Penso sia un ottimo segno che ci si occupi così tanto di tre militari che in zona di guerra perdano la vita, significa che siamo totalmente disabituati a questa che a ben vedere è un'eventualità banale.
Penso che la carriera militare preveda, nell'espletamento stesso delle sue normali funzioni, la possibilità di uccidere e di essere uccisi. Morire in guerra non è un incidente come cadere da un'impalcatura o bruciarsi con i fornelli. In guerra si va per uccidere e si cerca di non morire.
Probabilmente un morto Ugandese, un morto Iraqeno o anche un condannato a morte Cinese non fanno alcuna notizia nei rispettivi paesi, perché c'è una totale assuefazione alla violenza della guerra.
Massima solidarietà ai familiari dei caduti che erano li per fare il loro dovere ovvero obbedire al capo delle forze armate che è il Presidente della Repubblica, il quale a sua volta segue il voto dei parlamentari e dei senatori eletti da noi cittadini.
Per questo è immensamente stolto prendersela con i nostri militari quando non si è d'accordo con l'intervento in Iraq.
Molti dei militari in Iraq, forse anche alcuni dei caduti, ritiene sbagliato il nostro intervento in Iraq ma non per questo si è sottratto agli ordini, per questo va rispettato. E' il suo dovere, io lo pago proprio per questo.
Penso che il nostro intervento, come ogni altra guerra, sia solo dettato da interessi economici, gli stessi interessi che fanno gola ai "terroristi"/"resistenti" o come li volete chiamare. Quindi è un braccio di ferro: ognuno vuole la torta per se.
Faccio un esempio molto stupido: l'Iraq diventa una vera democrazia, filoeuropea, grazie anche all'Italia. In cambio chi viene messo al potere "concorda" prezzi del greggio molto vantaggiosi con l'Eni per un periodo di 50 anni. L'Eni si sviluppa e ha utili eccezionali: l'Italia ne guadagna ed il PIL aumenta dello 0.1% solo grazie all'Eni. Mio figlio si laurea in ingegneria e viene assunto dall'Eni che offre ottimi stipendi: io ci guadagno. Ed ecco che la "lotta ai tiranni, per la democrazia" e la "lotta al terrorismo" assumono volti diversi: "i nostri interessi contro i loro". E' chiaro però che c'è una bella differenza: noi li ci siamo andati, non vice versa.
Oppure.
L'Iraq resta in mano alle varie milizie che si scannano a vicenda finché tra una decina di anni una non prevale durante l'ennesimo bagno di sangue in una moschea sacra. Nel mentre ci si divide la vendita di greggio tra fazioni, comprando armi non convenzionali dai paesi limitrofi. Il prezzo del petrolio sale ancora di più e l'instabilità in medio oriente è alle stelle. L'Iran si allea con gli Sciiti e minaccia di usare armi nucleari se gli Americani non ritirano il loro appoggio ai Sunniti. La Russia si schiera con l'Iran, la Cina con l'Onu, la lega Araba tace, Osama minaccia la Francia che aveva speso una parola per i Curdi. Tutti all'unanimità rimpiangono Saddam.
Mah... :shrug03)
Penso che la carriera militare preveda, nell'espletamento stesso delle sue normali funzioni, la possibilità di uccidere e di essere uccisi. Morire in guerra non è un incidente come cadere da un'impalcatura o bruciarsi con i fornelli. In guerra si va per uccidere e si cerca di non morire.
Probabilmente un morto Ugandese, un morto Iraqeno o anche un condannato a morte Cinese non fanno alcuna notizia nei rispettivi paesi, perché c'è una totale assuefazione alla violenza della guerra.
Massima solidarietà ai familiari dei caduti che erano li per fare il loro dovere ovvero obbedire al capo delle forze armate che è il Presidente della Repubblica, il quale a sua volta segue il voto dei parlamentari e dei senatori eletti da noi cittadini.
Per questo è immensamente stolto prendersela con i nostri militari quando non si è d'accordo con l'intervento in Iraq.
Molti dei militari in Iraq, forse anche alcuni dei caduti, ritiene sbagliato il nostro intervento in Iraq ma non per questo si è sottratto agli ordini, per questo va rispettato. E' il suo dovere, io lo pago proprio per questo.
Penso che il nostro intervento, come ogni altra guerra, sia solo dettato da interessi economici, gli stessi interessi che fanno gola ai "terroristi"/"resistenti" o come li volete chiamare. Quindi è un braccio di ferro: ognuno vuole la torta per se.
Faccio un esempio molto stupido: l'Iraq diventa una vera democrazia, filoeuropea, grazie anche all'Italia. In cambio chi viene messo al potere "concorda" prezzi del greggio molto vantaggiosi con l'Eni per un periodo di 50 anni. L'Eni si sviluppa e ha utili eccezionali: l'Italia ne guadagna ed il PIL aumenta dello 0.1% solo grazie all'Eni. Mio figlio si laurea in ingegneria e viene assunto dall'Eni che offre ottimi stipendi: io ci guadagno. Ed ecco che la "lotta ai tiranni, per la democrazia" e la "lotta al terrorismo" assumono volti diversi: "i nostri interessi contro i loro". E' chiaro però che c'è una bella differenza: noi li ci siamo andati, non vice versa.
Oppure.
L'Iraq resta in mano alle varie milizie che si scannano a vicenda finché tra una decina di anni una non prevale durante l'ennesimo bagno di sangue in una moschea sacra. Nel mentre ci si divide la vendita di greggio tra fazioni, comprando armi non convenzionali dai paesi limitrofi. Il prezzo del petrolio sale ancora di più e l'instabilità in medio oriente è alle stelle. L'Iran si allea con gli Sciiti e minaccia di usare armi nucleari se gli Americani non ritirano il loro appoggio ai Sunniti. La Russia si schiera con l'Iran, la Cina con l'Onu, la lega Araba tace, Osama minaccia la Francia che aveva speso una parola per i Curdi. Tutti all'unanimità rimpiangono Saddam.
Mah... :shrug03)