La Ducati torna in mani italiane

realboy

Nuovo Alfista
19 Ottobre 2004
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BOLOGNA, 3 DICEMBRE

La bandiera a stelle e strisce non sventolerà più
sul pennone degli stabilimenti Ducati di Borgo Panigale. L’accordo per
il passaggio del pacchetto di maggioranza della Ducati Motor dal fondo
statunitense Tpg nelle mani del fondo Investindustrial del gruppo Bonomi
è stato raggiunto ieri sera a Londra.


L’agreement è stato siglato dal management della Tpg (Texas Pacific
Group) e da quello della Investindustrial, il fondo di Carlo e Andrea
Bonomi di Milano.


Secondo le prime indiscrezioni, la transazione riguarda un valore di
poco inferiore al 30% della Ducati. Il pacchetto del fondo Usa è di
circa il 34% e rimarrà il controllo del 3%. Non è stata fornita nessuna
notizia sull’importo dell’operazione, che dovrà essere perfezionata
nelle prossime settimane; tuttavia le azioni sono passate di mano a 0,85
euro ciascuna mentre hanno chiuso alla Borsa di Milano a 1,04.


La percentuale precisa del passaggio delle quote è, infatti,
determinante in quanto se l’acquisto supera il 29,9% delle azioni,
scatta obbligatoriamente l’Opa (Offerta pubblica di acquisto).


La notizia dell’ingresso di Investindustrial in Ducati Motor non ha
sorpreso gli ambienti finanziari. Infatti da alcuni mesi il presidente e
amministratore delegato della Ducati Motor, Federico Minoli, aveva
avviato stretti contatti con i Bonomi, grazie anche a una consolidata
amicizia e a un rappoprto di stima reciproca con Carlo Bonomi.


«Ho la sensazione — aveva detto Minoli a settembre, al suo ritorno da
Boston — che il passaggio delle azioni possa avvenire entro la fine
dell’anno. E sono sicuro che se si troverà l’accordo sarà un’opportunità
molto importante per la nostra azienda perchè i Bonomi sono persone
molto serie e hanno sempre ammirato la Ducati e la popolarità di questa
casa nel mondo».


Perché il fondo Tpg ha deciso di passare la mano ai Bonomi? «Nove anni
dopo l’acquisto della Ducati da parte del fondo Usa — disse Minoli —,
credo sia arrivato il momento di un pasaggio delle azioni. Oltretutto
Tpg ha annunciato di voler uscire entro il 2005. E non dimentichiamo —
spiegò il presidente di Ducati Motor — che è inusuale una partecipazione
così lunga nel tempo della Tpg: normalmente questo fondo entra in
un’azienda e rimane sui tre-quattro anni».La spiegazione? «Beh,
significa che per Tpg la Ducati è un fiore all’occhiello e soprattutto
ha dato una forte visibilità a livello globale. Questo mi pare chiaro —
commentò Minoli — e non dimentichiamo che Tpg ha guadagnato tutto
l’investimento fatto nove anni fa se pensiamo che allora ha comperato a
0,6 dollari per azione e ha venduto una parte a 3,9».
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E le altre quote di partecipazione in Ducati? Giorgio Seragnoli ha il
circa il 5%, Harris Associates altrettanto, mentre circa il 52% è in
mano al mercato. E da ieri mattina Columbia Wanger Asset (gruppo Bank of
America) detiene il 6, 4465 di DucatiLa quota è detenuta in qualità di
gestore, tra gli altri, dal fondo Coilumbia Acorn che possiede il 2,735%.


Soddisfazione tra i dipendenti della casa di Borgo Panigale. «La cosa
più importante — ha detto un manager che ha chiesto l’anonimato — è il
fatto che l’azienda rimane in Italia e si prospetta un programma di
crescita».

da Il Carlino
 
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