Ho trovato un video su Youtube secondo me molto bello su questa favolosa vettura.
[youtube]cwL3c7Gq0eM[/youtube]
Ho avuto la fortuna di vederla dal vivo già alcune volte; da piccolo, e mi affascino in manierà incredibile, e di nuovo qualche mese fa, dove rimasi d nuovo senza parole davanti alla sua bellezza.
Penso che la sua storia la conosciamo tutti, ma ci tenevo comunque a mettere qui sotto ciò che ho trovato su una pagina dedicata a lei sulla wiki ( http://it.wikipedia.org/wiki/Alfa_Romeo_Montreal ):
'Nel 1967, Centenario della Federazione Canadese, tutte le nazioni del mondo parteciparono all'Esposizione Universale di Montreal presentando le migliori realizzazioni nei vari campi della scienza e della tecnica. Come unica casa automobilistica ad essere invitata, l'Alfa Romeo si presentò con una dream car, definita testualmente "la massima aspirazione dell'uomo in fatto di automobili".
Nelle iniziali intenzioni dell'Alfa Romeo, si trattava di una mera operazione d'immagine. I due prototipi inviati all'Expo canadese, commissionati alla Carrozzeria Bertone su meccanica della "Giulia", sarebbero dovuti rimanere una sorta di "prova d'artista", da esporre nei vari saloni, per poi essere conservati nel museo aziendale.
In quegli anni, l'Alfa Romeo godeva di grande prestigio presso il pubblico americano e l'eleganza della vettura suscitò un vivo interesse che, contrariamente alle previsioni, non si spense nei mesi successivi. Le richieste dei concessionari canadesi e statunitensi furono tanto pressanti e reiterate da costringere l'azienda del Portello a decidere la produzione del prototipo.
Per tener fede all'idea originale della presentazione, la vettura venne dotata di un motore derivato dall'otto cilindri a V a carter secco della Alfa Romeo 33 Stradale che, nonostante la riduzione di potenza specifica da 125 a 80 CV/litro, si dimostrò surdimensionato rispetto alle caratteristiche di rigidità del telaio.
Così nel 1970 venne presentata al Salone dell'automobile di Ginevra la versione definitiva della "Montreal". Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972 al prezzo di L. 5.700.000 e con la possibilità di arricchirla con accessori pensati per un maggior comfort, quali gli alzacristalli elettrici (L. 100.000), la vernice metallizzata (L. 140.000) ed il condizionatore d'aria (L. 290.000). La gamma di colori disponibili variava dalle tinte normali blu medio, verde, grigio, rosso, arancio e nero, alle tinte metallizzate marrone, argento, arancio, oro e verde.
Esteticamente la vettura risultò leggermente più alta e con il cofano più ingombrante per accogliere l'otto cilindri. Il motore, pur derivando da quello da corsa Tipo 33, venne sostanzialmente modificato al fine di renderlo più "docile" e adatto all'uso stradale. La cilindrata definitiva è 2593cc, l'albero motore ha la disposizione delle manovelle a 90 gradi anziché a 180, i pistoni perdono il cielo convesso tipico della vettura sport, è diversa la fasatura ed è diversa l'iniezione meccanica, ora SPICA derivata dalle vetture a quattro cilindri esportate in America anziché Lucas. Il gruppo propulsore fu abbinato ad un raffinato cambio ZF invertito, quanto di meglio disponibile all'epoca, anche in considerazione del fatto che in Alfa non era disponibile una trasmissione in grado di gestire la poderosa coppia del V8 - e i bassi numeri non ne rendevano conveniente la messa in produzione-. La visione d'insieme della vettura dà più l'idea di una velocissima e confortevole gran turismo anziché di una derivata dalle corse strettamente sportiva. Infatti, a fronte di un motore esuberante quale il V8 di Arese, l'autotelaio si dimostrava inadeguato per una sportiva: la base della Giulia mostrava, infatti, tutti i limiti connessi allo schema "ruote anteriori indipendenti e ponte posteriore rigido". Il risultato era tutt'altro che disprezzabile, anzi, ma alla prova dei fatti la Montreal soffriva di un marcato rollio in curva - che consente, però, di apprezzare l'approssimarsi dei limiti dei tenuta del mezzo e, comunque, non inificiava l'efficacia nel seguire la traiettoria impostata -. L'impianto frenante, a dischi autoventilanti di produzione Girling, su tutte le ruote, forniva prestazion i in linea con le gt dell'epoca e, sebbene non sia un punto forte della Montreal, ancora oggi, se ben mantenuto, garantisce spazi d'arresto di tutto rispetto.
Le prestazioni, come si può immaginare, sono di prim'ordine: 200 cavalli a 6500 giri, 24kgm di coppia a 4750 giri, oltre 220 km/h di velocità massima e 28 secondi per percorrere il chilometro con partenza da fermo.
Ovviamente è un'automobile destinata ad una clientela di un certo rango ed anche il prezzo di listino lo dimostrava, così come i molti equipaggiamenti disponibili in opzione.
Nel 1972 la rivista Quattroruote organizzò, per sondare le doti di resistenza ed affidabilità della Montreal, una tirata da Reggio Calabria fino a Lubecca impiegando poco meno di venti ore. Considerando che il percorso misurava ben 2.574 km i tester riuscirono a percorrerlo, soste e rifornimenti compresi, ad una velocità media di 130 km/h circa'.
Ecco invece un video dei suoi bellissimi 'occhi'.
[youtube]5JF5mj9FnmI[/youtube]
Il passato sarà anche difficle che possa tornare, ma sicuramente è impossibile dimenticarselo.
[youtube]cwL3c7Gq0eM[/youtube]
Ho avuto la fortuna di vederla dal vivo già alcune volte; da piccolo, e mi affascino in manierà incredibile, e di nuovo qualche mese fa, dove rimasi d nuovo senza parole davanti alla sua bellezza.
Penso che la sua storia la conosciamo tutti, ma ci tenevo comunque a mettere qui sotto ciò che ho trovato su una pagina dedicata a lei sulla wiki ( http://it.wikipedia.org/wiki/Alfa_Romeo_Montreal ):
'Nel 1967, Centenario della Federazione Canadese, tutte le nazioni del mondo parteciparono all'Esposizione Universale di Montreal presentando le migliori realizzazioni nei vari campi della scienza e della tecnica. Come unica casa automobilistica ad essere invitata, l'Alfa Romeo si presentò con una dream car, definita testualmente "la massima aspirazione dell'uomo in fatto di automobili".
Nelle iniziali intenzioni dell'Alfa Romeo, si trattava di una mera operazione d'immagine. I due prototipi inviati all'Expo canadese, commissionati alla Carrozzeria Bertone su meccanica della "Giulia", sarebbero dovuti rimanere una sorta di "prova d'artista", da esporre nei vari saloni, per poi essere conservati nel museo aziendale.
In quegli anni, l'Alfa Romeo godeva di grande prestigio presso il pubblico americano e l'eleganza della vettura suscitò un vivo interesse che, contrariamente alle previsioni, non si spense nei mesi successivi. Le richieste dei concessionari canadesi e statunitensi furono tanto pressanti e reiterate da costringere l'azienda del Portello a decidere la produzione del prototipo.
Per tener fede all'idea originale della presentazione, la vettura venne dotata di un motore derivato dall'otto cilindri a V a carter secco della Alfa Romeo 33 Stradale che, nonostante la riduzione di potenza specifica da 125 a 80 CV/litro, si dimostrò surdimensionato rispetto alle caratteristiche di rigidità del telaio.
Così nel 1970 venne presentata al Salone dell'automobile di Ginevra la versione definitiva della "Montreal". Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972 al prezzo di L. 5.700.000 e con la possibilità di arricchirla con accessori pensati per un maggior comfort, quali gli alzacristalli elettrici (L. 100.000), la vernice metallizzata (L. 140.000) ed il condizionatore d'aria (L. 290.000). La gamma di colori disponibili variava dalle tinte normali blu medio, verde, grigio, rosso, arancio e nero, alle tinte metallizzate marrone, argento, arancio, oro e verde.
Esteticamente la vettura risultò leggermente più alta e con il cofano più ingombrante per accogliere l'otto cilindri. Il motore, pur derivando da quello da corsa Tipo 33, venne sostanzialmente modificato al fine di renderlo più "docile" e adatto all'uso stradale. La cilindrata definitiva è 2593cc, l'albero motore ha la disposizione delle manovelle a 90 gradi anziché a 180, i pistoni perdono il cielo convesso tipico della vettura sport, è diversa la fasatura ed è diversa l'iniezione meccanica, ora SPICA derivata dalle vetture a quattro cilindri esportate in America anziché Lucas. Il gruppo propulsore fu abbinato ad un raffinato cambio ZF invertito, quanto di meglio disponibile all'epoca, anche in considerazione del fatto che in Alfa non era disponibile una trasmissione in grado di gestire la poderosa coppia del V8 - e i bassi numeri non ne rendevano conveniente la messa in produzione-. La visione d'insieme della vettura dà più l'idea di una velocissima e confortevole gran turismo anziché di una derivata dalle corse strettamente sportiva. Infatti, a fronte di un motore esuberante quale il V8 di Arese, l'autotelaio si dimostrava inadeguato per una sportiva: la base della Giulia mostrava, infatti, tutti i limiti connessi allo schema "ruote anteriori indipendenti e ponte posteriore rigido". Il risultato era tutt'altro che disprezzabile, anzi, ma alla prova dei fatti la Montreal soffriva di un marcato rollio in curva - che consente, però, di apprezzare l'approssimarsi dei limiti dei tenuta del mezzo e, comunque, non inificiava l'efficacia nel seguire la traiettoria impostata -. L'impianto frenante, a dischi autoventilanti di produzione Girling, su tutte le ruote, forniva prestazion i in linea con le gt dell'epoca e, sebbene non sia un punto forte della Montreal, ancora oggi, se ben mantenuto, garantisce spazi d'arresto di tutto rispetto.
Le prestazioni, come si può immaginare, sono di prim'ordine: 200 cavalli a 6500 giri, 24kgm di coppia a 4750 giri, oltre 220 km/h di velocità massima e 28 secondi per percorrere il chilometro con partenza da fermo.
Ovviamente è un'automobile destinata ad una clientela di un certo rango ed anche il prezzo di listino lo dimostrava, così come i molti equipaggiamenti disponibili in opzione.
Nel 1972 la rivista Quattroruote organizzò, per sondare le doti di resistenza ed affidabilità della Montreal, una tirata da Reggio Calabria fino a Lubecca impiegando poco meno di venti ore. Considerando che il percorso misurava ben 2.574 km i tester riuscirono a percorrerlo, soste e rifornimenti compresi, ad una velocità media di 130 km/h circa'.
Ecco invece un video dei suoi bellissimi 'occhi'.
[youtube]5JF5mj9FnmI[/youtube]
Il passato sarà anche difficle che possa tornare, ma sicuramente è impossibile dimenticarselo.