Riflessione sui caduti di Kabul

yugs

Nuovo Alfista
27 Dicembre 2004
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linko un interessante editoriale di Massimo Gramellini (La Stampa) di oggi e incentrato sul modo che abbiamo oggigiorno di vivere lutti e tragedie collettive.
Buona lettura.

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Il lutto scorrevole
La rappresentazione del dolore più intenso ha mostrato due Italie diverse: quella ufficiale ha riempito le chiese, l'altra era distratta dalla sua quotidianità

Gli anziani ricordano che durante i funerali del Grande Torino l'Italia intera si arrese al dolore. Saracinesche abbassate e lutto al braccio, da Bolzano a Palermo. Un senso di sgomento collettivo, immortalato in pagine stupende da Indro Montanelli, che raccontò una partita di calcio giocata in piazza San Marco dai ragazzini veneziani: si passavano il pallone evocando i nomi dei caduti. Il lutto allora era il Lutto.

Scavava nelle persone e restava aggrappato per sempre ai fili della memoria. Ma ancora negli anni Settanta la morte di un Papa o una strage terrorista provocavano le stesse reazioni solenni. La tv di Stato dettava la linea, abolendo di colpo i programmi di svago per trasmettere musica classica, mentre le sale da ballo spegnevano le luci e il silenzio regnava assoluto nelle piazze e dentro gli stadi. Era tale la convinzione che il lutto dovesse avere quel genere di struttura tragica che il giorno in cui a Dallas venne assassinato Kennedy i giornali italiani si rifiutarono di pubblicare gli articoli dei loro inviati, che testimoniavano invece il disinteresse dell’America profonda per lo storico evento, surclassato dal campionato di baseball.

Poi il lutto ha incominciato a cambiare anche qui. È successo quando le immagini hanno preso il posto delle parole e le emozioni quello dei sentimenti. Le immagini e le emozioni sono potenti, ma brevi e superficiali. Come certi temporali estivi che sconquassano il suolo ed evaporano in fretta, senza penetrare in profondità e lasciando la terra più arida e assetata di prima. Nessun evento recente, a parte le Due Torri, è apparso abbastanza memorabile da coinvolgere intensamente una comunità intera. Nessun evento, nemmeno la morte di sei soldati a Kabul. La rappresentazione del dolore che è andata in scena ieri ci ha mostrato due Italie. Quella ufficiale, raccolta lungo il corteo delle bare, nella basilica di san Paolo e nelle tante chiese italiane, come la Gran Madre di Torino, che alla stessa ora si sono riempite di militari. E l’Italia dei telespettatori, la nostra Italia, che ha continuato a lavorare e vivere come sempre. Dove le uniche serrande abbassate erano quelle dei negozi chiusi per turno e molte scuole non avevano neppure la bandiera a mezz’asta. Tutti abbiamo dato un’occhiata ai telegiornali, alla ricerca di un pretesto per commuoverci, purché fosse un pretesto in grado di farci sentire meno bellicosi e più buoni. Lo abbiamo trovato in due bambini. Uno di due anni, l’innocenza assoluta, che indica la bara del papà quasi fosse un gioco. E l’altro di sette, l’infanzia resa adulta dal dolore, che corre sotto l’altare della chiesa per accarezzare il legno che racchiude le spoglie di suo padre. Ci siamo commossi, innaffiando il fazzoletto come il nostro premier in prima fila: stavolta ci ha rappresentati proprio tutti. Abbiamo pianto, ci siamo soffiati il naso. Poi abbiamo chiesto in cucina cosa c’era per secondo. È normale, funziona così ed è persino sciocco scandalizzarsi di questa incapacità cronica di stare dentro le situazioni per più di un attimo. La stessa incapacità che portava la conduttrice di un telegiornale a decantare con occhio umido gli eroi di Kabul e, girato il foglietto, ad assumere un'espressione da maliarda per svelarci l’ultimo gossip post mortem su Lady Diana e l'ex presidente Valéry Giscard d’Estaing.

Il simbolo plastico del cambiamento rimane l’uso dell’applauso. Fu inventato per sottolineare un'approvazione, mentre oggi si direbbe che la sua funzione principale consista nel coprire i baratri aperti dal silenzio, questa brutta bestia che ci induce a pensare, quindi fa paura e va rimossa come la morte. Le persone che fuori dalla basilica applaudivano le bare erano convinte in buona fede di esprimere solidarietà. In realtà stavano scacciando il dolore che passava dinanzi ai loro occhi, temendone il contagio. Ci avete fatto caso che i familiari delle vittime, gli unici a soffrire davvero, non applaudono mai?

Eppure sarebbe stucchevole rimpiangere il bel lutto che fu. Ogni epoca ha le sue rappresentazioni. La nostra ha espulso il sacro e con esso i riti comunitari che gli davano un’aura di credibilità. Si pattina leggeri sulla superficie, affastellando emozioni e mescolando ricordi: fra sei mesi non sapremo più se la tragedia di Kabul è accaduta prima o dopo quella di Nassiriya. D’altronde tutti si rammentano in modo vivido il Vietnam, pure chi non c’era, mentre delle due guerre irachene resta una macedonia di sensazioni in qualche angolo della testa. Proviamo di tutto, ma dimentichiamo anche tutto. Persino la nostra bandiera. Per onorare i caduti, il Pd del Lazio ha stampato un manifesto nero con striscia rossa, bianca e verde: i colori dell’Ungheria.
 
ho sempre considerato l'applauso ai funerali una forma di caciara particolarmente sgradevole :KO)

quando sarà il mio turno o silenzio rispettoso, o banda dixieland, come aveva voluto michele alboreto. :grazie)
 
Posso dire la mia?
Massimo rispetto per i morti caduti a Kabul, massima vicinanza e condoglianze ai familiari delle vittime, ma trovo alquanto fuori luogo che media e stampa facciano vedere immagini del bambino che saluta il papà con il saluto militare e il basco, o che va a salutare il padre nella bara e che corre via scoppiando in lacrime.
Va bene tutto, ma mi pare di pessimo gusto utilizzare le immagini e il dolore dei bambini in quella situazione.
 
thranduil":1uesi3zo ha detto:
ho sempre considerato l'applauso ai funerali una forma di caciara particolarmente sgradevole :KO)

di qauesto avevo un topic di un paio di anni fa qui in OT... concordo.

Sul discorso di denny, è anche vero, però da un certo punto di vista.. boh la televisione è una finestra sulla società, entro certi limiti delle immagini simili dovrebbero farci riflettere, piuttosto che le baggianate trash dei reality ecc.
E qui vedo il collegamento con quanto riportato nell'editoriale, cioè un fatto grave che ormai viene visto con quasi indifferenza da dietro lo schermo, e chi non fa l'indifferente sbraita subito "via dall'afhganistan" per poi tacere di nuovo tra un mese o due quando i media parleranno di altro. Insomma, manca la volontà di pensare a fatti e dolori altrui, cercare di costruirsi uno scenario e riflettere mentre è comunque sempre più facile girar la testa dall'altra parte o urlare giudicando negativamente tutto o priori.
Sul discorso del silenzio a un funerale appunto io da retrogrado lo vedo come riflessione verso qualcosa, un fermarsi un attimo in mezzo alla quotidianità fatta di fretta e rumore per focalizzarsi sui perchè della vita e della società, o una preghiera verso chi non se n'è andato.
 
uhm condivido alcune cose riportate nell' articolo di Gramellini, altre no

Forse il modo di vivere un lutto è diverso, non so bene quanto sia bene o male.

Di sicuro non amo gli applausi (ne parlammo alla morte di Woityla).

Probabilmente ogi viviamo in un mondo molto frenetico che ci fa fermare solo per cose gravissime, come l'11/9, ma direi anche la morte di Woityla, oppure lo scoppio della prima guerra in Iraq (queste ultime due stranamente queste due non sono menzionate)

Non trovo così sbagliato (è cronaca se non ci si spinge oltre) che le telecamere indugino sui bimbi figli dei caduti... nessuno ricorda il figlio di JFK sull' attenti davanti il feretro ?

quanto al tricolore sbagliato su alcuni manifesti... beh, rientra in una problematica più generale di ignoranza diffusa, direi ...
 
giangirm":2tlzbntl ha detto:
uhm condivido alcune cose riportate nell' articolo di Gramellini, altre no

Forse il modo di vivere un lutto è diverso, non so bene quanto sia bene o male.

Di sicuro non amo gli applausi (ne parlammo alla morte di Woityla).

Probabilmente ogi viviamo in un mondo molto frenetico che ci fa fermare solo per cose gravissime, come l'11/9, ma direi anche la morte di Woityla, oppure lo scoppio della prima guerra in Iraq (queste ultime due stranamente queste due non sono menzionate)

Non trovo così sbagliato (è cronaca se non ci si spinge oltre) che le telecamere indugino sui bimbi figli dei caduti... nessuno ricorda il figlio di JFK sull' attenti davanti il feretro ?

quanto al tricolore sbagliato su alcuni manifesti... beh, rientra in una problematica più generale di ignoranza diffusa, direi ...

anche io personalmente non amo gli applausi, soprattutto quando a morire è gente 'normale'. forse in questo caso particolare gli applausi potrebbero essere dettati dal fatto che i sei caduti vengono visti un pò come degli 'eroi'.

probabilmente come dice giangi, ormai ci si ferma solo per cose gravissime, a causa della frenesia sempre più netta, con cui 'gira' questo mondo.

di sicuro, facendo una riflessione comunque apolitica, dal momento che l'italia ha una parte dell'esercito in missione 'di pace', notate bene tra virgolette, in afghanistan da più anni, in cui si sono alternati governi di ambedue le fazioni, non vedo per quale motivo ancora si persevera a mandare nostri uomini a rischiare la vita in quei territori. di sicuro a tutti i politici non cambia la vita se qualche uomo muore durante una missione 'di finta pace'.
 
presta":2randd8u ha detto:
non vedo per quale motivo ancora si persevera a mandare nostri uomini a rischiare la vita in quei territori.
in teoria perchè in quei territori sembra siano nati vari gravi attentati all' occidente (per citare i meno noti fra quelli non sventati: Madrid e Londra), e perchè si vuole aiutare a portare l' ordine in un paese dove non c'è e dove sarebbe difficile portarlo solo con missioni umanitarie disarmate.
Per motivi simili dovrebbe esserci analoga presenza in Somalia, per esempio (se ricordo bene invece non ce n'è più, o comunque hanno aree totalmente prive di controllo sulle coste).
L' Italia si è sempre distinta per la sua presenza militare, fin dalla Crimea quando ancora era regno Sabaudo.
Credo sia un dovere politico, nonchè un interesse politico, partecipare, anche con la consapevolezza che ci saranno altri caduti :(
Qualcosa più di una mera vocazione, insomma.

PS: continuando sulle riflessioni, alcuni si sono rifiutati di partecipare ai minuti di silenzio nelle scuole, sostenendo per esempio che analogo silenzio dovrebbe essere tenuto anche per gli altri caduti sul lavoro, o che i bambini sono troppo piccoli per sostenere questi eventi.
Riflessioni e motivazioni sacrosante, tuttavia non credo sia stato giusto rinunciare all' adesione, piuttosto sarebbe stato corretto partecipare sottolineando anche questi aspetti, tanto più in una società dove certi valori (patria, uguaglianza, democrazia) tendono a sparire nei più giovani (e già cominciano a vedersi i -6 sui muri :sic) )
 
giangirm":1zxrrgb3 ha detto:
presta":1zxrrgb3 ha detto:
non vedo per quale motivo ancora si persevera a mandare nostri uomini a rischiare la vita in quei territori.
in teoria perchè in quei territori sembra siano nati vari gravi attentati all' occidente (per citare i meno noti fra quelli non sventati: Madrid e Londra), e perchè si vuole aiutare a portare l' ordine in un paese dove non c'è e dove sarebbe difficile portarlo solo con missioni umanitarie disarmate.
Per motivi simili dovrebbe esserci analoga presenza in Somalia, per esempio (se ricordo bene invece non ce n'è più, o comunque hanno aree totalmente prive di controllo sulle coste).
L' Italia si è sempre distinta per la sua presenza militare, fin dalla Crimea quando ancora era regno Sabaudo.
Credo sia un dovere politico, nonchè un interesse politico, partecipare, anche con la consapevolezza che ci saranno altri caduti :(
Qualcosa più di una mera vocazione, insomma.

PS: continuando sulle riflessioni, alcuni si sono rifiutati di partecipare ai minuti di silenzio nelle scuole, sostenendo per esempio che analogo silenzio dovrebbe essere tenuto anche per gli altri caduti sul lavoro, o che i bambini sono troppo piccoli per sostenere questi eventi.
Riflessioni e motivazioni sacrosante, tuttavia non credo sia stato giusto rinunciare all' adesione, piuttosto sarebbe stato corretto partecipare sottolineando anche questi aspetti, tanto più in una società dove certi valori (patria, uguaglianza, democrazia) tendono a sparire nei più giovani (e già cominciano a vedersi i -6 sui muri :sic) )


Come non quotare quato scritto da giangirm.. parole sante!
Per quanto riguarda le scritte sui muri o il recente danneggiamento del monumento ai caduti di Nassirya avvenuto a Torino... cosa dire.. spero che gli autori di questo scempio facciano la stessa fine dei nostri militari e carabinieri, spero vengano uccisi in piazza dai parenti dei caduti!
Per quanto riguarda chi si chiede il perchè continuino a mandare militari italiani in quei posti, la risposta è perchè lo Stato si è impegnato impiegando soldi, mezzi e UOMINI per portare la pace e la tranquillità in alcune zone del Mondo e per porre fine alle guerre civili tuttora in atto.
Voglio ricordare che la partecipazione alle Missioni militari è volontaria, a ognuno che chiede di andarci vengono spiegati i rischi, poi la scelta definitiva ricade sul singolo volontario.
Ritengo sia giusto e doveroso fermarsi un attimo a riflettere sulle morti dei nostri militari che hanno perso la vita per onor della Patria! Lo stesso deve accadere per tutti coloro che quasi quotidianamente non fanno ritorno dalle proprie famiglie dopo un turno di lavoro che sia esso sulle strade (polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco ecc.) o sui posti di lavoro.
Io pur trovandomi a Roma non ho potuto partecipare ai funerali dei NOSTRI militari e ne sono molto dispiaciuto, avrei applaudito volentieri anche io queste persone in segno di profondo ringraziamento per il servizio dato allo Stato.
GRAZIE RAGAZZI!!
 
di sicuro, facendo una riflessione comunque apolitica, dal momento che l'italia ha una parte dell'esercito in missione 'di pace', notate bene tra virgolette, in afghanistan da più anni, in cui si sono alternati governi di ambedue le fazioni, non vedo per quale motivo ancora si persevera a mandare nostri uomini a rischiare la vita in quei territori. di sicuro a tutti i politici non cambia la vita se qualche uomo muore durante una missione 'di finta pace'.

la storiella della missione di pace è la foglia di fico che permette ai governi di destra di mettere a tacere l'opposizione di sinistra, ed ai governi di sinistra di mettere a tacere sè stessi.

si persevera a mandare uomini a combattere una guerra sporca e sanguinosa (non che ce ne siano di pulite e simpatiche, peraltro) perchè in afghanistan è in corso la vera guerra contro il fondamentalismo islamico: ogni talebano eliminato sul posto è un potenziale attentatore suicida in meno.

oggi come oggi il contingente italiano isaf è il quarto in ordine di peso, dopo usa, uk e germania, davanti alla francia e al canada per intenderci, anche se con limiti teorici di ingaggio molto stringenti, tanto che il solito wiki cita:

Although the mandate issued by the Parliament of Italy does not allow Italian forces to take part in the battle against the Taliban insurgency in the south and east of Afghanistan, other than in exceptional circumstances, the current Italian Minister of Defense Ignazio La Russa has officially stated in July 2008 that such combat activities have indeed taken place over the last year in the Farah area. On September 18 2006 Italian special forces, of Task-Force 45 and the Air Assault Infantry of the ‘Trieste’ infantry regiment of the Rapid Reaction Corps composed of Italian and Spanish forces, took part in ‘Wyconda Pincer’ operation in the districts of Bala Buluk and Pusht-i-Rod, in Farah province. Italian forces killed at least 70 Taliban

70 potenziali attentatori suicidi in piazza san pietro in meno, per dirla con tutta la necessaria brutalità :ka)
 
PS: continuando sulle riflessioni, alcuni si sono rifiutati di partecipare ai minuti di silenzio nelle scuole, sostenendo per esempio che analogo silenzio dovrebbe essere tenuto anche per gli altri caduti sul lavoro.

il benaltrismo, sport nazionale :sic)
 
BRT":1903k0eo ha detto:
lo Stato si è impegnato impiegando soldi, mezzi e UOMINI per portare la pace e la tranquillità in alcune zone del Mondo e per porre fine alle guerre civili tuttora in atto.


L'Italia naviga a vista in ambito internazionale.
Non siamo una superpotenza militare ne tantomeno economica.
Abbiamo bisogno degli Stati Uniti.


Voglio ricordare che la partecipazione alle Missioni militari è volontaria


E pigliano un bel gruzzolo.
Per la mia visione delle cose, non c'e' prezzo per un rischio così alto.
Ma qualche mese di missione all'estero aiuta notevolmente il bilancio famigliare.
Piuttosto e' evidente che chi si arruola deve prendere in considerazione di entrare a far parte di un esercito, con tutte le conseguenze del caso.
 
Massimo rispetto per questi caduti.
Dico la mia.

Queste persone sono volontarie e pagate. Come già detto... tantissimi vanno per dare una boccata d'ossigeno al bilancio familiare e poi ritornare... MA signori miei, là sparano e la probabilità di morire è presente. Il problema è che tale possibilità viene dai più ignorata, e quando qualcuno muore sembra una cosa fuori dal mondo.
Penso che chi va deve ben valutare di poterci rimanere secco, altrimenti si andrebbe tutti in villeggiatura PAGATI.

P.S.: Io non più l'età per entrare nei corpi armati, altrimenti anch'io andrei a metter da parte alcuni soldini, per me o per chi starebbe nell'eventuale testamento depositato prima di partire :)
 
Mav76":1yspdrmf ha detto:
BRT":1yspdrmf ha detto:
lo Stato si è impegnato impiegando soldi, mezzi e UOMINI per portare la pace e la tranquillità in alcune zone del Mondo e per porre fine alle guerre civili tuttora in atto.


L'Italia naviga a vista in ambito internazionale.
Non siamo una superpotenza militare ne tantomeno economica.
Abbiamo bisogno degli Stati Uniti.


Voglio ricordare che la partecipazione alle Missioni militari è volontaria


E pigliano un bel gruzzolo.
Per la mia visione delle cose, non c'e' prezzo per un rischio così alto.
Ma qualche mese di missione all'estero aiuta notevolmente il bilancio famigliare.
Piuttosto e' evidente che chi si arruola deve prendere in considerazione di entrare a far parte di un esercito, con tutte le conseguenze del caso.

Sul fatto che si prenda un bel gruzzolo è relativo, ci sono migliaia di persone nell'esercito che dopo diversi anni (anche nove o più non arrivano ai 1000€ di stipendio, non hanno diritto alla tredicesima e spesso si trovano a più di 1000km a casa, con quei soldi devono pagarci un affitto, devoo mangiare e ci devono vivere oppure possono vivere nelle caserme in stanze da 6 o più persone con un misero armadio per metterci tutte le proprie cose, con magari una sola doccia per decine di persone, spesso in cortile e con acqua fredda, il mangiare come quello dei carcerati o degi ospedali, anni di addestramento, di sacrifici fisici e quant'altro, e con gli anni di servizio da riscattare a livello pensionistico (e sono soldi!). Il bel gruzzolo non sono soldi regalati, si chiama indennità di missione o di rischio, mesi passati lontani da casa, in condizioni spesso critiche e con la reale possibilità di non tornare a casa. Prima di partire per una missione viene fatto presente il rischio di non tornare a casa.. poi ognuno è libero di fare di se stesso quello che vuole.
Ci sono anche persone che non accontentandosi di fare l'operaio semplice vogliono arrivare a livello di dirigenti, amministratori o quant'altro, anche loro prendono un bel gruzzolo, non risciano quasi mai la propria pelle e stanno quasi sempre seduti su una poltrona in pelle in un ufficio con aria condizionata e tutti i confort.. perchè queste persone non vengono mai criticate? Loro hanno scelto di passare alcuni anni della loro vita a studiare seduti ad un tavolo e i militari no? L'esercito non è più quello di una volta fatto di gente che era costretta a passare mesi della propria vita a restare servizio quasi gratuitamente allo Stato, è fatto di gente spesso con un buon titolo di studio (non è difficle trovarci anche dei laureati) che hanno scelto un certo tipo di vita, ma la gente comune questo non lo vuole capire o forse fa finta di non capire, perchè?
Voglio precisare per l'ennesima volta che un militare se non vuole andare in missione può benissimo non andarci! ma non confoondiamo i militari addestrati con un esercito di mercenari!
 
Non condivido molto l'articolo e l'opinione scritta del giornalista, credo anzi che in fatti come questi bisognerebbe cercare di ridurre al minimo ogni sorta di strumentalizzazione o di spettacolarizzazione che si tende spesso a fare di fronte a tragedie simili. Credo che ognuno abbia una propria coscienza, un proprio modo di sentire e di vivere un lutto.
Non credo che un'immagine televisiva in più od un articolo in più possa in qualche modo giustificare il fatto che un lutto nazionale sia più o meno sentito, questo rimane comunque nella coscienza delle persone.
E' lo stato a decretare la giornata di lutto nazionale, ma poi lo stesso stato dopo due mesi si dimentica il tutto, il ricordo dei caduti alla fine rimane nelle persone, in ognuno di noi, lo Stato alla fine è un'entità, le persone invece hanno un'anima.
Io credo che la pace sia un diritto di ogni individuo in quanto tale, a prescindere di quale uniforme indossi, o sotto quale cielo sia nato, cmq massimo rispetto per chiunque sia morto (non solo militari) per difendere la pace
 
yugs":3d78z2zw ha detto:
thranduil":3d78z2zw ha detto:
ho sempre considerato l'applauso ai funerali una forma di caciara particolarmente sgradevole :KO)

di qauesto avevo un topic di un paio di anni fa qui in OT... concordo.

Sul discorso di denny, è anche vero, però da un certo punto di vista.. boh la televisione è una finestra sulla società, entro certi limiti delle immagini simili dovrebbero farci riflettere, piuttosto che le baggianate trash dei reality ecc.
Il problema che vedo in generale, è il voler a tutti costi trasformare la realtà in reality; sembra un paradosso, ma l'immagine del bambino che saluta il papà deceduto con il baschetto il testa lo vedo come una realtà della drammaticità dell'evento a tutti gli effetti trasformata in reality (considera che parli con uno che l'ultima volta che ha acceso la tv per vedere un programma televisivo che non fosse un film o un evento sportivo, forse lo ha fatto quattro o cinque anni fa dato l'infimo livello proposto dalle reti in generale); per questo non mi rattrista (ben inteso che mi dispiace tantissimo per il bambino e per tutti i familiari), ma la trovo invece fuori luogo.
 
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