Nel suo schema più comune, l'ammortizzatore è costituito da un cilindro riempito d'olio, nel cui interno scorre un pistone collegato a uno stelo. Quando il pistone si muove spinto dallo stelo l'olio deve passare da un parte all'altra del pistone forzando delle valvole che sono sul pistone stesso e ottenendo così l'effetto smorzante. E' evidente che il movimento del pistone sposta più volume nella camera inferiore che in quella superiore perché c'è anche il volume dello stelo che entra o esce dalla camera. Allora o si lascia dell'aria, che crea inconvenienti nella regolarità del funzionamento, oppure si ricorre agli ammortizzatori oggi comunemente in uso, detti "a gas", monotubo o bitubo (i bitubo, detti anche telescopici, sono indispensabili per la sospensione Mac Pherson*). In questi ammortizzatori (i bitubo, che sono di gran lunga i più comuni) il cilindro interno è completamente riempito d'olio, sia sopra che sotto il pistone, mentre all'esterno c'è un secondo tubo con olio ed aria. Durante la fase di estensione si richiama olio nella camera inferiore: questo arriva sia dalla camera superiore (ma non in quantità sufficiente) attraverso le valvole nel pistone, sia dal tubo esterno attraverso valvole piazzate sul fondo che separa i due cilindri. Durante la fase di compressione l'olio dalla camera inferiore va in parte in quella superiore e, per la parte che avanza, nel tubo esterno. Per sistemi non Mac Pherson, dove perciò lo stelo del pistone può essere sottile, si usano anche ammortizzatori monotubo: un solo tubo, un pistone nell'olio con valvole differenziate per compressione e dilatazione e una zona in fondo al cilindro con gas inerte ad alta pressione separata dall'olio tramite diaframma mobile ("monotubo a gas"). Compressione ed espansione del gas compensano le differenze di volume dovute alla presenza dello stelo.