13.09.09 2° Meeting del Vajont (PN)-CONCLUSO foto e video

o o o o..mi mettereste da confermare più 3 con una nasona in più della mia ma non iscritto al forum :ka) ?
Finalmente arriva il mio primo raduno :baby) :baby) :baby) ho la possibilità di vedere qualche faccia dal vivo :fluffle) :elio) non solo un nick in una casella :nod)
Non vedo l'ora..mi sembra di essere un bambino che la sera va a dormire aspettando Santa Lucia :D
 
1910 il migliore":2k3ujn7f ha detto:
scusate la mia ignoranza ma cosa sarebbe la petina :sgrat) :sgrat) :sgrat) :sgrat)

In passato, nelle valli a nord di Pordenone, quando si abbatteva un camoscio o un capriolo, se si feriva o ammalava una pecora o una capra (troppo preziose per essere seppellite) era d'obbligo trovare un metodo di conservazione di lungo periodo. Proprio dall'esigenza di conservazione delle carni nacque la pitina e le sue varianti. L’animale veniva disossato e la carne triturata finemente nella pestadora (un ceppo di legno incavato). Alla carne si aggiungevano sale, aglio, pepe nero spezzettato. Con la carne macinata si formavano piccole polpette, si passavano nella farina di mais e si facevano affumicare sulla mensola del fogher. La pitina, col passar del tempo, si asciugava e per consumarla occorreva ammorbidirla nel brodo di polenta.

La pitina è un prodotto tipico della Val Tramontina, sembra che già nella prima metà del 1800 fosse in uso fra le genti che abitavano le borgate di Inglagna e Frasaneit, località site nel comune di Tramonti di Sopra. Molto simile nei componenti alla Peta di Andreis e alla Petuccia di Claut, che differivano dalla pitina per le diverse erbe aromatiche aggiunte nell’impasto e, nel caso della peta, per le dimensioni più grandi. Originalmente la pitina era composta esclusivamente da carni ovine o caprine o da selvaggina ungulata d’alta montagna (camoscio o capriolo). La forma di polpetta è dovuta al fatto che in zone montane non c’erano possibilità di reperire budella per insaccare la carne e quindi conservarla, per cui si era sfruttato questo espediente per sopperire questa carenza. La preparazione non richiedeva particolari attrezzature quindi era possibile prepararle ovunque anche in malghe lontane da centri abitati. Questo succedeva normalmente senza un preciso programma, per cui una capra che si spezzava una zampa, un malessere da parto o l'abbattimento di un camoscio, erano l'occasionale condizione per l'immediata preparazione delle Pitine.
 
grazie mille e più molto utile il forum oltre che per problemi alle nostre amate nasone le risposte immediate ci sono anche per i problemi di stomaco bene non vedo l' ora di assaggiare la pietanza o meglio come si dice da noi "no vedo l' ora de tastarla"..... :sbav) :sbav) ha ha ha
 
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