Morire per fare il ricercatore in Italia.

Hispaniko

Nuovo Alfista
12 Marzo 2006
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R O M A
www.omabsrl.com
Morire per fare il ricercatore in Italia
Morire nell'aula dei veleni
memoriale di un ricercatore
dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.

Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.

Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.

"Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.

"Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.

Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".

Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".

Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.

...............Impensabile in un Paese Civile.......!
 
mi dispiace per l'accaduto, ma perché ostinarsi a volerci lavorare dunque? voglio dire, non metterei mai CONSAPEVOLMENTE a repentaglio la mia vita solo per un' "opportunità di carriera".
infine quoto bejita...
 
3.2 v6 24v":33f4p9d8 ha detto:
mi dispiace per l'accaduto, ma perché ostinarsi a volerci lavorare dunque? voglio dire, non metterei mai CONSAPEVOLMENTE a repentaglio la mia vita solo per un' "opportunità di carriera".
infine quoto bejita...


appunto è quello che mi chiedo anche io... considerato poi quanto paghino un ricercatore in questo paese.. e quanto avrebbe potuto guadagnare facendo il farmacista... mah!
 
che vicenda triste :(

3.2 v6 24v":2n4pscwl ha detto:
mi dispiace per l'accaduto, ma perché ostinarsi a volerci lavorare dunque? voglio dire, non metterei mai CONSAPEVOLMENTE a repentaglio la mia vita solo per un' "opportunità di carriera".
uhm forse perchè non si riesce a scegliere diversamente :ka)
 
Poi ci stupiamo quando sentiamo di fuga di cervelloni all'estero. :splat)

Con quello che ti offre il più delle volt questo paese, è anche normale non porsi domande del tipo"PERCHE"... :swear)

E' incredibile morire in questo modo, siamo ancora al livello di terzo mondo altro che paese progredito :mecry)
 
Condizioni di lavoro da fine '800 :sic) , mi auguro che i responsabili della gestione di queste strutture la paghino fino all' ultimo, è una cosa intollerabile quel che è successo li dentro.
 
C.Burton":vuo0z3wx ha detto:
Condizioni di lavoro da fine '800 :sic) , mi auguro che i responsabili della gestione di queste strutture la paghino fino all' ultimo, è una cosa intollerabile quel che è successo li dentro.


....il guaio è che purtroppo nel nostro paese difficilmente la sconta qualcuno......e nonostante tutto
continuo a sperare e credere nella Giustizia.
 
Re:

giangirm":32501r7e ha detto:
3.2 v6 24v":32501r7e ha detto:
giangi, di scelte migliori della morte ce ne sono...
evidentemente per questa persona era la scelta meno peggio
c'è sempre una scelta "meno peggiore" della morte :nono)
se poi una persona è ostinata, pace all'anima sua...ma nessuno credo l'abbia obbligato :ka)
 
premessa: no, non la faccio facile.

ma era tanto difficile denunciare tutto all'asl di zona per un'ispezione?

ogni laboratorio deve rispettare normative che son strette da far paura, se la cosa era cosi' esplicita non serviva uno scienziato morto per denunciare il tutto... in certi ristoranti se il cuoco non ha il cappello arriva l'asl, perche' li non c'e' andata? o perche' nessuno l'ha chiamata accettando di morire in maniera del tutto consapevole?...

e' una cosa senza senso...

oltretutto non concepisco una famiglia che sa, conosce tutto, e lo lascia morire, denunciando la cosa dopo la morte (se uno torna a casa di sera con malanni gravi che di domenica non ha, 2+2 non e' cosi' difficile farlo...)

in ogni caso m'associo dicendo che e' uno scandalo che succedano ste cose...

comunque non credo assolutamente che qualcuno possa pensare che non ci siano alternative a una morte certa con sofferenze atroci.
 
...
Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare.
...

In questo passaggio c'è la chiave del perchè ha continuato a lavorare nel laboratorio nonostante fosse evidente che l' ambiente fosse totalmente malsano.
Purtroppo tante persone si ritrovano strette ad un angolo, in situazioni dove per poter sperare di campare decentemente in un futuro si sente costretta a dover scegliere di dover rischiare la propria vita, perchè se non rischi oggi domani forse non hai neanche di che mangiare.
Questo concetto un po' si collega anche all' altro topic che hai aperto tu Megadeth descrivi lo scatafascio dell' economia italiana. Ci sono artigiani, piccoli imprenditori che si ritrovano in serie difficoltà per via dei crediti che non riescono a riscuotere, e che continuano a lavorare a credito sperando di vederli prima o poi i soldi spettanti, perchè tanto alternative non ne hanno :(
 
C.Burton":4hbi1hhp ha detto:
In questo passaggio c'è la chiave del perchè ha continuato a lavorare nel laboratorio nonostante fosse evidente che l' ambiente fosse totalmente malsano.
come già scritto:
3.2 v6 24v":4hbi1hhp ha detto:
mi dispiace per l'accaduto, ma perché ostinarsi a volerci lavorare dunque? voglio dire, non metterei mai CONSAPEVOLMENTE a repentaglio la mia vita solo per un' "opportunità di carriera".
infine quoto bejita...



C.Burton":4hbi1hhp ha detto:
Purtroppo tante persone si ritrovano strette ad un angolo, in situazioni dove per poter sperare di campare decentemente in un futuro si sente costretta a dover scegliere di dover rischiare la propria vita, perchè se non rischi oggi domani forse non hai neanche di che mangiare.
Scherzi vero? In parole povere tu preferisci morire che "andare ad arare un campo" (tanto per dire un mestiere umile)? Se così dovesse essere, nn pretendere di essere un martire poi però...



C.Burton":4hbi1hhp ha detto:
Questo concetto un po' si collega anche all' altro topic che hai aperto tu Megadeth descrivi lo scatafascio dell' economia italiana. Ci sono artigiani, piccoli imprenditori che si ritrovano in serie difficoltà per via dei crediti che non riescono a riscuotere, e che continuano a lavorare a credito sperando di vederli prima o poi i soldi spettanti, perchè tanto alternative non ne hanno :(
Che c'entra lavorare a credito con il lavorare con la certezza di morire :sgrat) ?!
 
3.2 non ho detto che IO preferirei morire o che avrei fatto la stessa cosa, ho detto piuttosto che in alcune situazioni alcune persone possono arrivare a prendere in cosiderazione di fare una scelta. E non ho detto che io la farei o che la persona dell' articolo ha fatto bene.

Che c'entra lavorare a credito con il lavorare con la certezza di morire ?!
Infatti non centra una mazza perchè non è il paragone che ho fatto io, ho citato l' altro topic per spiegare che, nonostante le condizioni di assoluto disagio purtroppo spesso capita che taluni abbiano le mani legate e debbano continuare ad andare avanti in questo maniera ingiusta per forza di cose.
Dire che è meglio andare a zappare la terra piuttosto che lasciarci le penne è davvero fin troppo facile, io a sto punto andrei a vivere sotto un ponte (o nella mia nasona :D ). Per persone che hanno speso la loro vita per raggiungere degli obiettivi fare una scelta del genere non è affatto così semplice e scontata.

Mi auguro che ora sia più chiaro quel che intendevo dire.
 
C.Burton":lrtgcw8n ha detto:
3.2 non ho detto che IO preferirei morire o che avrei fatto la stessa cosa, ho detto piuttosto che in alcune situazioni alcune persone possono arrivare a prendere in cosiderazione di fare una scelta. E non ho detto che io la farei o che la persona dell' articolo ha fatto bene.
Era da interpretare come un "tu" impersonale :p



C.Burton":lrtgcw8n ha detto:
Per persone che hanno speso la loro vita per raggiungere degli obiettivi fare una scelta del genere non è affatto così semplice e scontata.
Mi auguro che ora sia più chiaro quel che intendevo dire.
Cosa c'è di più semplice e scontato che scegliere la vita?! Insomma, ho capito ciò che dici, ma la durezza della scelta non può essere una scusante...
 
Bho, non so esattamente cosa risponderti, anche perchè non è che la pensiamo diversamente sulla scelta da fare.
Non so, forse uno rimane sempre con la speranza che la situazione cambi, o che nonostante tutto dica il contrario, si riesca a rimanere immuni...
 
C.Burton":1os3ue2j ha detto:
Non so, forse uno rimane sempre con la speranza che la situazione cambi, o che nonostante tutto dica il contrario, si riesca a rimanere immuni...
infatti.
Poi esistono mestieri immuni da rischi?
A fare l' agricoltore rischi di prendere un tumore per i pesticidi, per es. :ka)
 
Re:

giangirm":15rhbdk0 ha detto:
Poi esistono mestieri immuni da rischi?
A fare l' agricoltore rischi di prendere un tumore per i pesticidi, per es. :ka)
Se fatti a norma, i mestieri che presentano rischi di morte credo si possano contare sulle dita di una mano. Nemmeno il lavoro di questo ragazzo presentava gravi rischi se il laboratorio ed i lavori fossero stati fatti a norma...
 
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