Disegno di Legge Levi Prodi

francocamp

Nuovo Alfista
5 Novembre 2007
39
0
6
Canzano
Volevo farvi presente una cosa.

Non è una discussione politica ma una considerazione amara sulla mancanza di libertà che attanaglia sempre di più il nostro paese.

"Credo che la cosa più importante che ci sia, sia la libertà di essere e esprimere ognuno ciò che è e pensa...mi auguro che questo nuovo anno non ci allontani sempre più dal frutto più prezioso della nostra Costituzione...per questo urlo, per questo brindo, per questo spero, per questo firmo...fatelo anche voi!

Mi riferisco alla LEGGE LEVI-PRODI

La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe.
A fronte di questo chiediamo al dott. Levi e al dott. Prodi e al governo tutto di impedire che la legge Levi-Prodi venga approvata così come attualmente formulata e che venga modificata negli art. 2, art.5, art. 6 e art. 7 nonchè in tutti quegli articoli che possano impedire a tutti i possessori di blog presenti su internet di continuare ad operare senza restrizione alcuna come garantito dall'art. 21 della Costituzione Italiana che riguarda la libertà di espressione che tale legge,se approvata comprometterebbe gravemente.

se le Camere approveranno il nuovo disegno di legge sull'editoria online ci cadrà sulla testa una tassa, tipo il canone RAI, sulla presenza in internet.

Di seguito ci sono due siti dove potete trovare sufficienti spiegazioni:
http://www.beppegrillo.it/2007/10/la_legge_levipr/
http://www.petitiononline.com/nolegglp/petition.html

Il secondo link in particolare è una raccolta di firme on-line per cercare di bloccare questa legge.

NB: ovviamente nessuna notizia in nessun tg."

PS. Se il topic non dovesse rispettare le regole del forum basta dirlo e lo eliminerò

Grazie per l'attenzione[/b]
 
Modificherei solamente il titolo con "Disegno di Legge".

metto il links e l'articolo tratto da wikipedia.


http://it.wikipedia.org/wiki/Disegno_di ... Levi-Prodi

Le norme introdotte dal disegno di legge [modifica]
Il disegno di legge definisce il "prodotto editoriale" come:

« Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso. »
(art 2 del disegno di legge, comma 1)

escludendo però esplicitamente:

« Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi. »
(art 2 del disegno di legge, comma 2 e 3)

e definisce l'attività editoriale come:

« Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative. »
(art 5 del disegno di legge)

Il disegno di legge prevede la creazione di un Registro degli Operatori di Comunicazione (art 6 del disegno di legge) mantenuto dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che dovrebbe anche produrre un regolamento per "per la definizione dei criteri di individuazione dei soggetti e delle imprese tenuti all'iscrizione" (art 6 comma 4).

Oltre a questo il decreto prevede norme che estendono a tutti i soggetti operanti in internet che devono registrarsi persso il ROC (definiti in base agli articoli succitati) le norme per i reati a mezzo stampa (art 7), regolamenti per il "Il settore editoriale" (Capo II, art dal 8 al 15), norme per il "Sostegno alle imprese, alle spedizioni dei prodotti editoriali, agli investimenti in innovazione, all’occupazione" (Capo III, art dal 16 al 26), norme per la "Promozione della lettura" (Capo IV, art 27), per i rapporti con le "Competenze regionali" (Capo V, art 28), la "Delega al Governo per la redazione del Testo Unico in materia di editoria" (Capo VI, art 29) e norme relative alla "Copertura finanziaria, abrogazioni e disposizioni finali" (Capo VII, art dal 30 al 32).


Critiche e risposte del governo [modifica]
Il disegno di legge (che era stato criticato per le ambiguità contenute già da prima del suo passaggio in Consiglio dei Ministri[3]) ha suscitato grande scalpore in quanto è stato letto come un obbligo per ogni produzione online, inclusi blog e siti internet personali, all'iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC). Per tale motivo, e grazie ad un passaparola tempestivo nato dopo una prima denuncia della situazione da parte del sito civile.it[4], esso ha sollevato le forti proteste sia di diversi portali e quotidiani online, come Punto Informatico[5], sia di svariati blogger italiani, tra cui Beppe Grillo[6] che ha accusato il decreto, da lui soprannominato "legge Levi-Prodi" (nome poi ripreso da una parte della stampa e dalle comunità legate ad internet), di volere limitare la libertà dell'informazione via Internet.

Il disegno di legge originario è stato criticato anche da alcuni degli stessi ministri che lo avevano approvato alcuni in Consiglio dei Ministri e da altri politici della maggioranza:

Antonio di Pietro, Ministro delle Infrastrutture, ha affermato sia nel suo blog che in diverse interviste che il provvedimento era stato presentato come "di routine" come un insieme di norme per "ridurre gli emolumenti all’editoria pubblica, per migliorare il mercato dell’informazione" e che quindi era stato approvato all'umananimità senza essere letto e che solo la notizia del suo contenuto reale data da Grillo ha compreso di aver fatto una "cavolata ". Di Pietro ha anche affermato che "Io e altri ministri abbiamo ammesso di essere stati male informati: Gentiloni, Pecoraro Scanio, io, Mussi ed altri abbiamo preso atto che questa legge sia da rivedere." e che "Per quanto mi riguarda, questa legge non passerà mai, a costo di mettere in discussione l'appoggio dell'Idv al governo"[7][8]
Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni ed ex giornalista, ammettendo anche lui di non aver letto il disegno di legge che aveva votato, ha affermato che riteneva che le norme approvate si limitassero a confermare quelle precedenti del 2001 (le quali obbligavano alla registazione solo un ridotto numero di testate on line, registrazione che permetteva di ottenere i contributi statali erogati nella legge sull'editoria) e che sarebbe "un grave errore estenderle a siti e blog" e che rispetto a questo sarebbe stato "Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato.". Il ministro ha anche affermato che l'errore, ormai individuato, sarebbe stato corretto e che "sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare".[9][10]
Anche Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera, si è espresso contro le norme così come sono state formulate dal decreto, sostenendo che "chi fa informazione amatoriale on-line, così come è oggi, se vuole usufruire dei vantaggi della legge sulla stampa si iscriverà al tribunale, altrimenti non deve iscriversi da nessuna parte. Un conto è la professione, l’impresa, altro è la libera circolazione delle idee e dell’informazione" e affermando, in risposta ad alcune critiche mosse dai visitatori del suo blog, che "In ogni caso deve passare dalla mia commissione, quindi per quanto mi riguarda, cambierà."[11][12]
A Beppe Grillo (solo uno dei numerosi soggetti legati ad internet ad aver protestato contro il disegno di legge, seppur probabilmente quello con maggiore impatto mediatico) lo stesso Levi ha risposto direttamente con una lettera aperta[13] che in sostanza ribalta l'interpretazione della legge, sottolineando che i requisiti esatti che rendono obbligatoria l'iscrizione al ROC saranno affidati "ad autorità che abbiano la competenza per regolare una materia così specifica e che siano indipendenti rispetto ai governi e al potere politico", ossia all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom). In particolare, Levi scrive:

« Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze. Abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet, abbiamo ascoltato e incontrato tutti gli operatori del settore [...], ci siamo fatti aiutare da esperti dell’economia e del diritto. »

« Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l’informazione), e non più dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso. »

« Quando prevediamo l’obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazza o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell’editoria. »

« Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l’operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire. Ed è proprio per questo che nella legge affidiamo all’Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori. »

« Quanto alle responsabilità, la sostanza di ciò che abbiamo scritto nel nostro disegno di legge – e mi sembra una disposizione di buon senso – è che per chi pubblica un giornale debbano valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line. »


Nonostante le affermazioni di Levi, l'articolo sotto accusa rimane nella proposta di legge, seppur modificato con l'introduzione di un nuovo comma all'art 7 (quello che regola l'"Attività editoriale su internet" e introduce l'estensione dell'applicabilità delle norme relative ai reati a mezzo stampa a tutti gli iscritti al ROC)[14]:

« Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro »


Anche questa modifica non è stata esente da critiche, che riguardano la definizione di "organizzazione imprenditoriale del lavoro", in cui potrebbe rientrare anche la pubblicità (e quindi una fonte di guadagno), presente in molti blog [15] e la stessa definizione di "uso personale" o "uso collettivo", visto che di fatto qualsiasi sito pubblicato in rete non è più ad uso personale del solo autore[16]. La frase "un'organizzazione imprenditoriale del lavoro" poi, secondo alcuni commentatori, potrebbe far comunque rientrare nell'obbligo di registrazione anche i forum, i blog sui cui scrivono più autori o i progetti collaborativi simili a Wikipedia.[16]

Critiche al disegno di legge sono arrivate anche dall'estero, fra cui dal prestigioso quotidiano britannico The Times che, con un articolo fortemente polemico (a cominciare dal titolo "A geriatric assault on Italy's bloggers" ovvero "Un assalto geriatrico ai bloggers italiani"), accusa la proposta di legge di essere stata fatta da persone che non comprendono la novità dell'informazione su Internet, a causa di motivi di età[17]
 
Top