Ho beccato l'on.Prodi in concessionaria a vedere la 159

Stato
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uomoimpossibile":u6h7gbvf ha detto:
Votate Berluscao Meravigliao! Che vi salva lui! Lui si non ha mai rubato niente, è un dio!!!! :asd)

NON era un discorso di tipo politico. Non mi sembra il caso di discorrere di questo in questo forum.
Ciò non toglie, visto che si parla di Alfa (e basta) che il professore ciclista all'epoca abbia fatto più danni che altro con la nostra amata ex Anonima Lombarda.
 
dylo":2mo0ff9m ha detto:
Alla fine siamo andati via quasi insieme e Prodi mi ha pure salutato dato che eravamo quattro gatti in concessionaria... insomma ,non vorrei scatenare polemiche ,ma... se gli italiani si ravvederanno rispetto al 2001 avremo anche un Presidente del consiglio Alfista.
Se ti ha salutato con una stretta di mano,spero che dopo tu te la sia lavata!!!
 
Secondo voi se l'IRI non se ne fosse "disfatta" , che fine avrebbe fatto l'alfa?
beh si immagino, forse come la ferrari ora, 10% già venduta a arabi e cinesi dalla fiat?
Poi per capire il perchè di quella puttan.... fatta bisognerebbe tornare in quel simpatico periodo per la storia italiana, viverci ed esserci in pieno,

Detto ciò fra il mafioso attuale e quella facciana da pitbull addormentato non so propio, ci fosse ancora cicciolina almeno....
Cmq non è questione di ravvedersi per gli italiani, io per primo dopo una mostruosa esperienza con una Uno prima serie avevo chiuso col gruppo, ora per varie cause e controcause mi ritrovo col culo su una 147, bellissima, unica, piena di stile e classe, ma se mi si chiedesse sei contento dell'auto?
Risponderei si solo nel ragioanemento che è meglio far pubblicità a gruppi italiani e non sputtanarli in pubblica piazza, ma in verità non lo sono affatto, tanti di quei problemi che quando vedo una A3 che mi passa vicino mi viene da piangere...piccole e medie cose per carità, ma senza senso alcuno su un'auto di quel costo/classe, una per tutte la nota e notoria accensione a scatafscio dovuta al doppio volano, ma vi pare possibile mettere sul mercato un'auto con un difetto simile? Ma peggio che mai poi lasciarcela fregandosene bellamente?
Ma poi parte io che me la " devo godere" ogni giorno, ma pensate chi magari seduto su una panchina che sta pensando a che auto comprare sente un'accensione simile e resta impalato a guardare come pensate la veda la cosa?
Auguri al gruppo fiat va... :(
 
l'alfa fu venduta dal'Iri perché la situazione del carrozzone statale era già precaria, Alfa non era strategica e fu ceduta, grazie a Iddio non fu venduta agli americani che ne avrebbe fatto ciò che ha fatto alla Ghia!!

Viva l'alfa italiana e credetemi che fra dieci anni staremo qua ad inneggiare, il nostro matrchio di prestigio.

Aggiungo che l'alfa non fu venduta per mero schiribizzo del dottore Prodi....sarebbe troppo semplicistico e voi lo sapete
 
capogruppo":239s99rj ha detto:
l'alfa fu venduta dal'Iri perché la situazione del carrozzone statale era già precaria, Alfa non era strategica e fu ceduta, grazie a Iddio non fu venduta agli americani che ne avrebbe fatto ciò che ha fatto alla Ghia!!

Viva l'alfa italiana e credetemi che fra dieci anni staremo qua ad inneggiare, il nostro matrchio di prestigio.

Aggiungo che l'alfa non fu venduta per mero schiribizzo del dottore Prodi....sarebbe troppo semplicistico e voi lo sapete

Me lo auguro di cuore.
Non parlavo di vendita ma di gestione, dove il pitbull addormentato :crepap) :crepap) ci ha messo del suo.
Solo per dovere di storia economica.

P.S. Non sapevo fosse laureato, pensavo H.C. come il tappino.
 
fiffi66":2kdd61o8 ha detto:
P.S. Non sapevo fosse laureato, pensavo H.C. come il tappino.
???? H.C. ????

Prodi è laureato in giurisprudenza, così come Berlusconi (è lui il tappino?)

Il primo è diventato (per breve tempo) ordinario nella facoltà di scienze politiche (i maligni suoi colleghi dicono che non è passato ad economia perchè era scientificamente modesto) e da allora è stato denominato Professore (con quest'ottica potrei chiamarmi anch'io Il Professore, ma preferisco "Santità" :asd) )
 
InterNik":234j4uay ha detto:
fiffi66":234j4uay ha detto:
P.S. Non sapevo fosse laureato, pensavo H.C. come il tappino.
???? H.C. ????

Prodi è laureato in giurisprudenza, così come Berlusconi (è lui il tappino?)

Il primo è diventato (per breve tempo) ordinario nella facoltà di scienze politiche (i maligni suoi colleghi dicono che non è passato ad economia perchè era scientificamente modesto) e da allora è stato denominato Professore (con quest'ottica potrei chiamarmi anch'io Il Professore, ma preferisco "Santità" :asd) )


Honoris Causa, Sua Santità ;)
 
Janpaul":5d9pfd0u ha detto:
stefandan":5d9pfd0u ha detto:
Se ti ha salutato con una stretta di mano,spero che dopo tu te la sia lavata!!!

ma dai offese così personali non centrano proprio niente nulla col il discorso :KO) :KO)
Hai perfettamente ragione e mi scuso con tutti.Mi rendo conto di essere scivolato in una battuta infelice,ma quel personaggio proprio non lo tollero e solo sentire il suo nome... :ka) .
Effettivamente il mio tono polemico non c'entra nulla con l'essere della discussione.
 
Scusate la mia ignoranza...cè qualcuno che si arma di buona lena e mi racconta esattamente cosa successe alla ALFA??Cioè dalla crisi a questo famigerato IRI alla vendita alla fiat..e magari fatemi capire cosa centra Prodi e cosa avrebbe dovuto e potuto fare x il bene del marchio..ciao
 
fiffi66":5rp8jso5 ha detto:
Honoris Causa, Sua Santità ;)
Continuo a non capire chi sia "il tappino"... se ti riferisci all'ex-pelato ( :asd) ) è laureato in giurisprudenza "normalmente"
 
UN PO' DI STORIA (per chi ha voglia):

bluzuc":2z2urhd9 ha detto:
Scusate la mia ignoranza...cè qualcuno che si arma di buona lena e mi racconta esattamente cosa successe alla ALFA??Cioè dalla crisi a questo famigerato IRI alla vendita alla fiat..e magari fatemi capire cosa centra Prodi e cosa avrebbe dovuto e potuto fare x il bene del marchio..ciao

E' un po' lunga e c'è la necessità di contestualizzare ma con l'aiuto del web cercherò di essere "breve" (per modo di dire):

IL CONTESTO:
La crisi economica internazionale del 1929 non provocò in Italia, contrariamente a quanto avvenne negli Stati Uniti e in Germania, un avvicendamento nella direzione politica del Paese, ma essa influì profondamente sulle iniziative del governo, in particolare sulla gestione dei settori produttivi e delle istituzioni finanziarie.Si delinearono quindi una ulteriore accentuazione del carattere autoritario e “integralista” del regime fascista e una progressiva intensificazione del carattere “interventista” dello Stato in materia economica.
Gli effetti del crollo di Wall Street e della recessione da esso innescata si fecero sentire in Italia con un certo ritardo, cioè solo alla fine del 1930 e con effetti parzialmente attenuati rispetto ad altre nazioni più esposte, come la Germania.
Avevano contribuito a questo ritardo alcune circostanze particolari. In primo luogo la relativa arretratezza dell’economia italiana, ancora solo parzialmente industrializzata e dominata dalle forme sociali tipiche di un paese prevalentemente rurale (urbanizzazione non molto intensa, strutture familiari allargate capaci di offrire sostegno ai disoccupati, una relativa bassa integrazione nel mercato internazionale). In secondo luogo la politica deflazionistica che aveva rallentato lo sviluppo economico italiano nella seconda metà degli anni Venti, facendo giungere il Paese alla “grande crisi” con un’economia meno surriscaldata rispetto alle altre nazioni industriali.
Infine l’esistenza di una pratica “interventista” e “dirigista” da parte dello Stato.
Gli effetti della crisi si fecero comunque sentire: nel 1930 la produzione industriale scese del 23% circa e quella agricola del 50%; i prezzi scesero bruscamente mentre il valore dei titoli industriali cadeva del 40% circa.
La più colpita fu la produzione destinata all’esportazione. A ciò si accompagnava un forte indebolimento della moneta e una grave crisi bancaria, che provocò una serie di fallimenti a catena.

LA STORIA:
Nel 1933 l’Iri nasce come ente provvisorio con il compito di salvare il sistema bancario e industriale italiano paralizzato dalla crisi.
Il progetto di riforma e la sua realizzazione sono opera di “tecnici” di grande capacità manageriale come Alberto Beneduce e Donato Menichella. Protagonista della vicenda fu soprattutto il primo, convinto sostenitore dell’industrializzazione del paese, che aveva già lavorato nelle strutture dei ministeri dell’età giolittiana ed era stato ideatore e presidente di enti pubblici come il Crediop (Consorzio per il credito alle opere pubbliche) e l’Icipu (Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità).
Il “sistema Beneduce” prevedeva la separazione fra banca e imprese industriali, con la partecipazione diretta dello stato al capitale di controllo delle imprese che sarebbero rimaste società per azioni, continuando quindi ad associare, in posizione di minoranza, il capitale privato; la gestione delle imprese era improntata a un criterio rigidamente privatistico di efficienza regolata dal mercato.
Lo stato si riservava un ruolo di indirizzo dello sviluppo industriale, ma non di gestione diretta: infatti non si tratterà di un processo di nazionalizzazione ma di una serie di interventi finalizzati al salvataggio e al sostegno finanziario di singole imprese.
Importante nella strategia dell’Iri era creazione di nuovi staff di amministratori e manager pubblici (le imprese statali saranno guidate da figure manageriali di primo piano nella storia del capitalismo industriale italiano come Oscar Sinigaglia, Agostino Rocca e Enrico Mattei).
Con la creazione dell’Iri si afferma in Italia una forma di capitalismo “misto” (metà pubblico e metà privato) che non ha eguali nei paesi occidentali. L’iri si presenta come una grande conglomerata di proprietà dello stato, con una dotazione iniziale della Banca d’Italia e la facoltà di emissione di obbligazioni a garanzia statale per convogliare il risparmio ai fini dello sviluppo industriale.
Punto di arrivo di una lunga storia di interventi statali nell’economia a partire dalla creazione dello stato unitario, l’Iri svolge un ruolo importante di razionalizzazione della struttura produttiva industriale (configurazione a superholding a struttura complessa con creazione, negli anni seguenti,di diverse holding settoriali: le prime sono Stet – telecomunicazioni; Finmare – settore armatoriale; Finsider – settore siderurgico).
Nel 1933 l’Iri acquisisce tutte le partecipazioni di Sofindit, Sfi e Elettrofinanziaria (le finanziarie delle banche miste); le posizioni debitorie e creditorie dell’Istituto di liquidazioni e la proprietà delle tre banche miste: lo stato italiano si ritrova quindi a possedere il 21,5% di tutto il capitale delle società per azioni italiane e a controllare il 42% del capitale azionario italiano: nasce lo Stato imprenditore.
Nel 1937 l’Iri viene trasformato in ente permanente per esigenze, si disse, di politica autarchica e di rafforzamento militare (per Mussolini appariva molto più attraente uno strumento centralizzato come l’Iri per le sue mire di potenza, piuttosto che un impegno a termine per un generale miglioramento dell’economia del Paese; la critica antifascista lo definì un sistema per “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”). FIAT dal '70 docet.
Attraverso il meccanismo delle partecipazioni statali, che portò l’Italia ad avere un settore pubblico inferiore solamente a quello dell’Unione sovietica, si realizzava anche una forma assai efficace di intervento diretto dello Stato nell’economia allo scopo di orientarne e dirigerne lo sviluppo secondo le linee della politica di programmazione economica.
Nel 1937 lo stato italiano di trovava quindi a controllare ampie porzioni dell’industria nazionale e del sistema creditizio, in particolare nei settori ad alta intensità di capitale con imprese di grandi dimensioni:
100% della siderurgia bellica (Terni, Ansaldo, Cogne)
40% della siderurgia comune
80-90% delle costruzioni navali
30% dell’industria elettrica
25% dell’industria meccanica
20% dell’industria del rayon
15% dell’industria chimica
15% dell’industria cotoniera
80% del settore bancario (le tre principali banche italiane: Banca commerciale italiana, Credito italiano, Banco di Roma ).
Nel dopoguerra l’Iri allargava la sua sfera di intervento diversificando la propria presenza in molteplici settori dell’economia italiana, ma soprattutto assumendo un ruolo fondamentale nella politica economica: le partecipazioni statali sono infatti protagoniste dei nuovi complessi obiettivi delle politiche keynesiane e di indirizzo del mercato (riequilibri settoriali, riequilibrio nord-sud, gestione anticiclica della spesa pubblica), fino all’assunzione di oneri generali come la politica dell’occupazione e di investimenti in localizzazioni industriali svantaggiose.
Sulla strada della modernizzazione e della competitività del sistema industriale sono molto importanti i risultati conseguiti nel settore siderurgico a ciclo integrale e le prime realizzazioni nel settore energetico. Nel 1950 avvia il programma per la costruzione della rete autostradale con la costituzione della Società Autostrade, potenzia il settore navale e quello telefonico. Inoltre crea tre nuovi campi di attività diretta: la radiotelevisione con l’Eiar (che diventò poi la Rai), i trasporti aerei con l’Alitalia e la produzione del cemento con la Cementir.
Nella seconda metà di quel decennio l’intero sistema delle partecipazioni dello Stato venne coinvolto nel programma di sviluppo del Mezzogiorno: furono avviati nuovi impianti siderurgici a Taranto, una nuova linea dell’Alfa Romeo a Napoli, nuovi investimenti nelle industrie meccaniche, cantieristiche e dell’ingegneria impiantistica.
La crisi economica che si abbatte sul Paese dopo lo shock petrolifero del 1973 e gli esplosivi conflitti sociali di quegli anni, colpiscono in particolare le imprese pubbliche, che scelte politiche, anche in funzione anticiclica, rendevano sempre meno governabili e inefficienti.
Con il mandato affidato dal Ministero del Tesoro nel 1997 al consiglio di amministrazione dell’Iri sono definite le tappe per completare la privatizzazione delle società in partecipazione e per chiudere l’Istituto entro tre anni.
Il 30 giugno del 2000 l’Istituto per la ricostruzione industriale conclude la sua storia durata quasi 70 anni.
IRI e ALFA ROMEO:
(parto dal dopguerra quando la nostra beneamata era già sotto guida IRI)...gli stabilimenti di Pomigliano restarono comunque aperti, e nel 1967 furono affiancati a quelli per la produzione della vettura Alfasud. Nel 1948 l'azienda passo direttamente sotto la direzione della Finmeccanica (nata poiche l'IRI, dovendo affrontare troppi problemi finanziari ed economici in campi industriali differenti, decise di creare direzioni diverse a seconda delle competenze ) e da quel momento la produzione cambiò: non piu autocarri e motori marini, ma auto in serie che avrebbero trovato un buon riscontro di mercato e riportato l'Alfa Romeo a livelli precedenti il secondo conflitto mondiale.
La vera ripresa si ebbe pero solo negli anni '50 quando arrivo ai vertici dell'azienda Giuseppe Luraghi, gia Direttore Generale della Finmeccanica, il quale aveva capito che la motorizzazione era ormai diventata un fenomeno di massa e che quindi anche la produzione doveva adeguarsi producendo vetture di tipo medio e piu commerciabili.
L'Alfa Romeo venne cosi a trovarsi in una situazione economica favorevole tanto che nel 1960 venne cominciata la costruzione di nuovi stabilimenti ad Arese, che entrarono in funzione nel 1963, dato che ormai il solo Portello risultava insufficiente a sostenere i nuovi carichi di lavoro (si passo dalle 6104 unita del 1955 alle 57870 del 1960).
Sempre negli stessi anni si decise la creazione di un nuovo stabilimento a Pomigliano che doveva produrre vetture di fascia inferiore, la cui responsabilita di costruzione e gestione fu affidata all'Ing. Rodolfo Hruska. Questi furono realizzati in accordo con l'IRI e il Cipi vista la continua espansione del mercato automobilistico, e sulla base di alcune considerazioni dettate da obiettivi di sviluppo regionale e di investimento.
Le ragioni che dettarono la riapertura dello stabilimento furono sostanzialmente tre:

1. La forte immigrazione che dal sud si spostava verso il nord avrebbe ben presto fatto nascere notevoli problemi di sovraffollamento, per cui risultava improponibile la costruzione di un nuovo stabilimento al nord.
2. In quegli anni, fu varata una legge che favoriva l'industrializzazione al sud e che permetteva di usufruire di facilitazioni finanziarie.
3. L'Alfa Romeo aveva avuto gia un'esperienza positiva negli anni '40 impiantando uno stabilimento al sud.

L'Alfasud, purtroppo, si trovo subito in serie difficolta finanziarie poiche da una parte non riusciva a rispondere pienamente alle richieste del mercato, mentre dall'altra si trovava a dover affrontare non solo la crisi energetica, ma una piu generale che comprese tutto il mondo dell'industrializzazione negli anni '70.
Si trovò quindi a dover riesaminare tutti i preventivi fatti precedentemente e che ormai non trovavano piu riscontro nella nuova realta economica, in piu doveva risolvere problemi interni causati dagli operai e dalle maestranze derivati dal disaccordo tra quelli arrivati dal nord e i nuovi assunti del sud.
In pratica il problema maggiore fu dato dal fatto che l'Alfasud non fu un'azienda del meridione, ma del nord; prova ne furono gli uffici che furono trasferiti a Napoli solo qualche anno dopo l'apertura dello stabilimento (1971), per cui fino ad allora avevano operato in un ambiente sociale ed economico differente a quello degli stabilimenti.
Nel 1972 Luraghi lasciava l'Alfa Romeo e questa si trovo ad affrontare un lungo periodo di transizione, coincidente con le massicce rivendicazioni sindacali e operaie che caratterizzarono gli anni '70, fino all'arrivo nel 1978 di Ettore Masaccesi (Nominato e protetto dal professor PRODI) il quale attuo una nuova ristrutturazione, la seconda dopo quella
realizzata da Ugo Gobbato negli anni '30, per meglio inserirla nelle nuove congiunture
economiche e di mercato.
La ristrutturazione interna prevedeva il risanamento finanziario e il rifacimento degli obiettivi che dovevano essere piu rispondenti alla realta; in pratica un'organizzazione non piu orientata verso la tecnica, ma verso il mercato sviluppando sia le funzioni finanziarie che il Controllo di Gestione e la Direzione Commerciale.
L'Alfa Romeo non riuscì più a seguire il processo di crescita che aveva conosciuto con Luraghi, anche la Joint Venture con la casa automobilistica giapponese Nissan (AR.N.A), per la produzione di una nuova vettura, non dette i risultati sperati e nel 1986 la Finmeccanica la cedette al gruppo FIAT che la concentro insieme con Lancia in un nuovo raggruppamento denominato "Alfa Lancia S.p.A.", divenuto operativo nel 1987.

:bhua) :lingua) :lingua)


P.S. Da non dimenticare assolutamente i successi commerciali e sportivi dell'Alfa in quel periodo: Formula 1 poi passata all'Euroracing (Osella), Alfa 6, Alfa 90, Arna ecc. ecc.
 
bluzuc":20e0l4q9 ha detto:
Scusate la mia ignoranza...cè qualcuno che si arma di buona lena e mi racconta esattamente cosa successe alla ALFA??Cioè dalla crisi a questo famigerato IRI alla vendita alla fiat..e magari fatemi capire cosa centra Prodi e cosa avrebbe dovuto e potuto fare x il bene del marchio..ciao

Il famigerato IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale, nasce nel 1933 sull'onda della crisi finanziaria mondiale in seguito al crak finanziario del 1929.
Ufficialmente si occupa di rilevare banche e aziende in difficoltà per il salvataggio e successivo rilancio.
Ed è così che Alfa Romeo in quegli anni cade sotto il controllo di IRI.

Ma veniamo subito al momento topico di IRI/Alfa Romeo/Prodi.

Nel 1986 l’Alfa Romeo appartiene allo Stato attraverso l’IRI, che a sua volta controlla Finmeccanica.

Nei 12 anni precedenti, non un solo bilancio in attivo e migliaia di miliardi di “soldi pubblici” per permettere all’Alfa di sopravvivere, il “grosso” nel biennio ’85-86, oltre 1.000 miliardi di allora.

Il Governo decide di vendere l’Alfa per recuperare il più possibile.

Finmeccanica parla con Chrysler e Fiat, ottenendo due secchi rifiuti: “non conviene investire sull’Alfa, è un buco nero“.

A questo punto si fa avanti la Ford, che offre 4.000 miliardi in contanti, 10.000 di investimenti sull’Alfa nei successivi 4 anni, e tutte le possibili ed immaginabili garanzie per i lavoratori.

L’offerta viene messa nero su bianco il 20 maggio 1986, formalizzata il 30 settembre, validità fino al 7 novembre.

Per la prima volta nella storia PCI e CGIL rinunciano a bruciare bandiere USA e applaudono incondizionatamente la proposta, che a tutti, per fortuna, pare già un accordo perché non esistono sul mercato altri soggetti in grado di offrire qualcosa di più del “miracolo Ford”.



Il 24 ottobre la FIAT ufficializza una controfferta, anziché 4000 miliardi in contanti, ne offre 1205 a rate, con prima rata dopo 8 (otto) anni (quindi prezzo di acquisto “attualizzato” intorno ai 300 miliardi....... ), anziché 10.000 miliardi di investimenti nei successivi 4 anni, ne propone meno di 1.000 ( ), e, anziché garantire i posti di lavoro esistenti e crearne centinaia di nuovi, parla subito apertamente di “tagli di personale per rilanciare la competitività” ( ).

A tutti pare ovvio che verrà accettata l’offerta Ford, più vantaggiosa da tutti i punti di vista.

Problema: nel 1986 è presidente dell’IRI un certo Romano Prodi.

Casualmente, Prodi accetta l’offerta FIAT...

Ma facciamo ancora un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire perchè Prodi è finito all'IRI.
De Mita, divenuto segretario della DC nel maggio 1982, inaugura il suo ingresso nell’establishment laico e progressista, ai primi di luglio, nell'attico romano di Carlo De Benedetti.

Il padrone di Repubblica e de L’Espresso, in quell'occasione, fece incontrare De Mita con Scalfari, Spadolini (allora Presidente del Consiglio), Ottone, Carli, Ossola, Ruffolo e Maccanico, segretario generale del Quirinale.

Da quell’incontro nasce l’imposizione di Prodi alla presidenza dell’IRI. Scelta dovuta per contrastare il PSI di Craxi che, con la vittoria elettorale e l'insediamento a Palazzo Chigi, aveva fatto saltare il «patto» tra DC e PCI sulla spartizione del potere. Infatti, stante la presenza dell'Italia nella NATO e il sistema economico del Paese, il Partito comunista non poteva entrare, purtroppo, nel governo. Per sopperire a questa «incongruenza politica» le istituzioni del Paese erano state configurate in maniera tale da permettere ai comunisti di far sentire il loro peso, pur non permettendo l'alternanza tra maggioranza e opposizione alla guida dello Stato.

Il Partito socialista di Craxi, visceralmente anticomunista, aveva spezzato questa catena ed ecco, quindi la nomina di Prodi alla presidenza dell’IRI, per riaffermare la presenza di una sinistra cattolica e socialista filo-comunista.

Prodi per sette anni diresse l’IRI, sfruttandolo anche per far assegnare commesse da parte di aziende del gruppo a favore di Nomisma, la sua società bolognese di consulenza. Prodi uscì indenne dai processi perché le aziende erano società per azioni di diritto privato e quindi i dirigenti non erano qualificati come pubblici ufficiali. Mani Pulite cambierà anche questo, per cui le società controllate da enti pubblici sarebbero state considerate tutte operanti nell'interesse pubblico, con le relative conseguenze per gli amministratori.

Al termine dei sette anni, Prodi lasciò la Presidenza dell’ente, dopo aver «lottizzato come un democristiano». 170 nomine, delle quali, ben 93 (il 54,7 per cento) assegnate a esponenti democristiani «di sinistra».

Giocando sulle parole e sull’interpretazione dello statuto dell’Ente, Prodi vantò utili inverosimili (12 miliardi e 400 milioni nel 1985). La Corte dei Conti, magistratura di sorveglianza, chiarì le menzogne: «Il complessivo risultato di gestione dell’Istituto per il 1985, cui concorrono... sia il saldo del conto profitti e perdite sia gli utili e le perdite di natura patrimoniale, corrisponde a una perdita di 980,2 miliardi, che si raffronta a quella di 2.737 miliardi consuntivata nel 1984». La Corte, inoltre, segnalava che le perdite nette nel 1985 erano assommate a 1.203 miliardi contro i 2.347 miliardi del 1984. Nei sette anni di gestione Prodi, il netto patrimoniale dell’IRI si dimezzò, passando da 3.959 a 2.102 miliardi: la spiegazione è semplice, si era mangiato il capitale.

La conferma di tutto questo si trova nell’indebitamento dell’Istituto, salito dal 1982 al 1989 da 7.349 a 20.873 miliardi (+184 per cento), e quello del gruppo IRI da 34.948 a 45.672 (+30 per cento).

Se questo è un Alfista... :KO)
 
fiffi66":15hdu98g ha detto:
Si esatto lui. Non sapevo fosse laureato in legge.
Non segui abbastanza le Sue campagne? Un paio d'anni fa c'era quella dei "comunisti-non-sono-laureati-mentre-noi-sì" (si riferiva a D'Alema [non laureato, interrotto gli studi], Veltroni [diploma in cinematografia, ma da un paio d'anni H.C. da una università sconosciuta americana, mi pare...], Fassino [laureato mi sembra a 50anni suonati]).

Bisogna dire che anche il mitico Alemanno si è laureato da poco (pure lui poverino aveva il complesso della Laurea) :asd)

PS nei non-laurati ci sono pure Gad Lerner e Giuliano Ferrara :nod)

ed il mitico C.A.Ciampi, "spacciato" per economista sopraffino? Lettere e Giurisprudenza :lol:
 
Parlare di Prodi è come sparare sulla croce rossa...probabilmente avrebbe condotto meglio l'"azienda" IRI mio cugino di 6 anni...tralascio tutto l'"ambaradan" dell'affare SME...:asd)

Se poi compra una 159 non me ne frega poi molto,la cosa è una questione soggettiva,buon per lui avrà un'ottima macchina :p
 
Friendevil":2w8qp6yi ha detto:
Parlare di Prodi è come sparare sulla croce rossa...probabilmente avrebbe condotto meglio l'"azienda" IRI mio cugino di 6 anni...tralascio tutto l'"ambaradan" dell'affare SME...:asd)

Se poi compra una 159 non me ne frega poi molto,la cosa è una questione soggettiva,buon per lui avrà un'ottima macchina :p


vi ha portato in europa....dovreste ringraziarlo tutti......e qui chiudo!
 
capogruppo":106yvjig ha detto:
Friendevil":106yvjig ha detto:
Parlare di Prodi è come sparare sulla croce rossa...probabilmente avrebbe condotto meglio l'"azienda" IRI mio cugino di 6 anni...tralascio tutto l'"ambaradan" dell'affare SME...:asd)

Se poi compra una 159 non me ne frega poi molto,la cosa è una questione soggettiva,buon per lui avrà un'ottima macchina :p


vi ha portato in europa....dovreste ringraziarlo tutti......e qui chiudo!

E chi ti dice che io in Europa ci volessi andare? :asd)

P.S.Ti ha portato pure a te...o te sei rimasto fuori? :p

P.P.S.E prendiamola sul ridere,non è possibile prendersela ogni volta,dai :OK)
 
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