da La Stampa: http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/446334/
Dalla prossima settimana riprendo la bici (finalmente).
L’aumento dei prezzi modifica i comportamenti degli italiani:
in febbraio, complici le nevicate, abbiamo consumato il 20% di carburante in meno
Ma il paradosso è che spendiamo comunque più per muoverci che per mangiare
Gli italiani usano meno la macchina e passano dal benzinaio sempre meno di frequente per non essere salassati. A gennaio 2012 c’era già stato un antipasto: un calo (significativo ma non ancora traumatico) del 2,2% delle vendite di carburante rispetto allo stesso mese di un anno fa; ma è a febbraio, coi record di benzina e gasolio stracciati uno dopo l’altro, che si è registrato addirittura un crollo del 20% (dati dell’Unione petrolifera, che associa le compagnie). E qui è proprio suonato l’allarme rosso.
Certo il confronto è spurio: nell’ultimo febbraio ha nevicato molto (dice la società Autostrade per l’Italia che «sulla nostra rete non aveva nevicato così tanto in nessuno degli ultimi trenta inverni») e questo ha bloccato molte auto in garage o ai bordi delle strade. Bisogna anche mettere in conto un secondo fatto contingente: il mese di febbraio è stato funestato da uno sciopero degli autotrasportatori, i cui mezzi di trasporto sono grandi bevitori di carburante - e quando stanno fermi loro, i consumi ne risentono parecchio. Guardando poi le cose dal punto di vista opposto, non di breve ma di lungo periodo, il calo dei consumi di benzina e gasolio è un fenomeno con alcune concause strutturali: per esempio, le ripetute campagne di rottamazione dei veicoli in Italia hanno reso il nostro parco circolante molto più nuovo, più efficiente e più «risparmioso» dal punto di vista del consumo dei carburanti. E questo corrisponde ad altri litri di «verde» e di diesel eliminati. Non è neanche da sottovalutare l’intenzione virtuosa di chi usa un po’ meno la macchina per amore della salute e dell’ambiente (più passeggiate e più sgambate in bici).
Tutto vero. Però è inutile girarci attorno, gli italiani che rinunciano all’auto, quelli che ad esempio fanno trasferte più brevi nel weekend, facendo a meno di qualche visita o qualche svago, o quelli che smettono di andare al lavoro sulla macchina personale per riciclarsi sull’autobus o sul treno, nella stragrande maggioranza dei casi non lo fanno perché ne hanno voglia ma perché sono costretti dalla corsa ai rincari della benzina e del gasolio, una corsa che arriva a compromettere i bilanci familiari. Sì, compromette proprio i bilanci familiari, e questa non è affatto un’esagerazione: ormai è da mesi e mesi che le associazioni dei consumatori denunciano che le famiglie spendono più per i carburanti che per mangiare. Il paradosso è che spendono di più pur mettendo nel serbatoio meno benzina e meno gasolio. Sul piano economico è qualcosa di simile a uno strangolamento.
Ieri ha lanciato l’allarme anche Piero De Simone, direttore generale dell’Unione petrolifera. «I consumi di carburante stanno riducendosi in maniera precipitosa. L’anno scorso abbiamo perso 2 milioni di tonnellate di prodotti. E negli ultimi quattro anni (cioè da quando è cominciata la grande crisi) l’Italia ha perso 20 milioni di tonnellate». Per usare un’unità di misura più familiare, i petrolieri dal 2004 a oggi calcolano di aver venduto 5 miliardi di litri in meno.
Qui a dir la verità verrebbe voglia di chiedere all’Unione petrolifera chi cavolo glielo fa fare a continuare a ritoccare i listini se il risultato è il calo degli introiti per le stesse compagnie. Ma l’Up non ci sta a finire sul banco degli imputati e dà la colpa alle accise e all’Iva, «che sono cresciute nell’ultimo anno di circa 20 centesimi sulla benzina e 23 sul gasolio».
Numeri interessanti arrivano da Autostrade per l’Italia sul primo bimestre del 2012: la società riscontra «un calo di traffico del 10%», un dato che torna più o meno facendo la media aritmetica fra il gennaio bruttino e il febbraio horribilis di cui parla l’Unione petrolifera. Curiosa anche la rilevazione dell’Anas: «Sulla rete stradale - dicono i tecnici - il traffico risulta invariato. Potrebbe trattarsi di due flussi che si compensano: sulle strade viene a mancare una quota di auto che rifuggono dai carburanti troppo cari, ma forse questa quota viene compensata dalle vetture che per evitare le autostrade si riversano sulle strade ordinarie».
Autostrade viaggi brevi
Autostrade per l’Italia ha un riscontro preciso delle variazioni di traffico in ogni determinato periodo, dato dal numero di ticket incassati in più o in meno; perciò quando la società dice che a gennaio e febbraio 2012 è mancato all’appello un buon 10% di clienti rispetto allo stesso periodo del 2011 lo dice con certezza matematica. Ma gli automobilisti hanno dato forfait per colpa del prezzo dei carburanti o per altre cause? I tecnici delle Autostrade conoscono abbastanza la loro clientela da poter scoprire la verità per approssimazione. Spiega il condirettore generale, ingegner Riccardo Mollo: «La metà di questo calo, cioè il 5%, è dovuta allo sciopero dei Tir e alle due settimane di nevicate». Ma anche sull’altro 5% si possono fare delle fondate illazioni: «Per quanto riguarda il traffico pesante, di solito il suo calo si lega al regresso del Pil, e i numeri tornano, l’economia italiana è in recessione. Per le auto notiamo che c’è una tendenza a viaggi più brevi e più frequenti». E queste tendenze del traffico coincidono con la struttura temporale delle vendite di carburanti lungo la rete autostradale. Mollo aggiunge che «vedremo nei prossimi due o tre mesi se il calo di traffico e consumi di carburante si consoliderà. A partire dalla Pasqua».
Distributori a rischio
I benzinai vedono anche più nero degli automobilisti. Roberto Di Vincenzo, segretario generale del sindacato Fegica Cisl, valuta che «se va avanti così, entro il 2012 dovranno chiudere 4 o 5 mila stazioni di servizio, e andranno persi 10 mila posti di lavoro». Di Vincenzo non guarda solo al dato di gennaio e febbraio, che potrebbe essere transitorio, ma osserva la tendenza di lungo periodo: «Fra il 2008 e il 2011 si è perso il 15% di vendite di benzina, e il gasolio ha perso poco meno». Neanche c’è da sperare dal Gpl e dal metano: «Sono consumi di nicchia, e comunque abbiamo ancora difficoltà di organizzazione e di regolamenti ad attrezzarci per proporli ai clienti». Il sindacalista mastica amaro: «Una stazione di servizio media in Italia eroga 1,4 milioni di litri di carburante all’anno. Il margine è di 60 mila euro all’anno, ma lordi. Se col calo dei consumi si incassa ancora meno, molti chiuderanno».
Meno soste all’Autogrill
Anche i bar e i ristoranti della società Autogrill sono un buon osservatorio per capire come il rincaro dei carburanti sta influendo sulle abitudini di movimento degli italiani. Il legame fra Autogrill e i distributori di benzina e gasolio è stretto perché ovunque ci sia un Autogrill c’è anche una stazione di servizio, e per quanto chi si ferma a fare il pieno non sia obbligato anche a mangiare, e viceversa, i due mercati tendono a sovrapporsi. Autogrill ha appena diffuso i numeri del suo giro d’affari a gennaio e febbraio e da questi risulta un -9,8% per il suo business autostradale. Nota bene: questo numero vale per tutto il gruppo, quindi non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa e addirittura l’America. Ma la coincidenza con il -10% denunciato da Autostrade per l’Italia è notevole.
Più auto «condivise»
È il pronipote del più classico auto-stop. Anzi, un erede più evoluto del famoso antenato col pollice in su. Perché il carpooling non soddisfa solo le esigenze dei passeggeri, ma anche quelle degli automobilisti. Che risparmiano sul costo del viaggio. Un recente report di «Postoinauto.it», sito per la ricerca di posti auto condivisi, ha fotografato la situazione italiana: la crescita è esponenziale. A soli due anni dalla nascita, sul portale sono stati offerti circa 100 mila posti auto in oltre 34 mila viaggi. Di questi, 25 mila nell’ultimo anno. Le province con più offerte? In testa Roma, seguita da Milano, Torino e Bologna. La tratta più cercata? Milano-Roma. Milano è la «capitale» delle partenze, mentre a Torino la differenza tra domanda e offerta è da record: i potenziali passeggeri sono il doppio dei posti a disposizione. Ma chi sono i «carpooler»? In prevalenza giovani (la metà di chi cerca un passaggio ha meno di 24 anni, ma chi lo offre ne ha in media 39), studenti (il 32%) e poliglotti (l’84% parla inglese). Le ricerche sui portali specializzati non tralasciano alcun dettaglio: fumatore/non fumatore, musica preferita, interessi. E non è finita. Quasi tutti i siti si integrano con Facebook: così si può visualizzare il profilo del potenziale passeggero (o autista). Ed evitare brutte sorprese.
Dalla prossima settimana riprendo la bici (finalmente).