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primo contatto
Non pensate di andarci a spasso. Non è fatta per questo la 4C, e te lo dice subito. Entri scavalcando il brancardo, largo, prendi nota del fatto che per far manovra non si può far conto sul lunotto, poco più che una fessura, giri la chiave e si apre il concerto, col turbo Alfa che borbotta rauco già quando gira a 1.000. Il tempo per familiarizzare un attimo con la strumentazione digitale, ricca quanto affollata.
Cavallo di razza. Dopo di che, guanti da driver e via. Non c'è il servosterzo, si sa, ma basta muovere un filo le ruote per riuscire a manovrare senza farsi i bicipiti. In compenso il rapporto è diretto, e raramente occorre staccare le mani dal volante. Mantenendo così le dita al posto giusto, sulle palette del sequenziale, e dimenticandosi dell'automatico. Già nella modalità normale le cambiate sono pronte, le scalate accompagnate dal sound del motore che simula la doppietta. L'accelerazione è un colpo di fionda, il motore va su di corsa, la striscia digitale del contagiri diventa gialla avvicinandosi al limite di cambiata, senza aspettare l'arrivo del limitatore, fissato a quota 6.700. Motore, ritmo, reazioni: anche su strada normale si capisce subito di avere a che fare con un cavallo di razza.
A suo agio fra le curve. Il sedile tiene bene, il brancardo da un lato e il tunnel centrale dall'altro danno gli appoggi giusti per le gambe, le mani vanno a serrarsi sul volante cercando di far riemergere dai meandri della memoria un modo di guidare diverso da quello filtrato dai servosterzi. Il comando peraltro risponde con grande immediatezza alle correzioni, e conserva un buon carico e adeguata prontezza al crescere della velocità, senza far mancare la sensazione del contatto con la strada. Il bello ovviamente vien fuori quando l'asfalto si attorciglia: la 4C scivola fra le curve quasi come fosse su una pista da bob, rollio quasi nullo e inserimento immediato. Certo, il passo corto gioca a suo favore, senza per questo rimandare le reazioni nervose e bizzarre che spesso affliggono le piccole "estreme". Tant'è che, a dispetto della sensibilità al lavoro sul pedale del gas, non ci sono particolari problemi nel gestire le traiettorie con linearità.
Anche "Race". I chilometri passano, il ritmo sale, il concerto sonoro si fa più intenso, forse la radio potevano anche fare a meno di metterla. Tempo di modalità Dynamic, il battito del cuore aumenta, perché tutto accelera: la differenza più evidente sta nella rapidità dei tempi di cambiata, ma anche il gas e il freno si fanno più reattivi. A proposito di freni, d'accordo che la massa "under 1.000" aiuta, ma la sensazione è di un impianto da prima della classe: bella sensibilità al pedale, decelerazione pronta ma al tempo stesso progressiva, comportamento composto anche se le ruote non sono perfettamente allineate. Anche questo fa sì che venga voglia di spingere. Ecco, sul veloce la confidenza non è così immediata come nel misto stretto, ma va da sé, occorre prenderle le misure prima di provare a scoprire dei limiti che appaiono comunque lontani. E poi, c'è ancora la modalità Race, da provare: ancora qualche ora di pazienza....
Massimo Nascimbene
http://www.quattroruote.it/notizie/prim ... i-di-guida
e ancora
listino italia da 53k euri
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ed infine il tempo "nell'inferno verde"
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