Sussurri al tempo [era: Eco di lontane parole]

erikuzza":zurx96i9 ha detto:
Bruno147":zurx96i9 ha detto:
Anche per me sognare è una cosa, sperare è un'altra, ma non so, rileggendo quanto ho scritto, dove io ti abbia fornito appiglio per pensare il contrario :scratch)

Non nei tuoi scritti ho trovato appiglio, ma nelle cose scritte dagli altri. Mi è sembrato di capire che ci si riferisse a cose diverse (magari poi non ho capito niente :p )

magari ti sei confusa con la tua firma:

E' bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata

:rotolo) se non è un inno alla speranza questo, non saprei proprio cosa lo è!
 
Bruno147":22vcku4k ha detto:
E' bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata

:rotolo) se non è un inno alla speranza questo, non saprei proprio cosa lo è!

E' una citazione di Shakespeare.
Facciamo che non ho capito niente, discussione inutile.
 
erikuzza":2e4ke4m1 ha detto:
Bruno147":2e4ke4m1 ha detto:
E' bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata

:rotolo) se non è un inno alla speranza questo, non saprei proprio cosa lo è!

E' una citazione di Shakespeare.
Facciamo che non ho capito niente, discussione inutile.

Non era inutile e spero di non averti creato disagi nelle mie risposte :)

E ti rispondo ironicamente sempre con Shakespeare:
È tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti.
Il 24 novembre c'è la luna piena :lol:

:OK)
 
Eco di lontane parole 2: Sussurri al tempo

Certe volte un uomo deve andare alla ricerca di alcune emozioni che possono portare anche una situazione non proprio 'positiva'. Ma lo fa per integrità morale, per onestà nei confronti di chi lo circonda, per scoprire se stesso più in profondità.
E con questo spirito che ho deciso, ieri sera, di cenare nel pub dove "lei" lavora. Non sono certo incline a vivere "nascosto" alla realtà e nemmeno mi sono mai assoggettato ad una condizione che mi porti al quieto vivere. O vivo fino in fondo oppure non ne vale la pena. La decisione di un locale deve essere condizionata prima dal menu, poi dal prezzo e dalla cortesia del personale. Poco importa se poi ho avuto una cotta brutale per la cameriera, questo deve essere secondario. Vivo la mia maturità e me ne faccio una ragione. Ma certe cose passano ed altre rimangono... e questo è quanto è successo:

Tracce di profumo ancora aleggiavano sulle maniche del maglione quando lui infilò la giacca di pelle chiara.
Nonostante fosse solo martedì sera le sue intenzioni erano chiare: voleva uscire ed essere lì, quella sera. Voleva sapere quanto aveva progredito nel difficile processo che aveva come scopo dimenticarla.
Il cielo era scuro, sintomo delle perturbazioni che ci avrebbero portato la neve in poco tempo, e l'aria era frizzante; anche lui si sentiva tale. Barba leggermente incolta, capelli corti e spettinati con gel e ciondolo al collo. Il ciondolo era un bellissimo gatto d'argento, fratello della mezza luna argentata che aveva comprato per lei qualche mese prima durante le vacanze estive.
La fine dei pensieri quando arrivò l'auto del suo amico. Il gatto salì immergendosi nella musica ad alto volume che impermeava l'abitacolo. La vettura rombava tra le strette strade della città, mentre il freddo veniva aspirato dal potente birotore giapponese, e placidamente scivolava danzando tra un incrocio e l'altro fino al parcheggio del locale.
E poi l'ingresso.

Lei lavorava lì da quando si erano lasciati e lui non l'aveva più rivista né sentita da allora.
E tra loro non era passata nessuna.

E lei era lì, figlia del suo breve saluto che dava il via alla cena.
Faceva la cameriera ed è così che lui la conobbe, una mattina d'agosto al ritorno da una discoteca. E fu la prima volta che vide i suoi occhi, mai dimenticati.
Gli portò le penne, la torta ed il caffè. Ed era come se ad ogni portata qualcosa si allacciasse nuovamente. Qualcosa di pericoloso.
Lui rideva, ma si vedeva che si sfogava.
Lei passava e forse si voleva fermare.
Ma il buon senso diceva loro che no, non potevano più essere.
Uno sguardo e lui pensò che fosse l'ultima volta. un sorriso. Il saluto fu dolce ed immensamente amaro. Ma non era l'ultimo. Ci fu la vetrata ad offrire lo sfondo per la scena dell'addio. L'ultimo vero sorriso di lei che lo guardava, lo fissava, sul cuore.
La mano di lui, la mano di lei. Mimarono un 'ciao'. Come due bambini.
E lui scoprì che stava sorridendo anch'esso e seppe in quell'istante che ancora nessuna poteva strappargli quel sorriso per molto molto tempo.
La musica, tornando indietro, fu più discreta e per un attimo è come se stette ad ascoltare i battiti del cuore di un gatto randagio che miagolava alla luna!
 
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