E’ una domenica sera di fine maggio, sono in viaggio verso casa lungo l’A4. Ho appena assistito all’arrivo della 1000 Miglia e in barba ai pareri contrari degli amici che per timore del traffico hanno provato a dissuaderci, io e mia moglie ci siamo concessi un piacevole e analcolico aperitivo fuori programma sul Lago di Garda dove, probabilmente per via dell’orario, tutte le loro preoccupazioni si sono alla fine rivelate vane.
Una sensazione di pace e appagamento pervade l’abitacolo della GT, con gli occhi ancora colmi dello scintillio delle onde e del beato incrociare dei germani che popolano le sponde del lago, io e la mia metà gongoliamo per aver fatto di testa nostra ed aver goduto pienamente di quello scorcio pomeridiano.
Sono tante le vetture storiche che incontriamo lungo il tragitto, alcune in forma smagliante, altre un po’ più stanche ma tutte fiere nel loro incedere.
A completare il quadretto idilliaco c’è pure la sparizione di quello scocciante rumore proveniente dai gommini del portellone che, con una spruzzata di silicone spray, hanno smesso di vibrare e di incolpare l’innocente cappelliera. In precedenza avevo già provato ad aumentare l’estensione dei pistoncini sui quali sono montati senza però ottenere un risultato duraturo. Insomma sulla GT regna finalmente il silenzio o per meglio dire quel mix di rumori aerodinamici che solo noi irriducibili proprietari, assieme gli appassionati di vela e di volo planato, consideriamo tale. Si lo so che ci sono pure quelli che sotto il cofano hanno un intonatissimo Busso. Ma sono pochi e lo usano così raramente che per semplicità di esposizione possiamo benissimo ignorarli (scherzo ovviamente in verità vi invidio).
Insomma tornando alla storia, seguo rilassato il flusso del traffico a bordo della mia GT avvolta in quella sorta di “silenzio” quando un cuneo arancione prende forma nello specchietto retrovisore. La fiammella della Passione divampa in me mentre la Ragione cerca di domarla invitandomi a riflettere sul ridotto numero di esemplari prodotti di ciò che io oso solo sperare che sia e sul fatto che a quella considerevole distanza, potrebbe trattarsi anche “solo” di una Elan (la serie degli anni 90 a trazione anteriore e motorizzata Isuzu) o di una datata ma sempre bella F355.
Però da quel che vedo dallo specchietto mi sembra più grande della bistrattata Lotus e dai cancelli di Maranello di quel colore penso che siano usciti soltanto i giubbini ad alta visibilità degli operai addetti alla catena di montaggio.
“Gentleman finiscila che poi ci rimani male, supera quella tristezza di SUV marrone così ti fai sfilare da quell’oggetto non identificato e la smetti di fantasticare” – ordina con tono perentorio la Ragione.
E così con il finestrino sinistro in discesa sincronizzata con lo sterzo, cedo il passo spostandomi sulla corsia accanto. Rimango in attesa per qualche secondo, poi un suono disordinato, quasi da macchinario industriale, arriva alle mie orecchie persuadendomi che sicuramente non si tratta di una Elan. Il cuneo arancione finalmente accelera e mi sfila con assoluta calma.
“Diablo GT, si tratta proprio di una Diablo GT !” - crepita la fiamma della Passione mentre fa il gesto dell’ombrello alla Ragione.
L’inconfondibile doppio air scope sopra il tetto non lascia dubbi e grazie all’andatura, assolutamente in linea con le direttive diramate dall’Associazione Italiana di Cardiologia, con la quale viaggia la “diabolica GT”, mi metto in coda alla Lambo facendo rotta verso un orizzonte crepuscolare con il cielo di colore blu notte striato da un rosso intenso.
Da dietro ammiro la sua linea cuneiforme che mette in risalto l’enorme sezione dei pneumatici posteriori tra i quali fa capolinea il differenziale.
Le dimensioni delle gomme ed il ridotto spazio che le separa fanno sembrare poco adeguata la larghezza della carreggiata. Il suo retrotreno ha quasi le stesse proporzioni di quello di Saetta McQueen, il personaggio del cartone Cars. Inoltre a rendere l’idea dell’esatta quantità di pelo sullo stomaco che occorre per pilotare quella vettura si aggiunge anche l’imponenza della coda che oscilla sulle minime irregolarità del manto stradale.
E mentre mi diverto a scovare gli altri dettagli della sua linea, fino a quel giorno visti solo in fotografia, come ad esempio gli sfoghi d’aria inclinati sotto i gruppi ottici, El Diablo mi spalanca la visione delle fiamme dal doppio scarico centrale che, privo di alcuna traccia di ipocrisia stilistica, punta verso l’alto con i suoi terminali spudoratamente scoperti. Non sono fiamme lunghe come quelle di un moderno barbecue a gas. Sono fiamme “corte” che si accendono e si spengono spontaneamente. Più che la coda di un aereo da caccia sembra di vedere uno di quei filmati di cardiologia con le luci degli scarichi a fare da ventricoli pulsanti al V12.
Le fiamme che fuoriescono dai due tubi hanno ormai lo stesso colore dell’orizzonte e onestamente non saprei dirvi se sono quelle dell’infermo o quelle di rilascio del motore, perché dopo nemmeno 5 km la Lambo rientra con molta prudenza a destra per poi dirigersi verso uno dei tanti svincoli.
E così, esorcizzato dall’acuto "beep" del mio telepass, ritorno alla realtà. Una realtà fatta da una fedele Alfa GT dalla quale osservare l’imprevedibile scorrere del mondo. E anche se non sarà mai una blasonata super car, almeno non è di certo una perbenista vettura di colore marrone !
Una sensazione di pace e appagamento pervade l’abitacolo della GT, con gli occhi ancora colmi dello scintillio delle onde e del beato incrociare dei germani che popolano le sponde del lago, io e la mia metà gongoliamo per aver fatto di testa nostra ed aver goduto pienamente di quello scorcio pomeridiano.
Sono tante le vetture storiche che incontriamo lungo il tragitto, alcune in forma smagliante, altre un po’ più stanche ma tutte fiere nel loro incedere.
A completare il quadretto idilliaco c’è pure la sparizione di quello scocciante rumore proveniente dai gommini del portellone che, con una spruzzata di silicone spray, hanno smesso di vibrare e di incolpare l’innocente cappelliera. In precedenza avevo già provato ad aumentare l’estensione dei pistoncini sui quali sono montati senza però ottenere un risultato duraturo. Insomma sulla GT regna finalmente il silenzio o per meglio dire quel mix di rumori aerodinamici che solo noi irriducibili proprietari, assieme gli appassionati di vela e di volo planato, consideriamo tale. Si lo so che ci sono pure quelli che sotto il cofano hanno un intonatissimo Busso. Ma sono pochi e lo usano così raramente che per semplicità di esposizione possiamo benissimo ignorarli (scherzo ovviamente in verità vi invidio).
Insomma tornando alla storia, seguo rilassato il flusso del traffico a bordo della mia GT avvolta in quella sorta di “silenzio” quando un cuneo arancione prende forma nello specchietto retrovisore. La fiammella della Passione divampa in me mentre la Ragione cerca di domarla invitandomi a riflettere sul ridotto numero di esemplari prodotti di ciò che io oso solo sperare che sia e sul fatto che a quella considerevole distanza, potrebbe trattarsi anche “solo” di una Elan (la serie degli anni 90 a trazione anteriore e motorizzata Isuzu) o di una datata ma sempre bella F355.
Però da quel che vedo dallo specchietto mi sembra più grande della bistrattata Lotus e dai cancelli di Maranello di quel colore penso che siano usciti soltanto i giubbini ad alta visibilità degli operai addetti alla catena di montaggio.
“Gentleman finiscila che poi ci rimani male, supera quella tristezza di SUV marrone così ti fai sfilare da quell’oggetto non identificato e la smetti di fantasticare” – ordina con tono perentorio la Ragione.
E così con il finestrino sinistro in discesa sincronizzata con lo sterzo, cedo il passo spostandomi sulla corsia accanto. Rimango in attesa per qualche secondo, poi un suono disordinato, quasi da macchinario industriale, arriva alle mie orecchie persuadendomi che sicuramente non si tratta di una Elan. Il cuneo arancione finalmente accelera e mi sfila con assoluta calma.
“Diablo GT, si tratta proprio di una Diablo GT !” - crepita la fiamma della Passione mentre fa il gesto dell’ombrello alla Ragione.
L’inconfondibile doppio air scope sopra il tetto non lascia dubbi e grazie all’andatura, assolutamente in linea con le direttive diramate dall’Associazione Italiana di Cardiologia, con la quale viaggia la “diabolica GT”, mi metto in coda alla Lambo facendo rotta verso un orizzonte crepuscolare con il cielo di colore blu notte striato da un rosso intenso.
Da dietro ammiro la sua linea cuneiforme che mette in risalto l’enorme sezione dei pneumatici posteriori tra i quali fa capolinea il differenziale.
Le dimensioni delle gomme ed il ridotto spazio che le separa fanno sembrare poco adeguata la larghezza della carreggiata. Il suo retrotreno ha quasi le stesse proporzioni di quello di Saetta McQueen, il personaggio del cartone Cars. Inoltre a rendere l’idea dell’esatta quantità di pelo sullo stomaco che occorre per pilotare quella vettura si aggiunge anche l’imponenza della coda che oscilla sulle minime irregolarità del manto stradale.
E mentre mi diverto a scovare gli altri dettagli della sua linea, fino a quel giorno visti solo in fotografia, come ad esempio gli sfoghi d’aria inclinati sotto i gruppi ottici, El Diablo mi spalanca la visione delle fiamme dal doppio scarico centrale che, privo di alcuna traccia di ipocrisia stilistica, punta verso l’alto con i suoi terminali spudoratamente scoperti. Non sono fiamme lunghe come quelle di un moderno barbecue a gas. Sono fiamme “corte” che si accendono e si spengono spontaneamente. Più che la coda di un aereo da caccia sembra di vedere uno di quei filmati di cardiologia con le luci degli scarichi a fare da ventricoli pulsanti al V12.
Le fiamme che fuoriescono dai due tubi hanno ormai lo stesso colore dell’orizzonte e onestamente non saprei dirvi se sono quelle dell’infermo o quelle di rilascio del motore, perché dopo nemmeno 5 km la Lambo rientra con molta prudenza a destra per poi dirigersi verso uno dei tanti svincoli.
E così, esorcizzato dall’acuto "beep" del mio telepass, ritorno alla realtà. Una realtà fatta da una fedele Alfa GT dalla quale osservare l’imprevedibile scorrere del mondo. E anche se non sarà mai una blasonata super car, almeno non è di certo una perbenista vettura di colore marrone !