Monti, l'Italia e la meritocrazia.

lorenzino

Nuovo Alfista
15 Giugno 2010
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Dublino
Non sono per niente d'accordo con la sparata di Monti che il posto fisso è monotono. Però mi ha fatto fare una riflessione su quello che si sente mormorare da anni in bar e uffici: che in Italia servirebbe più meritocrazia e meno clientelismo.

La mia domanda è: l'italiano è pronto per la meritocrazia? Perché meritocrazia e posto fisso sono agli opposti: in ogni momento una persona più brava potrebbe arrivare e soffiarvi il posto. Almeno la metà di tutti noi siamo lavoratori sotto la media: per nessuno di questi un posto potrebbe essere considerato fisso, sarebbero solo forza lavoro riempitiva in attesa che cada la spada di Damocle del ragazzotto inesperto ma meno radicato su certe metodologia che cambia una virgola e gli fa le scarpe.

Si vedrebbero carriere lampo, ma le farebbero solo quelli disposti a dare 10 ore al giorno di lavoro 6 ore la settimana, perché la meritocrazia è questo, avanza non solo chi è più bravo ma anche chi è disposto ad ammazzarsi di lavoro. Sicuri che volete trasformare l'Italia in questo? Io si. Ma voi siete consapevoli di quello che chiedete e degli effetti che la meritocrazia indiscriminata avrebbe sul posto fisso?

Sento sempre invece di parlare di quanto è bella la meritocrazia e di come baroni e clienti affossino il mercato del lavoro. Vero, però ci marciano dentro non solo i baroni, ma anche la metà dei lavoratori presenti in Italia.

Meritocrazia o posto fisso, uno esclude l'altro. Cosa scegliete?
 
lorenzino":33bo4q3t ha detto:
Perché meritocrazia e posto fisso sono agli opposti: in ogni momento una persona più brava potrebbe arrivare e soffiarvi il posto
non sono d'accordo. In genere, conta moltissimo l' esperienza che si è accumulata nel posto di lavoro: con le tecnologie utilizzate, con il know-how della propria struttura.
E' più facile che chi soffia il posto possa farlo perchè è giovane, costa poco, lavora più ore. Non certo perchè esce meglio formato dall' università
 
giangirm":22wu8nfy ha detto:
lorenzino":22wu8nfy ha detto:
Perché meritocrazia e posto fisso sono agli opposti: in ogni momento una persona più brava potrebbe arrivare e soffiarvi il posto
non sono d'accordo. In genere, conta moltissimo l' esperienza che si è accumulata nel posto di lavoro: con le tecnologie utilizzate, con il know-how della propria struttura.
E' più facile che chi soffia il posto possa farlo perchè è giovane, costa poco, lavora più ore. Non certo perchè esce meglio formato dall' università

beh, anche quello è un merito per l'azienda, l'indice di performance è lavoro prodotto per euro speso, non lavoro in senso assoluto.
 
lorenzino":2s6ukm36 ha detto:
beh, anche quello è un merito per l'azienda, l'indice di performance è lavoro prodotto per euro speso, non lavoro in senso assoluto.
se le aziende vogliono guardare solo le performance economiche e non quelle di qualità.
Il tutto regge finchè non arriva un concorrente che la qualità ce l' ha.
 
Scherziamo vero? La meritocrazia in italia (volutamente piccolo) non esisterà mai!

Io appoggio fortissimamente questo governo, che ha avuto il coraggio di prendere decisioni scomode, di toccare l'articolo 18 (che andrebbe abolito per arrivare ad un traguardo dopo il quale si ha veramente un "posto fisso").

Io a 25 anni mi sono veramente rotto di vedere il 90% degli impiegati pubblici che a mezzogiorno sono inesistenti (parlo di poste e municipi/comune), di lavorare nelle aziende private per quelli che hanno il posto fisso (e magari sono sindacalisti pure) o sono raccomandati!

La soluzione è semplice, contratto unico, art. 18 che si deve guadagnare sul campo e controlli su controlli nelle aziende e nel pubblico!
 
quello che dice monti in linea teorica è giustissimo. Purtroppo in questa situazione tragica e in questo Paese mediocre è improponibile. Io sarei ben felice di cambiare lavoro una volta che mi sono "annoiato" di quello attuale, peccato che alternativa non c'è.
C'è anche l'altro lato della medaglia, vediamo spesso in tv tanti operai che pur di non perdere il posto fanno scioperi improponibili... ma nessuno si chiede se non c'è più "mercato" che devono rimare a fare in azienda? Io non credo che sempre sia un "capriccio" del datore di lavoro licenziare centinaia di persone.
Dispiace certo pensare ad un padre di famiglia che perde il posto, ma mica può rimare lì se non c'è più produzione! Il lavoro è produzione oppure un semplice mezzo per ritirare lo stipendio a fine mese?
L'esempio eclatante è pomigliano: è stato mantenuto aperto uno stabilimento mediocre e inefficiente, solo ed esclusivamente per questioni "politiche" e non di mercato.
Sempre per rimanere nel campo automotive, gli altri grandi gruppi producono i loro modelli non-premium in paesi dove la manodopera costa meno, investono nel proprio paese per una produzione più raffinata e di qualità.
Lasciamo che le punto le panda le 500 (anche le mediocri mito e giulietta) vengano prodotte dove la manodopera costa meno, in italia dobbiamo investire sul premium, quindi produrre le vere alfa, lacia, maserati, ferrari, ecc..
Qui invece si pensa a tenersi ben stretto l'inutile (agli altri ovviamente) posto di lavoro.
 
vexator":2nlmzbiv ha detto:
Io sarei ben felice di cambiare lavoro una volta che mi sono "annoiato" di quello attuale, peccato che alternativa non c'è.

Il problema di fondo come detto da vexator è la mancanza di alternative nel cercare nuovi lavori.
Io per esempio, dopo 14 anni di precariato, nel quale ho sempre lavorato e non sono mai stato con le mani in mano un giorno, alla fine ho dovuto accettare un mediocre contratto a tempo indeterminato da 1000 euro al mese per poter aprire un mutuo in banca per comprare una casa.
Ora il punto è che mi sono stancato di vedere che nella mia azienda ci sono persone altamente incompetenti che vengono premiati e che in pochissimi mesi hanno carriere fulminanti mentre tutti quanti gli altri (e in mezzo ci sono persone con 30 anni di anzianità aziendale) fermi al punto di partenza.
Ho cercato tanto e sto cercando da mesi di cambiare azienda, ma come detto più volte fuori non c'è niente..... solo contratti a progetto e sotto le 1000 euro.
Con questi presupposti, le belle parole di Monti e di tutti gli altri stanno a ZERO!!!

e per concludere volevo postare questa notizia giusto per far capire in che razza di paese viviamo:
http://247.libero.it/focus/20867570/6/p ... mma-e-pap/
 
autoren":vsaw3e6s ha detto:
io scapperei in svizzera :asd)
Lì l'articolo 18 non sanno neanche come si scrive.
Dalla sera al mattino ti puoi trovare a "spasso" (Quantomeno noi italiani).
Ma...di quelli che hanno sempre fatto il proprio dovere...non ne han mai lasciati a casa, neanche nelle peggiori "pulizie".
Non sei costretto a pagare un'operaio perchè ha una qualifica (ma non sa far quello che dovrebbe), ma lo paghi per come lavora :ka) (Parlo per l'edilizia, ma anche per il resto...).
Non è che sia tutto rose e fiori, ma quanto meno se non hai voglia di lavorare...te la fai venire se vuoi star li. Altrimenti almeno non rimani a lungo "sulle spalle" dei colleghi...
 
Qualche riflessione:
Meritocrazia non significa mancanza di regole, essa deve essere valutata all’interno della loro applicazione. Quindi non sarebbe più meritevole chi riuscisse a svolgere più lavoro di quanto riusciresti a fare tu restando più tempo in ufficio ma semmai colui che riuscisse a svolgere il tutto in meno tempo. Diversamente si chiama stacanovismo. Quindi un approccio meritocratico non dovrebbe per forza di cose escludere il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori (non mi sembra che la condizione della forza lavoro durante la prima rivoluzione industriale, nonostante l’assenza di regole, si possa considerarla altamente meritocratica).
L’art.18 tutela i lavoratori dal licenziamento senza giusta causa. Il fallimento economico dell’azienda rientra tra le giuste cause, quindi la volontà di riformare l’art. della costituzione per venire incontro alle difficoltà economiche dell’azienda potrebbe rivelarsi un “cavallo di Troia” per abolire la tutela di altri diritti (malattia, sindacali, religiosi, sessuali…).
Aziende poco produttive: è vero ed è già così che un imprenditore ha diritto di licenziare operai addetti a linee di prodotto diventate poco competitive, ma ricordiamoci che le strategie di produzione non le decidono i lavoratori ma il management, quindi se un pugno di geni decidono di produrre imbuti di carta assorbente, assumendo centinaia di lavoratori (che progettano la loro vita sulla base di quel contratto di lavoro) e scoprono che non riescono a venderne molti perché la gente preferisce quelli in plastica, siamo ancora così sicuri che sia tanto sacrosanto licenziare con tanta leggerezza ? Inoltre quante imprese sono in grado di reggersi sulle proprie forze e quante invece si basano su un risibile capitale sociale, non incrementato negli anni, affiancato ad una sostanziosa percentuale di fidi e prestiti bancari ed alla prima richiesta di rientro dei prestiti (se non ci crede l’imprenditore nella propria impresa a giudicare dal capitale sociale versato, perché dovrebbero crederci le banche) esse cadono giù come castelli di carta licenziando o “non rinnovando” i contratti di lavoro ?
Accettare agevolazioni o incentivi fiscali per impiantare stabilimenti in zone “difficili” e poi abbandonarli perché non si fa volontariato non mi sembra una mossa esemplare, se si accettano tali impegni conoscendo già le difficoltà, occorrerebbe investire per ridurle e non tirare aventi fino alla fine degli incentivi e poi sparire. Non è un comportamento da uomo economico.
 
secondo me è giusto che chi rende di più e produce di più debba andare avanti.

se io sono bocconiano, disposto a lavorare 12 ore al giorno 7 giorni alla settimana e a produrre il 60% in più rispetto a chi ha il posto, non vedo perchè dovrei rimanere al palo perchè quello ha il posto fisso...

nei paesi civili funziona così. chissà se mai riusciremo ad esserlo :banned)

personalmente sto pensando seriamente all'espatrio...ed ho già i contatti per poterlo fare ;)
 
beh, non necessariamente bisogna portare avanti solo quelli che lavorano 12 ore al giorno... bisogna pensare soprattutto a cacciare quelli che lavorano poco o non lavorano affatto. Poi, ok, in Italia basta salire sul tetto per un paio di giorni per passare come un povero e onesto lavoratore vittima del padrone cattivo.
Non voglio ripetermi, però guardate pomigliano, uno stabilimento intero, con 5mila dipendenti, solo per la panda... una macchinetta. Praticamente ci sarà un bel cazzeggio universale, già da quelle parti lì hanno dimostrato che c'è poca voglia di lavorare e quando lo fanno lo fanno abbastanza male, figuriamoci ora che devono mettere mani su una macchinetta...
 
vexator":1w4ovkw9 ha detto:
beh, non necessariamente bisogna portare avanti solo quelli che lavorano 12 ore al giorno...

se porti avanti porti avanti quelli che 'danno' di più. in termini di lavoro e qualità, di costo e dedizione.

non significa che i mediocri verranno lasciati tutti a casa: comunque nel bacino del lavoro ci saranno sempre meno 'meritevoli' che posti disponibili, quindi rimangono posti anche per i mediocri.

meritocrazia non vuol dire cancellare tutti i posti di lavoro se non ci sono 'meritevoli' a occuparli, comunque il lavoro le aziende lo devono portare avanti.
 
vexator":1x537w49 ha detto:
c'è differenza fra chi lavora 12 ore al giorno e chi lavora meno, ma al massimo delle proprie capacità, però entrambi sono meritevoli.
Non è che dobbiamo lasciare a casi i disabili, il discorso è sostanzialmente diverso.
A casa deve rimane chi non ha voglia di lavorare.
:OK) e chi facendo male "la sua parte" va a danneggiare anche gli altri.
O quanto meno, senza perdere definitivamente il posto, togliere qualifiche guadagnate semplicemente con gli anni o con dei "corsetti", che però non hanno alcun riscontro nella capacità lavorativa effettivamente espressa o realizzata (nel senso chi proprio non ha la capacità o chi lo sa fare ma .... balla in giro).
Poi si capisce anche perchè (a volte) si ha paura a assumere...
(Parlo di piccole imprese, roba grossa o fabbriche non ho ben idea di come "funzionino").
Esempio stupido, parlavo di svizzera: Tanti muratori nostri vanno "di là".
Là se sei fortunato dopo il mese di prova trovi chi ti dice: lei ha detto di esser muratore, per quello che ho visto, se le va bene la assumo come manovale, se no mi spiace ma non abbiamo bisogno di lei. E sei fai il furbo, lavori un paio di mesi per farti prendere e poi ...ti siedi...camminare...alla prima occasione
Qui son cose semplicemente impensabili. Non voglio dire che ti possono cacciare solo se ti prendono a rubare...ma...
Inutile dire che qui se uno ha la qualifica...non gliela toglie nessuno
 
Una volta un grande progettista dell'Alfa Romeo diceva: "ogni cosa va sempre analizzata nel suo contesto".
I canoni di cui si ciancia (sissignore, si ciancia, perchè di discorsi realmente seri e non campati per aria, alla tipica maniera professorale o populista, non ne vedo granchè da dieci anni) possono essere applicabili quà, là, ma magari non lì nè quì.
Io mi son fatto le prime idee "mature" che stava oramai tramontando la prima repubblica. Adolescente e neodiplomato mi son puppato mani pulite. Crescendo, e dovendo per forza di cose (già, quà pappa pronta, auto presa dal papi, vacanze studio all'estero non se ne son mai avute) affacciarmi al mondo del lavoro forse forse ho respirato la corretta e coerente aria del periodo senza le tante seghe mentali e teorie dei massimi sistemi di cui vedo infarciti tanti miei coetanei.
Sulla mia pelle ho conosciuto i lavori in nero, quelli precari, quelli umili, quelli di prestigio. E forse forse ho capito come è di fatto la gente che costuisce questo paese. E ho visto come le varie teorie "importate dall'esterno" sono per forza di cose inapplicabili.
Un mio vecchio adagio è che l'Italia non è l'America. Ed è vero. Si è inneggiato al liberismo, al privato, in questa Repubblica nata sconfitta dalle ceneri della seconda guerra mondiale, e che ha materie prime pari allo zero. Si va sempre a guardare all'estero per trovare dei punti di forza degli altri, ma non si fa quella semplice ma difficile cosa che si chiama "contestualizzarli". Il merito? Nei modi e nei gradi che la società può esprimere e tollerare. Non si dica che è il mancato riconoscimento del merito che porta i cervelli ad andare via: è il fatto che li si voglia pagare due lire. Il merito? Quello tanto propagandato in sede di colloquio di assunzione, quando si pretende da parte degli "illuminati" imprenditori di pagarti due lire pur essendo laureato od avendo un certo know how? Certo il know how, l'esperienza, tutto quanto, tutto bello. Ma ci si dimentica forse che ci si deve CAMPARE.
In questo Paese è stucchevole, e porterà ancora d+ all'esasperazione delle masse, sentirsi fare la morale sul posto fisso posto precario da parte di chi precario non lo è da una vita, e magari ascoltato da chi sa benissimo come si distribuiscono dottorati e cattedre. La coerenza basterebbe a creare condizioni per far sì che il merito possa essere riconosciuto.
In questo Paese del ****Edit da STAFF: alla prossima account sospeso! se dopo la guerra gente che aveva un cervello decisamente superiore (presi singolarmente) di quello che possono vantare titolati deficienti oggi costituenti "la classe dirigente" (sì, degli imbecilli, e questi sono i risultati) e che ha costruito sto paese ha posto alcuni paletti ed alcune priorità lo avran ben fatto secondo dei criteri studiati e una intelligenza sociale applicata. Chissà come è che non si studia mai la storia contemporanea, hai visto mai che poi la gente pensasse "forse l'esempio di cosa fare ce l'abbiamo a 50 anni di distanza, e siamo oggi quel che abbiamo vissuto 50 anni fa".
Si è cianciato contro la presenza massiccia pubblica nell'impresa. Dimenticando che quando essa è DEGENERATA (ergo: l'applicazione spicciola, non il concetto in se) si son avuti problemi, non prima. Quando non si è cercata la SERIETA' nella gestione, prima esistente (il caso Alfa Romeo è emblematico di come una attenta gestione statale abbia creato un'azienda, un modo di essere, degli splendidi prodotti e dell'occupazione, che non guasta mai), si son avute le degenerazioni. Che è osceno, grida vendetta al cospetto della coerenza, sentir demonizzare da parte di chi, in autonomia, ha applicato nelle sue aziende la stessa cosa.
Da dipendente pubblico, ex privato, ex lavoratore autonomo, mi scontro ogni giorno con l'ipocrisia di chi demonizza la "eccessiva burocrazia" ma poi potendo bypassarla si caga sotto, non ne ha voglia. Quando vedi che maledicono la burocrazia che gli fa pagare 14.62 di marca da bollo un certificato, che gli dici essere inutile, perchè basterebbe una autocertificazione che è un loro diritto da far rispettare e gli richiede poco tempo e poca riflessione, e poi il certificato lo fanno, beh, ti rendi conto che dovresti poter sputare in faccia a questa gente. E più in su ad altri che son dello stesso DNA. In realtà è tutta una grande presa per il culo, una ipocrisia oramai istituzionalizzata, un mentire sapendo di farlo per non aver le palle di vedere che "il re è nudo". Era così quando qualcuno doveva aggiustarsi i cazzi suoi e cianciava che di crisi non ne esisteva. E' così quando fior di tecnici che ricevettero il mio iniziale consenso fanno nè + nè - quello che son capaci di fare: una emerita mazza.
Si è voluti essere, nel mondo, sempre meno "sociali" e sempre + "libero mercato". Il risultato è servito, cosa ci si lamenta a fare? Se si diceva che le aziende pubbliche e statali, gestite A MODO (da chi? Dai politicanti che prevedono il merito certo ma "per altri, non per me e i miei amici?), erano una ricchezza per un paese che comunque non aveva chissà che sbocchi, si era tacciati di socialismo o di comunismo. Chissà come è che l'unico grande paese "comunista" rimasto sta tenendo per i coglioni tutta l'economia mondiale, e si chiama Cina. E si ha poco da condannarli per i diritti umani, per lo sfruttamento, per quanto vi pare, inquinamento incluso. Fanno con coerenza nè + nè meno quanto si è propagandato come "Il verbo" per anni: ho i soldi, faccio i cazzi miei.
Non lo ha forse fatto l'America per decenni? Un sistema liberista spinto può essere considerato valido (ma mostra la corda, come l'ha mostrata) in paesi "nati" così o dove una possibile, compatibile, studiata e strutturata evoluzione ha creato le basi perchè questo avvenisse. In Italia no. Non vi sono a mio parere nè basi nè cultura. E tutto il parlare di bei e massimi sistemi, di flessibilità come nel mondo (dove però lavori), di non considerare un plus il posto fisso (come è considerato invece in tutto il mondo dell'accesso al credito, credito necessario oramai non per stralussi ma per cose basilari), serve nè + nè - ai deficienti a poter dire qualcosa (perchè se dovessero dire cose serie, dovrebbero tacere) e chi ne sa di cercare di inculcare nella gente (Goebbels insegna) un po' di terzo mondo.
Perchè dire che oramai siamo alla frutta, che il terzo mondo lo siamo già grazie alla deficienza della classe politica dell'altro ieri (non di trent'anni fa e basta), che la Grecia è vicina e se non lo è la Grecia al massimo potremo essere meno della Serbia, eh si sa, farebbe saltare i nervi a troppe persone. E pur condannando le manifestazioni violente e teppiste che si verificano ai G8, nulla mi leva dalla testa che i nostri cari "dirigenti" l'abbiano ben capita l'aria che tira.
E l'art. 18 e quà e là. Per quale motivo, di grazia? Per far convincere quella piccola impresa a conduzione familiare che può trattare a mo di capra da allevamento il dipendente che fino ad oggi aveva visto come uno di famiglia? Per farci diventare come i serbi, che a 200 euro al mese si devono considerare fortunati (stipendi erogati da imprenditori italiani)? Sarà anche difficile cambiare la spirale, anche perchè ci si doveva pensare molto prima e con intelligenza. Ma non è accompagnando all'eutanasia che si salva il morto.
Perchè di questo si tratta, e ben disse Di Pietro a Ballarò nel suo italiano stentato di cui tutti ridono (mi pare la storia del dito e della luna): operazione ineccepibile, ma il paziente è morto.
Se si è incapaci di raddrizzare la barca, lo si dica. Perchè da mesi sento l'adagio che non siamo la Grecia, ma ne stiamo pantografando le scelte e l'iter, solo a un livello lievemente + alto.
Si dovrebbe avere il coraggio di minacciare l'uscita dall'euro, che farebbe saltare sì la nostra economia residuale, ma farebbe saltare per aria pure la incaponita deficienza tedesca, che in una cosa è sempre stata brava: a far pagare agli altri i cazzi suoi, dalla riunificazione in avanti.
C'è poco da parlare di merito per convincere che "se non lavori è perchè non lo meriti o perchè qualcuno meno meritevole ti prende il posto" (notoriamente si è sempre fatto così nel settore degli edili, dei meccanici, eccome no..........). Andiamo a vedere quanto merito c'è nei ministeri anche quello di Brunetta (cambiato il ministro, siamo sempre coi soliti lacchè, e le "innovazioni" si vedono eccome, tutte stronzate da fumo negli occhi) ma pure nei gruppi privati. Nelle cattedre dell'università. Nei figli dei ministri oggi sul caregone. Il merito sta diventando la SCUSA, la foglia di fico, per non ammettere il fallimento di anni di malagestione di un Paese che, dati i suoi punti di forza, è stato completamente gestito in modo opposto.
Ma lo si dovrebbe dire con chiarezza. E se uno come Tremonti anni fa ha avuto certi discorsi "da socialismo" forse forse è perchè una via la si trova lì, non certo nel suo opposto e nella guerra fra poveri. Che temo si possa risolvere in una guerra civile che se salta in un punto della UE oggi, non è detto che non salti anche domani in altri "n" punti.
 
vexator":dad95fs5 ha detto:
Non voglio ripetermi, però guardate pomigliano, uno stabilimento intero, con 5mila dipendenti, solo per la panda... una macchinetta. Praticamente ci sarà un bel cazzeggio universale, già da quelle parti lì hanno dimostrato che c'è poca voglia di lavorare e quando lo fanno lo fanno abbastanza male, figuriamoci ora che devono mettere mani su una macchinetta...

Non è stato lo Stato a pretenderlo. Ma un imprenditore definito capace e stralodato a sproposito ovunque.
Lo vogliamo capire che sino a quando questi "incompetenti" pontificati vengono pontificati e comandano si andrà sempre peggio?
Una persona DECENTE avrebbe ben pensato che là si potevano e dovevano fare lavorazioni complesse su prodotti con elevato plusvalore. E basta di pisciare in testa agli operai, cui si chiede di non aver manco cervello. La servitù della gleba è finita da un pezzo, e ciascuno di noi singolarmente patisse quel modo di fare e pensare "dal padrone" sarebbe il primo a incazzarsi. Questo Paese ha bisogno di una rifondazione dalle fondamenta, non dei discorsetti di maniera per mascherare il solito vecchio andazzo della tartassazione, non fosse altro che i soldi per pagare SONO FINITI.
 
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