Scusa ma:
appannàggio s. m. [dal fr. apanage, der. del lat. panis «pane»; propr. «assegnazione di pane»]. –
1. Dotazione o assegnazione beneficiaria di terre che nel medioevo veniva effettuata a favore dei cadetti (istituto che ebbe origine in Francia con Ugo Capeto); in seguito il termine indicò in partic. le assegnazioni fatte a favore dei principi delle famiglie regnanti (come stabiliva, ad es., per l’Italia, l’art. 21 dello Statuto Albertino nei confronti dei principi reali).
2. estens. Compenso fisso, dato come stipendio o in aggiunta allo stipendio per mansioni o cariche particolari: come direttore generale aveva un consistente a. annuo. Il termine viene anche comunem. riferito alle dotazioni concesse dal corpo legislativo alle famiglie reali: è stato aumentato l’a. della famiglia reale inglese.
3. fig.
a. Prerogativa, diritto esclusivo: è a. di chi ha il potere il trovare rimedio ai casi estremi; e in senso antifrastico: i dolori, triste a. della natura umana; anche nelle locuz. dare, lasciare in appannaggio.
appannaménto s. m. [der. di appannare]. – L’appannare, l’appannarsi, l’essere appannato: l’a. dei vetri dovuto all’umidità dell’aria; l’a. del parabrezza, del lunotto posteriore; fig.: a. della vista, della mente.
b. Premio spettante come coronamento di una vittoria, di una conquista: nel 2006 la Coppa del Mondo di calcio è stata a. dell’Italia per la quarta volta.
4. In araldica, armi di a., quelle dei principi di sangue appartenenti a un ramo cadetto della famiglia sovrana (per indicare il loro grado rispetto al ramo principale portano nello scudo una brisura, come un bastone scorciato in banda, una bordura semplice o composta, un filetto in sbarra o contrafiletto, un lambello, ecc.).
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