Cammino dopo un temporale estivo e senza una meta precisa. E' sera e la città assume a poco a poco i tipici colori notturni delle metropoli. Cammino con le mani in tasca, lo sguardo nel nulla e troppi pensieri nella mente. Intorno a me tutto riprende a scorrere veloce, ma io non ho fretta, oggi non sono di turno al night.
Già, stasera non ho da andare avanti e indietro a riportare le fuoriserie dei clienti, niente risse, niente entreneuse e niente ruffiani.
Cammino pensando alla mia vita balorda, agli amici persi per strada, alle centinaia di donne incontrate, all'ultimo sguardo dei numerosi macedoni che avevo ammazzato.
Non ho voglia di sesso fugace stanotte, non sento il bisogno di ammazzare e bere come sempre, stanotte vorrei solo ascoltare della buona musica, guidare a folle velocità, inebriandomi di adrenalina e solitudine.
Cammino verso il centro e vedo un macedone accanirsi con calci e pugni su un'anziana donna che cerca invano di difendere la propria borsa.
Non mi fermo, continuo a camminare, è come se qualcosa dentro di me dicesse che è giusto così, che la vita comunque vada è giusta, tutto ritorna indietro. Forse quella vecchia un tempo aveva tradito e derubato il marito, forse ha abbandonato avvolto in uno straccio il figlio appena partorito. Forse.
Non faccio caso neanche alle urla di dolore della prostituta che quattro ceffi stanno massacrando di botte dall'altra parte del viale.
Mi accendo una marlboro rossa. Improvvisamente un cane con una zampa mozzata di fresco mi passa tra le gambe guaendo di dolore e di paura, lo sta inseguendo un cinese con una grossa mannaia.
Metropoli maledetta.
Il ragazzo del centro posteggia la sua Porsche proprio davanti a me.
Scende e fa il giro dell'auto per aprire la portiera alla bellissima ragazza che lo accompagna.
Dev'essere un vero signorino, uno di quelli che da piccolo aveva sicuramente l'autista e la tata.
Mi avvicino, la ragazza mi nota immediatamente e si ferma
lasciando intravedere uno stacco di gambe notevole e delle manolo blahnik da 5.000 euro ai piedi.
Nel suo sguardo leggo un brivido di sadico piacere; lo stesso brivido
della gazzella davanti al leopardo.
Lui si volta e capisce tutto al volo: con il mento tremante, si prende
in pieno volto i due ceffoni che aspettava.
"dammi le chiavi ragazzo"
Aveva un gran bel portachiavi il ragazzo, una giada incastonata in un fermaglio d'oro antico che teneva agganciate le due chiavi elettroniche della sua Porsche ultimo modello.
"Lei può scendere signorina, non intendo rovinarle la serata"
Adesso nei suoi occhi lucidi e pieni d'ira, leggo la frustrazione di non essere più la preda, di dover rinunciare ad una serata indimenticabile.
Una piccola lacrima le scende lungo la guancia.
"Mi spiace" le sussurro sfiorandole il viso mentre le passo accanto per salire in auto.
Giro la chiave e il cruscotto s'illumina come un aereo da caccia mentre dietro, il secco rumore del sei cilindri s'avvia rabbioso.
Schiaccio il pulsante del sofisticato impianto stereo e la voce di Mick Jagger in Simphaty for the Devil sembra li apposta per me.
Nello specchietto vedo dei lampeggianti azzurri.
Inserisco la prima e spingo a fondo l'acelleratore.
Adesso i lampeggianti azzurri non ci sono più, intorno a me la vita scorre ancora più veloce mentre la chitarra di Keith Richards gela il sangue nelle mie vene.
Metropoli Stupenda.
Già, stasera non ho da andare avanti e indietro a riportare le fuoriserie dei clienti, niente risse, niente entreneuse e niente ruffiani.
Cammino pensando alla mia vita balorda, agli amici persi per strada, alle centinaia di donne incontrate, all'ultimo sguardo dei numerosi macedoni che avevo ammazzato.
Non ho voglia di sesso fugace stanotte, non sento il bisogno di ammazzare e bere come sempre, stanotte vorrei solo ascoltare della buona musica, guidare a folle velocità, inebriandomi di adrenalina e solitudine.
Cammino verso il centro e vedo un macedone accanirsi con calci e pugni su un'anziana donna che cerca invano di difendere la propria borsa.
Non mi fermo, continuo a camminare, è come se qualcosa dentro di me dicesse che è giusto così, che la vita comunque vada è giusta, tutto ritorna indietro. Forse quella vecchia un tempo aveva tradito e derubato il marito, forse ha abbandonato avvolto in uno straccio il figlio appena partorito. Forse.
Non faccio caso neanche alle urla di dolore della prostituta che quattro ceffi stanno massacrando di botte dall'altra parte del viale.
Mi accendo una marlboro rossa. Improvvisamente un cane con una zampa mozzata di fresco mi passa tra le gambe guaendo di dolore e di paura, lo sta inseguendo un cinese con una grossa mannaia.
Metropoli maledetta.
Il ragazzo del centro posteggia la sua Porsche proprio davanti a me.
Scende e fa il giro dell'auto per aprire la portiera alla bellissima ragazza che lo accompagna.
Dev'essere un vero signorino, uno di quelli che da piccolo aveva sicuramente l'autista e la tata.
Mi avvicino, la ragazza mi nota immediatamente e si ferma
lasciando intravedere uno stacco di gambe notevole e delle manolo blahnik da 5.000 euro ai piedi.
Nel suo sguardo leggo un brivido di sadico piacere; lo stesso brivido
della gazzella davanti al leopardo.
Lui si volta e capisce tutto al volo: con il mento tremante, si prende
in pieno volto i due ceffoni che aspettava.
"dammi le chiavi ragazzo"
Aveva un gran bel portachiavi il ragazzo, una giada incastonata in un fermaglio d'oro antico che teneva agganciate le due chiavi elettroniche della sua Porsche ultimo modello.
"Lei può scendere signorina, non intendo rovinarle la serata"
Adesso nei suoi occhi lucidi e pieni d'ira, leggo la frustrazione di non essere più la preda, di dover rinunciare ad una serata indimenticabile.
Una piccola lacrima le scende lungo la guancia.
"Mi spiace" le sussurro sfiorandole il viso mentre le passo accanto per salire in auto.
Giro la chiave e il cruscotto s'illumina come un aereo da caccia mentre dietro, il secco rumore del sei cilindri s'avvia rabbioso.
Schiaccio il pulsante del sofisticato impianto stereo e la voce di Mick Jagger in Simphaty for the Devil sembra li apposta per me.
Nello specchietto vedo dei lampeggianti azzurri.
Inserisco la prima e spingo a fondo l'acelleratore.
Adesso i lampeggianti azzurri non ci sono più, intorno a me la vita scorre ancora più veloce mentre la chitarra di Keith Richards gela il sangue nelle mie vene.
Metropoli Stupenda.