In primo luogo, non sarebbe vero che la pressione sia mantenuta stabile più a lungo nel tempo: le perdite (dovute alla porosità del pneumatico, alla valvola e al cerchietto) sono le medesime e dipenderebbero dalla qualità della copertura e della ruota, non dal gas utilizzato. Ma scendiamo nel dettaglio.
Sempre riguardo alla considerazione secondo cui l'azoto manterrebbe costante più a lungo nel tempo la sua pressione in quanto sfuggirebbe meno - rispetto all'ossigeno - attraverso il pneumatico (permeabilità), ci sarebbe da tenere presente che ambedue le molecole dei gas in questione hanno una grandezza relativamente grande, tale da non permettere alle molecole stesse di sfuggire attraverso il corpo del pneumatico; e comunque, se anche questo discorso valesse unicamente per l'aria e non per l'azoto, varrebbe la pena sottolineare che il raggio molecolare dell'azoto è di 1.8A, quello dell'aria è di 1.7A: quindi, la grandezza è praticamente identica. Come se non bastasse, qualcuno fa anche notare che vari anni fa i pneumatici delle biciclette da pista venivano gonfiati con un gas (l'elio) caratterizzato da molecole di grandezza inferiore (1.4A) e ad una pressione ben 4 volte maggiore di quella adottata nei pneumatici per auto (12 atmosfere delle biciclette contro le meno di 3 delle automobili): eppure, nonostante ciò, non si sarebbe riscontrato nessun problema di permeabilità e perdita di pressione. In sostanza, dunque, non sarebbe la permeabilità dell'aria sul pneumatico a determinare le perdite di pressione all'interno di esso, ma ben più comuni problemi di sfiati meccanici, come una non perfetta tenuta delle valvole, una non perfetta tenuta dei cerchi oltre ovviamente a buche, asperità del terreno e quant'altro possa influenzare le ruote nel loro uso quotidiano. Non è un caso - si afferma - se nel gonfiaggio con azoto vengono sostituite pure le valvole comuni a vantaggio di altre speciali con guarnizione metallica (di gran lunga più efficaci), la cui tenuta però non verrebbe controdimostrata a favore dell'aria gonfiando i pneumatici muniti di tali valvole con quest'ultima. Ma non è finita qui. Infatti, un'altra considerazione che viene fatta per quanto riguarda la questione della permeabilità è quella che usando la normale aria compressa, al momento del gonfiaggio sottoposta ad una forte pressione di immissione, si dovrebbe a rigor di logica verificare sempre al momento del gonfiaccio - essendo l'aria naturalmente composta per il 78% da azoto - l'espulsione fuori dalle pareti del pneumatico di quel 22% di ossigeno, anidride carbonica ed altri gas che è presente nella normale aria, di fatto gonfiando la ruota con il solo azoto. Volendo comunque anche accettare la considerazione che l'uso dell'azoto comporti per più lungo tempo - rispetto alla normale aria compressa - un mantenimento costante della pressione, non si potrebbe però prescindere dal valutare cosa accade nell'ipotesi di una trasformazione isocora (cioè, a volume costante) del gas in questione.
La legge di Boyle si può esprimere secondo la seguente formula:
(P1 V1) / T1 = (P2 V2) / T2
in cui P1, V1 e T1 indicano rispettivamente la pressione (atm), il volume e la temperatura (°k, scala kelvin) del gas ad un primo stadio della trasformazione, mentre P2, V2 e T2 indicano rispettivamente pressione, volume e temperatura del gas ad uno stadio successivo. Mantenendo il volume costante (V = cost), si ottiene:
P1 / T1 = P2 / T2
Ebbene, applichiamo concretamente tale principio secondo il quale, quindi, a volume costante il rapporto tra pressione e temperatura rimane sempre costante. Effettuiamo il gonfiaggio dei pneumatici quando fa molto caldo (per esempio, in estate), ad una temperatura ipotetica di 35 °C (che espressi in °k fanno 308°k) e ad una pressione di 2,50 atm: anche se non si dovesse verificare la più piccola perdita di gas, ci accorgeremmo - effettuando in inverno il rilevamento della stessa con una temperatura ipotetica di 0 °C (273°k) - che la pressione dei pneumatici sarebbe inevitabilmente di 2,25 atm. Già questo mette in evidenza come non è vero che l'azoto mantenga per natura la sua pressione costante: in 4 mesi, infatti, la pressione può calare visibilmente. E, considerato il fatto che 0,25 atm è un valore piuttosto influente sui 2,25 totali ai fini delle prestazioni e della sicurezza di guida, non sarebbe comunque affatto corretto affermare che con l'azoto non sarebbe necessario controllare frequentemente e sistematicamente la pressione dei pneumatici.