33.2 Stradale

makiavelli

Nuovo Alfista
20 Gennaio 2007
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Avellino
digilander.libero.it
Vi vorrei parlare della più bell’auto secondo il mio parere strettamente personale mai costruita fino ad oggi, non tanto perché oggi vi sono auto meno belle dal punto di vista estetico o motoristico,
ma perché quest’auto fu costruita sul finire degli anni 60 quindi con le conoscenze dell’epoca e che non sfigurerebbe con le supersportive d’oggi, e molti disegnatori hanno preso spunto dalle forme dai dettagli per poi riversarli nelle auto che poi negli anni la seguiranno, i motoristi hanno poi sviluppato il motore di quest’auto per correrci poi nelle gare e creando le basi per tutti i futuri 8 cilindri a V90°.
Sto parlando dell’Alfa Romeo 33.2 Stradale.

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Quest’auto fu progettata e costruita espressamente per le competizioni “il primo modello usci nel marzo del 67” ma come spesso succede era talmente BELLA ed tecnologicamente avanzata per l’epoca che fu poi prodotta per pochi e danarosi clienti,
la versione stradale fece la sua comparsa nel lontano 68 nella primissima versione

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a dire il vero a me non piaceva particolarmente perché esibiva un piccolo dettaglio in voga negli anni 60 cioè la freccia di direzione prominente verso l’esterno che n’appesantiva molto la linea filante ed il faro in un unico elemento con una piccola palpebra che ne diminuiva la penetrazione dell’aria favorendo il coefficiente aerodinamico, nella parte frontale si nota un piccolissimo nolder cromato che passava da lato a lato dei fari interrotto solo dal piccolissimo scudetto Alfa al centro del muso e sopra la presa d’aria per poi riprenderlo tra il pianale e le porte da ruota a ruota questo sottile strato d’alluminio cromato sparirà l’anno successivo.

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Novità assoluta per un’Alfa Romeo l’apertura ad ali di gabbiano delle porte formate da una bandella inferiore in lamiera ed una superiore di vetro con un piccolo finestrino scorrevole.

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In questa versione si notano le feritoie in rete metallica per il deflusso dell’aria calda dei freni sull’anteriore e sul posteriore dietro la possente gomma tra la chiusura della porta e della gomma posteriore vi si trova una presa d’aria per alimentare in parte il pacco iniettori del motore ed in parte i freni posteriori ed il radiatore.

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Nella parte posteriore si nota una subito la ricercatezza nello snellire le forme mostruosamente superdimensionati dalle ruote posteriori e dal possente motore.

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Il motore appunto 8 cilindri in V a 90° in posizione centrale posteriore,
blocco motore in lega leggera, 4 alberi a camme in testa mossi da catene,
4 valvole per cilindro, 78 x 52,20 mm, 1995 cm3, rapporto di compressione: 10 ad 1,
230 Cv a 8800 gr/mn, coppia max: 18,7 mkg a 7000 gr/mn
Doppia accensione Iniezione meccanica indiretta Lucas-Spica

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Questo motore fu progettato da Orazio Satta e Giuseppe Busso
La trasmissione invece era un cambio manuale a 6 rapporti con frizione monodico a secco
Le Dimensioni Lunghezza: 3970mm Larghezza: 1709mm Altezza 991mm Peso: 720 kg
montava cerchi da: 13 pollici
Il telaio: struttura tubolare in acciaio con elementi in lega leggera forma del telaio ad H asimmetrica un sistema utilizzato in campo aeronautico con sezione di 200mm di diametro
Carrozzeria in alluminio
Sterzo a Cremagliera
sospensioni
anteriori a ruote indipendenti, braccia trasversali, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici, dotata di barra stabilizzatrice
posteriori a ruote indipendenti, braccia trasversali, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici, dotata di barra stabilizzatrice
freni: 4 dischi autoventilati.

Risulta evidente che questa era una supercar che era costruita interamente a mano quindi con una produzione che andava dal 1968 al 1974 e si calcola che ne furono prodotti in varie versioni quasi tre in 18 esemplari dove quello che è esposto al museo alfa romeo ad Arese è l’ultima versione quella che a me in particolare reputo la PIU’ BELL’AUTO MAI COSTRUITA!

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Quest’ultima si differiva dalle precedenti per la scomparsa della freccia di direzione dal parafango ed inglobata nel nuovo faro a 2 sezioni con sfondo nero che rese la parte frontale molto più filante ed esteticamente perfetta, e la scomparsa del nolder cromati tra i due fari dove rimaneva solo lo scudetto alfa romeo al centro della maestosa ma filante presa d’aria centrale, per la perdita dell’estrattore d’aria dietro le ruote anteriori mentre la feritoia posteriore fu divisa da una striscia di alluminio di circa 2 centimetri con lo scopo di rinforzarla per il maggior flusso d’aria da smaltire; le ruote posteriori passarono da cerchi di 13 a quelli di 14 pollici, non da meno fu poi perfezionata la cura dell’abitacolo per rendere più accogliente per l’utilizzo dei 2 passeggeri dove veniva rivestito il tunnel centrale e migliorata l’aerazione grazie all’adozione sulla parte finale del cofano di una presa d’aria di tipo Naca diviso da un tramezzo per dividere il lato destro da quello sinistro.

La prima volta che vidi quest’auto avevo 9 anni e mio padre mi portò nello stabilimento di pomigliano nel 1983 per la presentazione alla stampa dell’Alfa 33 e mentre tutti decantavano la nuova vettura io chiesi a mio padre di portarmi vicino a quella macchina che all’epoca identificavo come una Ferrari tra una marea di auto d’epoca, ma appena mi avvicinai mio padre mi spiegò che non era una Ferrari ma un’Alfa Romeo 33 Stradale ebbene io mi ricordo che non ascoltai nulla della presentazione della allora nuovissima Alfa 33 o dello stabilimento che di lì a 19 anni mi assumerà diventandovi poi un collaudatore; ma mi ricordo quella che a distanza di 24 anni ritengo una macchina perfetta.
 
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