, proprio a livello di rottura della trasmissione tanto è che è scritto, confermato, e da più parti (basta aver la voglia di andarsi a cercare le fonti ed anche aver la capacità di farlo, altrimenti si può anche credere alla ciancia che certuni dicono che "la fiat ha salvato l'alfa".....) che la dirigenza, dianzi a cotanti problemi, espresse il dubbio che fosse così tanto "necessario" adottare il cambio al ponte e "si tornasse come buona creanza insegnava, cioè rimettere il cambio davanti".
E vogliamo forse pensare, da novelli imbecilli, che cotanto casino, cotante modifiche, sarebbe state fatte per una STRONZATA come quella di aver più spazio in pedaliera? No, ma dico, ma stiamo scherzando o cosa?
Se, e dico SE, si avesse la conoscenza e capacità di discernimento susseguente e conseguenziale, vedremmo che Busso e Chirico sono due tecnici di diversa impostazione e di diversa genesi.
Il primo progetto che ha la responsabilità di Chirico è la 164...... Busso ha la responsabilità dell'Alfetta. Mi paiono due piani diversi, frutto di DIVERSE impostazioni mentali. Non trovate? Non voglio dire uno è meglio dell'altro o viceversa, pongo l'accento sul fatto che evidentemente l'idea di un'auto Alfa di uno era diversa dall'idea di auto Alfa dell'altro.
Chirico viene dai veicoli industriali, e quando approda ad essere il responsabile del prodotto Alfasud è il suo primo incarico rilevante, sempre e comunque sotto la direzione di Hruska, che era responsabile di tutto e dettava i dettami su tutto.
Chirico non è coinvolto in alcun modo nel progetto Alfetta, ergo non è parte in causa. Tant'è che la trattazione che fa dell'Alfetta nel suo libro è molto epidermica e non voglio essere cattivo nel pensare che ne parli poco perchè "non era cosa sua" e conseguentemente, volutamente, abbia voluto ridimensionarla.
Busso si è spaccato i maroni nel difendere Alfetta anche dopo la morte del suo nume tutelare Satta, e lascia l'Alfa per suo detto "solo quando oramai i problemi Alfetta erano alla fine" per tutelare la sua creatura. Lascia un anno prima dell'età pensionabile. Chirico fa carriera invece proprio nel periodo susseguente, quando il suo parente Surace diviene praticamente il successore di Satta, incarico per il quale era meritocraticamente indicato Busso. Frenò sicuramente la candidatura di Busso l'essere poco diplomatico e figlio di una vecchia scuola, quella che ha FATTO dell'Alfa moderna un'azienda nota in tutto il mondo.
Non dubito che secondo la sua mentalità Chirico avrebbe guardato PRIMA alla pedaliera che alla tenuta..... e che avrebbe adottato soluzioni meccaniche + o - raffinate per questioni di pedaliera. Busso no, la scuola di Satta nemmeno.
L'Alfetta nasce come "compendio di tutte le nostre conoscenze frutto anche dell'esperienza delle corse" (G. Busso), questo dice il suo padre e francamente se uno viene fuori col dire che il transaxle è solo per questioni di pedaliera bhè...... è un barbagianni che crede alle ciancie che vengon raccontate sui giornali e stop, fosse anche che "oggi a Milano 10 asini volavano e si son posati sul Duomo".