Il petrolio scende, la benzina no
L'oro nero costa il 20% in meno, mentre i carburanti sono scesi di solo pochi centesimi al litro. Le associazioni dei consumatori lanciano accuse contro le compagnie e chiedono un intervento del governo e dell'Antitrust. In molti pensano che dietro il balletto di numeri ci sia la Robin tax
Dopo settimane di rialzi vertiginosi, con una corsa che pareva irrefrenabile e che ha portato il prezzo del petrolio a toccare quota 150 dollari al barile, ora il greggio - per la prima volta dal maggio scorso - ha visto scendere il valore sotto i 120 dollari al barile. Una piacevole sorpresa per gli automobilisti che proprio in questi giorni stanno partendo per le meritate vacanze? Pare proprio di no, dal momento che i petrolieri stanno tenendo i prezzi del carburante a livello elevatissimo. Da più parti il pensiero è lo stesso: dietro la doppia velocità dell'andamento dei prezzi di petrolio e di carburanti si potrebbe nascondere la Robin tax, la tassa che consiste in un prelievo sugli utili che i petrolieri (ma anche banche e assicurazioni) hanno guadagnato dall'aumento del costo del petrolio riferito alle scorte petrolifere. Pronta così la denuncia delle associazioni dei consumatori che, soprattutto nel periodo estivo, chiedono al Governo "verifiche e sanzioni" che colpiscano chi contravviene alle regole. Adusbef e Federconsumatori accusano,infatti, la lentezza esasperante dei ribassi e chiedono un taglio dei prezzi di almeno 10 centesimi al litro per scendere attorno a 1,40 euro al litro: il calcolo si basa sull'osservazione che il 5 maggio scorso il greggio a New York costava 118 dollari al barile, ma il litro di gasolio si pagava allora 1,41 euro al litro mentre in Italia il prezzo oscilla tra 1,48 euro e 1,49 euro e nella maggior parte dei casi sopra 1,50 euro. Per calmierare i prezzi, secondo Adusbef e Federconsumatori, il passo ulteriore è accelerare le liberalizzazioni del settore, "arrivando ad avere sul territorio almeno 2000 pompe bianche", cioè indipendenti dalle compagnie. Un'altra associazione, il Codacons, chiede l'intervento del governo e dell'Antitrust come unico strumento per combattere "i cartelli e le speculazioni delle compagnie petrolifere". "Rispetto ai massimi - denuncia il Codacons - il greggio ha perso quasi il 20% del suo valore mentre la benzina è scesa meno del 5%. Di conseguenza il prezzo dei carburanti dovrebbe calare immediatamente del 15%. Il fatto che questo non succede dimostrerebbe che i petrolieri, come ogni anno, stanno speculando sulle vacanze degli italiani". Carlo Pileri, presidente dell'Adoc, stima che "i rincari dei carburanti nel 2008 hanno prodotto un danno di 400 euro per famiglia italiana". Immediata la replica dell'Unione petrolifera. "Negli ultimi 15 giorni il prezzo dei carburanti è sceso di 7-8 centesimi al litro, rispecchiando il parallelo andamento del mercato dei prodotti internazionali". In particolare, in base alle rilevazioni del ministero dello Sviluppo economico, un litro di verde è sceso da 1,524 euro del 21 luglio a 1,467 di lunedì 4 agosto, mentre nello stesso periodo, il prezzo di un litro di gasolio è passato da 1,518 a 1,462 euro. In questo balletto di cifre si apre anche una battaglia tra gestori e Tamoil: dal 15 settembre, nelle quasi 2.200 stazioni di servizio della compagnia libica, i gestori potranno fissare liberamente, senza alcun limite, il prezzo dei carburanti. È l'effetto della disdetta degli accordi tra gestori e società che ha eliminato la clausola del rispetto di un tetto massimo.