Con il passare dei mesi, si fanno sempre meno credibili quelle insistenti voci che vorrebbero dichiarare immuni alla crisi economica “certe” case automobilistiche, ritenute destinate ad un pubblico troppo in alto per avere significative ripercussioni sulle vendite. Purtroppo oggi parliamo di Maserati, una casa che negli anni ha saputo rilanciarsi e far tornare a battere il cuore degli appassionati. Una realtà industriale che ha raccolto una crescita delle immatricolazioni del +40% nel periodo gennaio-agosto 2008
Eppure la crisi si sente anche qui: la casa del tridente infatti è stata costretta a non rinnovare il contratto (in scadenza il 31 c.m.) a 112 i lavoratori interinali; ciò ha causato una piccola rivolta in cui i lavoratori hanno dato vita a una forma di protesta spontanea durata 8 ore in cui è stata bloccata l’intera attività produttiva giornaliera. L’azienda motiva la decisione con la previsione di riduzione di circa il 40% (ironia della sorte) dei volumi produttivi nel 2009: dalle attuali 10000 auto prodotte alle 6600. Tra gli operai serpeggia inoltre il timore che lo stesso destino accomuni i 30 precari in scadenza di contratto a fine marzo.
L’impatto della crisi sulla Maserati, che per la prima volta osserverà una lunga chiusura in occasione delle festività dal 22 dicembre al 9 gennaio, produrrà effetti gravi. Oltre ai 112 lavoratori che perderanno a fine anno il posto di lavoro, l’azienda rimanderà a Melfi e a Torino altri 55 lavoratori in distacco che dovranno affrontare la cassa integrazione. Nelle ultime ore inoltre, dopo la sospensione di un rappresentante dei sindacati, la situazione sarebbe ancora più calda: ”E’ un atteggiamento grave, intimidatorio - si legge in una nota della Cgil - tutto teso a colpire la giusta lotta dei lavoratori a difesa dell’occupazione e dei più deboli. Sarà nostra cura verificare fino in fondo l’andamento dei fatti che sono stati contestati al delegato: di una cosa però siamo certi, se c’è una responsabilità di tutto quanto sta accadendo in Maserati questa è esclusivamente della direzione aziendale”.
Tristezza............. :sic) :sic)
Eppure la crisi si sente anche qui: la casa del tridente infatti è stata costretta a non rinnovare il contratto (in scadenza il 31 c.m.) a 112 i lavoratori interinali; ciò ha causato una piccola rivolta in cui i lavoratori hanno dato vita a una forma di protesta spontanea durata 8 ore in cui è stata bloccata l’intera attività produttiva giornaliera. L’azienda motiva la decisione con la previsione di riduzione di circa il 40% (ironia della sorte) dei volumi produttivi nel 2009: dalle attuali 10000 auto prodotte alle 6600. Tra gli operai serpeggia inoltre il timore che lo stesso destino accomuni i 30 precari in scadenza di contratto a fine marzo.
L’impatto della crisi sulla Maserati, che per la prima volta osserverà una lunga chiusura in occasione delle festività dal 22 dicembre al 9 gennaio, produrrà effetti gravi. Oltre ai 112 lavoratori che perderanno a fine anno il posto di lavoro, l’azienda rimanderà a Melfi e a Torino altri 55 lavoratori in distacco che dovranno affrontare la cassa integrazione. Nelle ultime ore inoltre, dopo la sospensione di un rappresentante dei sindacati, la situazione sarebbe ancora più calda: ”E’ un atteggiamento grave, intimidatorio - si legge in una nota della Cgil - tutto teso a colpire la giusta lotta dei lavoratori a difesa dell’occupazione e dei più deboli. Sarà nostra cura verificare fino in fondo l’andamento dei fatti che sono stati contestati al delegato: di una cosa però siamo certi, se c’è una responsabilità di tutto quanto sta accadendo in Maserati questa è esclusivamente della direzione aziendale”.
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