http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni ... eglia.html
L'invenzione di una studentessa del Mit per chi non riesce ad alzarsi
Salta dal comodino, e mentre suona corre per la stanza
Dormiglioni, finita la pacchia
C'è Clocky, la sveglia che scappa
L'apparecchio è rivestito di moquette, per attutire l'"atterraggio"
Se non si spegne, continua a trillare a volume sempre più alto
di ALESSANDRA VITALI
La sveglia Clocky
E' PROPRIO il caso di dire che il tempo vola. Parte dal comodino, vola sul pavimento e corre, schizza via per la stanza, e poi vallo a trovare, dov'è finito. Ma qui sta il colpo di genio. Visto che il tempo in questione è quello scandito dalla sveglia, per fermarla devi alzarti dal letto, cercarla, spegnerla. Compiuti questi tre gesti, non resta che prendere atto dell'avvenuto risveglio e guardare in faccia il nuovo giorno, ormai a occhi inesorabilmente aperti. Finisce così il tempo della mano che, semitramortita, trova la forza di zittire la suoneria o rimandare il momento del ritorno nell'aldiquà. La sveglia suona e scappa, bisogna riacchiapparla.
Si chiama Clocky, è il parto della creatività di una studentessa del Mit, il Massachusetts Institute of Technology, Gauri Nanda, 25 anni, di origine indiana. Che al Boston Globe ha rivelato di essersi ispirata prima di tutto a se stessa: "Mi capita spesso di far tardi la sera, amo dormire - ha detto in un'intervista - e a volte mi è successo di premere anche per due ore il pulsante che rimanda la suoneria di dieci minuti". E così, quando le è stato chiesto di pensare a un prodotto d'uso comune per un corso di design industriale, Gauri ha creato Clocky. I cui pregi principali, senz'altro, sono semplicità ed efficacia.
A vederla è un po' bizzarra. Un cilindro, posto in orizzontale su due ruote di gomma, ricoperto di moquette, con un piccolo display. Il rivestimento serve ad attutire l'"atterraggio", ma a questo pensano anche altri 'paramenti' interni, come spugna e gommapiuma. Dentro, oltre all'allarme, una coppia di circuiti collegati alle batterie e a un motorino per le ruote.
Funziona così: quando si preme il pulsante snooze (quello che rimanda la suoneria a qualche minuto più avanti) le ruote di Clocky si mettono in moto, la sveglia salta giù dal comodino e si mette a correre per la stanza. In caso di collisione con scarpe, zampe di tavolo o altri oggetti sul pavimento, si rimette in piedi da sola, e riparte. E si allontana dal letto, sempre di più.
Così, trascorsi quei pochi minuti di grazia, quando la suoneria trilla di nuovo, si è costretti ad alzarsi e ad andarla a cercare per spegnerla. Anche perché più secondi trascorrono, più il volume della suoneria aumenta. Un microprocessore all'interno dell'apparecchio "decide" di volta in volta la velocità e il percorso, mai eguali ai precedenti.
"E' una di quelle idee in perfetta sintonia con il pubblico" sostiene Michael Bove jr., a capo del settore elettronica di consumo del Mit. "E' un esempio di tecnologia applicata a un prodotto che consente al consumatore di interagire con esso: prevedibile, ma non troppo, e soprattutto non c'è bisogno di essere degli scienziati per usarlo".
Molto legata alla creatrice anche la scelta del rivestimento in moquette. "Negli anni Settanta i miei genitori, che vivevano a Rochester, nel Michigan, avevano l'abitudine di rivestire ogni cosa con la moquette - ricorda Gauri Nanda - dalle casse dello stereo ai pavimenti alle superfici dei mobili. E Clocky, così 'vestita', può ricordare anche un animale domestico che tutti, più o meno, nella vita hanno amato".
L'invenzione di una studentessa del Mit per chi non riesce ad alzarsi
Salta dal comodino, e mentre suona corre per la stanza
Dormiglioni, finita la pacchia
C'è Clocky, la sveglia che scappa
L'apparecchio è rivestito di moquette, per attutire l'"atterraggio"
Se non si spegne, continua a trillare a volume sempre più alto
di ALESSANDRA VITALI
La sveglia Clocky
E' PROPRIO il caso di dire che il tempo vola. Parte dal comodino, vola sul pavimento e corre, schizza via per la stanza, e poi vallo a trovare, dov'è finito. Ma qui sta il colpo di genio. Visto che il tempo in questione è quello scandito dalla sveglia, per fermarla devi alzarti dal letto, cercarla, spegnerla. Compiuti questi tre gesti, non resta che prendere atto dell'avvenuto risveglio e guardare in faccia il nuovo giorno, ormai a occhi inesorabilmente aperti. Finisce così il tempo della mano che, semitramortita, trova la forza di zittire la suoneria o rimandare il momento del ritorno nell'aldiquà. La sveglia suona e scappa, bisogna riacchiapparla.
Si chiama Clocky, è il parto della creatività di una studentessa del Mit, il Massachusetts Institute of Technology, Gauri Nanda, 25 anni, di origine indiana. Che al Boston Globe ha rivelato di essersi ispirata prima di tutto a se stessa: "Mi capita spesso di far tardi la sera, amo dormire - ha detto in un'intervista - e a volte mi è successo di premere anche per due ore il pulsante che rimanda la suoneria di dieci minuti". E così, quando le è stato chiesto di pensare a un prodotto d'uso comune per un corso di design industriale, Gauri ha creato Clocky. I cui pregi principali, senz'altro, sono semplicità ed efficacia.
A vederla è un po' bizzarra. Un cilindro, posto in orizzontale su due ruote di gomma, ricoperto di moquette, con un piccolo display. Il rivestimento serve ad attutire l'"atterraggio", ma a questo pensano anche altri 'paramenti' interni, come spugna e gommapiuma. Dentro, oltre all'allarme, una coppia di circuiti collegati alle batterie e a un motorino per le ruote.
Funziona così: quando si preme il pulsante snooze (quello che rimanda la suoneria a qualche minuto più avanti) le ruote di Clocky si mettono in moto, la sveglia salta giù dal comodino e si mette a correre per la stanza. In caso di collisione con scarpe, zampe di tavolo o altri oggetti sul pavimento, si rimette in piedi da sola, e riparte. E si allontana dal letto, sempre di più.
Così, trascorsi quei pochi minuti di grazia, quando la suoneria trilla di nuovo, si è costretti ad alzarsi e ad andarla a cercare per spegnerla. Anche perché più secondi trascorrono, più il volume della suoneria aumenta. Un microprocessore all'interno dell'apparecchio "decide" di volta in volta la velocità e il percorso, mai eguali ai precedenti.
"E' una di quelle idee in perfetta sintonia con il pubblico" sostiene Michael Bove jr., a capo del settore elettronica di consumo del Mit. "E' un esempio di tecnologia applicata a un prodotto che consente al consumatore di interagire con esso: prevedibile, ma non troppo, e soprattutto non c'è bisogno di essere degli scienziati per usarlo".
Molto legata alla creatrice anche la scelta del rivestimento in moquette. "Negli anni Settanta i miei genitori, che vivevano a Rochester, nel Michigan, avevano l'abitudine di rivestire ogni cosa con la moquette - ricorda Gauri Nanda - dalle casse dello stereo ai pavimenti alle superfici dei mobili. E Clocky, così 'vestita', può ricordare anche un animale domestico che tutti, più o meno, nella vita hanno amato".