C'era una volta l'Alfa....

Jakoz

Nuovo Alfista
3 Dicembre 2005
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Venegono (VA)
Spero sia la sezione più adeguata e che il video non sia gia sta diffuso. Io sono onesto : Mi sono scese le lacrime... :(

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Poi vorrei davvero buttare fuori quello che provo...
 
A proposito di Agostinelli leggete quest'articolo...una sua intervista



Mario Agostinelli
25 settembre 2006 – Mario Agostinelli è presidente del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista al Consiglio Regionale lombardo. Chimico-fisico, è ricercatore all’ENEA, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente del Centro di Ispra, dove attualmente è responsabile del progetto volto a introdurre tecnologie per la mobilità a basso impatto ambientale (come l’auto a idrogeno) e a reindustrializzare l’area ex Alfa Romeo di Arese. Oltre ad aver contribuito alla nascita del sindacato CGIL, Agostinelli è stato per sette anni segretario della CGIL Lombardia. Nel 1999 invitò Anno Hellenbroich (EIR Wiesbaden) e il Movimento Solidarietà a parlare ad un convegno della CGIL sul tema “La globalizzazione irresponsabile” (http://www.lomb.cgil.it/scenari/globalreal.htm). In questa intervista sul progetto “auto idrogeno” per Alfa Arese, si augura che la sinistra e il governo promuovano una politica di reindustrializzazione, senza la quale il progetto del sindacato non potrà avere seguito, e sostiene la proposta di LaRouche per la riconversione di Ford e GM negli Stati Uniti. Agostinelli è stato intervistato da Liliana Gorini ed Andrew Spannaus.




Domanda: Negli Stati Uniti, nel Partito Democratico ed in ambienti sindacali americani, è attualmente in discussione il progetto presentato da LaRouche per la riconversione di Ford e GM per progetti infrastrutturali e per quanto riguarda l’auto, l’auto a idrogeno. Ho visto che esiste un progetto di fattibilità che avete elaborato a Ispra per reindustrializzare l’area ex Alfa Arese. In che cosa consiste il progetto, e qual è la situazione, c’è qualche possibilità di attuarlo? Quanto agli USA, come vedi il progetto di riconversione di Ford/GM presentato al Senato USA da LaRouche?


Agostinelli: Innanzitutto parlo di Arese. La caratteristica davvero inconsueta è che il progetto è nato con una sofferta elaborazione all’interno del sindacato. Con una serie di assemblee a cui ho partecipato quando ancora dirigevo la CGIL lombarda s’è cercato di elaborarlo coinvolgendo l’insieme dei lavoratori. Parliamo di una fabbrica che aveva alla fine degli anni Settanta 24.000 operai. Quando ho cominciato questa riflessione eravamo arrivati a 4.700. Questo nucleo molto avanzato ha cominciato a riflettere sulle prospettive del prodotto auto, e quindi sulla necessità di definire non più un prodotto settoriale, indipendentemente dai suoi effetti sociali, quanto piuttosto il concetto sotteso, la mobilità. Quindi siamo passati dall’auto alla mobilità, a chiederci che riflessi avrebbe avuto sull’industria manifatturiera, perché questo è il modo: occuparsi di un servizio, di un prodotto-servizio, un prodotto che doveva avere due caratteristiche: diventare socialmente desiderabile come lo era stata l’auto negli Anni Cinquanta. Quando si tornava al paese con l’Alfa tutti si toglievano il cappello, c’era questa identificazione. Dunque un prodotto socialmente desiderabile, e naturalmente anche dentro un mercato condizionato da scelte politiche. La prima riflessione è stata quella dell’abbandono del prodotto in cui tutti identificavano la loro storia non solo profesisonale, perfino politica. Per capire che cosa è stata l’Afla, 27 deputati della Repubblica italiana venivano dall’Alfa, nella sua storia che non è nemmeno una storia lunghissima, si parla di trentanni. Che cos’era l’Alfa allora? In “Rocco e i suoi fratelli” il personaggio interpretato da Alain Delon, quello che riscatta la sua famiglia e che diventa l’uomo guida della famiglia dal Sud, che sostituisce la mamma, lavora all’Alfa. L’Alfa è un luogo di grande integrazione, di straordinaria valenza anche democratica. Non è un caso che questa riflessione profonda avvenga dentro questo contesto. Pur andando in crisi l’Alfa rimane una fabbrica chiave per il territorio. Sono due milioni di metri quadri, il più grande capannone industriale d’Europa. La riflessione avviene con scontri interni fortissimi, con divisioni, con gruppi che si separano da questo percorso perché vogliono la cassa integrazione. Una parte tutelata che ritiene che l’unico problema è la tutela fino alla loro estinzione, una parte che dice “non ci dobbiamo estinguere, ci dobbiamo rinnovare”. Il primo passaggio è il cambio del prodotto, identificando il cambio nel carburante, nel motore. E dobbiamo fare così: l’auto a idrogeno. L’idea di un prodotto molto avanzato, collocato ancora in fasi alte della ricerca, e che è gradito fuori. Immediatamente dopo, quando il progetto si comincia a precisare e ci si collega a enti di ricerca (io nel frattempo esco dal sindacato e vado a lavorare all’ENEA e faccio da ponte) propongo all’ENEA di occuparsi di questa grande novità. E allora fanno un accordo con la Regione e con la FIAT per trasformare gli impianti in impianti verso l’alto idrogeno. Ma la FIAT che cosa fa? Imbroglia, fa un accordo e non lo rispetta.



Domanda: Dunque la riconversione non c’è stata?



Agostinelli: No. La FIAT continua a giocare sul tavolo dello smantellamento, e usa la sua forza per farsi dare soldi dallo Stato. Si apre un grande dibattito e la sinistra si divide. La sinistra che si chiama “riformista” dice “se questi lavoratori vogliono essere moderni devono andarsene” perché devono decidere loro. Altri nella sinistra auspicano invece una politica di reindustrializzazione. La FIAT tende a svuotare continuamente le prospettive di innovazione, e quindi a utilizzare la lotta dei lavoratori soltanto per una copertura salariale e il progetto che è firmato dalla Regione e sostenuto formalmente anche dalla controparte non parte mai. Quindi c’è un’opposizione nettissima delle imprese, di tutta la Confindustria. Quindi questa storia di “chi sono i moderni” è una stupidaggine. Tutti gli uomini moderati qui cominciano a scrivere sui giornali “ma cosa vogliono, c’è mille posti, perché non vanno a fare il postino”. Chiedono che il loro lavoro continui in una direzione socialmente diversa. Passo dopo passo mi sono trovato ad affrontare questa enorme difficoltà. E il fatto è che il settore più innovativo è quello operaio. Non ho più dubbi. Tutti gli altri contano storie. La Regione poi che formalmente investe in questo progetto si sente pressata da Tronchetti Provera che invece chiede di fare lì un “call center”.
 
Grazie davvero a superalex78 per aver riportato delle ottime info su Agostinelli e grazie anche a jakoz per aver postato quel superbo ma tristissimo video ...

:sic) :handclap)

A me di lacrime ne sono scese due... una dopo il video , l altra dopo l articolo
 
hanno fatto scempio di uno dei veri "Made in Italy" per orride logiche di economie di mercato, come se il marchio fosse vecchio e stanco, hanno voluto affossarlo per poi farlo rinascere a modo loro eliminando ciò che davvero era: un'azienda fatta prima di tutto di uomini e non di automi, un azienda che produceva non solo vetture ma sogni a quattro ruote....l'appiattimento di questo mondo è disarmante e inarrestabile!!

:(

Bellissimo video!!! :handclap) :handclap)
 
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