La storia della “Alfa nata per correre”
33: IL NUMERO DELLA LEGGENDA
di Marco Fazio
Automobilismo Storico Alfa Romeo
«Nati come semplice indicazione di quantità, i numeri hanno acquisito nel corso dei secoli delle valenze che trascendono il mero significato matematico. Ci sono numeri portafortuna, numeri simbolici e numeri magici. Per gli Alfisti, uno dei numeri più importanti, più evocativi, più emozionanti è senza dubbio il “33”.
La “genesi del mito” di questo numero parte da lontano, dalla fine dell’estate del 1964, nelle luminose stanze del reparto progettazione Alfa Romeo al Portello. La base di partenza è il telaio della Giulia (nata da due anni, ma già nel cuore di tutti i veri appassionati di auto dall’anima sportiva), identificato dal numero di codice “105”, al quale viene affiancato il suffisso “33”.
Dopo alcuni mesi di studi e di prove, nel 1965 vede la luce la prima “105.33”, progettata per le corse nel gruppo Sport Prototipi e conosciuta in seguito anche con il nome di 33/2; il motore, provvisorio, era di una TZ2. Il prototipo venne rapidamente inviato all’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo, per i montaggi successivi e le elaborazioni studiate dalla Progettazione della Casa Madre.
Diversi sono gli elementi di originalità che rendono la 33/2 un unicum nella storia della tecnica automobilistica.
Il motore, cilindrata 1995 cc, è un 8 V di 90° e 270 cavalli, montato posteriormente, costituisce corpo unico con il cambio e col ponte ad assi snodati, ma è forse lo “scheletro” di questa vettura a sorprendere per il livello di perfezione tecnica. Si tratta infatti un telaio di chiara ispirazione aeronautica, progettato nella forma e col materiale più idoneo alle sue funzioni, costituito da tre tubi di alluminio a forma di H asimmetrica, destinati ad accogliere nell’interno il serbatoio del carburante. Due fusioni in lega leggera all’estremità completano la struttura e sostengono le sospensioni, lo sterzo, la pedaliera, il gruppo propulsore, i tralicci dei radiatori, i sedili e la carrozzeria, costituita da tre parti in resina sintetica, il cui peso nella soluzione definitiva è di soli 55 kg.
La leggerezza è una delle caratteristiche principali della 33: pesa infatti, in ordine di marcia, solo 580 kg.
Definita dalla stampa dell’epoca come “nata per correre”, la 33 non rappresentava per l’Alfa Romeo la ripresa di un cammino interrotto, ma era la naturale prosecuzione dello spirito della Casa Milanese, alla luce della convinzione, sempre più rafforzata, che le competizioni sono in grado di fornire insegnamenti validi per la produzione di serie e costituiscono una fondamentale ed insostituibile esperienza per il progresso tecnologico.
In dieci anni di storia, la 33 ha corso in diverse categorie e con forme aerodinamiche differenti, ma ben impressa nella mente degli Alfisti è la data del debutto: 12 marzo 1967, zona industriale di Fleròn, nei pressi di Liegi, in Belgio; la gara è una corsa in salita. Dopo la presentazione ufficiale alla stampa (presenti i vertici aziendali, con Luraghi in testa) ecco il battesimo del fuoco sul campo di gara per la nuova Alfa Romeo 33/2: la vettura presenta un’ampia presa d’aria sul tetto, che le conferirà l’appellativo di “Periscopica”, al suo volante siede il capo dei collaudatori dell’Autodelta, Teodoro Zeccoli. Il debutto non poteva essere migliore: la 33/2 si piazzò prima davanti agli altri 220 partecipanti, battendo sonoramente le McLaren, le Brabham, le Porsche e le Ford GT.
Quella domenica di marzo, le strade tra Fleròn e Liegi interessate al tracciato della gara non avevamo mai visto un pubblico così numeroso: erano tutti lì per vedere la “prima mondiale” della 33, incantati dalla linea di questa vettura da corsa e dal suo comportamento in gara. Zeccoli, che percorreva quel tratto di 3 km per la prima volta nella sua carriera, non solo conquistò la vittoria, ma, alla terza tornata abbassò di ben 4 decimi il record sul giro, conquistato da una McLaren Oldsmobile e che fino ad allora sembrava imbattibile.
I piloti della 33, almeno nella seconda metà degli anni Sessanta, sono stati i campioni della TZ e della GTA targate Autodelta: De Adamich, “Geki”, Bussinello, Pinto, “Nanni”, Giunti e, ovviamente, Zeccoli; piloti dalle indubbie capacità, che hanno perfettamente interpretato questo nuovo ruolo, sempre all’altezza del compito a loro affidato, quello, cioè, di tenere alto nel mondo il simbolo del Quadrifoglio.
Viste le premesse, la 33/2 venne testata su due dei banchi di prova più impegnativi per la automobili da corsa: la Targa Florio e la 1.000 km del Nurburgring, che diedero ottimi feed-back sulla messa a punto della vettura, tanto che il 25 giugno successivo, la 33 di “Nanni” Galli vinceva la Palermo - Monte Pellegrino, migliorando addirittura di 7” il record della corsa.
L’eco delle prestazioni e delle vittorie della 33 comincia da subito a valicare i confini nazionali: alla fine dell’estate del 1967, la principessa Paola di Liegi (già entusiasta per il suo “Duetto”) si presenta alla pista sperimentale di Balocco. La sua regale fama di appassionata della guida veloce non viene smentita: poco dopo il suo arrivo, è già sulla 33 al fianco di Zeccoli, ad affrontare le impegnative curve della pista vercellese, domando con sapienza gli 8 cilindri Alfa Romeo. Alla fine dei giri sul tracciato, tolto il suo personale casco bianco, la principessa è raggiante. Paura? Nessuna: nelle sue parole solo una grandissima emozione.
Il 1967 si chiude con la presentazione della 33 in allestimento Stradale: attorno al telaio ed al motore della 33 da competizione, Franco Scaglione esprime forse il massimo livello del suo incomparabile genio creativo. Il famoso designer toscano dà vita ad una carrozzeria che interpreta nelle forme il più puro spirito Alfa Romeo; si tratta di una vettura di una bellezza incommensurabile, di un fascino irresistibile, considerata da più parti una delle più belle automobili mai prodotte.
Anche alla 33 Stradale si sono ispirati i tecnici e i disegnatori del Centro Stile Alfa Romeo per creare un altro mito della nostra Storia: la 8C Competizione, che fra poche settimane uscirà dalle linee di produzione in 500 ricercatissimi esemplari.
Nel 1968 la 33/2 partecipa alle più importanti gare del Campionato Internazionale Marche nella categoria Sport Prototipi, tra le quali la 24 ore di Daytona, la 12 ore di Sebring, la 1.000 km di Monza, la Targa Florio, la 1.000 km del Nurburgring, la 24 ore di La Mans.
I giornali di domenica 3 febbraio 68 titolavano “Daytona dice 33”: tre Alfa Romeo, tre 33 “Daytona”, arrivo in parata, primo, secondo e terzo posto nella classe fino a 2 litri dopo 24 massacranti ore di guida. Per l’Alfa Romeo è un trionfo a stelle e strisce, amplificato anche dal fatto che fra i piloti della nostra squadra c’era Mario Andretti, da subito entrato in sintonia con la 33/2.
Ritiratesi dopo pochi giri le altre quattro vetture italiane (due Lancia e due Ferrari), a Daytona l’Alfa Romeo aveva una responsabilità enorme: rappresentava da sola tutta l’industria automobilistica italiana. Le 33 dimostrarono di essere le migliori “due litri” del mondo.
A seguito della Targa Florio, il Corriere della Sera titola “4 Alfa Romeo nei primi 6 posti”, a celebrare una gara straordinaria, coronata dalla totale assenza di qualsiasi problema meccanico sulle vetture. In realtà la vittoria è stata di una Porsche, ma l’opinione pubblica non ha occhi che per le rosse Alfa Romeo, “Vince la Porsche, convince l’Alfa”, titola Tuttosport.
Un’altra vittoria in parata è quella di Le Mans (circuito che darà il nome al tipo di 33 che vi gareggiò), alla 24 ore del 29 settembre, con Giunti - Galli, Facetti - Dini e Casoni - Biscaldi.
I primi consuntivi vennero alla fine del 1968: almeno 200 corse internazionali, giorni e notti di prove a Balocco, fra illusioni e qualche delusione, la 33 era diventata “grande” e le vittorie assolute si ripetevano con una impressionante regolarità; Vallelunga, Mugello, Imola, prestigiosi templi italiani della velocità, onorati al meglio dalle prestazioni degli uomini Autodelta, una squadra entrata nella storia: Dini, Giunti, Vaccarella, Zeccoli, Casoni, Galli, nomi che hanno fatto la storia dell’automobilismo sportivo stringendo fra le mani il volante Alfa Romeo.
Il primo, importante risultato per la 33 è proprio del 1968, con la vittoria di categoria nel Campionato del Mondo Marche Sport Prototipo.
Le vittorie sportive, intanto, supportano egregiamente la comunicazione e il marketing: non vi è migliore pubblicità per una casa automobilistica di quella che possono rappresentare così tanti successi agonistici in campo internazionale .
“Oltreoceano” non significa solo Daytona e Sebring: gli USA portano alla 33 la vittoria nel Campionato Statunitense Conduttori con Patrick Scooter; a testimonianza dell’internazionalità del marchio Alfa Romeo, sia da considerare la vittoria della 33/2 nel Campionato Velocità in Angola.
Pur continuando la trionfale cavalcata della 33/2, nel 1969, dopo un anno di gestazione, debutta la 33/3. Oltre che per la cilindrata, aumentata a 3 litri, si differenzia dalla versione precedente per il telaio, non più a struttura tubolare, ma scatolato in lamiera in lega d’alluminio (l’Avional), rinforzato da elementi in titanio. Il motore, sempre a 8 cilindri, 4 valvole per cilindro, eroga una potenza di 400 cavalli. Due anni più tardi, al culmine del suo sviluppo, l’Alfa Romeo 33/3 riesce in diverse occasione ad infrangere la superiorità delle ben più potenti Sport 5 litri.
La sua carriera agonistica vede i primi allori nel Campionato Internazionale Marche tra luglio e agosto, a Zeltweg (De Adamich) e Pergusa, con il “preside volante” Nino Vaccarella. Si prosegue poi nell’altro emisfero, con una netta vittoria alla Temporada Argentina (18 gennaio 1970), per arrivare al trionfo nella 12 ore di Sebring, passando per Imola, dove De Adamich - Galli trionfano alla 500 km nella loro categoria e conquistano la piazza d’onore in classifica assoluta.
Sull’asfalto delle autostrade e delle città non è solo la 33 Stradale a far riecheggiare il potente rombo dell’8 cilindri Alfa Romeo, ma la meccanica della 33 viene cucita alla perfezione dentro un altero vestito molto esclusivo, questa volta griffato Bertone e chiamato “Montreal”, una vettura riconosciuta da tutti (giornalisti, tecnici, clienti e appassionati) come “la massima aspirazione dell’Uomo di oggi in fatto di automobili”. Prodotta in serie a partire dal 1970, la Montreal rappresentò una vera a propria rivoluzione nel modo di concepire, creare e vivere l’automobile. Il cuore della 33 le permette di posizionarsi su un piano nettamente diverso rispetto a tutte le analoghe vetture di altre case automobilistiche. La messa a punto del motore è eccezionalmente puntigliosa: infatti, se è difficile preparare una vettura per le competizioni, lo è ancora di più adeguare la stessa financo ai ritmi del traffico cittadino. Già il disegno, comunque, è una promessa di potenza e di sicurezza, di assoluto rigore italiano, ma con una carica stilistica che già nel 1967 aveva conquistato la folla dell’Expo di Montreal (ecco il perché del nome) che ne aveva ammirato estasiata il prototipo. Il motore è ovviamente un 8 cilindri a V, per 2593 centimetri cubi di cilindrata, che porta la corsa della Montreal fino a oltre 220 km/h; sotto il cofano, 230 cavalli marchiati 33.
Nel 1971 le vittorie alla 1.000 km di Brands Hatch (De Adamich - Pescarolo), alla Targa Florio (Vaccarella - Hezemans) e alla 6 ore di Watkins Glen (De Adamich - Peterson), insieme ad altri brillanti piazzamenti, valgono all’Alfa Romeo il 2° posto nella classifica del Campionato Mondiale Marche, dietro la Porsche (5 litri!) e davanti alla Ferrari. Alla fine del 1971 la 33/3 porta a casa 8 vittorie su 9 gare nella categoria Sport Prototipi, partecipando con buoni risultati anche alle prove del Campionato Europeo della Montagna e del Campionato Interserie.
L’Alfa Romeo, magistralmente supportata dall’Autodelta non dorme certo sugli allori e l’evoluzione della 33 non si ferma: il Campionato Mondiale Marche del 1972, riservato alle vetture Sport 3 litri con peso minimo di 650 kg, vede la nascita della 33 TT 3.
Il complesso della vettura è affatto rivisitato: telaio a traliccio in tubi d’acciaio, posto di guida avanzato e cambio riposizionato (non più a sbalzo, ma tra motore e differenziale), per una migliore ripartizione delle masse, dimensioni e peso più contenuti. Inizialmente questa vettura adotta lo stesso V8 della 33/3, la cui potenza, per questa versione, è salita a 440 cavalli. Già in fase di progetto, però, ne era stata prevista la sostituzione con un inedito 12 cilindri boxer, la cui messa a punto venne ultimata in vista della stagione 1973. Il telaio è lo stesso “TT”, per cui la nuova arrivata sarà battezzata 33 TT 12.
Autodromo Nazionale di Monza, quarta gara in calendario del Campionato Internazionale Marche, 25 aprile 1973; durante la prima sessione di prove, dal box Alfa Romeo - Autodelta si affaccia in pit-lane la sagoma della 33 TT 12. Siamo al debutto, avvenuto a stagione inoltrata non certo per problemi tecnici, ma per alcune vertenze sindacali che hanno interessato sia l’Azienda che i fornitori esterni e che hanno rallentato la fase di messa a punto.
Dopo pochi giri, la 33 TT 12 frantuma il tempo assoluto mai registrato a Monza. Tre settimane dopo, alla Targa Florio, faceva suo il giro più veloce. Indubbiamente delle premesse più che buone.
Grazie alla maggiore competitività del motore, che sale da 470 a 500 cavalli e i continui affinamenti apportati all’insieme telaio-carrozzeria, nel 1974 arriva la prima vittoria, sempre a Monza, alla 1.000 km, con Merzario e Andretti. Il trionfo è dell’anno successivo, il 1975, il Campionato è sempre il Mondiale Marche. Otto gare disputate, sette vittorie, una cavalcata di wagneriana memoria, un successo netto, una superiorità assoluta. Vale la pena ricordare le tappe di questo trionfo: Digione, Monza e Nurburgring con Merzario - Laffite, Spa, Zeltweg e Watkins Glen con Pescarolo - Bell e a Pergusa, ancora con Arturo Merzario, questa volta in coppia con Jochen Mass.
A cinquant’anni esatti dal mondiale vinto dalla P2 di Brilli Peri e a 25 dai due allori di Formula 1 della 158 e della 159, un altro oro iridato arride al glorioso Marchio Milanese.
Alla fine del Campionato del 1975, vinto con un agio quasi disarmante, l’instabilità dei regolamenti induce l’Alfa Romeo a rallentare l’attività nel settore delle Sport, ma questo comunque non impedisce alla squadra Alfa Romeo - Autodelta di aggiudicarsi ancora un titolo mondiale, quello del 1977.
Se nel 1975 la sequenza di vittorie è stata impressionante, nel 1977 è quasi imbarazzante (per gli avversari). A conquistare questo mondiale è la 33 SC 12, spinta dal 12 cilindri boxer di tre litri già montato sulla TT 12, ma con potenza elevata fino ad oltre 520 cavalli, per una velocità che oltrepassava i 350 km/h. Mentre anche le linee della carrozzeria ricordano il modello precedente, del tutto diversa è la struttura del telaio, per il quale si ritorna alla struttura scatolata (“SC”, appunto) in lega d’alluminio. Questa volta è en plein, otto gare, otto vittorie: difficile, molto difficile trovare, anche in tempi recenti, una supremazia così netta in campo sportivo. Queste vittorie sono da ascrivere equamente a Brambilla e a Merzario, che ebbe anche l’occasione, sul circuito di Salisburgo, ultima di gara di campionato, di portare al debutto in pista un’interessante versione turbo del boxer 12 C, con cilindrata ridotta a 2134 cc, ma con una strabiliante potenza di 640 cavalli.
A trent’anni da questo ultimo mondiale, l’Alfa Romeo celebra le vittorie della 33, ma anche la grande tradizione dei motori ad otto cilindri, con la 8C Competizione, una dream car che ne prosegue il cammino, interpretando appieno lo spirito Alfa, lo Spirito dell’eccellenza tecnica e della sportività elegante, caratteri che non si discostano dalla filosofia dell’Alfa Romeo di oggi, così per la 8C come per le vetture di produzione. Caratteri che legano indissolubilmente il nostro passato alla consapevolezza del nostro presente, pronti ad affrontare le sfide del futuro, nella convinzione che l’eccellenza della 33 si rispecchia in maniera forte sulla 8C Competizione dei giorni nostri.
:ciao) :ciao)
33: IL NUMERO DELLA LEGGENDA
di Marco Fazio
Automobilismo Storico Alfa Romeo
«Nati come semplice indicazione di quantità, i numeri hanno acquisito nel corso dei secoli delle valenze che trascendono il mero significato matematico. Ci sono numeri portafortuna, numeri simbolici e numeri magici. Per gli Alfisti, uno dei numeri più importanti, più evocativi, più emozionanti è senza dubbio il “33”.
La “genesi del mito” di questo numero parte da lontano, dalla fine dell’estate del 1964, nelle luminose stanze del reparto progettazione Alfa Romeo al Portello. La base di partenza è il telaio della Giulia (nata da due anni, ma già nel cuore di tutti i veri appassionati di auto dall’anima sportiva), identificato dal numero di codice “105”, al quale viene affiancato il suffisso “33”.
Dopo alcuni mesi di studi e di prove, nel 1965 vede la luce la prima “105.33”, progettata per le corse nel gruppo Sport Prototipi e conosciuta in seguito anche con il nome di 33/2; il motore, provvisorio, era di una TZ2. Il prototipo venne rapidamente inviato all’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo, per i montaggi successivi e le elaborazioni studiate dalla Progettazione della Casa Madre.
Diversi sono gli elementi di originalità che rendono la 33/2 un unicum nella storia della tecnica automobilistica.
Il motore, cilindrata 1995 cc, è un 8 V di 90° e 270 cavalli, montato posteriormente, costituisce corpo unico con il cambio e col ponte ad assi snodati, ma è forse lo “scheletro” di questa vettura a sorprendere per il livello di perfezione tecnica. Si tratta infatti un telaio di chiara ispirazione aeronautica, progettato nella forma e col materiale più idoneo alle sue funzioni, costituito da tre tubi di alluminio a forma di H asimmetrica, destinati ad accogliere nell’interno il serbatoio del carburante. Due fusioni in lega leggera all’estremità completano la struttura e sostengono le sospensioni, lo sterzo, la pedaliera, il gruppo propulsore, i tralicci dei radiatori, i sedili e la carrozzeria, costituita da tre parti in resina sintetica, il cui peso nella soluzione definitiva è di soli 55 kg.
La leggerezza è una delle caratteristiche principali della 33: pesa infatti, in ordine di marcia, solo 580 kg.
Definita dalla stampa dell’epoca come “nata per correre”, la 33 non rappresentava per l’Alfa Romeo la ripresa di un cammino interrotto, ma era la naturale prosecuzione dello spirito della Casa Milanese, alla luce della convinzione, sempre più rafforzata, che le competizioni sono in grado di fornire insegnamenti validi per la produzione di serie e costituiscono una fondamentale ed insostituibile esperienza per il progresso tecnologico.
In dieci anni di storia, la 33 ha corso in diverse categorie e con forme aerodinamiche differenti, ma ben impressa nella mente degli Alfisti è la data del debutto: 12 marzo 1967, zona industriale di Fleròn, nei pressi di Liegi, in Belgio; la gara è una corsa in salita. Dopo la presentazione ufficiale alla stampa (presenti i vertici aziendali, con Luraghi in testa) ecco il battesimo del fuoco sul campo di gara per la nuova Alfa Romeo 33/2: la vettura presenta un’ampia presa d’aria sul tetto, che le conferirà l’appellativo di “Periscopica”, al suo volante siede il capo dei collaudatori dell’Autodelta, Teodoro Zeccoli. Il debutto non poteva essere migliore: la 33/2 si piazzò prima davanti agli altri 220 partecipanti, battendo sonoramente le McLaren, le Brabham, le Porsche e le Ford GT.
Quella domenica di marzo, le strade tra Fleròn e Liegi interessate al tracciato della gara non avevamo mai visto un pubblico così numeroso: erano tutti lì per vedere la “prima mondiale” della 33, incantati dalla linea di questa vettura da corsa e dal suo comportamento in gara. Zeccoli, che percorreva quel tratto di 3 km per la prima volta nella sua carriera, non solo conquistò la vittoria, ma, alla terza tornata abbassò di ben 4 decimi il record sul giro, conquistato da una McLaren Oldsmobile e che fino ad allora sembrava imbattibile.
I piloti della 33, almeno nella seconda metà degli anni Sessanta, sono stati i campioni della TZ e della GTA targate Autodelta: De Adamich, “Geki”, Bussinello, Pinto, “Nanni”, Giunti e, ovviamente, Zeccoli; piloti dalle indubbie capacità, che hanno perfettamente interpretato questo nuovo ruolo, sempre all’altezza del compito a loro affidato, quello, cioè, di tenere alto nel mondo il simbolo del Quadrifoglio.
Viste le premesse, la 33/2 venne testata su due dei banchi di prova più impegnativi per la automobili da corsa: la Targa Florio e la 1.000 km del Nurburgring, che diedero ottimi feed-back sulla messa a punto della vettura, tanto che il 25 giugno successivo, la 33 di “Nanni” Galli vinceva la Palermo - Monte Pellegrino, migliorando addirittura di 7” il record della corsa.
L’eco delle prestazioni e delle vittorie della 33 comincia da subito a valicare i confini nazionali: alla fine dell’estate del 1967, la principessa Paola di Liegi (già entusiasta per il suo “Duetto”) si presenta alla pista sperimentale di Balocco. La sua regale fama di appassionata della guida veloce non viene smentita: poco dopo il suo arrivo, è già sulla 33 al fianco di Zeccoli, ad affrontare le impegnative curve della pista vercellese, domando con sapienza gli 8 cilindri Alfa Romeo. Alla fine dei giri sul tracciato, tolto il suo personale casco bianco, la principessa è raggiante. Paura? Nessuna: nelle sue parole solo una grandissima emozione.
Il 1967 si chiude con la presentazione della 33 in allestimento Stradale: attorno al telaio ed al motore della 33 da competizione, Franco Scaglione esprime forse il massimo livello del suo incomparabile genio creativo. Il famoso designer toscano dà vita ad una carrozzeria che interpreta nelle forme il più puro spirito Alfa Romeo; si tratta di una vettura di una bellezza incommensurabile, di un fascino irresistibile, considerata da più parti una delle più belle automobili mai prodotte.
Anche alla 33 Stradale si sono ispirati i tecnici e i disegnatori del Centro Stile Alfa Romeo per creare un altro mito della nostra Storia: la 8C Competizione, che fra poche settimane uscirà dalle linee di produzione in 500 ricercatissimi esemplari.
Nel 1968 la 33/2 partecipa alle più importanti gare del Campionato Internazionale Marche nella categoria Sport Prototipi, tra le quali la 24 ore di Daytona, la 12 ore di Sebring, la 1.000 km di Monza, la Targa Florio, la 1.000 km del Nurburgring, la 24 ore di La Mans.
I giornali di domenica 3 febbraio 68 titolavano “Daytona dice 33”: tre Alfa Romeo, tre 33 “Daytona”, arrivo in parata, primo, secondo e terzo posto nella classe fino a 2 litri dopo 24 massacranti ore di guida. Per l’Alfa Romeo è un trionfo a stelle e strisce, amplificato anche dal fatto che fra i piloti della nostra squadra c’era Mario Andretti, da subito entrato in sintonia con la 33/2.
Ritiratesi dopo pochi giri le altre quattro vetture italiane (due Lancia e due Ferrari), a Daytona l’Alfa Romeo aveva una responsabilità enorme: rappresentava da sola tutta l’industria automobilistica italiana. Le 33 dimostrarono di essere le migliori “due litri” del mondo.
A seguito della Targa Florio, il Corriere della Sera titola “4 Alfa Romeo nei primi 6 posti”, a celebrare una gara straordinaria, coronata dalla totale assenza di qualsiasi problema meccanico sulle vetture. In realtà la vittoria è stata di una Porsche, ma l’opinione pubblica non ha occhi che per le rosse Alfa Romeo, “Vince la Porsche, convince l’Alfa”, titola Tuttosport.
Un’altra vittoria in parata è quella di Le Mans (circuito che darà il nome al tipo di 33 che vi gareggiò), alla 24 ore del 29 settembre, con Giunti - Galli, Facetti - Dini e Casoni - Biscaldi.
I primi consuntivi vennero alla fine del 1968: almeno 200 corse internazionali, giorni e notti di prove a Balocco, fra illusioni e qualche delusione, la 33 era diventata “grande” e le vittorie assolute si ripetevano con una impressionante regolarità; Vallelunga, Mugello, Imola, prestigiosi templi italiani della velocità, onorati al meglio dalle prestazioni degli uomini Autodelta, una squadra entrata nella storia: Dini, Giunti, Vaccarella, Zeccoli, Casoni, Galli, nomi che hanno fatto la storia dell’automobilismo sportivo stringendo fra le mani il volante Alfa Romeo.
Il primo, importante risultato per la 33 è proprio del 1968, con la vittoria di categoria nel Campionato del Mondo Marche Sport Prototipo.
Le vittorie sportive, intanto, supportano egregiamente la comunicazione e il marketing: non vi è migliore pubblicità per una casa automobilistica di quella che possono rappresentare così tanti successi agonistici in campo internazionale .
“Oltreoceano” non significa solo Daytona e Sebring: gli USA portano alla 33 la vittoria nel Campionato Statunitense Conduttori con Patrick Scooter; a testimonianza dell’internazionalità del marchio Alfa Romeo, sia da considerare la vittoria della 33/2 nel Campionato Velocità in Angola.
Pur continuando la trionfale cavalcata della 33/2, nel 1969, dopo un anno di gestazione, debutta la 33/3. Oltre che per la cilindrata, aumentata a 3 litri, si differenzia dalla versione precedente per il telaio, non più a struttura tubolare, ma scatolato in lamiera in lega d’alluminio (l’Avional), rinforzato da elementi in titanio. Il motore, sempre a 8 cilindri, 4 valvole per cilindro, eroga una potenza di 400 cavalli. Due anni più tardi, al culmine del suo sviluppo, l’Alfa Romeo 33/3 riesce in diverse occasione ad infrangere la superiorità delle ben più potenti Sport 5 litri.
La sua carriera agonistica vede i primi allori nel Campionato Internazionale Marche tra luglio e agosto, a Zeltweg (De Adamich) e Pergusa, con il “preside volante” Nino Vaccarella. Si prosegue poi nell’altro emisfero, con una netta vittoria alla Temporada Argentina (18 gennaio 1970), per arrivare al trionfo nella 12 ore di Sebring, passando per Imola, dove De Adamich - Galli trionfano alla 500 km nella loro categoria e conquistano la piazza d’onore in classifica assoluta.
Sull’asfalto delle autostrade e delle città non è solo la 33 Stradale a far riecheggiare il potente rombo dell’8 cilindri Alfa Romeo, ma la meccanica della 33 viene cucita alla perfezione dentro un altero vestito molto esclusivo, questa volta griffato Bertone e chiamato “Montreal”, una vettura riconosciuta da tutti (giornalisti, tecnici, clienti e appassionati) come “la massima aspirazione dell’Uomo di oggi in fatto di automobili”. Prodotta in serie a partire dal 1970, la Montreal rappresentò una vera a propria rivoluzione nel modo di concepire, creare e vivere l’automobile. Il cuore della 33 le permette di posizionarsi su un piano nettamente diverso rispetto a tutte le analoghe vetture di altre case automobilistiche. La messa a punto del motore è eccezionalmente puntigliosa: infatti, se è difficile preparare una vettura per le competizioni, lo è ancora di più adeguare la stessa financo ai ritmi del traffico cittadino. Già il disegno, comunque, è una promessa di potenza e di sicurezza, di assoluto rigore italiano, ma con una carica stilistica che già nel 1967 aveva conquistato la folla dell’Expo di Montreal (ecco il perché del nome) che ne aveva ammirato estasiata il prototipo. Il motore è ovviamente un 8 cilindri a V, per 2593 centimetri cubi di cilindrata, che porta la corsa della Montreal fino a oltre 220 km/h; sotto il cofano, 230 cavalli marchiati 33.
Nel 1971 le vittorie alla 1.000 km di Brands Hatch (De Adamich - Pescarolo), alla Targa Florio (Vaccarella - Hezemans) e alla 6 ore di Watkins Glen (De Adamich - Peterson), insieme ad altri brillanti piazzamenti, valgono all’Alfa Romeo il 2° posto nella classifica del Campionato Mondiale Marche, dietro la Porsche (5 litri!) e davanti alla Ferrari. Alla fine del 1971 la 33/3 porta a casa 8 vittorie su 9 gare nella categoria Sport Prototipi, partecipando con buoni risultati anche alle prove del Campionato Europeo della Montagna e del Campionato Interserie.
L’Alfa Romeo, magistralmente supportata dall’Autodelta non dorme certo sugli allori e l’evoluzione della 33 non si ferma: il Campionato Mondiale Marche del 1972, riservato alle vetture Sport 3 litri con peso minimo di 650 kg, vede la nascita della 33 TT 3.
Il complesso della vettura è affatto rivisitato: telaio a traliccio in tubi d’acciaio, posto di guida avanzato e cambio riposizionato (non più a sbalzo, ma tra motore e differenziale), per una migliore ripartizione delle masse, dimensioni e peso più contenuti. Inizialmente questa vettura adotta lo stesso V8 della 33/3, la cui potenza, per questa versione, è salita a 440 cavalli. Già in fase di progetto, però, ne era stata prevista la sostituzione con un inedito 12 cilindri boxer, la cui messa a punto venne ultimata in vista della stagione 1973. Il telaio è lo stesso “TT”, per cui la nuova arrivata sarà battezzata 33 TT 12.
Autodromo Nazionale di Monza, quarta gara in calendario del Campionato Internazionale Marche, 25 aprile 1973; durante la prima sessione di prove, dal box Alfa Romeo - Autodelta si affaccia in pit-lane la sagoma della 33 TT 12. Siamo al debutto, avvenuto a stagione inoltrata non certo per problemi tecnici, ma per alcune vertenze sindacali che hanno interessato sia l’Azienda che i fornitori esterni e che hanno rallentato la fase di messa a punto.
Dopo pochi giri, la 33 TT 12 frantuma il tempo assoluto mai registrato a Monza. Tre settimane dopo, alla Targa Florio, faceva suo il giro più veloce. Indubbiamente delle premesse più che buone.
Grazie alla maggiore competitività del motore, che sale da 470 a 500 cavalli e i continui affinamenti apportati all’insieme telaio-carrozzeria, nel 1974 arriva la prima vittoria, sempre a Monza, alla 1.000 km, con Merzario e Andretti. Il trionfo è dell’anno successivo, il 1975, il Campionato è sempre il Mondiale Marche. Otto gare disputate, sette vittorie, una cavalcata di wagneriana memoria, un successo netto, una superiorità assoluta. Vale la pena ricordare le tappe di questo trionfo: Digione, Monza e Nurburgring con Merzario - Laffite, Spa, Zeltweg e Watkins Glen con Pescarolo - Bell e a Pergusa, ancora con Arturo Merzario, questa volta in coppia con Jochen Mass.
A cinquant’anni esatti dal mondiale vinto dalla P2 di Brilli Peri e a 25 dai due allori di Formula 1 della 158 e della 159, un altro oro iridato arride al glorioso Marchio Milanese.
Alla fine del Campionato del 1975, vinto con un agio quasi disarmante, l’instabilità dei regolamenti induce l’Alfa Romeo a rallentare l’attività nel settore delle Sport, ma questo comunque non impedisce alla squadra Alfa Romeo - Autodelta di aggiudicarsi ancora un titolo mondiale, quello del 1977.
Se nel 1975 la sequenza di vittorie è stata impressionante, nel 1977 è quasi imbarazzante (per gli avversari). A conquistare questo mondiale è la 33 SC 12, spinta dal 12 cilindri boxer di tre litri già montato sulla TT 12, ma con potenza elevata fino ad oltre 520 cavalli, per una velocità che oltrepassava i 350 km/h. Mentre anche le linee della carrozzeria ricordano il modello precedente, del tutto diversa è la struttura del telaio, per il quale si ritorna alla struttura scatolata (“SC”, appunto) in lega d’alluminio. Questa volta è en plein, otto gare, otto vittorie: difficile, molto difficile trovare, anche in tempi recenti, una supremazia così netta in campo sportivo. Queste vittorie sono da ascrivere equamente a Brambilla e a Merzario, che ebbe anche l’occasione, sul circuito di Salisburgo, ultima di gara di campionato, di portare al debutto in pista un’interessante versione turbo del boxer 12 C, con cilindrata ridotta a 2134 cc, ma con una strabiliante potenza di 640 cavalli.
A trent’anni da questo ultimo mondiale, l’Alfa Romeo celebra le vittorie della 33, ma anche la grande tradizione dei motori ad otto cilindri, con la 8C Competizione, una dream car che ne prosegue il cammino, interpretando appieno lo spirito Alfa, lo Spirito dell’eccellenza tecnica e della sportività elegante, caratteri che non si discostano dalla filosofia dell’Alfa Romeo di oggi, così per la 8C come per le vetture di produzione. Caratteri che legano indissolubilmente il nostro passato alla consapevolezza del nostro presente, pronti ad affrontare le sfide del futuro, nella convinzione che l’eccellenza della 33 si rispecchia in maniera forte sulla 8C Competizione dei giorni nostri.
:ciao) :ciao)