carnevale di Ivrea

Bruno147":1n48z51f ha detto:
.... Oppure si può andare ad un concerto di Ligabue dove so che lanciano reggiseni ed iniziare la slips war!
...

:Ball) :Ball) :Ball)
ecco questo è il tipo di festeggiamento che mi piace....
andiamo!!?? :p :asd) :rotolo)
:jolly) :jolly) :jolly)
 
bloblo":2gvk6aph ha detto:
mezzastordita":2gvk6aph ha detto:
comunque per quello che riguarda lo spreco, noi le arance che compriamo le paghiamo.
certo, intendevo altro tipo di spreco.
mezzastordita":2gvk6aph ha detto:
e non sono mai di prima scelta, sono arance che andreabbero buttate altrimenti, perchè rovinate, troppo piccole o troppo grosse per gli standard del commercio.
però con i soldi che le squadre ricavano, oltre a rifare i teloni e gli striscioni che colorano le nostre città, si fa anche del bene.
ma per esempio: mandare le arance (non quelle marce ovviamente) fuori standard alla gente che ha fame? penso che non si farebbero problemi, anche se l'arancia è rovinata
poi che so, magari quando che le arance arrivano al luogo di destinazione sono mummificate, non so, con tutto il rispetto per le vostre tradizioni, ma questa cosa non mi è chiara. vorrei solo capire

praticamente, le arance che noi tiriamo non le puoi mangiare. o meglio noi le mangiamo ma noi siamo un pò tuttu pazzi. perchè c'è di tutto, ci sono quelle marce, ma anche quelle che magari sono state scartate per un elevata concentrazione di pesticidi.
e poi noi abbiamo visto che adottando mgari come squadra dei bambini a distanza, fai molto più del bene..
 
Bruno147":2h1z2je3 ha detto:
mezzastordita":2h1z2je3 ha detto:
[cut...] oltre a rifare i teloni e gli striscioni che colorano le nostre città, si fa anche del bene.
ad esempio, la mia squadra organizza tornei di calcio per i bambini dell'Africa e del Brasile, e abbiamo comprato una ambulanza alla croce rossa..
non è poi solo spreco..

Questo è stra-lodevole :OK)

Meno lodevole è l'immagine di assurda violenza che dona questo carnevale tradizionale. Non mi fraintendere, non amo nemmeno il carnevale tipico della Valle d'Aosta, con quelle maschere oscene rivestite di specchi e che ti spolverano una finta coda di cavallo in faccia :nono)
Poi che la tradizione sia tradizione non ci piove, inutile sindacare su questo. Ma obiettivamente per chi non "sente" il carnevale di Ivrea, tirare arance (che comunque da piccole a grosse che siano fanno decisamente MALE) e farsi, sopratutto, tirare arance, non è una bella idea per passare un week-end*... :?:

La mia battuta sul carnevale di Nizza è, in questo contesto, un'indicazione di una valida alternativa se proprio ci si deve lanciare qualcosa a carnevale! Oppure si può andare ad un concerto di Ligabue dove so che lanciano reggiseni ed iniziare la slips war!

*a Napoli buttano vecchi elettrodomestici a capodanno... fuori dalla finestra però... E' tradizione pure questa, ma non ci vorrei certo andare :lol21)

infatti è ovvio che per chi non lo sente è impensabile, ti do ragione.
ma ti assicura che anche solo vederlo merita, se non la battaglia almeno il sabato sera con a presentazione della mugnaia e i fuochi d'artificio, o l'abbruciamento degli scarli..
 
Eric Draven":2etecxqv ha detto:
mezzastordita":2etecxqv ha detto:
e non sono mai di prima scelta, sono arance che andreabbero buttate altrimenti, perchè rovinate, troppo piccole o troppo grosse per gli standard del commercio.


Questo passo mi mette i brividi...

beh non siamo certo noi di ivrea a dettare le leggi del commercio. noi le compriamo semplicemente, come qualsiasi persona che va al supermercato. con la differenza che se noi non le comprassimo quelle arance andrebbero buttate.
 
la mugnaia...
mugn.jpg
 
bloblo":13s2slf2 ha detto:
mezzastordita":13s2slf2 ha detto:
la mugnaia...
mugn.jpg
cosa sarebbe la mugnaia?
Quando un fatto storico è riconosciuto particolarmente importante per una comunità, attorno ad esso col passare del tempo fioriscono le leggende, poiché queste hanno la capacità di ingentilire gli avvenimenti e di personificare in simboli i sentimenti che sono stati alla radice del fatto stesso. Poi, sempre nel tempo, la ricorrenza del fatto viene esaltata con la celebrazione del simbolo, soprattutto quando non vi siano più testimoni diretti. Così è nata la Mugnaia del Carnevale di Ivrea, dalla commistione fra storia e leggenda, fra ricordo e celebrazione. Non per nulla il personaggio compare sulla scena, nella forma attuale, in pieno periodo romantico e risorgimentale. Dunque la Mugnaia è l’eroina, è colei che è stata elevata a simbolo della libertà conquistata da tutto un popolo in rivolta contro il tiranno feudale. Nel Carnevale del 1858 troviamo documentata la comparsa della prima Mugnaia seduta sul carro trionfale, ma già prima di allora la figura di Violetta era impersonata dall’ultima sposa del rione, chiamata a dare la prima zappata per il piantamento dello scarlo. Oggi, che di quel romanticismo letterario e allegorico non vi è più traccia nella vita quotidiana, gli Eporediesi amano ancora rispolverare, ogni anno, quel simbolo così legato alle proprie radici storiche. Ed è per questo che la Mugnaia è il personaggio principale della festa, il più valorizzato, esibito, applaudito e rispettato, e alla sua interprete si richiede il massimo delle prestazioni, non esentandola da critiche, anche aspre, in forza del fatto che il suo personaggio appartiene al patrimonio di tutti. Ma, come scriveva Angelo Pietra, storico del Carnevale: «Guai a chi tentasse, anche per ischerzo, mancare di rispetto a questo simbolo forte e gentile: tutta Ivrea insorgerebbe furibonda a difenderlo». La Mugnaia veste di bianco, perché simbolo di fedeltà, porta il berretto frigio in quanto eroina della rivolta e sfila sul carro dorato in segno di vittoria trionfale. L’aggettivo che la caratterizza non è «bella», ma «vezzosa», cioè aggraziata e gentile, come vuole la tradizione. Deve essere sposata, perché sposa era la Violetta della leggenda, che mozzò la testa al tiranno.

ecco chi è la mugnaia..
 
La Mugnaia è il personaggio più importante del Carnevale, l’eroina che è stata elevata a simbolo della libertà conquistata dal popolo in rivolta contro il tiranno feudale.
All'epoca del marchese Raineri di Biandrate, la giovane popolana e novella sposa Violetta, si oppose con coraggio alle attenzioni del tiranno che, non contento di vessare il popolo con tasse e maltrattamenti, aveva imposto alle giovani spose lo jus primae noctis.
Salita al castello la sera delle nozze, questa giovane giurò al marito Toniotto che non avrebbe accettato un simile ricatto. Estratto improvvisamente un pugnale dalle vesti, mozzò la testa del tiranno e la mostrò al popolo intero dagli spalti del castello.
Fu il segno della rivolta. Il maniero fu subito preso e incendiato e il popolo giurò che in quel luogo non si sarebbe mai più costruito nulla.
Ambientata nell'alto Medioevo, questa leggenda, come tutte, ha un fondo di storia: a quell'epoca, infatti, la Dora Baltea era costellata di numerosi mulini natanti; forse la rivolta eporediese fu causata dall'ennesima tassa sul macinato, ma il suo ricordo si è tramandato nel tempo attraverso l'immagine della vezzosa Violetta che liberò l'intera città.

Il Generale e lo Stato Maggiore
Prima della dominazione napoleonica il carnevale eporediese era celebrato autonomamente da ogni rione, creando però una forte rivalità che spesso sfociava in scontri violenti e sanguinosi. All’inizio dell’800, in piena occupazione napoleonica, le autorità civili e militari, preoccupati per l’ordine pubblico, istituirono una sorta di “servizio d’ordine” delle manifestazioni.
A capo di questo gruppo di controllo, nel 1808, venne nominato un uomo che, godendo di grande prestigio presso la cittadinanza, ben rappresentava la cultura e l’orgoglio municipalista, soprattutto quando i carnevali rionali vennero unificati in un’unica grande festa cittadina.
Secondo la tradizione, il Generale ottenne quindi il diritto al titolo e all'uniforme di "Generale dell'Esercito Napoleonico" e la concessione di chiamare con sè altre persone che, in veste di Ufficiali dello Stato Maggiore, lo aiutassero nei suoi compiti.
Il Generale entra in carica il 6 gennaio di ogni anno quando riceve, dall’interprete dell’edizione precedente, la feluca e la sciabola.
Il Giovedì grasso poi, otterrà dal Sindaco, nella cerimonia del “Passaggio dei Poteri”, la fascia di primo cittadino insieme agli oneri (oggi ovviamente simbolici) del controllo dell’ordine pubblico.
E’ assistito e coadiuvato da un drappello di Ufficiali dello Stato Maggiore, tra i quali poi provvede a nominare gli Aiutanti di Campo e le Vivandiere.


Il Sostituto Gran Cancelliere

Una figura estremamente importante nella storia del Carnevale di Ivrea è rappresentata dal Sostituto Gran Cancelliere.
Agli inizi dell’Ottocento, quando la manifestazione divenne unica, si volle che ogni avvenimento ed ogni cerimonia carnevalesca fosse minuziosamente annotato in un apposito libro, dal decano dei notai della città, nominato Gran Cancelliere. Poiché i notai solitamente erano molto indaffarati e poco propensi ad andarsene in giro per le vie cittadine in sella ad un cavallo, usavano servirsi di una persona di fiducia nel redigere i loro atti. Fu nominato perciò un Sostituto Gran Cancelliere.
Questi è sempre presente, a fianco del Generale e dello Stato Maggiore, ad ogni atto ufficiale per poterne dare precisa testimonianza. In abito di velluto nero, parrucca bianca a cannoni, con codino sotto il tricorno, bianchi gilet e camicia con jabot e polsi in pizzo, calzoni al ginocchio su calze bianche, il Sostituto cavalca portando con se una copia del Libro dei Verbali.
Quello autentico, sul quale annota con meticolosa precisione lo svolgersi delle cerimonie secondo il protocollo, è custodito in un posto sicuro, in quanto durante la manifestazione è l’unico ad avere la responsabilità di tale documento.


I Pifferi e Tamburi
I Pifferi e Tamburi hanno un’importante storia alle spalle. Si pensa che al tempo di Emanuele Filiberto, nel castello delle quattro torri, risiedessero stabilmente una banda di Pifferi e Tamburi al servizio del presidio eporediese. Oggi la banda dei pifferai e tamburini è diretta dal primo piffero che detta gli attacchi a e da un tamburo maggiore che da il ritmo.
L’uniforme del gruppo è storica e comprende il berretto frigio al capo, corto alla francese, giubba rossa con collo e risvolti dei polsi verdi, bottoni metallici dorati, calzoni verdi con banda rossa. Gli strumenti del complesso sono i piccoli pifferi, i tamburi e la grancassa.
Le suonate sono in tutto trentadue, tra cui spiccano cinque Diane, suonate in occasione dell’alzata degli Abbà, durante il “Pianta il Pich” e in occasione dell’abbruciamento degli scarli, una Generala suonata ogni volta che il Generale scende da cavallo per congedarsi e durante la marcia del funerale il martedì sera.
Inoltre, in tutti i pranzi ufficiali viene intonata L’alzata da Tavola, che segna la chiusura dei pranzi ufficiali ed è composta dalle cinque marce dei rioni della città suonate tutte di seguito.


Gli Abbà
Dieci bambini in ricchi costumi rinascimentali rappresentano i priori delle cinque parrocchie di Ivrea: San Grato, San Maurizio, Sant'Ulderico, San Lorenzo e San Salvatore.
Nel '700 l'Abbà era a capo della Badia, un'associazione di giovani che organizzava feste, e portava come insegna un pane conficcato su di una picca, oggi sostituito da uno spadino con un'arancia sulla punta, a simboleggiare la testa mozzata del tiranno.
A loro il compito, nella sera del Martedì Grasso, di appiccare il fuoco allo scarlo issato nella piazza del proprio rione.
L’Abbà viene presentato alla città dal Generale nelle due domeniche precedenti il Carnevale, durante la cerimonia dell’alzata.

Richiesta inserimento lista Abbà
I genitori che desiderino iscrivere la propria/o figlia/o nella lista dei bambini che potranno ricoprire il ruolo di Abbà dello Storico Carnevale di Ivrea sono pregati di compilare il modulo allegato e restituirlo via fax al numero 0125 641521 o via email all´indirizzo:
contatti@carnevalediivrea.it
Modulo richiesta inserimento Lista Abbà - Formato DOC
Modulo richiesta inserimento Lista Abbà - Formato PDF


Il Podestà e i Credendari
Supremo capo del governo del Comune, il Podestà veniva nominato, sin dal XIV secolo, dai Credendari, i Consiglieri comunali dell'epoca, ed era responsabile dell'amministrazione e della giustizia.
Scelto fuori del comune per garantire la sua imparzialità, il Podestà quando entrava in carica, dopo aver giurato sul libro degli Statuti, andava a prelevare con un apposito martello conservato presso il municipio cittadino, un sasso tra i ruderi del Castellazzo e lo gettava in Dora come spregio al Marchese del Monferrato.
La cerimonia si ripete ogni anno, al mattino della domenica di carnevale. Da alcuni anni è stata anche ripresa l’antica tradizione dell’offerta dei ceri da parte della città, rappresentata dal Podestà al Vescovo. Si svolge in forma solenne nel giorno dell’Epifania presso la cappella dei Tre Re, sul monte Pautro, ovvero il Monte Stella.


Gli Alfieri
Gli Alfieri aprono la Marcia del Carnevale di Ivrea, portando le bandiere storiche delle Parrocchie o rioni cittadini.
In passato tale compito è stato per lungo tempo demandato a singole persone ingaggiate e raggruppate casualmente dal Comune, ed ha così perso l'importanza ed il valore che gli compete.
Dal 1996, un gruppo di giovani amici (originato dal gruppo arbitrario degli Eporediae Paçdaran) su incarico dell'allora Generale Paolo Bravo, si è offerto per ricoprire questo ruolo, riorganizzando la gestione del servizio di "portabandiera" e rivalutandone l'immagine.
Nel 1998 il gruppo ha costituito l'Associazione Alfieri, confermando la disponibilità ad aprire il Corteo Storico rendendo onore agli antichi vessilli ed alle nove parrocchie cittadine che essi rappresentano, ed attivandosi attraverso nuove importanti azioni volte a riqualificare l'immagine degli Alfieri ed a riaffermare l'importanza delle bandiere.


La Scorta della Mugnaia
Di recente nascita, ha sostituito gli Armigeri come scorta di Violetta nelle uscite ufficiali, dando così adeguata collocazione storica al gruppo, ben inserito nel panorama ottocentesco, che fa da sfondo a tutta la Manifestazione.
La divisa indossata dal drappello, ufficialmente Gruppo Storico “Reggimento Primo Tricolore”, fu tra le prime dell’Esercito Italico a fare la sua comparsa ai tempi della Repubblica Cisalpina, con berretto nero fasciato in rosso, giubba e calzoni verdi, camicia rossa e scarpe coperte da ghette bianche.
 
La ricostruzione storica del Carnevale di Ivrea evidenzia due momenti distinti:

un Carnevale sei-settecentesco, contraddistinto da elementi arcaici e comuni nei vari momenti festivi dell’epoca;

un Carnevale ottocentesco in cui la municipalità eporediese se ne impossessa, anzi il Carnevale diventa supporto essenziale per una nuova identità urbana.

La prima fase testimonia come sino ad allora la manifestazione fosse stata un momento essenzialmente popolare e pubblico, governato dalle badie giovanili.
Gli Abbà, che troviamo documentati ad Ivrea alla guida dei cortei carnevaleschi, erano i rappresentanti di “ quel mondo alla rovescia, i “tutori del disordine”. I giovani eporediesi accompagnati dalle bande di pifferi e tamburi assumevano quell’aspetto militaresco tipico componente nel rituale delle feste per l’avvento della primavera.
I vari festeggiamenti di carnevale erano divisi tra le varie parrocchie e avevano nell’abbruciamento degli scarli, il martedì grasso, il loro momento principale. Quest’ultimo rito prendeva inizio con “le zappate”, il riavvolgimento della zolla di terra, elemento carico di significati per propiziare la fertilità. In questa simbologia
è fondamentale la presenza degli ultimi sposi dei vari rioni, incaricati di dare inizio simbolicamente allo scavo delle fosse per l’erezione degli scarli. Gli Abbà, la sacralità delle fiamme nel gran falò di chiusura, e la zappata, erano gli unici momenti di ritualità obbligata in una festa che nella logica del carnevale viveva la sua natura trasgressiva.
La funzione sociale dei giovani, come detentori degli usi tipici del “mondo alla rovescia”, ovvero dei giorni di carnevale, si può supporre che fosse il traino per affollare mascherate a piedi, a cavallo e sui carri. Partendo da questo sostrato di antiche reminescenze, la festa eporediese venne ampiamente rivisitata durante il XIX secolo.
Le riforme dell’Ottocento avviarono poi un processo di storicizzazione: ad un carnevale per nulla storico, si sovrappose una rappresentazione di libertà. Il carnevale diviene indice di grandezza cittadina, i grandiosi ricordi della storia di Ivrea trovano linfa vitale nei successivi momenti della storia nazionale: dapprima della cultura dello Stato Sabaudo della Restaurazione, ed in seguito in un manifestarsi crescente degli entusiasmi di un Risorgimento Nazionale. La rivisitazione o l’invenzione della “leggenda del carnevale di Ivrea” va dunque collocata all’interno di quell’ampio fenomeno culturale caratterizzante l’ottocento europeo.
Per circa mezzo secolo fiorirono racconti, ballate, epici romanzi e il 1858 segna il momento più alto di questa rivisi-tazione.
Nel corso del galà carnevalesco fu introdotto un carro trionfale recante l’eroina della festa, la Vezzosa Mugnaia.
Il carro era preceduto da araldi, trombettieri, armi-geri in costume medioevali e da scudieri portanti il picco e la zappa. Dall’alto del loro cocchio dorato, le Mugnaie Eporediesi, indos-sati i colori del Risorgimenti nazionale, attraverseranno tutto il restante ottocento per giungere con il loro sottile fascino sino ai giorni nostri.
Nella figura di Violetta si coglie dunque una esplicita allegoria volta a raccontare il sogno e le aspirazioni risorgimentali di una città della provincia eporediese di metà secolo.
 
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