In seguito a quell'editoriale (peraltro anche Quattroruote pare allinearsi sulle medesime posizioni rispondendo ad una lettera di Walter Mancuso che ha scritto a parecchie testate) io creai in data 5 marzo u.s. una lettera, inviata via email al Direttore di Ruoteclassiche, il quale ebbe la cortesia di definirla cortese e precisa. Questo al di là delle posizioni che egli ha preso anche successivamente, ovvero ribadire la sua idea di salvare la collezione fregandosene del "contenitore".
Mi fa piacere farvela leggere e la copio.
Gentilissimo Direttore,
ho visto, ed ho letto, con vivo piacere il Suo editoriale sul Museo dell’Alfa Romeo, marchio cui sono legato da sempre e che vivo da anni con grande passione. Ho anche apprezzato il Suo racconto della recente querelle che ha visto, di fatto, contrapposti alcuni club ex affiliati RIAR (di due di questi sono co-fondatore, anche se per mia scelta non ricopro più cariche in seno ad associazioni) con il Registro medesimo. E’ emerso abbastanza chiaramente lo scenario, evidentissimo dopo l’inoltro della lettera firmata da alcuni club; ad essere sinceri alla lettera di “richiesta spiegazioni e sollecito a prendere posizione” (la conosco bene, l’ho redatta io) il Presidente D’Amico non ha risposto, esprimendo la sua opinione all’assemblea dei soci tenutasi in Balocco, senza permettere alcun intervento da parte dei club de quo, annunciando prima che “se non va bene, di porte ce ne sono tante per uscire”, e poi decidendo, senza ulteriori contatti con le associazioni ree di aver fatto richieste e detto la loro, di espellerli dal novero dei club affiliati “con voto unanime del direttivo”.
Non sono d’accordo con Lei su alcune cose. E con la massima stima e rispetto mi preme dirgliele. Per quanto riguarda l’obiettivo che i club, e chiunque abbia a cuore la collezione e il marchio Alfa così poco curato e amato dalla proprietà, dovrebbero perseguire e cioè lasciar perdere il plesso del Museo in Arese (con l’annesso Centro Direzionale) e pensare a una struttura “nuova” dove ospitare la collezione ci si ricorderà che in passato di questa ciancia (tale era apparsa e tale si è dimostrata) già se ne è parlato: chi lo voleva a Milano, chi lo pensava a Torino mescolando Fiat, Lancia e Alfa (tanto per dimostrare ancora una volta il minestrone attualmente così di moda in quel di Mirafiori e oltreoceano). Chiunque abbia seguito la faccenda con amore e passione, ma anche con attenzione nel tempo ed in modo “laico” considerando i compromessi possibili e più favorevoli, sa che l’unico progetto realmente partito fu un ampliamento del plesso di Arese. Il progetto, noto nell’ambiente come “casa Alfa”, con tanto di piantine e business plan con indicazione dell’allocazione dei centri di costo, è cosa oramai vecchia di qualche anno. Ma è l’unico progetto che da “ciancia da forum” si era elevato a progetto fattibile. La stessa azienda, quindi, in uno di quei rari momenti in cui pensa a fare le cose giuste, pensò né più né meno alla cosa più logica possibile: convertire gli spazi del Centro Direzionale, oramai vuoti da anni, all’esposizione dei pezzi del Museo, in modo consono sia agli anni che viviamo sia alla cospicua collezione che al blasone del marchio. Ed andare oltre: senza arrivare ai livelli di spazi ed iniziative del BMW Welt, creare comunque una officina per clienti appassionati, uno spazio per il RIAR, spazi per gli appassionati, spazi per il Centro Stile.
Nonostante le palazzine abbiano quarant’anni non sono fatiscenti, anche considerando che la manutenzione prevista per ogni edificio è stata portata allo zero negli anni. I lavori erano iniziati ma
attenzione: non sono i millantati lavori “bloccati dal vincolo”. Questa favola è la foglia di fico per salvare un minimo di apparenza. Si tratta di lavori iniziati anni fa, e velocemente interrotti: se potesse salire al quinto piano del direzionale, nella sala delle riunioni di vertice, potrebbe notare il tavolo cui sedevano Luraghi e gli altri dirigenti incellophanato e le finizioni “anni ‘70” smontate, tutto ricoperto di polvere che denuncia anni, non certo mesi.
Non capisco poi perché una zona fuori dall’accordo di programma dovrebbe venir considerata così interessante dal punto di vista immobiliare. Per quell’area la Fiat ha, a suo tempo, versato una cifra cospicua alle amministrazioni comunali di competenza proprio in virtù della “destinazione d’uso” (ampliamento Museo) prevista.
Per quale motivo suggerire una “terza via”, il “museo dei tre marchi”, in questo periodo in cui l’azienda neppure investe nei prodotti, quando c’è già un luogo adatto? Un luogo che anni fa l’azienda reputava degno di essere ammodernato, completamente a proprie spese? Arese non è inadeguato al marchio. Un nuovo museo come e dove? Come il capannone in cui è la collezione Lancia? A Torino, dove il Museo dell’Automobile (cui non è estranea Fiat) è sempre nel solito posto, rinnovato di recente? Lo facciamo a Pomigliano, a Mirafiori, tutti siti attualmente costruttivi e che fra due anni potrebbero non esserlo più?
E’ utile vedere la realtà senza sciocche paranoie ma anche senza farla più semplice di quello che è: è vero che Arese, per l’Alfa produttiva di oggi, vale poco o niente (non si produce, non si lavora per Alfa), ma tali scelte della proprietà fatte senza troppa logica non devono continuare a distruggere quanto non è necessario distruggere. Non mi pare che quando non si fecero più giochi o rappresentazioni (si perdoni l’iperbole) all’Arena di Verona si sia pensato di raderla al suolo perché “tanto di teatri ce ne sono, e pure di coperti”…..
L’alternativa non può, né deve essere, l’ennesima chimera di un nuovo edificio, un nuovo museo. Gli appassionati di auto, non solo gli Alfisti, nel mondo, hanno ancora in testa le tante, tantissime, roboanti, iperuranee (e fasulle) promesse fatte dall’AD S. Marchionne sui rilanci del marchio, la cornucopia di modelli, le centinaia di migliaia di Alfa da vendersi prima nel 2010, poi nel 2011, poi nel 2012 e via discorrendo…
Il Suo consiglio all’azienda, quella “terza via” di evitare certe frasi e considerazioni scritte nere su bianco nel ricorso e di promettere qualcosa di diverso, mi pare impercorribile, non necessario e insufficiente. Primo, perché l’azienda ha semplicemente scritto quel che pensa (la gravità di ciò non mi pare debba essere evidenziata….) Secondo, perché l’alternativa da Lei proposta è irrealizzabile da parte di questa azienda, soprattutto in questo momento. A meno che non ci si accontenti delle solite vacue promesse. Inoltre, e lo dico con una speranza che sa ancora troppo di utopia, se un domani qualche germanico calasse dal nord, Arese tornerebbe legata in qualche modo ad Alfa.
Se voleva essere un consiglio “di sintesi” per smuovere qualcosa temo sarà vano. Un bene soggetto a vincolo del Ministero Beni Culturali accede a una tassazione agevolata in caso di lavori, e sono previsti contributi pubblici (in questo senso ogni anno che passa significa peggiorare l’accesso ai contributi). Fiat avrebbe ben potuto dare seguito al suo progetto originario traendone un vantaggio economico. Non lo ha fatto. Significava adoperarsi per molto meno, per una cosa più semplice, più fattibile, che un nuovo museo. Si è interessata a presentare ricorso. E qualcuno ha preso contatti con l’azienda sollecitando una riflessione meno belligerante, e suggerendo di valutare i benefici che il vincolo portava, non è che nessuno abbia consigliato “il meglio” stante le carte che erano disponibili sul tavolo.
Personalmente preferisco evitare di arrivare a scontri, al “muro contro muro”, e mi impegnai per arrivare a una linea comune fra i club così come vidi con favore i contatti con la Fiat per una riflessione ragionata e positiva. Bisognava tentare, e si è tentato. Ma ci si deve arrendere all’evidenza: è inutile suggerire qualsiasi cosa ad un’azienda che, avendo le possibilità di sfruttare a suo vantaggio un giusto vincolo (che sia giusto e necessario lo dimostrano le motivazioni addotte
nei ricorsi), non lo fa. Né è possibile un’azione comune di club che sono legati, anche per fini diversi dalla passione, all’azienda, al Marchio o suoi rappresentanti. Con queste premesse è utopico parlare di nuove costruzioni, nuove sedi, che avrebbero il sapore solo di un ennesima coperta troppo corta. Le case serie, quelle che grazie alla loro serietà ed attenzione ai propri marchi stanno ai vertici nell’immaginario collettivo ed anche nelle classifiche di vendita nel mondo, non hanno resettato la loro storia. C’è chi è partito da zero, chi invece ha implementato. La Fiat è diversa. Il citato BMW Welt è stato creato a Monaco, la Casa non ha demolito o ridotto il primo Museo “a insalatiera”, men che meno BMW ha mai pensato di levare le tende da Monaco. In Fiat ci sono problemi più grandi. Non chiedono, né si interessano per chiedere, un euro, non si interessano per far lavori necessari e a loro dire imprescindibili, tali da giustificare la chiusura al pubblico per insicurezza, che potrebbero venir parzialmente coperti da terzi e parliamo di qualcosa di nuovo, di diverso?
Purtroppo credo ci sia solo da rendersi conto del livello da strada senza uscita oramai imboccato. E sperare che un vincolo utile (ma che causa la chiusura al pubblico del plesso) venga confermato. E’ il massimo ottenibile, al momento.
Con stima e cordialità.
Leonardo Olivari