Ciao,
incollo un post che avevo già fatto in una discussione simile:
Lettera pubblicata su AUTO 07/2004.
Ho acquistato nel marzo del 2003 un'autovettura Audi 2.5 TDI Avant usata, presso la concessionaria in cui lavoro e dalla quale sto per dimettermi. La vettura mi è stata venduta ad un prezzo inferiore di circa 1.200 euro rispetto alla quotazione del momento. Si presentava in buono stato e confidando nel venditore (mio collega!) e nel fatto di essere dipendente, ho concluso il contratto di acquisto. Pochi giorni fa, volendo procedere alla modifica della centralina presso l'officina specializzata di un conoscente, ho scoperto che la vettura aveva percorso circa 70.000 (!!!) km in più rispetto a quanto segnato dallo strumento di bordo. Incredulo, ho verificato sul sistema informatico interno della concessionaria, tramite una procedura alla quale non potevo accedere al momento dell'acquisto, e ho scoperto che la percorrenza reale era in effetti stata alterata rispetto a quanto dichiarato sul contratto. Vorrei sapere come posso rivalermi sul concessionario, essendo passato più di un anno dall'acquisto. Faccio presente che ho stampato le schede di lavoro dalle quali si evincono la percorrenza reale e quella alterata. E' possibile ottenere come risarcimento, tramite un'azione legale, una vettura di valore superiore?
Risponde Enrico De Vita, il nostro esperto per la tutela dei consumatori.
La sua lettera mette purtroppo il dito nella piaga dei chilometri reali. Piaga che in Italia ha raggiunto il parossismo. Abbiamo scritto altre volte che le vetture con due-tre anni di vita, in vendita presso i concessionari o salonisti, non possono aver percorso meno di 20-25.000 km all'anno. Perchè la macchina della signora che fa 15.000 km in città non si vende. E se proprio è costretta a cambiare padrone, lo fa nell'ambito delle conoscenze. Qualche tempo fa, un concessionario della Brianza mi confidava che il 90% delle auto con meno di 4 anni di vita - in vendita come usato - subisce un "ritocco dimagrante" al contachilometri. Gli ho chiesto se veniva a testimoniarlo con me in una trasmissione televisiva importante. Ha detto subito di si, poi quando l'ho chiamato, ha rinunciato per paura di suscitare un vespaio tra i colleghi. Questa sua denuncia è l'ennesima conferma di un'abitudine deprecabile, che è diventata prassi e va fermata. Però va anche detto che il cliente italiano considera vecchie e sfruttate le vetture con più di 100.000 km, mentre una vettura moderna, specie se di grossa cilindrata, è in grado di comportarsi ancora perfettamente. E in qualche modo la sua vicenda conferma che si possono sottrarre 70.000 km "quasi" impunemente. Detto questo, lei ha subìto un caso di scorrettezza commerciale, che secondo il Codice Civile viene denominato anche in altro modo, semprechè lei abbia in mano la prova che chi le ha venduto l'auto era al corrente dell'alterazione del contachilometri. Non importa se è trascorso un anno, il danno patito rimane e può essere denunciato al venditore, purchè la richiesta di risarcimento sia fatta con lettera raccomandata RR, entro 24 mesi dall'avvenimento. Nel suo caso il danno consiste nel diverso valore che poteva avere la vettura, col chilometraggio reale, rispetto alla cifra da lei sborsata. Quindi bisogna tener conto della minor quotazione di 1.200 euro che le è stata praticata. Se il danno finale non supera i 3.000 euro è competente il Giudice di pace del luogo ove è stato effettuato l'acquisto, al quale può rivolgersi direttamente senza l'ausilio di un legale. Non le consigliamo di intraprendere un'azione davanti a un giudice ordinario, sia per il costo dell'operazione, sia per la lentezza del giudizio finale. Ovviamente nella richiesta del danno, lo scambio con altra vettura di valore superiore non è neppure da citare, poichè il danno è economico e come tale va trattato prima di rivolgersi al giudice e anche in sede di transazione extragiudiziale.