Cercate di essere ottimisti: la serenità è contagiosa...di Francesco Alberoni

secci

Nuovo Alfista
6 Ottobre 2004
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Milano Città
Nonostante anch’io abbia ricevuto molte delusioni nei rapporti umani, nonostante abbia conosciuto persone malvagie e vendicative, resto fermamente convinto che sia molto meglio essere ottimisti, avere un atteggiamento positivo verso gli esseri umani e fare affidamento sulle loro qualità migliori. Non sto facendo l’elogio degli ingenui e degli sprovveduti. Certo dobbiamo sapere che nel mondo ci sono anche delle persone aggressive. Lo vediamo già nell’infanzia, nelle scuole, dove c’è sempre qualche bullo che perseguita i più deboli. Lo vediamo in politica perché la politica è come la guerra. Di qui ci sono i Nostri, i buoni, e dall’altra parte Loro, i cattivi. Compito del politico è sostenere, favorire, rafforzare i suoi e screditare, indebolire i loro. Sono regole del gioco che possono essere rispettate anche da personalità tutt’altro che violente, che lo fanno con discrezione e senso della misura. Ma ci sono anche quelli che odiano veramente il nemico, lo vogliono distruggere con qualsiasi mezzo, con la calunnia, la diffamazione, la raccolta di prove false.
In realtà alcuni violenti li trovate dappertutto: fra i giudici in tribunale, fra gli avvocati, fra i critici letterari. Ma è inutile continuare l’elenco. Ricordiamo che esistono, ma quando incontriamo una persona, anche quando incontriamo uno di loro, cerchiamo di conservare il nostro animo sereno, di avere un atteggiamento amichevole, aperto. Non c’è nessuna persona totalmente malvagia come non ce n’è nessuna totalmente buona e se io vado da amico, se sono sorridente, cordiale, se instauro un dialogo dicendo quello che penso ma cercando di capire lui, ne ricaviamo beneficio entrambi. Un atteggiamento obiettivo, sereno, aperto è contagioso. Un capo, un dirigente che si comporta in questo modo con i suoi dipendenti rasserena gli animi e crea nella sua impresa un clima di cooperazione. Un altro grande vantaggio degli ottimisti, dei generosi, di coloro che sono aperti agli altri, è che non hanno paura di incontrare nuove persone, di instaurare nuovi rapporti, nuove forme di collaborazione. In questo modo moltiplicano le loro possibilità.
Inoltre l’ottimista non ha paura di chiedere. Certo, quando chiediamo una cosa ci possono dire di no, ma se il nostro progetto è buono, la richiesta ragionevole, spesso ci dicono di sì. Quando stavo edificando una nuova università sono andato tre volte a Roma a presentare un nuovo progetto. Ogni volta ho incontrato un ministro diverso. Il primo era socialista, il secondo ds e il terzo democristiano. Tutti e tre mi hanno detto di sì e mi hanno aiutato. E altre volte sono riuscito a ottenere, non per me ovviamente, ma per l’istituzione che rappresentavo, delle cospicue donazioni. Se fossi stato pessimista, non avrei combinato nulla. Certo, puoi andare incontro a delle delusioni. Puoi accorgerti che coloro che hai guidato, che hai aiutato, poi hanno fatto i propri interessi e, nel momento del bisogno, sono spariti. Ma queste amarezze sono compensate dal ricordo dell’entusiasmo di quando creavi e costruivi, dalle opere che hai lasciato, dal piacere di incontrare i molti amici che ti sei fatto, di conoscere nuove persone e nuovi mondi, da tutte le altre cose che ti restano da fare.
16 maggio 2005
 
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