Marchionne: "Senza l'Italia il Lingotto farebbe meglio"

denny1977

Nuovo Alfista
10 Agosto 2009
10,105
0
36
47
Novara
Marchionne viene intervistato a 'Che tempo che fa"; ecco l'articolo di repubblica.it ( http://www.repubblica.it/economia/2010/ ... ref=HREA-1 )

'L'ad intervistato a "Che tempo che fa": "Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo arriva dal nostro paese". Poi smentisce l'impegno in politica: "Io faccio il metalmeccanico". Mano tesa sugli stipendi: "Pronti ad adeguarli a quelli dei paesi vicini". Durissime reazioni sindacali: "Parla come uno straniero".

"La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia". E' quanto ha detto l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, ospite della trasmissione "Che tempo che fa", condotta da Fabio Fazio. "Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 - ha concluso - arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre".
"L'Italia è al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitività del sistema industriale", ha aggiunto Marchionne. "Siamo fuori dall'Europa e dai Paesi a noi vicini - ha proseguito - il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l'Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, non è colpa dei lavoratori". Guardando alla classifica indicata, il manager ha commentato: "Non possiamo ignorarla, qualcosa bisogna fare, perchè non c'è nessuno straniero che investe qui". "Gli attacchi verso la Fiat di questi giorni - ha aggiunto - sono fuori posto e non aiutano a richiamare investimenti nel nostro paese dall'estero ".
Marchionne ha poi smentito le voci che lo indicavano pronto a "scendere in politica". "Ma scherziamo? Io faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori", ha detto rispondendo ad una domanda. "Leggo il giornale tutti i giorni alle 6 - ha proseguito Marchionne a cui era stato chiesto di spiegare la recente affermazione secondo cui in Italia erano state aperte tutte le gabbie ed erano scappati tutti gli animali - ne escono di tutti i tipi, c'è una varietà di orientamenti politici e sociali incredibile, tutti parlano e non si capisce dove va il Paese". Tuttavia in questa situazione Marchionne ritiene che "si può avere fiducia nell'Italia, credo di sì, ci sarebbero soluzioni più facili, ma credo che sia possibile costruire qui una condizione diversa, sennò non mi sarei mai impegnato". Alla domanda di Fabio Fazio se c'è da fidarsi del futuro in Italia, Marchionne ha risposto:"Credo di sì. Credo che sia possibile creare una realtà diversa. In Italia le potenzialità ci sono, i problemi ce li creiamo noi".
L'Ad della Fiat ha parlato anche delle vertenze in corso e in particolare della questione "pause". Il sistema di 3 pause ogni 10 minuti anzichè 2 da venti proposto per Pomigliano e Melfi è "già applicato a Mirafiori". "Fa parte degli sforzi - ha aggiunto Marchionne - per ridisegnare il processo di produzione, e i 10 minuti che si perdono sono pagati". Il Gruppo Fiat è pronto a portare i salari degli operai "ai livelli dei Paesi che ci circondano".
Commentando la recente proposta di accorciare le pause di lavoro nello stabilimento di Melfi, Marchionne ha ricordato che si tratta di un progetto "disegnato per dare all'Italia la capacità di poter competere con i Paesi da cui siamo circondati. In cambio - ha proseguito - sono disposto a portare il salario dei dipendenti ai livelli dei Paesi che ci circondano". La situazione, ha poi precisato, "cambierà se arriveremo ai livelli competitivi degli altri". "Stiamo cercando - ha aggiunto - di creare le condizioni per aumentare questi 1.200 euro e il dialogo con i sindacati è assolutamente chiaro su questo".
Marchionne ha poi ricordato che "colmare il divario con gli altri Paesi" per la Fiat è "un compito" per il quale però serve "la collaborazione di tutti". "Quando tre operai - ha detto, ricordando la vicenda di Pomigliano - fermano la produzione è anarchia e non democrazia". "La proposta che abbiamo fatto è dare alla rete industriale di Fiat la capacità di competere con i Paesi vicini a noi, in cambio io sono disposto a portare il salario dei dipendenti a livello dei nostri Paesi vicini". "Il salario cambierà - ha aggiunto - se cambierà il sistema di produzione in Italia, può darsi che sia un cambiamento difficile da sopportare, ma vogliamo migliorare i 1.200 euro di stipendio ai dipendenti".
Parlando poi delle organizzazioni sindacali, riferendosi alla Fiom Cgil, Marchionne ha spiegato che "meno della metà dei nostri dipendenti appartiene a una sigla sindacale". Dopo aver spiegato che "più della metà non è iscritta al sindacato", Marchionne ha aggiunto che il 12,5% dei dipendenti è iscritto alla Fiom".
"A Pomigliano - ha aggiunto - non abbiamo tolto il minimo diritto, abbiamo cercato di assegnare la responsabilità della gestione di uno stabilimento ai sindacati per gestire insieme a loro le anomalie". E ha poi aggiunto: "Quando il 50% dei dipendenti si dichiara ammalato in un giorno specifico dell'anno, vuol dire che c'è una anomalia". Alla domanda sul giorno in cui avviene tale anomalia, Marchionne ha replicato: "Dipende da che partita c'è".
Marchionne ha comunque smentito possibili dismissioni delle aziende campane: "Se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo, credo, un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la Camorra è molto attiva". "Considerando l'indotto, lavorano 20 mila persone", ha spiegato per indicare la dimensione del problema. Riferendosi alla missione de Lingotto in zona, Marchionne ha criticato l'atteggiamento "dei sindacati che ci criticano". Riguardo alle richieste sindacali di conoscere il piano dei nuovi modelli previsti, l'ad di Fiat ha replicato: "Di nuovi modelli ne abbiamo quanti se ne vuole, dobbiamo però dare ai nostri stabilimenti la possibilità di produrre ed esportare, gli impianti devono essere competitivi, altrimenti non possono produrre e vendere niente". Marchionne ha poi confrontato l'Italia con la Polonia, dove: "I nostri 6.100 dipendenti producono oggi le stesse auto che si producono in tutti gli stabilimenti italiani".
Marchionne è poi intervenuto sulle accuse alla Fiat di essere un'azienda "assistita dallo Stato": "Qualsiasi debito verso lo Stato è stato ripagato in Italia, non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria. E tra il 2008 e il 2009 la Fiat è stata l'unica azienda che non ha bussato alle casse dello Stato, diversamente da quanto fatto da molte concorrenti europee".
"La Fiat - ha spiegato Marchionne - ha collaborato con lo Stato per costruire il futuro industriale del Paese, e oggi ha collaborato con il governo Usa per salvare Chrysler". Secondo Marchionne, quel tipo di collaborazione Stato-Industria esiste in tutti i Paesi del mondo, l'importante è ripagare i prestiti e che lo Stato non diventi "gestore delle società".
Riferendosi a Chrysler, Marchionne ha precisato che "noi stiamo risanando l'azienda e pagheremo il debito".
Riguardo all'Italia ha invece indicato che "noi non abbiamo chiesto finanziamenti come invece hanno fatto i tedeschi e i francesi, e gli incentivi sono soldi che vanno ai consumatori, e aiutano noi indirettamente perchè in Italia sette auto su dieci sono straniere".
Dure reazioni alle affermazioni dell'Ad della Fiat: "Le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell'Italia e dei lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat. L'azienda è nata e cresciuta nel nostro paese più di 100 anni fa, e se oggi è una multinazionale di successo è anche grazie a questo inizio." Lo afferma Cesare Damiano, capogruppo in commissione Lavoro del Pd. "Nel mercato globale la sfida della competitività è continua. Chi oggi guadagna domani può perdere e viceversa per questo non è condivisibile una logica che allude ad un potenziale taglio di rami secchi basato su un risultato di conto economico. Noi - continua Damiano - siamo per accettare la sfida che Marchionne propone, ma non condividiamo la filosofia che sottende. Le imprese devono fare profitti per avere un futuro, ma hanno anche una responsabilità sociale." "Il governo si svegli e reagisca e, come hanno fatto tutti i paesi industrialmente avanzati, si doti di una politica industriale per i settori strategici capace di sostenere innovazione e ricerca. Questo vale anche per l'auto e per i veicoli industriali e commerciali." "Il Partito democratico si batterà contro una scelta che possa "tagliare" l'Italia e chiede l'attuazione del piano d'investimenti promesso dal'azienda". conclude Damiano.
Anche i sindacati, con diverse sfumature, criticano pesantemente le parole dell'Ad Fiat. Sergio Marchionne parla "come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se investire in Italia", attacca Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto della Fiom Nazionale.
"Marchionne - dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm - deve evitare di continuare ad umiliare i lavoratori e il sindacato che si è assunto la responsabilità di gestire anche accordi difficili". Palombella invita il manager del Lingotto "a chiarire una volta per tutte quale sia la reale intenzione della Fiat. Se vuole davvero invertire il rapporto tra la quantità di auto prodotte all'estero e quelle fabbricate in Italia - osserva - deve smetterla di fare dichiarazioni che sono la negazione di ciò. Un gruppo industriale che chiede responsabilità e consenso non può continuare a dire che dell'Italia non sa che farsene. E' un errore strategico".
Per Bruno Vitali, responsabile Auto della Fim, "Marchionne deve credere di più nell'Italia e smettere di tenere tutti appesi. Ha sempre detto che qui perde, ma se investirà anche l'Italia genererà profitti come avveniva prima della crisi. Gli impianti sono nuovi e i lavoratori sono pronti a fare la loro parte". Apprezzabile, sostiene Vitali, l'idea di monetizzare con aumenti salariali l'incremento di efficienza nelle fabbriche.
"Io mi accontenterei che i lavoratori avessero il premio di risultato tagliato a luglio", osserva Airaudo che critica l'idea che "competitività e produttività si recuperino intervenedo sul fattore lavoro". Il segretario della Fiom precisa che a Mirafiori non è già in vigore il sistema di pause di 3 pause di 10 minuti anzichè quello di 2 da venti proposto per Pomigliano e Melfi. "E' curioso comunque - ironizza - che in uno stabilimento che fa tre settimane di cassa integrazione al mese si considerino utili dieci minuti in più di produzione".
Durissimo Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom: "Il discorso di Sergio Marchionne è stato un concentrato di falsità e bassezze, un comizio reazionario antisindacale senza contraddittorio. E' un messaggio così brutale ed ingiusto - prosegue Cremaschi - che davvero andrebbe diffuso per convincere a scioperare".
E in serata ha parlato anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: "L'Italia è un Paese che già ha
dimostrato l'attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività nel rispetto dei diritti dei lavoratori incluso il diritto ad incrementi salariali legati a una maggiore produttività. E se è legittimo da parte di Marchionne invocare maggiore produttivita", è anche vero che "la maggioranza delle organizzazioni sindacali e le istituzioni si sono già rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti".
"Marchionne - commenta Sacconi - ci ha ricordato che Fiat oggi è un Gruppo multinazionale con stabilimenti distribuiti in diverse dimensioni economiche e sociali. Noi ricordiamo a lui che l'Italia è il Paese di storico insediamento del Gruppo automobilistico ove ha depositato impianti e soprattutto un grande patrimonio di esperienze e professionalita"'.
 
beh tutti i torti non li ha....il sistema industriale italiano sta facendo acqua da tutte le parti e di questo passo affonderà presto.....serve una politica concreta per un serio rilancio.Parecchie multinazionali hanno chiuso le loro sedi in Italia.....
 
il sistema industriale italiano fa acqua da tutte le parti per la gestione di persone che proprio come marchionne portano avanti la politica della botte piena e moglie ubriaca

finchè il sistema di controlli - giudiziari ed esecutivi - farà acqua da tutte le parti e il capitalismo creativo rimarrà il cuore pulsante dell'italia, non andremo da nessuna parte. ben vengano gli allontanamenti di queste aziende malate e marce, la ricostruzione sulle loro macerie sarà più facile che la loro rimessa in sesto.

edit:
è bellissimo vedere l'articolo attraverso gli occhi di quattroruote:
http://quattroruote.it/notizie/industri ... a-i-salari
 
il vero problema dell'italia è la mancanza del culto del lavoro, della meritocrazia e del guadagnarsi il pane offrendo alla società qualcosa di concreto, valido e mettendoci la cura che si vorrebbe se ci si immaginasse dall'altra parte della barricata, bensì soldi facili il più opssibile e fregando il vicino di casa. Tutto il resto sono contorni, approfondimenti, sfumature ecc, ma di fatto la base è questa.

Perchè:
- in germania ogni anno i dipendenti di Audi, Porsche ecc prendono premi di produzione alti?
- fanno prodotti mediamente migliori?
- la clientela dei tedeschi è disposta a spender di più su una stessa categoria di prodotto?
- non usano la mutua ogni 3x2?
- son stipendiati meglio in media dei nostri dipendenti?
ecc

(uso i tedeschi come esempio solo per l'ambito automotive, poi avranno parecchi difetti anche loro, ma dal di fuori non li mostrano per ciò che vediamo)..
 
Ragazzi ma leggiamo attentamente il titolo di questa discussione...."Senza l'italia il lingotto farebbe meglio"...bè io dico solo 2cosette, il lingotto senza l'italia sarebbe già bello e chiuso da parecchi anni se non addirittura venduto chissà a chi, chi ha pagato per tutti questi anni/decenni/ventenni/ i fallimenti-buchi di FIAT??? noi pagando le tasse....e oltretutto il mercato una volta non era problematico e concorrenziale come lo è ora....quindi la fiat/minchionne, non deve trovare giustificazioni e scusanti per i continui fallimenti di fiat addossado il tutto all'italia! non si fa così, soprattutto dopo che NOI italiani abbiamo sganciato un casino di soldi per salvare la fiat da irrimediabili collassi, e riuscendici sempre rimanendo costantemente con la testa fuori dalla cacchetta, ma riuscendoci! in confronto a tanti altri marchi che si sono prostati all'imminente fallimento....quindi ragazzi non so, sarà una mia idea, ok che l'talia non brilla per la cultura del lavoro, ok che l'italia non è un must, però ricordiamoci che con tutti i problemi statali/politici interni, siamo sempre riusciti a saltarci fuori.....dovremmo esserne fieri, un'altro stato con la nostra politica, la nostra mafia etc etc non durerebbe un giorno.
E minchionne farebbe meglio a non sputare nel piatto in cui mangia!
 
Come già detto in altre discussioni, Marchionne parla così perchè chiaramente ha una sua vision che l'Italia non gli permette.
Volendo fare vetture "alla cinese" è altrettanto chiaro che è un po' difficile pretendere che, agitando come si agitava una volta, certi vessilli e peraltro in maniera ben poco elegante rispetto al passato (daltronde il personaggio è quel che è), ci si debba cinesizzare ma soprattutto prendere per oro colato, supinamente, e bersi quanto è una opinione di parte ed anche, diciamolo, un tantinello "parlare a nuora perchè suocera intenda".
Fiat non è una fabbrica italiana, e lo sarà sempre di meno. Questo, ripeto, se ancora da mesi non lo si è capito e si ragiona ancora pensando che alla Fiat di rimanere in italia freghi qualcosa, si sbaglia.
Inoltre i discorsi di "socialità" delle imprese private son in cantina da decenni. Forse ripensando a quanto succede ora si capirà PERCHE' nel dopoguerra, dianzi a un certo "Imprimatur" della classe industriale privata, i nostri padri fondatori della repubblica fecero aziende statali o a partecipazione statale o perchè certi personaggi come Adriano Olivetti furono considerati "fuori dal coro" e non certo "uno di noi" dagli industriali.
Non v'è quindi da sgomentarsi se semplicemente si è stati attenti e si va OLTRE il raccontato, il "che si vuol far credere".
Non ho dubbi che attualmente Marchionne faccia i suoi utili meglio senza l'Italia, dove ha stabilimenti che di fatto non producono. E dove quelle "perdite di esercizio" sono mitigate dal ricorso alla CIG che non paga lui, residente in Svizzera, ma pago anche io dipendente italiano a reddito fisso e residente in Italia.
Ora, al netto di quelle le deficienze ed anche le interessate opinioni di varie parti politiche (gli unici che son oggettivamente e giustamente "sull'argomento" son stati Lega, Fini, Idv) mi pare oltremodo chiaro finalmente a tanti il modus operandi di Marchionne, che anche in azienda è così.
Emblematico il dire "ma il prodotto c'è non è il problema"...... peccato che lo sia.
Se il Sig. Marchionne se ne vuole andare, farebbe + eleganza (che non appartiene al personaggio) dirlo chiaro, visto che è già deciso che al massimo quà si produrranno vetture di segmento A e B. Quelle stesse vetture che devi fare "al minor costo". Quello che non vuol capire la nostra classe dirigente, sì come anche gli industriali che si son attaccati subito al carro di Marchionne mandandolo avanti lui, è che Marchionne sta dicendo "o mi fate fare quel ****Edit da STAFF: alla prossima account sospeso! che voglio, avendo come obiettivo il modo cinese di lavorare, ovvero il modo in cui io comando e se va bene allora tutti saran contenti, ma cmq io sono il termine attorno cui ruota tutto, io e quel che pare a me, o me ne vado".
Peraltro dovrebbero semmai, al netto di tutti i problemi derivanti da un governo mediocre (ma son discorsi + globali entro cui si inserisce l'affaire Fiat ma non si deve dire "ah allora è una pedina e vabbè", andiamola a vedere quella pedina) chiedersi e domandare se il modello cinese lo han adottato anche i suoi tanto amati impianti americani, o se, come appare sempre + chiaro, stiam pagando NOI QUA gli effetti delle loro decisioni (di Fiat) PRECEDENTI nonchè di quelle pro america e pro resto del mondo attuali.
E' chiaro anche a un imbecille che la questione dei 10 minuti di pausa è una stronzata all'interno di stabilimenti che NON LAVORANO. Perchè per lavorare devi avere ordini, per avere ordini devi avere prodotto, e il sig. Marchionne prima di cianciare a giro si curasse il suo grande problema, che è appunto essere un "imprenditore metalmeccanico" (cosa ne sa lui di metalmeccanica, cioè, ma fossi stato io Fazio mi sarei messo a ridere).
E il vero tumore della classe politica è quello di essere troppo affacendata a seguire i cavoli personali e propri (leggasi galera) di Berlusconi per andare ad avere un po' di potere contrattuale "serio". Che significherebbe pure il "dover rendere conto", perchè che ****Edit da STAFF: alla prossima account sospeso!, se io vado in un ristorante e dico "ma io conti non ne ho di aperti nulla + ti devo" il ristoratore che mi prende a taffoni e mi dice "ora i conti si rifanno" lo trovo.
Quà invece tabula rasa.
Comunque se vuol disimpegnarsi, si disimpegni, tanto è quello il suo fine ultimo A MENO CHE non ci si genufletta e ci si farcisca l'orifizio di vaselina.... MA A STO GIRO il conto lo paga.
 
La storia ci ha insegnato che questi personaggi faranno sempre i cavoli loro, anche se il nostro incoscio ci porta emblematicamente all speranza che le cose fruiscano diversamente! Penso solo che certi soggetti offendano non la storia di un marchio, ma ancor di più l'animo di un popolo, del futuro, che è ancor peggio di ignorare il passato....il mercato, come tutte le cose, si realizza e profiqua sempre più se l'agire di oggi venga contemplato con lo sguardo volto verso il futuro!
La palla gira, e prima o poi passerà dalle sue mani in quelle di un'altro corridore come fosse la FIAT uno scalpo...noi saremo gli spettatori PAGANTI illusi di veder uno spettacolo che si frantuma tra un passaggio all'altro...
 
penso sia in fase embrionale o iniziale un qualche cambiamento nel senso del yugs pensiero; pensiero che penso appartenga ai nostri padri, ai nostri nonni a ai nostri bisnonni, ma non alle generazioni attuali, che non conoscono la fame nel vero senso della parola e il senso del dovere o di una conquista, che sia una, a fronte di diritti, diritti, diritti proprie e mai degli altri, pretese, assitenzialismo

in tal ultimo senso, penso che il cambiamento - seppur radicato largamente tra aziende e lavoratori - sia minimale (al limite del ridicolo se si parla di pause per esempio) e faccia appunto sorridere (magari amaramente) i nostri avi, che spesso non avevano neanche i diritti fondamentali (es. il licenziamento, non per giusta causa, ma del lunedì perchè il giorno prima l'inter aveva perso); non avevano la crisi, ma la fame e la conseguente "cattiveria" e voglia ... a loro si dovrebbe un minimo di rispetto per quanto ci hanno lasciato e quando in questi anni è invece abusato, in eccesso e durante un periodo buono a tutti i livelli economici ...

la riprova potrebbe proprio stare che pare nessuno si alzi al mattino per 500,00€ (leggasi quasi un milione delle vecchie care lire) e molti (a quanto sento e percepisco), neanche per 1.000,00€ netti a fronte di molti diritti, zero-pochi rischi ecc. (mi domando per queste persone quanto dovrebbe percepire il lavoratore che esegue una operazione a cuore aperto o un trapianto di staminali secondo certi parametri di reddito minimo pressochè garantito)

probabilmente non basta la consapevolezza che (da una parte più che giustamente) i tempi passati e di "vacche grasse" non torneranno più, salvo un ritorno al passato che pare nessuno proprio voglia (senza nascondersi troppo, si potrebbe anche sostenere che pressochè nessuno vorrebbe tornare al passato che vedeva la "macchina" girare e tutti i livelli, alti e bassi, anche grazie alle cd. "olio tangenti" ... non penso che abbia proprio torto chi sostiene che -vedasi il caso di coincidenza- "tolto quell'olio" la "macchina" non si è mai più rispesa

vedremo se il processo riuscirà ad avviarsi (penso che ormai troppo spesso le minoranze -in generale- riescano -più o meno legittimamente- a bloccare le maggioranze) e vedremo dove porterà

sicuramente ci vorrà tempo per recuperare il tempo perso
 
secci":11h5s1v1 ha detto:
prego chi è intervenuto di epurare i propri messaggi qualora abbiano contenuti con riferimenti politici, grazie


scusaci, ma in taluni casi è inevitabile, la verità non la si può camuffare o deviare la realtà! i riferimenti politici sono comparsi dal momento che il Sig. Marchionne ne fa parte, dal momento che FIAT ne fa parte, come anche vero che FIAT non è di nessuno ma di tutti noi contribuenti! Non possiamo evitare ciò, sarebbe come negare la storia, negare la realtà al futuro, negare la verità a chi non sa, sbavare la realtà come fosse vernice, comprendo ciò che non vorremmo vedere! ma non si deve far così, e ovviamente a tutto c'è un limite cognitivo su ciò che si scrive! rispetteremo questo limite ma chi non sa deve sapere, anzi l'io di ognuno deve spingerci a sapere....ma è anche vero che siamo tutti diversi!
Indi per cui, ricordiamo che la colpa dei fallimenti è solo e soltanto di chi non lascia scorrere il presente come dovrebbe, e non occultare e accompagnare il presente modificandolo per i propri scopi lucrosi....
 
Una cosa è lavorare ed essere retribuiti. Una cosa è istituzionalizzare gli sfruttamenti laddove per sfruttamento si intende un mestiere sottopagato. Dianzi a una classe dirigente che istituzionalizza il fare "i fatti propri" a prescindere da tutto e volendo ipocritamente dire "i sacrifici li faccian gli altri e di dar esempi non ne ho voglia" i nostri padri ben più ignoranti di noi si facevano menare per il naso rivendicando diritti che credo proprio vorrebbero mantenuti ed accresciuti e non vedere che ci si mette mano al grido di una competitività che alla loro epoca così come oggi spesso e volentieri significa mettere a perdere certe classi sociali.
Quello che attualmente non torna è che pure le classi alla base della gerarchia sociale pretendono uno standard che non esiste ne mi pare che si tenda a raggiungere.
Con tutti gli stop di ripresa del caso. Il mondo gira in un senso solo non è che perché si è AD o presidenti di camere senati o quantoaltro giri alla rovescia.
 
Il FUSI":qie475ao ha detto:
La politica e l'economia purtroppo ci stanno in discorsi di così ampio respiro. Si tratta poi non di propaganda ma di una constatazione.


Esatto, ciò è ancor più marcato nell'ambito di questo discussione! Marchionne ha ragione nel dire che in italia lo sviluppo industriale è ormai giunto ad collasso, ma la colpa non sarà certo dell'italia in se, ma andrebbe attribuita a chi con la FIAT ha voluto giocarci come fosse monopoli, e così con tutto ciò gestito statalmente...hanno voluto la bicicletta?? ora pedalano...ma non essendo abituati a fatiche e a non lucrar sopra, mollano tutto....non ho fatto ne nomi e ne riferimenti a vicende passate, ma chi vuol capire capisca, e chi non ha inteso, bè, gli basterà documentarsi e capirà...Marchionne farebbe solo un favore a decretare l fine di quest'inutile agonia iniziata ormai anni e anni or sono...
 
So che non è bella l'ultima mia frase...non fraintendetemi, il mio intento era quello di marcare il fatto che marchionne potrà fare ciò che vuole, ma in italia sappiamo come valorizzare i nostri prodotti e le nostre innovazioni come hanno fatto tanti altri marchi che continuano a investire qui in itali, ad esempio Brembo, Magneti Marelli etc etc Marchi che hanno eliminato la concorrenza semplicemente crendo un'azienda che mira alla qualità, alla perfeziona, che si autovalorizza con gli anni, che investe, rinnova.. e non si adagia sugli allori aspettando sovenzioni, incentivi, finanziamente e quant'altro! no non si fa così! la FIAT in ìItali è stata lasciata in mano al suo lugubre destino, perchè lo hanno voluto a chi conveniva...e ora bisogna ricominciare da capo se si la sig.ra FIAT si vorrà rialzare....ricominciare non è mai semplice, ciò porta a scelte e strade a senso unico, e non è facile fare quelle scelte e soprattutto travare qualcuno che abbia il coraggio d' imporre quelle strade.
 
penso che retribuzione, fruttamento ed ignoranza abbiano necessariamente bisogno di un parametro di riferimento/confronto (come tali probabilmente soggettivi e quindi discutibili)

penso anche che retribuzione, sfruttamento e ignoranza siano mutabili nel tempo e nello spazio e quindi abbiamo cambiato il proprio singificato qualitativamente e quantitativamente

personalmente credo che lo sfruttamento sia davvero tutt'altro altro; le retribuzioni (nette) di cui ho sentito mi parlare paiono adeguate (se come parametro penso al dipendente che dopo anni di studi e pratica alle spalle per il medesimo importo effettua una operazione a cuore aperto, un trapianto di staminali o si fa sparare o pestare dietro dal primo delinquente o facinoroso di passaggio); sull'ingnoranza dei nostri avi, beh, viva quell'ignoranza e grazie, grazie e ancora grazie perchè con la quella ignoranza noi oggi ci scaldiamo il sedere e stiamo qui a lamentarci con il nostro bel sapere (sempre ammesso che lo sia)

per il resto, non credo che gli operai e i sindacati (la maggioranza) che hanno sottoscritto certi accordi si siano tutto d'un tratto bevuti il cervello

in ogni caso, quali sarebbero allora le soluzioni (di minoranza)? lasciare tutto com'è migliorerebbe la situazione o peggiorerebbe?

p.s. mi spiace che il mio appunto sulla politica non sia stato considerato, anche perchè non è la prima volta che non vengono accolte le mie osservazioni.
Io, a scanso di equivoci, mi dissocio da quanto letto in questa e in altre discussioni a proposito di persone, società, marchi eccetera.
In generale, ed in ogni caso, penso sia bene ricordare ad ogni utente compete a 360 gradi il contentuo dei propri messaggi, soprattuto quelli posti non come proprio pensiero e opinione personale.
 
deved":adv9xyaz ha detto:
overboost20v":adv9xyaz ha detto:
ehm....Magneti Marelli è di Fiat......


cavoli....è che mi pare un'azienda così competitiva che faccio fatica ad affiancarla alla FIAT....ben venga se è così!
W TAIF


beh ma alla fine quello che è sotto i riflettori è il settore auto di Fiat.....quello che da problemi.
Il resto del gruppo è cmq forte,vedi CNH per esempio.
 
@secci: scusa ma non capisco........ beata ignoranza? Fosse stata veramente beata la loro ignoranza, e ci fossero rimasti "ignoranti", sarebbero stati sempre e saremmo ancora noi adesso "servi della gleba".
Forse non ci si domanda mai abbastanza perchè in questo Paese, una volta usciti dalla guerra, si è proceduto ad "arginare" lo strapotere imprenditoriale privato (che c'era pure prima e c'è stato pure durante il ventennio) creando le partecipazioni statali. Il motivo c'era eccome, e guardacaso si parla di un periodo recessivo come è recessivo (non di crisi, ma recessivo) come l'attuale.
Non dico che i sindacati che han firmato l'accordo si siano bevuti il cervello. Ma non tutti siamo eguali, c'è chi vede oltre chi no, c'è chi ci vede bene e chi meno, c'è chi è + "prono" e chi no, e c'è pure chi si caca sotto per la minaccia immediata di perdere il lavoro e poi ci si trova, a spasso, dopo un anno allo stesso modo, con anche l'onta di essere stato preso per il naso (questione Arese, proprio di proprietà Fiat, INSEGNA).
Allora se si deve essere seri, e non cercare come fa Marchionne il pretesto per far su una polemica o una negoziazione di buonuscita, bisogna far ognuno la propria parte. Perchè se un imprenditore ha in testa la Cina e i paesi a basso costo di manodopera (perchè PER ORA, si ricordi sempre, PER ORA la vita costa dio meno) è assolutamente INUTILE che egli possa anche solo lontanamente pensare che un Paese come questo che richiede + lavoro e qualità di lavoro (bene o male, che operi a cuore aperto o che spazzi per la strada, tu col lavoro ci devi campare, mica si va a lavorare per hobby) possa essere "ridotto" a immagine e somiglianza della Polonia. Polonia o Serbia che, come la Romania, tenderanno a ELEVARE il loro standard. Il mondo è tondo ha un inizio e una fine, poi che farà, va su Marte a far le automobili? E le manda col teletrasporto?
E vogliamo prenderci così tanto per il naso da dire che in stabilimenti che NON LAVORANO perchè il prodotto Fiat non tira (tira MENO di quanto tirino gli altri in crisi) e che son fermi per mesi in CIG (che non paga di tasca Marchionne, mi risulta) il problema è la pausa? La stessa Fiat, in periodi in cui era meglio gestita o quantomeno in modo + illuminato (non è mai stato un bengodi, ma meglio gestita nelle risorse umane sicuramente si) non ha avuto bisogno di ricorrere a certi strumenti SE NON quando si mise in testa di "annientare" uno stabilimento (leggasi Arese) senza poter certo esporsi ad avere la colpa di chiudere.
Marchionne è nel giusto a dire che lui deve fare i suoi conti. Tuttavia i conti, se vuol essere così puro e casto, li deve fare tutti e non esternare solo quelli che gli fan comodo.
Sappiamo tutti che delocalizzare è comunque un costo e che l'imprenditore italiano non vedrebbe l'ora di poter avere il costo rumeno nel suo stabilimento già fatto e pronto italiano. Se poi certe sigle sindacali vedono oltre, e vedono il pericolo perchè han pesato meglio e con meno reverenza, il personaggio e altri no amen, non si tratta di bersi il cervello, si tratta che secondo loro il gioco vale la candela, c'è anche chi va a lavorare a nero per 400 euro al mese mica significa che sia "istituzionalizzabile" o "giusto" o "sufficiente".
Sul fatto che ognuno si prenda la briga delle cose che dice mi pare lapalissiano nè mi pare che in passato sia mai stato detto o pensato il contrario. Daltronde che è, lo può dire Epifani e un forumista no?
 
Top