Da "Il MAttino" di ieri 27/10/2007
Raid all’Alfa, danneggiate quaranta auto
Nei documenti aziendali l’analisi sui gap competitivi Marchionne lanciò l’allarme «Basta con la conflittualità»
Pomigliano, le vetture erano pronte per il mercato. Scatta l’indagine dei carabinieri: sentiti alcuni dipendenti
DALL’INVIATO GIGI DI FIORE Pomigliano. Erano quasi pronte per il trasporto nelle concessionarie di tutt’Italia. Una quarantina di auto Alfa 159 nuove di zecca. Appena uscite dalla catena di montaggio dello storico stabilimento Fiat campano. Ma alla verifica finale, la sorpresa: nella notte, o chissà quando, qualcuno ha strisciato con un punteruolo le fiancate di tutte quelle auto. Sabotaggio, vandalismo, dispetto, difetto nel montaggio? Obbligata la strada scelta dall’azienda: l’immediata denuncia alla compagnia di carabinieri di Castello di Cisterna. E immediata anche la presa di posizione della Fim-Cisl con la Rsu, che hanno subito diffuso un loro comunicato. Contiene la «condanna per il sabotaggio di alcune vetture». Ma soprattutto una lettura storica dell’episodio, inquadrato in un periodo di «difficile e complessa vertenza, legato alle prospettive industriali ed occupazionali della realtà di Pomigliano». Per ora, i carabinieri non si sbilanciano. Lavorano su due ipotesi: il danneggiamento doloso, o un difetto produttivo nella catena di montaggio. Di certo, saranno sentiti tutti i presenti in azienda da giovedì sera all’ora in cui è stata fatta la scoperta sulle 40 auto. Ma l’episodio alimenta un clima di tensione interna già esistente in uno stabilimento che una trentina di anni fa fu al centro di conflittualità esasperate. Si chiede la Fim-Cisl: «Quale strategia si nasconde? Perché proprio ora?» Interrogativi giustificati dall’assenza, nell’ultimo anno, di denunce per atti di vandalismo nello stabilimento. Nella geografia della Fiat group, lo stabilimento di Pomigliano viene considerato una realtà da tenere sotto osservazione. Poco prima dell’estate scese a Napoli Sergio Marchionne, amministratore delegato. A dirigenti aziendali e leader sindacali lanciò l’invito a «mettere fine alla microconflittualità interna, che danneggia la competitività». Ma il fuoco ha continuato a covare sotto la cenere. L’annuncio aziendale dello spostamento della produzione dell’Alfa 147 da Pomigliano a Cassino non contribuisce a migliorare le relazioni tra sindacati, soprattutto le sigle Cobas, e Azienda. La recente sonora bocciatura dell’accordo sul welfare (il 92 per cento, pari a 1874 voti, ha detto no, opposto a soli 199 sì) è stata una spia dell’aria che tira a Pomigliano. In alcuni documenti aziendali, circolano analisi sul «gap competitivo rispetto ad altri impianti di cui soffre la fabbrica napoletana», oppure sulla «piaga dell’assenteismo», nonché sulla presenza di «forti frange politicizzate che si riconoscono in sigle dell’estrema sinistra». Una realtà delicata. E un anno e mezzo fa, nello spirito del turn over dei direttori degli stabilimenti Fiat, venne deciso un ritorno: quello di Sebastiano Garofalo, siciliano, a Pomigliano già una decina di anni fa. Dopo Mirafiori e Termini Imerese, Garofalo è stato rispedito in provincia di Napoli proprio perché profondo conoscitore di quella realtà aziendale in cui aveva già lavorato. E si è trovato a fronteggiare tensioni all’ordine del giorno. Per martedì, i Cobas hanno convocato un’assemblea alla sala Gemito a Napoli. Mentre sono continue le denunce con comunicati dello Slai-Cobas. Vi si parla, ad esempio, di «scarto del 94 per cento per difetti o mancanza di particolari ogni 100 vetture prodotte», per impianti vecchi e da aggiornare. Poi, gli episodi di conflittualità quotidiana. Nove giorni fa, alle quattro del pomeriggio, sempre i Cobas denunciarono che una scocca era precipitata in un’area della catena di montaggio, sfiorando un operaio, C.V., addetto al cablaggio-pianali. «Per un pelo non ci è scappato il morto», si legge nel comunicato sindacale. A luglio, uno sciopero spontaneo di quattro lavoratori del reparto «ute 4» contro un quadro aziendale che li aveva rimproverati. Insomma, una realtà complessa, dove le divisioni sindacali sono frequenti. A complicare le cose, l’annuncio del trasferimento di produzioni a Cassino, che potrebbero ridurre i circa 5000 dipendenti di Pomigliano. Per questo, il danneggiamento alle 40 auto nuove non viene sottovalutato. Per ora, l’azienda tace. Ma la sua denuncia ai carabinieri parla chiaro..