di DANIELE PIZZI
11/05/05 - Bologna E' ripreso a muoversi il grande serpentone del processo Senna: questa mattina alle 9.30,presso la prima sezione penale della Corte d'Appello, ha avuto luogo la prima udienza delnuovo procedimento di secondo grado. Come si ricorderà, a seguito delle sentenzeassolutorie del Pretore Antonio Costanzo (dicembre 1997) e della terza sezione della Corted'Appello (novembre 1999), il Procuratore Generale Rinaldo Rosini aveva impugnatoquest'ultima decisione dinanzi alla Corte di Cassazione che, nel gennaio 2004, l'avevaannullata con rinvio ad altra sezione di secondo grado.
I punti che la Suprema Corte aveva segnalato come oscuri si rifacevano, ancora unavolta, al ruolo ricoperto dal piantone dello sterzo nella causalità dell'evento e allemodifiche ad esso apportate, con specifico riferimento ad eventuali colpe e responsabilitàper condotte omissive.
Questa mattina il Presidente della Corte, Lucio D'Orazi, ha subito dato la parola a Rosiniche, ancora una volta nel ruolo della pubblica accusa, ha tenuto un'articolatarequisitoria volta ad escludere altre possibili cause (come, ad esempio, un malore delpilota ante facto) e ad accertare le responsabilità colpose di chi, all'interno del teamWilliams F1, era portatore di un generale dovere di vigilanza sull'operato dei tecnici,specie in una modifica così delicata quale quella del piantone dello sterzo.
Ipotesi di colpa erano state già in primo grado ipotizzate a carico di Frank Williams(titolare), Patrick Head (direttore tecnico) e Adrian Newey (tecnico aerodinamico).
Caposaldo del castello accusatorio è stato, ancora una volta, la prova informaticarealizzata dal centro interuniversitario CINECA che, tramite complessi studi sul filmatodella camera car di Senna, aveva dimostrato l'asserita rottura del piantone modificato.
"Concludendo - ha detto il Procuratore Generale - è da considerare l'eccezionalità diquesta operazione, che certo non è di routine, nonchè il ruolo ricoperto da Headall'interno della squadra. Egli, in qualità di direttore tecnico, è infatti certamenteintervenuto su progettazione e ideazione del delicato intervento e proprio a lui è quindiascrivibile una sorta di responsabilità omissiva e colpa in vigilando.
Nonostante il quadro gravemente indiziario che raggiunge la piena prova - prosegueRosini - non si possono negare all'imputato le attenuanti generiche e si deve constatareche il reato risulta ormai prescritto. Motivi, questi, che fondano la richiesta dellapubblica accusa di riformare la sentenza in luogo di non doversi procedere causa laprescrizione del reato di cui al capo d'imputazione".
Ha aperto poi la fase di arringhe difensive il legale di Patrick Head, Oreste Dominioni, cheha sottolineato alla Corte l'importanza della ricostruzione virtuale dei fatti, realizzata daesperti americani per conto della difesa. "Essa - precisa il professore - basandosi su unparticolare software (Adams Mechanical Dynamics, ndr) permette di testare al computeril comportamento che una monoposto virtuale, rispondente in tutto per tutto a quella diSenna, avrebbe tenuto, su un tracciato virtuale identico per conformazione ecaratteristiche a quello di Imola. Affrontando la prova molteplici volte è possibile rendersiconto di come, in quella determinata situazione (quindi ipotizzando un piantone dellosterzo "sano" e lievi dossi sull'asfalto), la monoposto virtuale si comporti proprio comel'auto di Senna. Anzi, aggiungendo un ulteriore dettaglio (rottura del piantoneantecedente l'immissione nella curva del Tamburello) la reazione data dal programma è L’autore collabora con i Prof. Giovanni Ziccardi e Giancarlo Taddei Elmi all’interno della Cattedra diInformatica Giuridica Avanzata dell’ Università degli Studi di Milano.
completamente diversa da quella tenuta dal pilota brasiliano. Questo risultato ha quindidimostrato come l'incidente sia da attribuirsi unicamente all'imbardamento della vetturasui dossi della pista, situazione che ha gravemente danneggiato il piantone, poidefinitivamete spezzatosi a seguito dello scontro".
Dopo aver analizzato il comportamento del pilota e la sua reazione a seguitodell'incontrollabilità della macchina, Dominioni ha sottolineato la "grande bagarre natatra gli stessi consulenti del pubblico ministero" e concluso chiedendo, "anche sulla basedi questa prova scientifica della cui esattezza non si può dubitare" l'assoluzione del suoassistito perchè il fatto non sussiste e per mancanza del nesso di causalità.
E' infine venuto il turno degli avvocati Causo, Lanzi e Stortoni che, dopo aver affermatoche "non vi è alcuna prova che meriti accoglimento in un aula di giustizia che dimostri larottura dello sterzo prima dell'uscita di pista", hanno replicato le richieste assolutorie delloro collega anche per Adrian Newey, progettista che avrebbe avuto competenze soloquanto alla scocca dell'auto. Particolare curiosità ha destato la dissertazione dottrinaledell'avvocato Stortoni che, richiamando principi giurisprudenziali (quali quello diaffidamento, in virtù del quale si ha il diritto/dovere di fidarsi della competenza ebravura di un soggetto che svolge un altro compito), ha sottolineato alla Corte l'assolutaimposibilità di imputare qualsivoglia genere di comportamento omissivo al tecnicoaerodinamico, anche in ragione della rilevata estraneità di quest'ultimo all'organigrammagestionale della Williams F1.
In conclusione di udienza il Procuratore Generale presso la Procura della Repubblica haribadito "la piena volontà di verificare se effettivamente qualche colpa vi sia stata e sequalcuno è portatore di tali responsabilità".
L'ultima battuta arriva da Dominioni che, con una dura replica, ha rivolto al pubblicoministero severe accuse di negligenza e voluta trascuratezza della valida ricostruzionedigitale messa a disposizione dai consulenti tecnici della difesa, "prova sempresottovalutata nell'ambito di questo procedimento".
Il Presidente D'Orazi ha così posto termine all'udienza, rinviando altre eventuali replicheal 27 maggio, giorno fissato per la prosecuzione della stessa.
Ancora un mese bisognerà quindi attendere per arrivare alla verità, sempre che così lapossa definire, questa volta con una nuova sentenza che metterà definitivamente il puntoa questo lungo capitolo della storia dell'automobilismo mondiale.
L'impressione generale è comunque - a detta dei presenti - quella di una totale mancanzadi interesse al procedimento, vuoi per la subito ipotizzata impunibilità dei soggettieventualmente condannati (grazie alle già accennate attenuanti generiche, fatte valere sindal primo grado) vuoi perchè l'unico interesse è sempre stato quello di far uscire nellemigliori condizioni possibile la scuderia Williams da questa imbarazzante "pozzanghera".
11/05/05 - Bologna E' ripreso a muoversi il grande serpentone del processo Senna: questa mattina alle 9.30,presso la prima sezione penale della Corte d'Appello, ha avuto luogo la prima udienza delnuovo procedimento di secondo grado. Come si ricorderà, a seguito delle sentenzeassolutorie del Pretore Antonio Costanzo (dicembre 1997) e della terza sezione della Corted'Appello (novembre 1999), il Procuratore Generale Rinaldo Rosini aveva impugnatoquest'ultima decisione dinanzi alla Corte di Cassazione che, nel gennaio 2004, l'avevaannullata con rinvio ad altra sezione di secondo grado.
I punti che la Suprema Corte aveva segnalato come oscuri si rifacevano, ancora unavolta, al ruolo ricoperto dal piantone dello sterzo nella causalità dell'evento e allemodifiche ad esso apportate, con specifico riferimento ad eventuali colpe e responsabilitàper condotte omissive.
Questa mattina il Presidente della Corte, Lucio D'Orazi, ha subito dato la parola a Rosiniche, ancora una volta nel ruolo della pubblica accusa, ha tenuto un'articolatarequisitoria volta ad escludere altre possibili cause (come, ad esempio, un malore delpilota ante facto) e ad accertare le responsabilità colpose di chi, all'interno del teamWilliams F1, era portatore di un generale dovere di vigilanza sull'operato dei tecnici,specie in una modifica così delicata quale quella del piantone dello sterzo.
Ipotesi di colpa erano state già in primo grado ipotizzate a carico di Frank Williams(titolare), Patrick Head (direttore tecnico) e Adrian Newey (tecnico aerodinamico).
Caposaldo del castello accusatorio è stato, ancora una volta, la prova informaticarealizzata dal centro interuniversitario CINECA che, tramite complessi studi sul filmatodella camera car di Senna, aveva dimostrato l'asserita rottura del piantone modificato.
"Concludendo - ha detto il Procuratore Generale - è da considerare l'eccezionalità diquesta operazione, che certo non è di routine, nonchè il ruolo ricoperto da Headall'interno della squadra. Egli, in qualità di direttore tecnico, è infatti certamenteintervenuto su progettazione e ideazione del delicato intervento e proprio a lui è quindiascrivibile una sorta di responsabilità omissiva e colpa in vigilando.
Nonostante il quadro gravemente indiziario che raggiunge la piena prova - prosegueRosini - non si possono negare all'imputato le attenuanti generiche e si deve constatareche il reato risulta ormai prescritto. Motivi, questi, che fondano la richiesta dellapubblica accusa di riformare la sentenza in luogo di non doversi procedere causa laprescrizione del reato di cui al capo d'imputazione".
Ha aperto poi la fase di arringhe difensive il legale di Patrick Head, Oreste Dominioni, cheha sottolineato alla Corte l'importanza della ricostruzione virtuale dei fatti, realizzata daesperti americani per conto della difesa. "Essa - precisa il professore - basandosi su unparticolare software (Adams Mechanical Dynamics, ndr) permette di testare al computeril comportamento che una monoposto virtuale, rispondente in tutto per tutto a quella diSenna, avrebbe tenuto, su un tracciato virtuale identico per conformazione ecaratteristiche a quello di Imola. Affrontando la prova molteplici volte è possibile rendersiconto di come, in quella determinata situazione (quindi ipotizzando un piantone dellosterzo "sano" e lievi dossi sull'asfalto), la monoposto virtuale si comporti proprio comel'auto di Senna. Anzi, aggiungendo un ulteriore dettaglio (rottura del piantoneantecedente l'immissione nella curva del Tamburello) la reazione data dal programma è L’autore collabora con i Prof. Giovanni Ziccardi e Giancarlo Taddei Elmi all’interno della Cattedra diInformatica Giuridica Avanzata dell’ Università degli Studi di Milano.
completamente diversa da quella tenuta dal pilota brasiliano. Questo risultato ha quindidimostrato come l'incidente sia da attribuirsi unicamente all'imbardamento della vetturasui dossi della pista, situazione che ha gravemente danneggiato il piantone, poidefinitivamete spezzatosi a seguito dello scontro".
Dopo aver analizzato il comportamento del pilota e la sua reazione a seguitodell'incontrollabilità della macchina, Dominioni ha sottolineato la "grande bagarre natatra gli stessi consulenti del pubblico ministero" e concluso chiedendo, "anche sulla basedi questa prova scientifica della cui esattezza non si può dubitare" l'assoluzione del suoassistito perchè il fatto non sussiste e per mancanza del nesso di causalità.
E' infine venuto il turno degli avvocati Causo, Lanzi e Stortoni che, dopo aver affermatoche "non vi è alcuna prova che meriti accoglimento in un aula di giustizia che dimostri larottura dello sterzo prima dell'uscita di pista", hanno replicato le richieste assolutorie delloro collega anche per Adrian Newey, progettista che avrebbe avuto competenze soloquanto alla scocca dell'auto. Particolare curiosità ha destato la dissertazione dottrinaledell'avvocato Stortoni che, richiamando principi giurisprudenziali (quali quello diaffidamento, in virtù del quale si ha il diritto/dovere di fidarsi della competenza ebravura di un soggetto che svolge un altro compito), ha sottolineato alla Corte l'assolutaimposibilità di imputare qualsivoglia genere di comportamento omissivo al tecnicoaerodinamico, anche in ragione della rilevata estraneità di quest'ultimo all'organigrammagestionale della Williams F1.
In conclusione di udienza il Procuratore Generale presso la Procura della Repubblica haribadito "la piena volontà di verificare se effettivamente qualche colpa vi sia stata e sequalcuno è portatore di tali responsabilità".
L'ultima battuta arriva da Dominioni che, con una dura replica, ha rivolto al pubblicoministero severe accuse di negligenza e voluta trascuratezza della valida ricostruzionedigitale messa a disposizione dai consulenti tecnici della difesa, "prova sempresottovalutata nell'ambito di questo procedimento".
Il Presidente D'Orazi ha così posto termine all'udienza, rinviando altre eventuali replicheal 27 maggio, giorno fissato per la prosecuzione della stessa.
Ancora un mese bisognerà quindi attendere per arrivare alla verità, sempre che così lapossa definire, questa volta con una nuova sentenza che metterà definitivamente il puntoa questo lungo capitolo della storia dell'automobilismo mondiale.
L'impressione generale è comunque - a detta dei presenti - quella di una totale mancanzadi interesse al procedimento, vuoi per la subito ipotizzata impunibilità dei soggettieventualmente condannati (grazie alle già accennate attenuanti generiche, fatte valere sindal primo grado) vuoi perchè l'unico interesse è sempre stato quello di far uscire nellemigliori condizioni possibile la scuderia Williams da questa imbarazzante "pozzanghera".