periferia di parigi, che sta succedendo?

da come avevo sentito dire,e come ha detto Neuropean la periferia è in degrado,non c'è lavoro per molti,c'è disgriminazione è così si sono ribellati,forse per farsi sentire tanto è gente che non ha niente,e quindi non perde niente
 
e iantanto oggi ci è "scappato" il morto...
da quello ke hanno detto stasera sono ragazzi per lo più 16enni che giocano e si danno appuntamento su internet per progettare il prossimo colpo...la maggior parte sono isalmici..questo è quello che riporta studio aperto....
 
xxandre83_al":30btmu0w ha detto:
e iantanto oggi ci è "scappato" il morto...
da quello ke hanno detto stasera sono ragazzi per lo più 16enni che giocano e si danno appuntamento su internet per progettare il prossimo colpo...la maggior parte sono isalmici..questo è quello che riporta studio aperto....

Dire che la maggior parte siano islamici è una generalizzazione crassa e pericolosa, del genere che porta proprio ai risultati visti queste sere.
Certi quartieri hanno una maggioranza di cittadini che provengono da famiglie di origine immigrata e perciò hanno radici culturali musulmane.
Dire che la maggior parte sono islamici equivale a dire che la maggior parte degli abitanti di Roma sono per l'Opus Dei.

Che ci sia manipolazione da parte di circoli islamisti o di estrema destra, questo è verificato ma è un'altro concetto.
 
marco86":153f5uib ha detto:
quindi dopo tutto sto ciocco l'estrema destra dovrebbe guadagnare voti giusto?

purtroppo sì. L'unica speranza per la sinistra è la scolarità della comunità immigrata.
La seconda e terza generazione di questa comunità ha una scolarità elevata (in media scuola superiore o laura breve). Purtroppo malgrado la loro scolarità sono quasi tutti in rottura con il mondo politico e per la maggior parte non vanno a votare, spesso per protesta o per mancanza di fiducia nei politici che li hanno "abbandonati" per gli elettori di Le Pen.
La fragilità nella sinistra poi è impressionante: non riesce a gestire i propri conflitti interni e non ha un leader carismatico. Il movimento antirazzista ("sos racisme") che negli anni ottanta ha salvato a tempo il governo da una rivoluzione civile di simili proporzioni è completamente assente e il suo ex-leader Harlem Désir è stato "assimilato" al partito socialista.

Oggi l'elettore che vedeva in Sarkozy un'alternativa decente e ammissibile al voto fascista si renderà conto che il ministro degli interni è solo un botolo che abbaia forte ma che non ha cojones. Ergo, si chiude in casa, tira fuori il fucile da caccia e aspetta le elezioni col volantino del Front National in mano.
 
neuropean io ho solo detto quello che è stato detto al tg :ka)
hanno detto pure che nei paesi dell'islam hanno lanciato un messaggio per quello che sta succedendo a parigi (non mi ricordo bene di che paese).
 
Data la mia scarsa conoscenza della materia in questione:


La vostra analisi è incompleta ed eccessivamente dietrologica.
Per capire il "degrado delle periferie" bisogna fare un passo indietro e capire le origini della disoccupazione.

Nei paesi altamente sindacalizzati la disoccupazione è molto alta, e tende ad essere molto lunga. Ad esempio, in Italia più del 70% dei disoccupati lo è da almeno un anno, mentre in America lo è meno del 20%. Ciò che in USA è un incidente di percorso in Italia diventa una maledizione.

Il fatto è questo. Ogni lavoratore ha determinate capacità (che dipendono dalla sua istruzione, dagli strumenti di lavoro, ecc.), che gli consentono di produrre qualcosa. Più produce, più vale la pena assumerlo ad un salario elevato. Supponiamo che un lavoratore produca 5$ l'ora. Finchè viene pagato meno di 5$, conviene fare a gara ad assumerlo. Oltre dieci non vale la pena.

Supponiamo che i sindacati impongano un salario minimo di 10$. Il lavoratore precedente è spacciato. Non troverà mai lavoro, e, non imparando a lavorare, sarà disoccupato permanentemente.

D'altro canto, un lavoratore che produce 15$ non avrà problemi. Quindi le politiche sindacali tendono a spostare il lavoro dai lavoratori a bassa produttività, che rimangono disoccupati a vita, a quelli ad alta produttività, che ci guadagnano per effetto di sostituzione.

Quindi i sindacati danneggiano i più poveri a vantaggio dei lavoratori ricchi. E chi sono i più poveri? I più giovani, che non hanno esperienza. Quelli senza titolo di studio.

Gli appartenenti alle minoranze.

Gli abitanti delle regioni meno sviluppate.

Insomma: proprio quelli che lo stato "sociale" dice di voler aiutare. E chi non capisce l'economia ci crede pure.

Immaginate dunque di essere un immigrato alla periferia di Parigi, o un siciliano, o un abitante di Dresda (Germania Orientale). I sindacati vi dicono che il lavoro non c'è, ma è colpa degli altri. Voi non trovate lavoro per colpa dei sindacati, e non sapete con chi prendervela, perchè vi sembra che i sindacati siano "amici". Intanto rimanete a vita disoccupati, o lavoratori in nero (soluzione parziale al problema, ma piena di difetti).

Il fallimento dello stato "sociale" (lo scrivo tra virgolette perchè lo stato è anti-sociale per definizione) genera malcontento e insoddisfazione permanente.

Inoltre, si riempie la teste della gente con i cosiddetti "diritti" e la "giustizia sociale", e altre menzogne dello stato assistenziale. Quindi pensate che avere una macchina, le ferie pagate, una casa grande, sia un vostro diritto, ma non potete ottenerlo per colpa degli stessi che vi promettono questo mondo e quell'altro. Questo alimenta ulteriormente il
risentimento.

A questo aggiungete i demagoghi (sia di estrema destra che di estrema sinistra, perchè tanto in politica sociale sono indistinguibili), e la propaganda dei terroristi islamici.

E ottenete la situazione francese. E se in Germania Orientale, o in Italia Meridionale, o nei Ghetti americani (anche lì c'è il salario minimo e, quindi la disoccupazione) la situazione sembra meno conflittuale, è solo perchè la gente si è rassegnata. Ma non sarà così per sempre.

La soluzione è:

- Fornire opportunità a tutti (meno stato, più libertà)
- Abbattere la disoccupazione (meno sindacati, meno regolamenti)
- Aumentare la produttività del lavoro e i salari (meno tasse, più investimenti)
- Concentrare l'uso della forza contro chi viola la legge, e non contro chi è soltanto privo di speranze. Perchè in mezzo a quei "Poveretti" ci sono migliaia di delinquenti.

Amen

P.S. Non sono Gridan. La mia filosofia politica si chiama libertarismo.

Troverete tutto

quello che serve per capirne di più su:

www.mises.org (inglese)
www.brunoleoni.it (italiano)
www.libertari.it (italiano)
www.liberanimus.it (italiano)
www.adamsmith.org (inglese)

Arrivederci. Abbasso lo stato, viva la libertà.


Visti i miei precedenti interventi pesanti ho preferito far esprimere mio fratello, quoto in pieno quanto detto.
 
ogni commento non è superfluo, perche se si legge una cosa con il pregiudizio di quello che urla sempre lo si fa con superfacialità e non si afferrano i concetti espressi... per questo ho lasciato nota in fondo sull'intervento.

:OK)
 
Ottimo! Tutte analisi fatte bene e con cognizione di causa.

Molto più esaurienti della stampa e della televisione, che non stanno esplorando le cause ma che più o meno giustamente si limitano ad informare sugli avvenimenti.

E' vero che è quello lo scopo di quotidiani e tg, ma è altrettanto vero che decontestualizzare un fatto spesso si traduce in una informazione fuorviante...
 
Upgrade:

Come al solito, per farmi un'idea su qualcosa il più possibile super partes (anche perchè mi ritengo e sono non schierato politicamente e difficilmente inquadrabile in una ideologia) ho scandagliato più fonti e più punti di vista.

Senza la pretesa di averli visti tutti, ecco cosa se ne pensa in ambiti ed ambienti diversi:

http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=855 da cui poi anche http://www.filosofia.eu.org/mostramessaggio.php?idmsg=35195

http://members2.boardhost.com/forzanuova/msg/101348.html

http://italy.indymedia.org/features/ctrl_alt/#2573

http://www.anarcotico.net/modules.p...=article&sid=5700&mode=thread&order=0&thold=0

http://www.beppegrillo.it/2005/11/liberte_egalite.html

http://www.politicaonline.net/forum/forumdisplay.php?s=&forumid=1 (info sparse)

:OK)
 
sta venendo proprio una bella discussione, sono contento! :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap) :handclap)
 
riporto qui quanto erroneamente postato sulle bombe su fallujah (mi sono confuso argomenti simili)

oggi all'università, durante la lezione di demoetnoantropologia, siamo finiti a parlare della questione Parigina con la professoressa, si è innescato un dibattito socio-politico interessantissimo, in cui la mia opinione (molto critica verso i popoli di origine araba che rifiutano l'integrazione per primi a causa di elementi religiosi insiti nella loro cultura e tradizione) è uscita addolcita e sotto un ottica diversa di ancora maggiore apertura mentale:


La difficolta di occidente ed oriente, assunto che cosi si possono genericamente definire i due blocchi che oggi si confrontano anche in maniera violenta, è legata all'impossibilità di ambo i popoli di esulare da una visione etnocentrica: l'occidente per la tradizione eredita dall'antica grecia e da erodoto, di vedere cio che è lontano dal nostro mondo come non simile a noi e inaccettabile, l'oriente per limiti di religione_politica, che produce il medesimo etnocentrismo arabo.

A questa situazione si aggrava il "senso di colpa coloniale" di cui soffre l'occidente, che produce abomini storici fatti di riletture della storia faziose e strumentali, come le crociate, che in realtà non sono null'altro che la risposta all'invasione di territori simbolici per l'europa, come Gerusalemme, e il fondamentalismo islamico, l'odio e l'invidia dell'oriente povero e disagiato rispetto ad una società, che seppur al tramonto come quella occidentale, vive in maniera molto piu agiata e serena...

poi la disgressione della prof è continuata ma devo dire che seppur mi stavo confrontando con un insegnante di opposto pensiero politico, ci siamo trovati concordi sul dire che l'unica soluzione sociale (economica già l'ho affrontata) è la completa e utopistica scissione delle due culture, non può in questo determinato momento storico, avvenire una fusione culturale occidente-oriente, ma solo un conflitto destinato a divenire solo più violento e cruento. Ne piu ne meno quanto fecero negli stati uniti, l'unica soluzione è nell'assurdo, la ghettizzazione dei diversi culturalmente, una visione irrealizzabile per noi occidentali, acciecati dall'ipocrisia catto-marxista-comunista dell'unione dei popoli...



"certo è una soluzione violenta ad un problema violento, attuabile solo con altra violenza...

la violenza chiama violenza, in uun ciclo e in un spirale storica che si puo spezzare solo con l'apice della violenza, come le due guerre mondiali europee..."


St'uscita della prof l'hio trovata angosciante un fondo di verità lo ha


appena mi viene in mente altro lo trascrivo, scusate la lunghezza...
 
Oggi mentre pranzavo in un bar mi sono messo a leggere il quotidiano che c'era sul tavolino e, senza entrare nel merito dello schieramento o meno del quotidiano (Il Giornale), ci ho trovato un articolo interessante che vi sottopongo:

http://www.ilgiornale.it/lp_n.pic1?PAGE=12087

L'articolo a dx "L'Italia non rischia rivolte..."

Per chi non volesse scaricarselo, ne ho fatto un copia e incolla, non formattato:

«E ora l’Italia non commetta
gli stessi errori della Francia».
Sihem Habchi parla con toni accorati.
Lei conosce come pochi altri il
mondo dei quartieri difficili, perché
in quei quartieri combatte ogni
giorno una battaglia difficile e rischiosa.
È la vicepresidente di Ni
putes ni soumises (né puttane né
sottomesse), l'associazione creata
nel 2002 da Fadela Amara, la «Gandhi
delle periferie» che è riuscita a
mobilitare 30mila persone nella lotta
contro la violenza e l'oscurantismo
in quei quartieri. Sihem, cittadina
francese, musulmana, tiene i
contatti con partiti e organizzazioni
all'estero.
Conosce bene la nostra
realtà per questo, mentre
il governo Villepin si
preoccupa del tracollo
dell'immagine della
Francia all'estero, lei
pensa soprattutto a evitare
che altri Paesi cadano
nella stessa spirale.
«La rivolta in Francia
nasce da scelte fatte
trent'anni fa. Allora lo
Statoammassònei quartieri
alle porte delle
grandi città gli immigrati,
i francesi di seconda
generazione e quelli
«bianchi» con problemi
sociali - dice, ricevendo
il Giornale -. Anno dopo
anno si è creato un ghetto:
la disoccupazione ha
continuato ad aumentare, i ragazzi
erano costretti, per legge, a frequentare
la scuola del quartiere dove
trovavano gente con i loro stessi
problemi. Alla fine questo mondo si
è ripiegato su se stesso finché è
esploso. Oggi la Francia è costretta
a rompere i ghetti, ma non sa come
farlo, l'Italia, invece, dove l'immigrazione
è solo agli inizi può fare
tesoro della nostra esperienza».
La Habchi ha le idee molto chiare
su come si debba procedere. «Primo,
non ammassate gli immigrati
negli stessi rioni: se lo fate la legge
dei clan presto subentra a quella
dello Stato. Secondo, aiutate gli immigrati
mischiandoli socialmente
con gente di altre classi sociali, a
scuola, sul lavoro e nella vita di tutti
i giorni: in questo modo i valori
della Repubblica italiana vengono
assorbiti più facilmente e si scoraggiano
le rivendicazioni comunitarie.
Terzo, lo Stato deve inviare un
messaggio forte, deve dimostrare
che questo è un problema che gli
sta a cuore; non fate come le nostre
autorità che a lungo hanno voltato
la testa dall'altra parte». Facile a
dirsi,ma concretamente che significa?
«Per esempio creando un'Authority
contro ogni forma di discriminazione,
madeve essere indipendente
dalla politica: se cambia il governo
l'ente resta. Un ente che deve
essere a stretto contatto con la
società civile, sia a livello nazionale
sia nella vita rionale. Non deve essere
un'entità astratta».
L'associazione Né puttane né sottomesse
» insiste su un punto: la
questione è molto importante e deve
essere sottratta alle strumentalizzazioni
della politica. «Bisogna
uscire dagli stereotipi destra-sinistra
e dalle guerre di posizione:
producono solo
guai. Io non dimentico
la lezione della Repubblica
di Weimar, quando
destra e sinistra contribuirono
a creare uno
Stato totalitario. Il dibattito
su questi argomenti
è positivo, ma prima i
partiti devono accordarsi
sull'orientamento di
fondo e sui principi sui
quali non bisogna transigere:
la democrazia e
una concezione laica
dello stato di diritto».
Proprio la Habchi dà
l'esempio: dialoga sia
con il gruppo liberale all'
Europarlamento sia
con i comunisti di Cossutta.
I paletti sono ben
visibili: nessuna concessione
ai fondamentalisti islamici.
La religione deve restare un fatto
privato non può sostituirsi allo Stato.
«La Chiesa può giocare un ruolo
importante, dimostrando agli integralisti
che la separazione Stato-
Chiesa funziona. E guardi che lo dice
una musulmana».
Sihem non condivide gli allarmismi
di Prodi: «Non rischiate rivolte
a breve termine,ma tra una decina
d'anni sì». Infine avverte: «Curarsi
degli immigrati è giusto,manon dovete
trascurare gli italiani che appartengono
alle classi più disagiate.
Se lo Stato li dimentica saranno i
primi a ribellarsi».
 
Gridan/a/6000":2sxnwptg ha detto:
Data la mia scarsa conoscenza della materia in questione:


La vostra analisi è incompleta ed eccessivamente dietrologica.
Bel modo di presentarsi.
Per capire il "degrado delle periferie" bisogna fare un passo indietro e capire le origini della disoccupazione.

Nei paesi altamente sindacalizzati la disoccupazione è molto alta, e tende ad essere molto lunga. Ad esempio, in Italia più del 70% dei disoccupati lo è da almeno un anno, mentre in America lo è meno del 20%. Ciò che in USA è un incidente di percorso in Italia diventa una maledizione.
Gli Stati Uniti sono uno dei paesi dove i sindacati hanno più potere e influenza.
Per il resto prova a vivere qualche anno negli USA poi ne riparliamo. Se ti piace farti trattare come uno schiavo fai pure...
Il fatto è questo. Ogni lavoratore ha determinate capacità (che dipendono dalla sua istruzione, dagli strumenti di lavoro, ecc.), che gli consentono di produrre qualcosa. Più produce, più vale la pena assumerlo ad un salario elevato. Supponiamo che un lavoratore produca 5$ l'ora. Finchè viene pagato meno di 5$, conviene fare a gara ad assumerlo. Oltre dieci non vale la pena.
Questa è teoria economica da burro e cannoni. Semplificare la situazione a tali termini è Roba da terzo decennio del 20° secolo. Se tu avessi ragione le infrastrutture a larga scala (ditte nazionali o multinazionali) funzionerebbero da dio con una crescita continua e equilibrata. I fatti mostrano il contrario, sopratutto in questi ultimi dieci anni.
Supponiamo che i sindacati impongano un salario minimo di 10$. Il lavoratore precedente è spacciato. Non troverà mai lavoro, e, non imparando a lavorare, sarà disoccupato permanentemente.
Ma questi sindacati, ti hanno tolto il ciucciotto dalla culla per vederli dapertutto così? Il tuo ragionamento vale forse per l'industria tessile nel 1930 o per la siderurgia nel Michigan degli anni '60. Oggi gli stipendi non sono per nulla imposti da sindacati ma dalle regole del mercato. L'unica cosa regolamentata è le stipendio di sopravvivenza minimo, definito da negoziati lunghi tra forze sindacali e rappresentanti delle imprese, col governo che fa da mediatore. Almeno così è in quasi tutti i paesi occidentali e comunque nei paesi dell'Unione Europea. In Francia i Sindacati hanno quasi totalmente perso la loro impronta sul mercato. I giovani che escono dalla scuola e cercano lavoro di sindacati non ne vedono nemmeno l'ombra.

D'altro canto, un lavoratore che produce 15$ non avrà problemi. Quindi le politiche sindacali tendono a spostare il lavoro dai lavoratori a bassa produttività, che rimangono disoccupati a vita, a quelli ad alta produttività, che ci guadagnano per effetto di sostituzione.
E dalli con 'sti sindacati. Hai proprio bisogno di un capro espiatorio eh? la politica che stigmatizzi era forse maggioritaria fino al 1987, ma il Krach, la thatcher e Reagan hanno tranquillamente sbaragliato tutto questo senza sforzo. Risultati immediati nelle regioni miniere della Gran Bretagna: una generazione sacrificata. Fortunatamente col tempo la realtà ha moderato le teorie e la Gran BRetagna si è ripresa. La Francia, invece tenta ancora di rifarsi malgrado vent'anni di alternanza destra/sinistra e anche di coabitazione...

Quindi i sindacati danneggiano i più poveri a vantaggio dei lavoratori ricchi. E chi sono i più poveri? I più giovani, che non hanno esperienza. Quelli senza titolo di studio.

Gli appartenenti alle minoranze.

Gli abitanti delle regioni meno sviluppate.

Insomma: proprio quelli che lo stato "sociale" dice di voler aiutare. E chi non capisce l'economia ci crede pure.

Usi una argomentazione non provata per provare il tuo proprio argomento.
In primis, sappi che l'alfabetizzazione e scolarizzazione delle minoranze o delle falde sociale che citi non è paragonabile con la generazione dei loro genitori. Qui si tratta di gente con diploma e talento. Questi ragazzi che guadagnano più dei loro professori vendendo droga o rubando auto non sono cretini affatto. Hanno solo voglia di lavorare.
Ora se tu avessi ragione come è possibile allora che la situazione odierna sia tale dopo vent'anni di tagli nelle spese di quello stato sociale che tu critichi? Com'é che il welfare State, concetto abbandonato in Europa dalla metà degli anni ottanta sia così centrale nel tuo argomento? Com'è possibile che una delle promesse del primo ministro francese sia di appunto ridare soldi alle associazioni "sociali" di quartiere alle quali hanno tagliato tutti i fondi? Dov'é la bella forza del libero mercato che provava che priama o poi secondo una teorica legge della giungla tutto si stabilizzerebbe e chi ha voglia di lavorare tanto un lavoro lo trova o lo crea? Forse sono i sindacati che forniscono la droga? Forse sono i sindacati che dicono a questi ragazzi di aspettare che lo stipendio sia più di 10$? Ma per favore.... Certe famiglie sopravvivono con 700€ al mese per cinque persone. Darebbero un occhio della testa per avere uno stipendio da 5$, almeno per non dover restare a far nulla perchè il lavoro non te lo danno SOLO a causa del tuo nome o del tuo indirizzo.

Immaginate dunque di essere un immigrato alla periferia di Parigi, o un siciliano, o un abitante di Dresda (Germania Orientale). I sindacati vi dicono che il lavoro non c'è, ma è colpa degli altri.
Nelle zone di cui parli l'estrema destra guadagna voti a palate. In periferie della francia e nella dresda ci sei mai stato? Prova a contare le svastiche sui muri. Prova a contare i ragazzini che ascoltano attenti gli estremisti islamici, poi prova a trovarci un solo sindacalista che abbia successo.
Il tuo ragionamento era già obsoleto vent'anni fa.
Voi non trovate lavoro per colpa dei sindacati, e non sapete con chi prendervela, perchè vi sembra che i sindacati siano "amici". Intanto rimanete a vita disoccupati, o lavoratori in nero (soluzione parziale al problema, ma piena di difetti).
Qui in Belgio recentemente c'è stato uno scipoero generale organizzato da tutti i sindacati insieme. Risultato? zero. Il governo continua tranquillo. I sindacati meglio che te li togli dalla testa e inizi a guardare la realtà in faccia. Il lavoro non lo trovi perché ti chiami abdel, o perché il tuo indirizzo indica nord marsiglia o Clichy o Sarcelles. Si tratta di razzismo crasso.
In germania o in alsazia, per esempio, la disoccupazione ha poco a che vedere con l'immigrazione. Ma il sacrosanto diritto di grandi ditte di delocalizzare 5000 posti di lavoro in India o in Bulgaria quello di sicuro no, non c'entra niente, vero?

Il fallimento dello stato "sociale" (lo scrivo tra virgolette perchè lo stato è anti-sociale per definizione) genera malcontento e insoddisfazione permanente.

Inoltre, si riempie la teste della gente con i cosiddetti "diritti" e la "giustizia sociale", e altre menzogne dello stato assistenziale. Quindi pensate che avere una macchina, le ferie pagate, una casa grande, sia un vostro diritto, ma non potete ottenerlo per colpa degli stessi che vi promettono questo mondo e quell'altro. Questo alimenta ulteriormente il
risentimento.
Bel ragionamento. Solo che il fattore egoismo e ignoranza non lo prendi in conto. Io vivo l'assistenzialismo nella mia regione (Hainaut) a un livello estremo. Gente che preferisce non fare nulla che lavorare perché il "chomage" gli permette di guadagnare di più che pulendo cessi. E te credo. tranquillo che qui di casa grande ce l'hanno in pochi. Le ferie pagate, se preferisci il sistema americano, vacci pure, ma conta che per guadagnarti due settimane di vacanza all'anno avrai bisogno di due stipendi. Poi per il dentista, tranquillo basta donare un rene o dare via le chiappe una volta tanto.
A questo aggiungete i demagoghi (sia di estrema destra che di estrema sinistra, perchè tanto in politica sociale sono indistinguibili), e la propaganda dei terroristi islamici.

E ottenete la situazione francese. E se in Germania Orientale, o in Italia Meridionale, o nei Ghetti americani (anche lì c'è il salario minimo e, quindi la disoccupazione) la situazione sembra meno conflittuale, è solo perchè la gente si è rassegnata. Ma non sarà così per sempre.

La soluzione è:

- Fornire opportunità a tutti (meno stato, più libertà)
- Abbattere la disoccupazione (meno sindacati, meno regolamenti)
- Aumentare la produttività del lavoro e i salari (meno tasse, più investimenti)
- Concentrare l'uso della forza contro chi viola la legge, e non contro chi è soltanto privo di speranze. Perchè in mezzo a quei "Poveretti" ci sono migliaia di delinquenti.
Esattamente ciò che ha fatto il governo Francese da oltre dieci anni. O Berlusconi in Italia.
Risultato? Esattamente quello che critichi come la conseguenza di politiche abbandonate anni fa.
Amen
P.S. Non sono Gridan. La mia filosofia politica si chiama libertarismo.
Si chiamava. Oggi si parla di capitalismo sfrenato. La libertà delle forze di mercato funzionano fintanto che ci saranno leggi per evitarne gli eccessi. Il Reaganismo o Thatcherismo che veneri ha provato i propri limiti.
E comunque basta vedere cosa propone la Commissione Barroso come linee di guida. Una politica economica di destra non funziona senza una politica sociale consapevole e moderata che tiene conto della realtà quaotidiana di tutti i ceti sociali. Basta vedere il successo Irlandese o Britannico.

Troverete tutto
quello che serve per capirne di più su:
www.mises.org (inglese)
www.brunoleoni.it (italiano)
www.libertari.it (italiano)
www.liberanimus.it (italiano)
www.adamsmith.org (inglese)
Arrivederci. Abbasso lo stato, viva la libertà.
Visti i miei precedenti interventi pesanti ho preferito far esprimere mio fratello, quoto in pieno quanto detto.
 
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