tratto dal libro:
Fumo negli occhi - di Filippo Facci
Le cose che non vi dicono sono centinaia.
Non vi dicono che una persona che vada al ristorante tutti i giorni, e segga per un'ora e mezzo nella zona fumatori, si espone a una quantità di fumo che nell'arco di un intero anno corrisponde allo 0,146 di una sigaretta.
Non vi dicono che il più vasto studio sul fumo passivo mai svolto (dipartimento dei Trasporti americano, 1989) dimostrò che un non fumatore seduto nella sezione fumatori di un aereo, per inalare l'equivalente di una sigaretta, dovrebbe volare senza interruzione per cinque anni e mezzo: solo i raggi cosmici costituiscono un pericolo 641 volte maggiore.
Non vi dicono che la Monna Lisa degli studi statistici (Environmental protection agency, secondo la quale il fumo passivo causa 3 mila morti annui negli Stati Uniti) è stata dichiarata "fraudolenta" dalla Corte federale americana: il fumo passivo è stato cancellato dalla lista dei principali cancerogeni.
Non vi dicono che il colossale studio commissionato dall'Organizzazione mondiale della sanità all'Agenzia per la ricerca sul cancro (1998) non riuscì a dimostrare relazioni tra fumo passivo e tumori.
Non vi dicono che la più feroce campagna salutistica della storia d'Occidente, i divieti, i moniti, le scritte sui pacchetti, si è dimostrata controproducente al punto che il fumo è aumentato fra le donne e i giovanissimi: sono riusciti a restituire fascino e appeal a un'abitudine ormai dèmodè.
Non vi dicono ciò che già sapete: che il mondo non è diviso tra fumatori e non fumatori, ma tra educati e maleducati, sicchè è giusto escludere i fumatori dai più comuni spazi pubblici, ma è ingiusto escludere praticamente da ovunque 14 milioni di peccatori la cui assenza ha già causato, in pub e ristoranti anglosassoni, una diminuzione degli incassi di circa il 30 per cento. Perchè i fumatori, si sa, sono quelli che consumano fi più. E sono pure i più simpatici, non di rado.
Fumo negli occhi - di Filippo Facci
Le cose che non vi dicono sono centinaia.
Non vi dicono che una persona che vada al ristorante tutti i giorni, e segga per un'ora e mezzo nella zona fumatori, si espone a una quantità di fumo che nell'arco di un intero anno corrisponde allo 0,146 di una sigaretta.
Non vi dicono che il più vasto studio sul fumo passivo mai svolto (dipartimento dei Trasporti americano, 1989) dimostrò che un non fumatore seduto nella sezione fumatori di un aereo, per inalare l'equivalente di una sigaretta, dovrebbe volare senza interruzione per cinque anni e mezzo: solo i raggi cosmici costituiscono un pericolo 641 volte maggiore.
Non vi dicono che la Monna Lisa degli studi statistici (Environmental protection agency, secondo la quale il fumo passivo causa 3 mila morti annui negli Stati Uniti) è stata dichiarata "fraudolenta" dalla Corte federale americana: il fumo passivo è stato cancellato dalla lista dei principali cancerogeni.
Non vi dicono che il colossale studio commissionato dall'Organizzazione mondiale della sanità all'Agenzia per la ricerca sul cancro (1998) non riuscì a dimostrare relazioni tra fumo passivo e tumori.
Non vi dicono che la più feroce campagna salutistica della storia d'Occidente, i divieti, i moniti, le scritte sui pacchetti, si è dimostrata controproducente al punto che il fumo è aumentato fra le donne e i giovanissimi: sono riusciti a restituire fascino e appeal a un'abitudine ormai dèmodè.
Non vi dicono ciò che già sapete: che il mondo non è diviso tra fumatori e non fumatori, ma tra educati e maleducati, sicchè è giusto escludere i fumatori dai più comuni spazi pubblici, ma è ingiusto escludere praticamente da ovunque 14 milioni di peccatori la cui assenza ha già causato, in pub e ristoranti anglosassoni, una diminuzione degli incassi di circa il 30 per cento. Perchè i fumatori, si sa, sono quelli che consumano fi più. E sono pure i più simpatici, non di rado.