Certe notizie mi lasciano dannatamente perplesso...
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ASTI UNA DONNA PRECIPITA DAL SECONDO PIANO FORSE DOPO UN LITIGIO
Corsa per fotografare il cadavere
Cade dal balcone su una cancellata, decine di ragazzi scattano con il cellulare
8/4/2006
ASTI. Una morte in una sequenza di fotogrammi. Lei, la vittima, un’infermiera di 31 anni, straziata dagli spuntoni della cancellata su cui era caduta, dopo un volo dal secondo piano della sua abitazione. Poi il caos: una vicina che gira la scena con il cellulare, curiosi e adolescenti che si affollano con i telefonini e
IVolanti della polizia (immagine d'archivio)
scattano. Scattano l’orrore, la disperazione. La polizia ha dovuto faticare non poco per mandarli via, ma nel pomeriggio c’è stato chi ha portato anche i bambini a far vedere quella pozza di sangue.
Il sangue lasciato da Nicoletta, una giovane infermiera che in un dignitoso stabile di Asti , forse dopo un litigio, alle due del pomeriggio ha aperto la finestra ed è caduta giù. E mentre era là appesa, rantolante, una vicina di casa ha fermato negli scatti, gli ultimi istanti di una vita, di quella vita. E intorno un affollarsi di curiosi, di studenti appena usciti dalle scuole vicine. Tutti attratti dal raccappriccio voyeuristico di quella scena, da quel fuori programma di sangue e orrore in una zona residenziale contrappuntata dai primi alberi in fiore.
E’accaduto ad Asti, in via Manzoni all’angolo con corso Dante, una delle strade che attraversano il centro fino alla periferia. Poco distante ci sono il nuovo ospedale e la sede dell’Asl. In un attimo, percorrendo quella strada incassata tra condomini e villette si passa dal caos urbano alla tranquillità della campagna. Lì, in quel momento, pochi minuti prima delle 14, stavano rincasando anche alcuni studenti.
Qualcuno racconta di aver sentito un urlo e poi di aver visto qualcosa cadere da un balcone, al secondo piano, in via Manzoni. «E’ stato un attimo: come un panno steso o un fantoccio. Abbiamo pensato ad uno scherzo o un colpo di vento» ha ricordato più tardi un ragazzo. Subito dopo un altro urlo, straziante: un uomo si è affacciato allo stesso balcone, ha guardato in basso. Poi è corso via, è sceso di corsa, in strada, continuando a ripetere un nome: «Nicoletta, Nicoletta, dimmi che stai bene».
Quel «fantoccio», quel «panno portato via dal vento» infilzato negli spuntoni del cancello, era una donna: un’infermiera di 31 anni, che lavorava in ospedale e che adesso tutti dicono avesse una straordinaria sensibilità, una grande umanità. E quell’uomo sconvolto che ha sperato, invocato, pregato, urlato, chiesto aiuto, era il marito, un impiegato in un’azienda di Canelli, prossimo alla laurea in ingegneria. Uno strazio che ha richiamato tanta gente in strada: qualcuno ha guardato e poi subito richiuso la finestra, sconvolto.
Qualcun altro, d’istinto, ha telefonato al «118» e alla polizia. E c’è chi come quella vicina, quando già stava arrivando l’ambulanza a sirene spiegate, che si è avvicinata un po’ di più ed ha documentato i dettagli con la fotocamera del cellulare. Quelle immagini sono poi state acquisite dagli agenti, perché quando è arrivata la prima «Volante» medici e infermieri avevano già fatto il loro lavoro: cioè «liberato» la paziente, ormai rantolante, dalle lance di acciaio e cercato di prestarle le cure del caso: tutto in fretta, più in fretta possibile, anche se poi sarebbe stato inutile.
Quelle foto sono servite agli investigatori ed al pm Luciano Tarditi per ricostruire la vicenda, che sembrerebbe sia originata da un banale litigio. Forse, ma il dettaglio non è ufficialmente confermato, marito e moglie avrebbero avuto un dissidio scatenato ancora dal telefonino: questa volta un sms, un messaggino ricevuto da lui avrebbe innescato la querelle familiare. Forse il movente potrebbe essere la gelosia.
Che cosa sia successo dopo è ancora al vaglio del pm Luciano Tarditi: lei sarebbe corsa sul balcone. «Mi butto, la faccio finita». Una frase dettata dall’affanno di quel momento. Ma lei ha messo una gamba oltre la ringhiera: forse ha semplicemente perso l’equilibrio. Per un attimo si è aggrappata poi è caduta giù. Poi il terribile, breve, volo nel nulla. E quelle immagini rubate che ne hanno fissato la fine in un clic.
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ASTI UNA DONNA PRECIPITA DAL SECONDO PIANO FORSE DOPO UN LITIGIO
Corsa per fotografare il cadavere
Cade dal balcone su una cancellata, decine di ragazzi scattano con il cellulare
8/4/2006
ASTI. Una morte in una sequenza di fotogrammi. Lei, la vittima, un’infermiera di 31 anni, straziata dagli spuntoni della cancellata su cui era caduta, dopo un volo dal secondo piano della sua abitazione. Poi il caos: una vicina che gira la scena con il cellulare, curiosi e adolescenti che si affollano con i telefonini e
IVolanti della polizia (immagine d'archivio)
scattano. Scattano l’orrore, la disperazione. La polizia ha dovuto faticare non poco per mandarli via, ma nel pomeriggio c’è stato chi ha portato anche i bambini a far vedere quella pozza di sangue.
Il sangue lasciato da Nicoletta, una giovane infermiera che in un dignitoso stabile di Asti , forse dopo un litigio, alle due del pomeriggio ha aperto la finestra ed è caduta giù. E mentre era là appesa, rantolante, una vicina di casa ha fermato negli scatti, gli ultimi istanti di una vita, di quella vita. E intorno un affollarsi di curiosi, di studenti appena usciti dalle scuole vicine. Tutti attratti dal raccappriccio voyeuristico di quella scena, da quel fuori programma di sangue e orrore in una zona residenziale contrappuntata dai primi alberi in fiore.
E’accaduto ad Asti, in via Manzoni all’angolo con corso Dante, una delle strade che attraversano il centro fino alla periferia. Poco distante ci sono il nuovo ospedale e la sede dell’Asl. In un attimo, percorrendo quella strada incassata tra condomini e villette si passa dal caos urbano alla tranquillità della campagna. Lì, in quel momento, pochi minuti prima delle 14, stavano rincasando anche alcuni studenti.
Qualcuno racconta di aver sentito un urlo e poi di aver visto qualcosa cadere da un balcone, al secondo piano, in via Manzoni. «E’ stato un attimo: come un panno steso o un fantoccio. Abbiamo pensato ad uno scherzo o un colpo di vento» ha ricordato più tardi un ragazzo. Subito dopo un altro urlo, straziante: un uomo si è affacciato allo stesso balcone, ha guardato in basso. Poi è corso via, è sceso di corsa, in strada, continuando a ripetere un nome: «Nicoletta, Nicoletta, dimmi che stai bene».
Quel «fantoccio», quel «panno portato via dal vento» infilzato negli spuntoni del cancello, era una donna: un’infermiera di 31 anni, che lavorava in ospedale e che adesso tutti dicono avesse una straordinaria sensibilità, una grande umanità. E quell’uomo sconvolto che ha sperato, invocato, pregato, urlato, chiesto aiuto, era il marito, un impiegato in un’azienda di Canelli, prossimo alla laurea in ingegneria. Uno strazio che ha richiamato tanta gente in strada: qualcuno ha guardato e poi subito richiuso la finestra, sconvolto.
Qualcun altro, d’istinto, ha telefonato al «118» e alla polizia. E c’è chi come quella vicina, quando già stava arrivando l’ambulanza a sirene spiegate, che si è avvicinata un po’ di più ed ha documentato i dettagli con la fotocamera del cellulare. Quelle immagini sono poi state acquisite dagli agenti, perché quando è arrivata la prima «Volante» medici e infermieri avevano già fatto il loro lavoro: cioè «liberato» la paziente, ormai rantolante, dalle lance di acciaio e cercato di prestarle le cure del caso: tutto in fretta, più in fretta possibile, anche se poi sarebbe stato inutile.
Quelle foto sono servite agli investigatori ed al pm Luciano Tarditi per ricostruire la vicenda, che sembrerebbe sia originata da un banale litigio. Forse, ma il dettaglio non è ufficialmente confermato, marito e moglie avrebbero avuto un dissidio scatenato ancora dal telefonino: questa volta un sms, un messaggino ricevuto da lui avrebbe innescato la querelle familiare. Forse il movente potrebbe essere la gelosia.
Che cosa sia successo dopo è ancora al vaglio del pm Luciano Tarditi: lei sarebbe corsa sul balcone. «Mi butto, la faccio finita». Una frase dettata dall’affanno di quel momento. Ma lei ha messo una gamba oltre la ringhiera: forse ha semplicemente perso l’equilibrio. Per un attimo si è aggrappata poi è caduta giù. Poi il terribile, breve, volo nel nulla. E quelle immagini rubate che ne hanno fissato la fine in un clic.