Non ci sono parole, la strada se li è portati via per colpa di un romeno ubriaco che giudava in contromano, non ci sono parole per lo sdegno nel vedere l'omicida già rilasciato.
E' successo il 22 aprile a Verona, avevo sentito la notizia ma non sapevo si trattasse di loro. Oggi mi chiama il cugino di lui, mio caro amico, per darmi la triste notiza, conoscevo il ragazzo, qualche anno fa uscivo con suo fratello. Erano le 5 del pomeriggio e purtroppo è capitato a loro di passare di lì.
Buon viaggio ragazzi... :cry:
L'Arena di Verona, 23 aprile:
Tragedia in viale Piave. Immigrati romeni gli occupanti della vettura: sono in stato di fermo perché erano ubriachi
Schianto in moto, due morti
Fidanzati ventenni centrati da un’auto uscita contromano dal sottopasso
La moto tranciata a metà. A terra in due pozze di sangue altrettanti giovani ormai senza vita. Più in là un’auto neanche tanto distrutta, paragonata alla tragedia che ha provocato.
Ieri pomeriggio prima della cinque, viale Piave mostrava ai tanti automobilisti diretti o in uscita dalla città questo drammatico scenario.
Andrea GECCHELE, 23 anni, operaio residente a San Bonifacio in via Pellegrina era alla guida della sua Monster Ducati rosso fiammante. Aggrappata dietro di lui, la sua ragazza Giulia Biondani, coetanea, barista, residente in via XXI Aprile a Colognola ai Colli. La coppia viaggiava in uscita da Porta Nuova. Era appena passata davanti al negozio di moto dove lavorano due fratelli di Giulia. Forse l’ultimo suo pensiero è stato proprio per quei due ragazzi. Un ciao lanciato con la mente.
Poi l’impatto tremendo contro quell’auto che stava viaggiando sulla corsia sbagliata. Andrea GECCHELE è andato a sbattere contro quell’ostacolo improvviso. Una Opel Kadett che, secondo la ricostruzione della polizia municipale che ha rilevato l’incidente, viaggiava da centinaia di metri contromano.
Sull’auto c’erano due immigrati romeni, regolari in Italia, residenti in provincia, manovali. Hanno imboccato il sottopasso che dovrebbe soltanto portare verso Santa Teresa dal lato opposto. Hanno proseguito la loro folle corsa verso la città, fermandola contro la vita dei due ragazzi.
Alcuni testimoni hanno detto che i due romeni dopo l’impatto avrebbero tentato di scappare. Sarebbero stati fermati da alcune persone corse subito sul posto che li avrebbero scaraventati in auto fino all’arrivo della polizia, che per prima era arrivata in viale Piave. Ma questa notizia non trova conferma tra le persone sentite dalla polizia municipale.
I due romeni sono stati portati in ospedale per i rilievi etilometrici e per verificare non fossero alla guida sotto l’effetto di stupefacenti. In condizioni normali non avrebbero potuto fare un simile errore, infatti il conducente è risultato ubriaco. I due romeni sono stati trattenuti fino in serata. Poi il magistrato di turno, Marco Zenatelli ha disposto per loro lo stato di fermo.
A trovare la sorella morta è stato uno dei suoi fratelli. Ha sentito il botto, è uscito vedendo che la moto era di quelle che lui vende. e quando i soccorritori hanno tolto il casco per aiutare i feriti, ha visto che sotto quella maschera c’era la sua Giulia. (a.v.)
L'Arena di Verona, 25 aprile:
Dolore e rabbia a San Bonifacio e a Colognola ai Colli per i giovani fidanzati travolti da un guidatore in stato di ebbrezza
«E’ stato omicidio e il colpevole è fuori»
Funerale comune dei due giovani giovedì nella parrocchia della Prova
Incredulità e indignazione. Sono i sentimenti dominanti a San Vittore di Colognola ai Colli e a San Bonifacio, dove abitavano Giulia Biondani e Andrea GECCHELE, i due ragazzi che sabato pomeriggio hanno trovato la morte in viale Piave. La moto sulla quale viaggiavano era stata investita da un’auto che procedeva contromano e alla cui guida c’era un operaio di nazionalità romena risultato ubriaco. Tra i famigliari dei fidanzati, entrambi dovevano ancora compiere 22 anni, al dolore si aggiunge la rabbia per la scarcerazione dell’investitore.
Per le due giovani vittime ci sarà un’unica cerimonia funebre, giovedì alle 16, nella parrocchia della Prova, a San Bonifacio. Tempo permettendo, si svolgerà all’aperto.
«No, non c’è più niente da dire. Nessuna parola, nessuna foto sui giornali ci potranno restituire il nostro ragazzo. Era partito da casa sano, pieno di vita e di allegria e ora non c’è più». La mamma di Andrea, Giuseppina, ci riceve sulla porta, ha gli occhi gonfi per le lacrime. Con lei c’è la sorella. Sono cortesi ma non se la sentono proprio di parlare della loro immensa pena.
In mattinata, davanti all’abitazione di via Corte Pezza, in località Gazzolo di San Bonifacio, era arrivata anche la troupe di una televisione milanese. «Sono venuti qui con telecamere e microfoni senza nemmeno avvisarci, senza chiedere permesso, ci vorrebbe più rispetto per una famiglia che soffre», sospira la zia del povero Andrea. L’incidente di sabato ha fatto il giro d’Italia. Ne hanno parlato tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. «Ma non ne capiamo il motivo», commentano le due donne. «Di tragedie così purtroppo ne succedono tante, perché fare tanto scalpore per questo fatto? Non si è fatto altro che aggiungere sofferenza a sofferenza e adesso chiediamo solo un po’ di silenzio».
L’abitazione, circondata da un giardino ben curato, si raggiunge da una stradina sterrata in mezzo alla campagna che si imbocca da via Madonna Pellegrina, lungo la quale si trovano una piccola zona industriale e, più avanti, oltrepassato un grande capitello dedicato alla Vergine, una serie di case. È lì che ci indicano il luogo in cui vive la famiglia GECCHELE. «Povero ragazzo, e poveri genitori...», scuote la testa una signora. Tutto, nonostante il sole e la splendida giornata primaverile, è avvolto da un alone di tristezza.
Ma a fare rabbia è il modo in cui Andrea e Giulia hanno incontrato il loro tragico destino. «Mio figlio e la sua ragazza», continua la madre, «sono stati uccisi, che altro si può dire? Stavano andando per la loro strada, regolarmente, rispettando il codice della strada. Come si può definire, invece, chi li ha uccisi? Eppure, il colpevole della tragedia, è già fuori, in libertà. Lo so che è la legge che lo prevede. Ma è giusto? Io credo di no, mi sembra che ci sia troppa burocrazia e poca umanità». La donna trattiene a stento le lacrime. «Andrea e Giulia», aggiunge facendosi forza prima di richiudere la porta dietro a sé, «si volevano bene, andavano d’accordo come se ne vedono pochi, e pensavano ad un futuro insieme. Adesso non ci sono più... e non serve più nemmeno parlarne».
Giulia era diplomata all’istituto alberghiero e faceva la barista in città. Viveva a qualche chilometro di distanza dal suo Andrea, sulla collina di San Vittore, frazione di Colognola. I suoi genitori sono i custodi di villa Zanella, in centro paese. Quel sabato maledetto la ragazza stava andando col fidanzato a comprare un regalo per il compleanno del papà Nerino. È lui a riceverci, poco dopo mezzogiorno, al grande cancello d’ingresso. Poi scuote la testa. «No, preferisco non dire nulla...». Per tutta la mattinata nessuno aveva risposto al campanello. «Sono usciti presto», dice una vicina di casa. Subito si riunisce un gruppetto di donne. «Una disgrazia terribile, e tutto per colpa di un individuo, uno straniero per di più, che guidava ubriaco», esclama una di loro. «Si fa presto a parlare», ribatte un’altra, «ma di gente così in giro ce n’è tanta, troppa». Arrivano anche due colleghi di lavoro del papà di Giulia. «Non ci sono parole», commenta un giovane, «e pensare che anche Simone, l’altro figlio, era stato vittima di un incidente in moto, grazie a Dio si era salvato anche se gli sono serviti un po’ di mesi per riprendersi del tutto».
Le due famiglie, ora accomunate da un immenso dolore, hanno deciso che nel loro ultimo viaggio Giulia e Andrea saranno salutati insieme. La cerimonia funebre sarà comune e avrà luogo giovedì alle 16 nella parrocchia della Prova, a San Bonifacio, che appartiene alla diocesi di Vicenza. Per agevolare la partecipazione, tempo permettendo, il funerale si svolgerà all’aperto e sarà concelebrato dai parroci di San Vittore, don Flavio, e della Prova, don Gianni. I due ragazzi sono stati ricordati durante le messe di domenica. Per loro sarà recitato il rosario, nelle rispettive chiese, anche questa sera. «In momenti come queste le parole non servono a molto, la cosa più importante è che due famiglie non siano lasciate sole», spiega don Flavio Silvestri.
Solidarietà alle famiglie la esprime anche il capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale, Giorgio Bertani. «Concordo con loro che liberare l’automobilista che ha causato il duplice incidente mortale sia stato un atto di ingiustizia. Il magistrato doveva applicare la legge con la massima severità». (e.s.)
E' successo il 22 aprile a Verona, avevo sentito la notizia ma non sapevo si trattasse di loro. Oggi mi chiama il cugino di lui, mio caro amico, per darmi la triste notiza, conoscevo il ragazzo, qualche anno fa uscivo con suo fratello. Erano le 5 del pomeriggio e purtroppo è capitato a loro di passare di lì.
Buon viaggio ragazzi... :cry:
L'Arena di Verona, 23 aprile:
Tragedia in viale Piave. Immigrati romeni gli occupanti della vettura: sono in stato di fermo perché erano ubriachi
Schianto in moto, due morti
Fidanzati ventenni centrati da un’auto uscita contromano dal sottopasso
La moto tranciata a metà. A terra in due pozze di sangue altrettanti giovani ormai senza vita. Più in là un’auto neanche tanto distrutta, paragonata alla tragedia che ha provocato.
Ieri pomeriggio prima della cinque, viale Piave mostrava ai tanti automobilisti diretti o in uscita dalla città questo drammatico scenario.
Andrea GECCHELE, 23 anni, operaio residente a San Bonifacio in via Pellegrina era alla guida della sua Monster Ducati rosso fiammante. Aggrappata dietro di lui, la sua ragazza Giulia Biondani, coetanea, barista, residente in via XXI Aprile a Colognola ai Colli. La coppia viaggiava in uscita da Porta Nuova. Era appena passata davanti al negozio di moto dove lavorano due fratelli di Giulia. Forse l’ultimo suo pensiero è stato proprio per quei due ragazzi. Un ciao lanciato con la mente.
Poi l’impatto tremendo contro quell’auto che stava viaggiando sulla corsia sbagliata. Andrea GECCHELE è andato a sbattere contro quell’ostacolo improvviso. Una Opel Kadett che, secondo la ricostruzione della polizia municipale che ha rilevato l’incidente, viaggiava da centinaia di metri contromano.
Sull’auto c’erano due immigrati romeni, regolari in Italia, residenti in provincia, manovali. Hanno imboccato il sottopasso che dovrebbe soltanto portare verso Santa Teresa dal lato opposto. Hanno proseguito la loro folle corsa verso la città, fermandola contro la vita dei due ragazzi.
Alcuni testimoni hanno detto che i due romeni dopo l’impatto avrebbero tentato di scappare. Sarebbero stati fermati da alcune persone corse subito sul posto che li avrebbero scaraventati in auto fino all’arrivo della polizia, che per prima era arrivata in viale Piave. Ma questa notizia non trova conferma tra le persone sentite dalla polizia municipale.
I due romeni sono stati portati in ospedale per i rilievi etilometrici e per verificare non fossero alla guida sotto l’effetto di stupefacenti. In condizioni normali non avrebbero potuto fare un simile errore, infatti il conducente è risultato ubriaco. I due romeni sono stati trattenuti fino in serata. Poi il magistrato di turno, Marco Zenatelli ha disposto per loro lo stato di fermo.
A trovare la sorella morta è stato uno dei suoi fratelli. Ha sentito il botto, è uscito vedendo che la moto era di quelle che lui vende. e quando i soccorritori hanno tolto il casco per aiutare i feriti, ha visto che sotto quella maschera c’era la sua Giulia. (a.v.)
L'Arena di Verona, 25 aprile:
Dolore e rabbia a San Bonifacio e a Colognola ai Colli per i giovani fidanzati travolti da un guidatore in stato di ebbrezza
«E’ stato omicidio e il colpevole è fuori»
Funerale comune dei due giovani giovedì nella parrocchia della Prova
Incredulità e indignazione. Sono i sentimenti dominanti a San Vittore di Colognola ai Colli e a San Bonifacio, dove abitavano Giulia Biondani e Andrea GECCHELE, i due ragazzi che sabato pomeriggio hanno trovato la morte in viale Piave. La moto sulla quale viaggiavano era stata investita da un’auto che procedeva contromano e alla cui guida c’era un operaio di nazionalità romena risultato ubriaco. Tra i famigliari dei fidanzati, entrambi dovevano ancora compiere 22 anni, al dolore si aggiunge la rabbia per la scarcerazione dell’investitore.
Per le due giovani vittime ci sarà un’unica cerimonia funebre, giovedì alle 16, nella parrocchia della Prova, a San Bonifacio. Tempo permettendo, si svolgerà all’aperto.
«No, non c’è più niente da dire. Nessuna parola, nessuna foto sui giornali ci potranno restituire il nostro ragazzo. Era partito da casa sano, pieno di vita e di allegria e ora non c’è più». La mamma di Andrea, Giuseppina, ci riceve sulla porta, ha gli occhi gonfi per le lacrime. Con lei c’è la sorella. Sono cortesi ma non se la sentono proprio di parlare della loro immensa pena.
In mattinata, davanti all’abitazione di via Corte Pezza, in località Gazzolo di San Bonifacio, era arrivata anche la troupe di una televisione milanese. «Sono venuti qui con telecamere e microfoni senza nemmeno avvisarci, senza chiedere permesso, ci vorrebbe più rispetto per una famiglia che soffre», sospira la zia del povero Andrea. L’incidente di sabato ha fatto il giro d’Italia. Ne hanno parlato tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. «Ma non ne capiamo il motivo», commentano le due donne. «Di tragedie così purtroppo ne succedono tante, perché fare tanto scalpore per questo fatto? Non si è fatto altro che aggiungere sofferenza a sofferenza e adesso chiediamo solo un po’ di silenzio».
L’abitazione, circondata da un giardino ben curato, si raggiunge da una stradina sterrata in mezzo alla campagna che si imbocca da via Madonna Pellegrina, lungo la quale si trovano una piccola zona industriale e, più avanti, oltrepassato un grande capitello dedicato alla Vergine, una serie di case. È lì che ci indicano il luogo in cui vive la famiglia GECCHELE. «Povero ragazzo, e poveri genitori...», scuote la testa una signora. Tutto, nonostante il sole e la splendida giornata primaverile, è avvolto da un alone di tristezza.
Ma a fare rabbia è il modo in cui Andrea e Giulia hanno incontrato il loro tragico destino. «Mio figlio e la sua ragazza», continua la madre, «sono stati uccisi, che altro si può dire? Stavano andando per la loro strada, regolarmente, rispettando il codice della strada. Come si può definire, invece, chi li ha uccisi? Eppure, il colpevole della tragedia, è già fuori, in libertà. Lo so che è la legge che lo prevede. Ma è giusto? Io credo di no, mi sembra che ci sia troppa burocrazia e poca umanità». La donna trattiene a stento le lacrime. «Andrea e Giulia», aggiunge facendosi forza prima di richiudere la porta dietro a sé, «si volevano bene, andavano d’accordo come se ne vedono pochi, e pensavano ad un futuro insieme. Adesso non ci sono più... e non serve più nemmeno parlarne».
Giulia era diplomata all’istituto alberghiero e faceva la barista in città. Viveva a qualche chilometro di distanza dal suo Andrea, sulla collina di San Vittore, frazione di Colognola. I suoi genitori sono i custodi di villa Zanella, in centro paese. Quel sabato maledetto la ragazza stava andando col fidanzato a comprare un regalo per il compleanno del papà Nerino. È lui a riceverci, poco dopo mezzogiorno, al grande cancello d’ingresso. Poi scuote la testa. «No, preferisco non dire nulla...». Per tutta la mattinata nessuno aveva risposto al campanello. «Sono usciti presto», dice una vicina di casa. Subito si riunisce un gruppetto di donne. «Una disgrazia terribile, e tutto per colpa di un individuo, uno straniero per di più, che guidava ubriaco», esclama una di loro. «Si fa presto a parlare», ribatte un’altra, «ma di gente così in giro ce n’è tanta, troppa». Arrivano anche due colleghi di lavoro del papà di Giulia. «Non ci sono parole», commenta un giovane, «e pensare che anche Simone, l’altro figlio, era stato vittima di un incidente in moto, grazie a Dio si era salvato anche se gli sono serviti un po’ di mesi per riprendersi del tutto».
Le due famiglie, ora accomunate da un immenso dolore, hanno deciso che nel loro ultimo viaggio Giulia e Andrea saranno salutati insieme. La cerimonia funebre sarà comune e avrà luogo giovedì alle 16 nella parrocchia della Prova, a San Bonifacio, che appartiene alla diocesi di Vicenza. Per agevolare la partecipazione, tempo permettendo, il funerale si svolgerà all’aperto e sarà concelebrato dai parroci di San Vittore, don Flavio, e della Prova, don Gianni. I due ragazzi sono stati ricordati durante le messe di domenica. Per loro sarà recitato il rosario, nelle rispettive chiese, anche questa sera. «In momenti come queste le parole non servono a molto, la cosa più importante è che due famiglie non siano lasciate sole», spiega don Flavio Silvestri.
Solidarietà alle famiglie la esprime anche il capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale, Giorgio Bertani. «Concordo con loro che liberare l’automobilista che ha causato il duplice incidente mortale sia stato un atto di ingiustizia. Il magistrato doveva applicare la legge con la massima severità». (e.s.)