Centoquarantasette":f589st9q ha detto:Visto che sei molto ferrato in materia, secondo te la situazione che hai descritto è interamente responsabile del così grande divario tra fiat e il resto delle aziende mondiali? (perchè attualmente non mi sembra che ci sia un costruttore di automobili messo perggio, forse mi sbaglio)
Il senso dell'intervento è che non è tutto bianco o nero e che per giudicare ci vuole un po' di umiltà e conoscenza.
Chi vuole urlare "Non sono capaci" deve avere un minimo di contezza di come funziona l'economia, di come funziona un'azienda e dovrebbe essere nelle condizioni di dimostrare che lui, nelle medesime condizioni, è stato capace e dunque raccontarci come ha fatto.
Se no è il solito quisque de populo che a chiacchiere è capace di tutto. Ne incontro un'infinità che magari non hanno mai aperto neanche una ditta individuale e 9 volte su dieci fanno tutta la vita il dipendente, spesso statale. Legittimissimo e dignitosissimo, naturalmente, ma sono gli ultimi a poter dare patenti di incapacità a chi fa impresa. Apritela un'azienda in Italia e vediamo quanto siete "capaci".
Detto questo, la risposta alla tua domanda è certamente no. La "situazione" non è interamente responsabile, ma è preponderante. E infatti non riguarda solo FGA.
Fiat non è adesso e non è neanche stata in passato la migliore azienda automobilistica. Però aveva le sue eccellenze e i suoi punti di debolezza.
Ha costruito tanti modelli di successo, è stata forte in ambito sportivo e ha dato anche un contributo al boom economico dell'Italia. Se la poteva giocare, magari non essere la best in class, ma neanche destinata a sparire dal panorama industriale come azienda italiana.
Poi sono successe alcune cose: dalla fine degli anni '70 la spesa pubblica è esplosa e con essa la pressione fiscale (ho i dati, se volete li posto) per sostenere il welfare ma anche una macchina burocratica amministrativa sempre più pletorica: ad oggi l'apparato burocratico amministrativo è il più costoso dell'area OCSE. Abbiamo inoltre la più alta spesa pensionistica in rapporto al PIL.
E c'è stato un periodo in cui Fiat aveva inteso disinvestire dal settore auto (il post-Ghidella) e anche qui un approccio umile richiede il domandarsi perché
Infine, nel 1999 c'è stata questa aberrazione della moneta unica. Se non volete credere a me, vi dico che nel 1996-1997 c'erano numerosi economisti di fama mondiale, di cui molti premi Nobel per l'economia (Krugman, Stiglitz, Feldstein, Dornbusch...) che preannunciavano il disastro
Vi riporto alcuni stralci di una pubblicazione di Dornbusch del 1996: Euro fantasies
Pag. 115: “Once Italy is in, with an appreciated currency, the country will soon be back on the ropes, just as in 1992, when the currency came under attack.” (Una volta entrata l’Italia, con una valuta sopravvalutata <n.d.t.: l’euro>, si troverà di nuovo alle corde, come nel 1992, quando venne attaccata la lira).
Pag. 120: “The most serious criticism of EMU is that by abandoning exchange rate adjustments it transfers to the labor market the task of adjusting for competitiveness and relative prices... losses in output and employment (and pressure on the European central bank to inflate) will predominate.” (la critica più seria all’Unione monetaria è che abolendo gli aggiustamenti del tasso di cambio trasferisce al mercato del lavoro il compito di adeguare la competitività e i prezzi relativi... diventeranno preponderanti recessione, disoccupazione (e pressioni sulla Bce affinché inflazioni l’economia)).
Pag. 121: “Italians dream that the Ecb will make their life easier than the Bundesbank does now... The new central bank is certain to establish itself at the outset as a direct continuation of the German central bank” (gli italiani sognano che la Bce renderà la loro vita più facile di quanto faccia ora la Bundesbank... <ma> è certo che la nuova banca centrale si proporrà fin dall’inizio come continuazione diretta della banca centrale tedesca).
“If there was ever a bad idea, EMU it is” (p. 124) (se c'è mai stata una cattiva idea, questa è l'Unione Monetaria Europea)
Vi ho anche recuperato dalla rete un'intervista a Friedman, del 1998
http://archiviostorico.corriere.it/1998 ... 7561.shtml
Ecco perché io non mi stupisco se l'Italia si sta deindustrializzando e se FGA continua a rimandare l'uscita dei nuovi modelli (evidente segnale di un abbandono dell'Italia) e perché non me ne esco con qualunquistico "sono incapaci".